Capitale:
San Josè
Moneta:
Colon
Periodo migliore:
L’estate (verano, da dicembre ad aprile) è il periodo migliore per visitare il Paese. L’inverno (invierno) coincide con la stagione delle piogge: ci sono meno turisti, ma le inondazioni rendono difficili gli spostamenti.
In una parola:
Pura vida (vivi intensamente tutto)
Vaccini:
La malaria è presente nella provincia di Limòn, altrove il rischio di contrarla è quasi inesistente. La dengue è molto diffusa quindi proteggetevi dalle zanzare.
Avvertenze:
– Prima di un viaggio in autobus mettete tutti gli oggetti e i documenti importanti in una borsa che terrete con voi: non è raro infatti che durante le soste sparisca qualche bagaglio dalla stiva.
A tavola:
Le pietanze più diffuse sono a base di pollo, pesce (fritto o alla griglia), riso e fagioli neri. Provate il gallopinto (riso e fagioli mescolati con uova, formaggio e panna); i batidos (frullati a base di frutta fresca).
Esperienze da vivere:
Attendere la deposizione delle tartarughe di mare a Playa Tamarindo; Inerpicarsi nella jungla a cavallo a La Fortuna; Visitare il centro di riabilitazione dei tucani presso il Toucan Rescue Ranch a San Josecito.
In questa meravigliosa avventura ci siamo concentrati su alcuni Stati dell’America Centrale; lentamente, on the road, utilizzando, centinaia di coloratissimi bus e van locali, abbiamo percorso tutta la lunga lingua di terra che collega le due Americhe.
Siamo partiti dal Guatemala dopo esserci innamorati della sua antica cultura maya, i suoi abiti così tradizionali, i suoi mercati e la sua gente così religiosa, abbiamo attraversato il piccolo El Salvador in autostop fermandoci nelle cittadine più suggestive; abbiamo poi proseguito verso sud attraverso il famigerato Honduras con i suoi siti Maya e le sue isole tropicali; ci siamo innamorati del Nicaragua con le sue città coloniali, i suoi vulcani, la sua gente della “revolucion” fino a giungere alla modernissima Costa Rica, con le sue spiagge, i suoi parchi nazionali e la sua natura lussureggiante! Abbiamo saltato solo Belize e Panama, avendoli vistati in viaggi precedenti!
Questa la parte dedicata al Costa Rica!
Il nostro itinerario suggerito (13 giorni) | |
quattro giorni: | Playa Tamarindo |
tre giorni: | La Fortuna, Arenal |
tre giorni: | Manuel Antonio NP |
tre giorni: | San Josè e dintorni |
Lasciamo l’isola de Ometepe alla volta del Costa Rica.
Un traghetto, un taxi e vari bus ci conducono alla frontiera. Mai vista una coda così lunga.
Finite le solite pratiche burocratiche (impieghiamo quasi due ore!), prendiamo un bus prima per Liberia e poi per la nostra destinazione finale: Playa Tamarindo!
Quando varchiamo la frontiera constatiamo che tutto il paesaggio cambia, se finora, passando da una nazione all’altra non avevamo notato grandi differenze, stavolta invece… la gente non salta più sugli autobus ancora in corsa ma forma delle ordinate file, si vedono ragazzi ben vestiti e spesso con tavole da surf sotto braccio e tutto ha costi esorbitanti…
Ci svegliamo e andiamo direttamente in spiaggia a tuffarci nell’oceano… in fondo dobbiamo solo attraversare la strada…
Al calar del sole, partiamo alla volta di Playa Jesus, 15 km da qui, per cercare di vedere le grandi tartarughe verdi del Pacifico deporre le uova…
Comincia la ricerca… speriamo bene! Proviamo prima in una spiaggia ma invano… seguiamo le nostre guide attraverso un sentierino che ci conduce in un’altra spiaggetta da film… il cielo è un po’ nuvoloso ma la luna piena riesce ad illuminare tutto!
