Capitale:
New Delhi
Moneta:
Rupia
Periodo migliore:
L’inverno (da novembre a febbraio) in genere è il periodo migliore per visitare l’India del nord, anche se a Delhi e nelle regioni più a nord la notte tende a far freddo. Da aprile a giugno il caldo è insopportabile sia nelle pianure settentrionali sia al centro del paese: conviene puntare verso la regione Himalayana. E’ consigliabile evitare le piogge monsoniche che iniziano a giugno e possono durare fino a settembre.
In una parola:
Namaste (mi inchino a te)
Vaccini:
Consigliati Antitifica, Profilassi Antimalarica (clorochino-resistente). In molte regioni, soprattutto negli stati nord-orientali, la malaria è presente tutto l’anno sotto i 2000 m.
Avvertenze:
– L’igiene lascia a desiderare e sono comuni le malattie causate dall’acqua o dal cibo.
– Evitate cubetti di ghiaccio e succhi di frutta allungati con acqua.
– Evitate frutta e verdura crude.
– Usate solo acqua in bottiglia.
– A volte le grandi città sono opprimenti: il traffico è intenso ed è pericoloso persino attraversare la strada.
– Occhio alle scimmie che possono rivelarsi aggressive, soprattutto a Varanasi.
A tavola:
La cucina indiana può essere super piccante! Mangerete volentieri riso, naan, paratha (pane tipo piadina), chapati e lassi (bevanda allo yogurt); i giovani palati apprezzeranno pakora (verdure passate in pastella e fritte), dosa (crepes salate) e idli (tortini di riso). Tra i dessert: kheer (budino di riso) e kulfi (gelato al latte)
Esperienze da vivere:
Trascorrere giornate intere sui ghat di Varanasi, in silenzio, ammirando il Gange ed i suoi sadhu durante le abluzioni; Visitare il Templio dei topi a Deshnok; Ammirare l’alba dinanzi al Taj Mahal ad Agra
L’India del Nord è un complesso mosaico che accende la curiosità, scuote i sensi e riscalda l’anima di chi lo visita. L’India è colore, spiritualità e sorprese, un Paese dove l’inaspettato è una costante.
Un viaggio in India del Nord consente di ammirare le forme sinuose del Taj Mahal di Agra e quelle dei turbanti dai colori vivaci che avvolgono il capo dei conducenti di elefanti del Rajasthan; permette di inebriarsi con i sapori intensi ed i profumi fragranti della cucina locale, le cui ricette e miscele di spezie risalgono ai tempi dei Maharaja; aiuta infine a comprendere la profonda spiritualità e la cultura millenaria del suo popolo, che caratterizzano la città sacra di Varanasi o il Tempio d’Oro dei sikh ad Amritsar.
Un viaggio in India può essere impegnativo, povertà sconvolgente, sovraffollamento e burocrazia esasperante ma se riuscirete a superare tutto questo la vostra esperienza si rivelerà indimenticabile. Tenete conto che impiegherete settimane per visitarla, ecco perchè abbiamo deciso di dividere il nostro lungo viaggio in più frammenti. Qui ci concentriamo essenzialmente sulla parte nord dell’India, sorvolando un po’ sul Gange e sul Punjab (avendo dedicato loro due reportages a sé stanti).
Siamo entrati in punta di piedi, via terra, in questa nuova realtà dal Nepal e nonostante tutto l’impatto emotivo è stato devastante!
Abbiamo girato per mesi, in lungo ed in largo, utilizzando i più disparati mezzi di trasporto ma cercando di favorire sempre i leggendari treni… Sempre in seconda classe, viaggiatori tra gli indiani, ogni viaggio in treno potrebbe dar vita ad un libro visti i magnifici incontri, le avventure e vicissitudini notturne, il risveglio tra centinaia di persone, senza privacy, dove si mangia insieme, si canta e balla insieme e ci si fa compagnia durante le tante ore di viaggio, spesso giorni interi!
