Capitale:
Managua
Moneta:
Cordoba nicaguarense
Periodo migliore:
Tutto l’anno
In una parola:
Va puè! (tutto ok!)
Vaccini:
Nessuno
Esperienze da vivere:
Incontrare uno dei rivoluzionari di Leòn e trascorrere qualche ora ascontando i suoi racconti di quel periodo così intenso per la sua Nazione; Passeggiare per le stradine coloniali di Granada ammirando le mille porte colorate; Trascorrere qualche giorno nella natura incontaminata dell’Isla de Ometepe.
In questa meravigliosa avventura ci siamo concentrati su alcuni Stati dell’America Centrale; lentamente, on the road, utilizzando, centinaia di coloratissimi bus e van locali, abbiamo percorso tutta la lunga lingua di terra che collega le due Americhe.
Siamo partiti dal Guatemala dopo esserci innamorati della sua antica cultura maya, i suoi abiti così tradizionali, i suoi mercati e la sua gente così religiosa, abbiamo attraversato il piccolo El Salvador in autostop fermandoci nelle cittadine più suggestive; abbiamo poi proseguito verso sud attraverso il famigerato Honduras con i suoi siti Maya e le sue isole tropicali; ci siamo innamorati del Nicaragua con le sue città coloniali, i suoi vulcani, la sua gente della “revolucion” fino a giungere alla modernissima Costa Rica, con le sue spiagge, i suoi parchi nazionali e la sua natura lussureggiante! Abbiamo saltato solo Belize e Panama, avendoli vistati in viaggi precedenti!
Qui la parte dedicata al Nicaragua!
Il nostro itinerario suggerito (12 giorni) | |
quattro giorni: | Leon |
due giorni: | Granada |
cinque giorni: | Isla de Ometepe |
1 giorno: | transfer direzione Costa Rica o Managua |
Sono le 5 del mattino e ci troviamo a Tegucigalpa, capitale dell’Honduras! All’alba comincia la nostra avventura verso Leòn. 250 km li copriamo in 10 ore! That’s Central America!
Prima un bus verso Choluteca, paesino ad un’ora dal confine dove non c’era neppure l’asfalto! Solo bancarelle e confusione.
A bordo di un minivan, con una coppia di olandesi: Martin e Maria raggiungiamo il confine con il Nicaragua per la solita passeggiata piacevole tra un ufficio dell’immigrazione e l’altro.
Timbro di salida dell’Honduras, cambio i lempiras in cordoba da uno dei tanti rigattieri per strada, attraversiamo il ponte che divide le due nazioni quando un grande cartellone ci dà il “Bienvenido in Nicaragua”.
Gli scortesi agenti dell’immigrazione nicaguarensi ci fanno pagare 12 dollari a testa per l’ingresso senza darci ulteriori spiegazioni e giusto in tempo per correre alla fermata dei piccoli bus per Leòn… magari! In realtà scopriamo presto che possiamo proseguire solo fino a Chinandega, paesino di snodo nell’entroterra, da lì finalmente riusciamo a raggiungere la nostra agognata meta.
Alloggiamo in una piccola oasi “Casa Ivana”, a due passi dalla piazza centrale e nonostante la stanchezza, lasciati gli zaini e dopo una rilassante doccia, ci immergiamo nelle stradine di questa cittadina “dal fascino coloniale decadente” così come la Lonely Planet la definisce.
Ovunque murales a testimonianza del recente passato della rivoluzione e della guerra civile, questa Nazione ha davvero sofferto tanto per la sua guerra civile e dappertutto mostra ancora i suoi segni.
Museo de Leyendas y mitos. Un ragazzo ci fa da guida narrandoci le vecchie leggende leonesi fino alle descrizioni delle cruente torture e oltraggi ai diritti umani che si sono perpetrati fino al 13 giugno del 1979, quando il comandante Tellez aprì un varco nelle difese di Somoza, liberando tutti i prigionieri.
Ci spostiamo verso la “Basilica de la Asunciòn” e proprio dinanzi ad essa s’erge il “Museo de la Rivoluciòn”, decidiamo di fermarci a visitarlo. Ci fa da guida Marcelo, un guerrigliero combattente per la rivoluzione di Leòn libera.
Marcelo ci spiega nei dettagli tutta la storia del Nicaragua a partire dal generale Sandino, la sua vita, le sue gesta, le sue battaglie ed il sogno di rendere libera Leòn, l’amore per la sua Patria ed il suo popolo, la salita al potere della dinastia dei Somoza, i rivoluzionari uniti con un solo scopo, le donne combattenti, le barbarie, la violenza, la sofferenza ma con esse la grande speranza di essere liberi, di camminare sereni per le strade del proprio paese, di esprimere il proprio pensiero. Ecco perché Marcelo all’età di 16 anni ha impugnato le armi. È stato commovente vedere quell’uomo parlare di guerra, una guerra vissuta in prima persona con il cuore e con l’anima.
Viva la revoluciòn, viva Leòn libera.
Oggi si celebra l’inaugurazione della nuova piazza centrale e c’è pure il discorso d’insediamento del nuovo sindaco! La Basilica de la Asunciòn illuminata a festa è ancora più bella! Hanno allestito un palco sul quale si sono esibiti tanti ballerini nelle danze folkloristiche nicaguarensi con maschere e fuochi d’artificio.
Decidiamo di restare un altro giorno per goderci ancora di più questa deliziosa cittadina!
Sveglia senza orario, colazione in relax con yogurt e frutta in giardino, passeggiata senza meta per le vie caratteristiche della città, capatina alla cattedrale e sulla sua cupola; pranzetto al solito posto “Asados de Pelibuey” e lunga visita al Museo “Ortiz Gurdian”, famoso perché racchiude la più importante collezione di dipinti del Centramerica.