L’attesa è lunga, la Natura ha i suoi tempi. Improvvisamente, in lontananza, scorgiamo sulla battigia una grossa macchia nera, sembra un piccolo scoglio, ma… osservando meglio… quella macchia nera appena sbucata dalle acque del Pacifico si muove… va verso la sommità della spiaggia, poi si ferma, cambia idea, si rigira per rituffarsi nel mare nero della notte.
In varie ore ne scorgeremo una mezza dozzina ed ogni volta l’emozione è grande… l’emozione di seguire questi grossi anfibi preistorici in silenzio, senza luci, alle loro spalle, cercando di non disturbare il loro lento movimento…
Dopo qualche giorno di mare è tempo di tuffarci nel cuore della natura di questo splendido Paese. Prendiamo quattro autobus per arrivare fin a La Fortuna!
Il paesaggio muta completamente lungo il nostro cammino.
I surfisti della Billabong o della Quicksilver si allontanano per far spazio a grandi colline verdi e mucche “Milka” che sembrano paesaggi svizzeri alpini.
Il nostro ostello è delizioso. C’è un’enorme cucina, un bel salottino con un grande giardino adiacente. Pensiamo di trattenerci qui almeno tre notti. Non lontana da qui c’è una cascata, ottima occasione per un tuffo con la liana nella pozza d’acqua gelida.
Mattina al mare, sera alle pendici del Vulcano Arenal.
Nel pomeriggio partiamo per un hiking.
Ci immergiamo completamente in una foresta pluviale che ti inghiotte inesorabilmente… non importa se fuori splende il sole, nel suo interno è buio.
Entriamo in un altro mondo, mille tonalità diverse di verde e popolato da tanti animali. Scorgiamo un bradipo che sonnecchia in cima ad un albero, scende raramente e solo per poco tempo, i puma ed i giaguari sono sempre in agguato.
Uccelli variopinti dai colori accesi volano gioiosi e ti trasmettono un grande senso di libertà.
Dondoliamo su una liana a mò di Tarzan, ci inerpichiamo su scoscesi sentieri seguendo Guillermo, la nostra guida, uno dei superstiti dell’eruzione fatidica del 1968… allora si pensava che “Arenal” fosse solo una montagna… la vita scorreva tranquilla tra i verdi pascoli… le prime avvisaglie furono date dalle mucche che improvvisamente smisero di abbeverarsi nel fiume… l’acqua era bollente… ma i poveri ed ignoranti contadini non potevano immaginare cosa stesse per accadere… un bel giorno di marzo, la storia di La Fortuna segnerà una data importante: il cielo si oscura, la terra comincia a tremare ed in pochi minuti per molti non c’è più nulla da fare… gas tossici scendono a valle alla velocità di 100 km l’ora uccidendo tutto ciò che incontrano… poi rocce incandescenti, come pioggia infuocata, terminano l’opera. Un intero villaggio è raso al suolo.
Arenal non era una montagna… Arenal è un vulcano.
Proseguiamo il nostro cammino fino ad un letto di lava pietrificata.
Comincia ad imbrunire ed abbiamo ancora tanta strada dinanzi a noi.
Improvvisamente la nostra guida si ferma. Sembra terrorizzato. Ci fa allontanare dalla zona. C’è un pericolosissimo serpente pronto ad attaccare, evidentemente disturbato dalla nostra presenza. Ci mettiamo a distanza di sicurezza e lo osserviamo con ammirazione. Ci è andata bene. In due ore saremmo morti per un suo morso.
Andiamo avanti, stavolta con più cautela, mentre la foresta sprofonda nel buio più assoluto e neppure la splendente luna piena riesce ad illuminare il nostro cammino. Le creature della notte cominciano a sbucare fuori dai propri nidi, tane, buchi…
Ma è ora di rilassarci! Ci fermiamo in una hot spring, una corrente di acqua termale calda… a mollo per un’ora, come in una grande vasca con idromassaggio ci godiamo il momento ripensando alla grande avventura appena vissuta…
Di buon mattino ci ritroviamo in sella a docili cavalli per immergerci nuovamente in questa natura così fitta. Che sensazione di libertà trotterellare tra quei sentieri montagnosi… ci fermiamo per scendere di 700 metri per ammirare una maestosa cascata per poi ripartire a galoppo tra verdi praterie e azzurri canali… rimaniamo incantati da due tucani che fanno una breve apparizione e concludiamo questa indimenticabile avventura in una riserva di grandi farfalle colorate e microscopiche ranocchie rosse della grandezza di un’unghia!