Il nostro itinerario suggerito (30 giorni) | |
prima settimana: | Gorakpur, Varanasi (visita ai ghat) |
seconda settimana: | Allahabad (giro in barca fino al Sangam), Khajurao (visita ai templi sacri), Agra (visita al Taj Mahal) |
terza settimana: | Jaipur, Amer (visita al Castello), Delhi (visita al Tempio Gurudwara Bangla Sahib e Qutub Minar) |
quarta settimana: | Bikaner, Deshnok (visita al Tempio dei topi), Jodhpur (visita al Forte Mehrangarh), Ajmer, Pushkar e Udaipur |
“…penso a quanti aspetti diversi dell’India ho già visto e quanti ancora me ne aspettano. Le strade affollate e caotiche di Delhi, le teste piene di pidocchi dei bambini che tendono le mani per qualche rupia, gente e vacche che dormono lungo i marciapiedi e sugli sparti-traffico, lo splendore accecante del Taj Mahal, gente che sputa e scatarra sui treni di notte, i topi che escono dalle cucine dei ristoranti, gli occhi scuri e penetranti dei vecchi dal viso grinzoso, l’odore di piscio e di sterco di mucca, i sadhu a torso nudo e piedi scalzi che vivono lungo i ghat di Varanasi, le intriganti e mistiche sculture del kamasutra a Khajuraho, i sari colorati come farfalle che indossano le donne sorridenti, le vecchie accovacciate nelle loro buie stanze mentre preparano da mangiare, gruppi di uomini che chiacchierano per strada o caricano i loro rickshaw fino a piegare le ruote, l’odore di incenso e di fiori.”
- Paola Pedrini -
Siamo al confine Tra Nepal ed India, dopo un lungo viaggio in uno scomodo bus da Pokhara. Contrattiamo per un passaggio in fuoristrada fino alla prima grande città: Gorakpur.
Finalmente la mistica India.
E’ emozionante varcare a piedi, coi nostri zaini sulle spalle, il grande portale che annuncia: “Welcome to India”.
Mai dimenticherò l’ingresso nella stazione ferroviaria di Gorakpur.
Non ho mai visto nulla del genere. Centinaia di persone accampate per terra ovunque, sdraiate a dormire sui propri sari, milioni di moscerini di ogni genere e dimensione che ti assillavano, ti saltavano addosso, ti ronzavano attorno la testa, li sentivi dappertutto: dentro la Tshirt, nei pantaloni… per non parlare poi del fetore… chiunque pisciava dove capitava, come le bestie, senza ritegno o vergogna.
Ma abbiamo altro a cui pensare. Nonostante abbiamo viaggiato tutto il giorno ci aspetta ancora la notte in cuccetta fino a Varanasi, la mitica Benares.
Il nostro primo treno notturno in India. Siamo un po’ preoccupati.
Tutto a Varanasi ruota attorno al fiume sacro: il Gange. C’è chi che qui viene a morire, chi a pregare, chi accompagna a bagnare la propria vacca sacra o chi semplicemente decide di lavare la biancheria. L’impatto con Varanasi sarà sicuramente molto forte ma qui la dea del fiume offre la possibilità di uscire dall’eterno ciclo della vita e della morte.
Scendere la grande scalinata e trovarmi di fronte al Gange mi ha dato un’emozione fortissima. Non potevo credere di essere davvero lì, proprio quel fiume visto in mille documentari.
L’acqua è sporchissima ma i bambini si ci tuffano dentro per giocare, altri si lavano il corpo ed i vestiti.
Tre ragazze scherzano serenamente ad un metro da un cadavere che galleggiava dopo la cremazione, molte famiglie non hanno abbastanza soldi per far cremare l’intero corpo e quindi anche solo mezzo bruciacchiato viene gettato nel fiume…
Ma ciò che importa davvero è liberare l’anima e donare lo spirito al fiume sacro.
Vacche per strada, scimmie che ti saltano sulla testa, ratti che ti passano sui piedi, cani che sonnecchiano stravaccati, cagatoni di vacche ovunque, immondizia, mendicanti, storpi, lebbrosi… miseria, povertà, tristezza…
L’India è un mondo a parte, è confusione, è misticismo, è caos, bisogna gustarla a piccoli sorsi se la si vuole conoscere a fondo per poi innamorarsene.
Quella di oggi è stata solo la prima giornata ma già così piena che ora ho bisogno di spegnere un po’ il cervello per assimilare tutto ciò che ancora brilla nei miei occhi.