Dopo un cambio bus fugace nella capitale Managua proseguiamo alla volta della vecchia Granada. Poco dopo siamo già comodamente seduti nella piazza principale a gustare un ottimo “vigoron” (yuca in purè, verdura leggermente piccante e cotenna di maiale fritta)!
Con un “raspados” (una sorta di granita alle spezie o frutti tropicali) in mano ci incamminiamo per le viuzze di questa graziosa cittadina coloniale.
Le chiese si susseguono una dopo l’altra, tutte con delle facciate molto pittoresche ma alquanto scarne all’interno.
Visitiamo la casa in cui visse suor Maria Romero Meneses, prima santa del Centro America.
Terminiamo la giornata nella piazza centrale dove un gruppo musicale alla buona suona vecchie canzoni mentre senzatetto e barboni vari ballano felicemente. Che sensazione di pace e di unione, sembrava proprio che i pregiudizi e le differenze non esistessero più.
Classica giornata di trasferimento. Vari autobus, qualche ora di viaggio ed eccoci al porto di San Jorge pronti ad imbarcarci alla volta di Moyogalpa, nell’isola di Ometepe.
Pranziamo con “pollo asado con arroz y frijoles” nel ristorantino “Tiburon” a due passi dal Lago Nicaragua.
Gironzoliamo un pochino in bicicletta per le vie di questo tranquillo paesino prima di ritirarci nella nostra oasi di pace “Soma hotel” nel verde più lussureggiante a preparare i nostri prossimi spostamenti.
Veniamo a sapere che il “Rincon de la Vieja”, vulcano del nord del Costa Rica è in piena eruzione ecco perché siamo costretti a cambiare tutti i nostri programmi… ma questo è il bello dei viaggi on the road.
Noleggiamo uno scooter e partiamo alla scoperta dell’isola che ci ospiterà in questi giorni.
Decidiamo di cominciare dalla sponda est , da Playa Santo Domingo.
Per strada ci incantiamo ad ammirare lo scorrere tranquillo della vita degli isolani, centinaia di mucche e cavalli liberi e selvaggi ci osservano un po’ perplessi, tante scene da “La vecchia fattoria” con porcellini, chiocce, pulcini…
Un’oretta e mezzo dopo ci ritroviamo nella cittadina di Altagracia, controlliamo la mappa e: “Cavolo, siamo andati un po’ troppo oltre”… chiediamo info al solito isolano sorridente e disponibile e 15 minuti dopo parcheggiamo il nostro scooter sulle rive dell’agitato lago, siamo a Playa Santo Domingo.
I nostri occhi si riempiono di meraviglia: “Ojo de Agua”. Una vera e propria piscina naturale nel cuore della jungla alimentata da acqua sulfurea, vulcanica con i suoi fondali dai colori così particolari che solo la Natura sa dipingere. Trascorriamo così diverse ore in completo relax sonnecchiando sotto una palma o godendoci quest’acqua così fresca.
Costeggiamo le pendici dell’imponente Vulcano Conception fino a raggiungere il Charco Verde.
Un tragitto nella natura più selvaggia lungo le sponde di una laguna di mangrovie e del maestoso Lago Nicaragua.
Che sensazione sedersi sulla battigia del lago in tempesta, gli alberi piegati dal vento che si tuffavano con le loro cime in quelle acque così torbide mettevano inquietudine.
Sembravamo due naufraghi.
Punta Jesus Maria. L’incontro di due piccole baie. Il vulcano Conception ci osserva severo dall’alto, le acque rosse per il sole sembrano danzare, una piccola lingua di sabbia nera vulcanica si sporge timidamente verso la lontana sponda opposta… un’airone solitario sembra ammirare il sole che ci saluta lentamente…
Noi, estasiati, scattiamo così tante foto e video che, quasi per magia, entrambe le batterie ci consigliano di godere di quello spettacolo con il cuore e con gli occhi, imprimendo quelle immagini nella nostra anima invece che su una pellicola…
Alle 6.50 saliamo sul bus che ci conduce alle falde del Vulcano Concepcion.
Dopo un’oretta e mezzo di camminata comincia la vera salita.
Dai 100 ai 400 metri non ci sono grossi problemi, Nain, la nostra guida, spesso si ferma per illustrarci la flora e la fauna di questa splendida isola, leggende, aneddoti e tante storie divertenti.
Le farfalle seguono il nostro sentiero, gialle, bianche, rosse e nere… stupende.
Poi sudore, fatica, caldo, male alle gambe… piccole soste per riprendere fiato… vediamo vari tipi di scimmie, uccelli colorati, insetti strani, piante secolari fino ad arrivare alla nostra meta: il Mirador. La vista è mozzafiato, il vento fortissimo, quasi ti sposta. Dinanzi a noi il lago, tutta la costa nel suo splendore; dietro di noi la lava solidificata dell’imperioso vulcano Concepcion.
Lasciamo l’isola alla volta del Costa Rica.
Un traghetto, un taxi e vari bus ci conducono alla frontiera. Mai vista una coda così lunga.
Finite le solite pratiche burocratiche (impieghiamo quasi due ore!), prendiamo un bus prima per Liberia e poi per la nostra destinazione finale: Playa Tamarindo!
Quando varchiamo la frontiera constatiamo che tutto il paesaggio cambia, se finora, passando da una nazione all’altra non avevamo notato grandi differenze, stavolta invece… la gente non salta più sugli autobus ancora in corsa ma forma delle ordinate file, si vedono ragazzi ben vestiti e spesso con tavole da surf sotto braccio e tutto ha costi esorbitanti…
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