Come al solito, per raggiungere una destinazione, anche se non molto distante, dobbiamo viaggiare tutto il giorno cambiando numerosi bus, ma ormai siamo abituati ed è quasi divertente!
E così, partendo alle 5.30 del mattino da La Fortuna ci ritroviamo prima a San Ramon, poi Punta Arenas, poi Quepos, infine a destinazione!
Dodici ore di viaggio ma siamo di nuovo al mare!
Manuel Antonio National Park. All’ingresso ci muniscono di mappa che seguiremo dettagliatamente per non perderci nemmeno un metro quadro di questo paradiso della Natura. Varchiamo il cancello, sin da subito scorgiamo le grandi farfalle azzurre, arriviamo alla spiaggia, meravigliosa, ne è valsa la pena svegliarsi presto perché riusciamo a godercela senza l’orda dei turisti che poco dopo arriverà chiassosa.
Seguiamo dei sentierini lungo i quali incontriamo tante scimmie, lucertoloni, aguti…
Due signori osservano con un grande binocolo, la sommità di un albero. Ci invitano a dare un’occhiata. Rimango pietrificata dallo stupore. Su di noi c’è mamma bradipo con il suo piccolo che si muove teneramente.
Più in là troviamo una ragnatela enorme con il suo architetto intento a mangiare un grosso insetto appena catturato.
Dopo qualche passo cominciamo ad ascoltare un rumore sordo, ripetuto: ecco un picchio nero dalla testa rossa. Passeggiamo nella foresta, suoni diversi si confondono tra loro, il rumore dei nostri passi sulle foglie, l’urlo delle scimmie, lo strisciare dei rettili, il canto degli uccelli…
E dopo aver camminato per diversi chilometri ci fermiamo per tuffarci in un mare verde trasparente, mentre nuotiamo vediamo le scimmie giocare sugli alberi a lanciarsi frutti appena rubacchiati dalle borse dei turisti sulla spiaggia.
Poco più in là una banda di orsetti lavatori perlustra la zona in cerca di cibo…
È domenica pomeriggio qui in Costa Rica e tutti i cittadini della capitale ritornano a San Josè dopo il bel week end al mare. Tra curve e traffico soffriamo un pochino ma alla fine raggiungiamo la capitale e poco dopo ci ritroviamo da “Dona Lela” a mangiare un ottimo “casado” con il nostro amico di couchsurfing: Carlos!
Qui fa freschetto, San Josè sorge alle falde del vulcano “Irazù”.
Toucan Rescue Ranch. Questo centro riabilitativo è gestito con grande passione e devozione per gli animali. Ammiriamo tucani, pappagalli colorati, bradipi, porcospini, scimmie, gufi, un gatto tigrotto…
Ognuno ha la sua storia. C’è chi è stato ferito da un altro animale, chi investito da un’auto, chi maltrattato, molti giungono qui in fin di vita… i volontari lavorano duramente per curarli, coccolarli, nutrirli e riportarli alla vita.
Trascorriamo una mattinata indimenticabile!
Barrio Amon, un quartiere architettonicamente ed artisticamente molto interessante. Delizioso pranzetto al “Cafè Mundo” e si riparte alla volta della Valle di Orosi.
Passiamo per la vecchia capitale: Cartago con i suoi abitanti dalle gambe corte! 😉 per poi rituffarci nella splendida e rigogliosa Natura costaricense tra vallate, ruscelli e un lago incantevole. L’aria era fresca, il sole caldo faceva risplendere ancora di più il verde magnifico dei prati, i colori dei fiori esplodevano nel mezzo….
Non c’è modo migliore per salutare questa splendida area del mondo che ci ha accolto per quasi due mesi.
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