La sveglia suona alle 4,45. Pochi minuti dopo siamo già per strada.
Non riesco a credere che alle 5 del mattino ci sia già così tanta gente in giro ed in piena attività.
Il sole sta per nascere e noi fluttuiamo silenziosamente sulla nostra barchetta, nessuno parla, osserviamo i riti sacri dei fedeli induisti che si bagnano nelle acque della “Madre Ganga”.
Piano piano ci avviciniamo al ghat principale delle cremazioni: l’Assi Ghat…
Ogni commento è superfluo ma in tarda mattinata decidiamo di ritornarci, e questa volta via terra…
Alla fine trascorreremo l’intera mattinata seduti sui ghat ad osservare la quotidianità di questo popolo…
Camminiamo, in infradito, tra merde, fango ed ogni forma di rifiuto…
Dall’alto di una palazzina abbandonata osserviamo diverse cerimonie di cremazioni. L’arrivo della salma avvolta in veli multicolori, la deposizione del corpo ed infine il rogo. Arrivavano tanti corpi…. Del resto se bagnarsi nelle acque sacre del fiume rappresenta la purificazione di tutti i peccati, morirci diventa l’aspirazione più grande per ogni induista.
In tre ore e mezzo di bus raggiungiamo Allahabad.
Questa città è famosa per la celebre festa hindu del “Kumba Mela”, cerimonia che si tiene ogni sei anni e che attira milioni di induisti da tutto il mondo.
Ci dà il benvenuto nella sua città: Nitin, un avvocato dell’Alta Corte Indiana.
Ci ospita, grazie a couchsurfing, nella sua bellissima villa con tanto di custode, giardiniere oltre che le tante cameriere che tanto stona con il background circostante.
"Un uomo è ricco in proporzione alle cose di cui riesce a fare a meno".
- Mahatma Gandhi -
In rickshaw raggiungiamo il Sangam, il punto in cui i fiumi più sacri dell’India (il Gange e lo Yuna) incontrano uno dei fiumi mitologici dell’induismo: il Saraswati.
Questo è davvero un posto pieno di spiritualità. I pellegrini formavano dei cortei, le donne ballavano, si sventolavano bandiere rosse mentre gli uomini suonavano tamburi e sitar.
"Mantieni i tuoi pensieri positivi Perché i tuoi pensieri diventano parole Mantieni le tue parole positive Perché le tue parole diventano i tuoi comportamenti Mantieni i tuoi comportamenti positivi Perché i tuoi comportamenti diventano le tue abitudini Mantieni le tue abitudini positive Perché le tue abitudini diventano i tuoi valori Mantieni i tuoi valori positivi Perché i tuoi valori diventano il tuo destino".
- Mahatma Gandhi -
Dopo una notte in treno in cui piano piano cerchiamo di ambientarci, giungiamo a Khajuraho. L’imponente complesso di Khajuraho oggi conserva solo 22 templi degli 85 originari. Quanto basta però per rendere il piccolo villaggio del Madhya Pradesh, una delle mete più visitate ogni anno dai turisti che approdano nel Subcontinente.
Erette tra il 950 e il 1050, all’epoca della dinastia Chandela e oggi Patrimonio dell’Umanità Unesco, queste icone di una maestria artistica eccellente e di una imprevedibile spiritualità sensuale, elegante e provocante, appaiono come masse slanciate di guglie culminanti in una serie di fregi e sculture dal sapore altamente erotico e non solo…
Agra, piccola cittadina nell’Uttar Pradesh, molto vicina a Delhi ed è una tappa obbligata per chiunque venga in India perché qui sorge uno dei monumenti più belli di tutto il mondo!
I miei occhi sono riempiti, colpiti, incantati dalla perfetta bellezza di una delle meraviglie del mondo moderno: il Taj Mahal.
Quante volte l’abbiamo visto in foto, nei films, nei documentari… ora è lì, dinanzi a noi, come un leone che, dopo una notte di caccia, riposa e si rilassa fiero al sole…
Mano a mano che ci si avvicina attraverso i giardini monumentali si scoprono pian piano gli incredibili intarsi del mausoleo fatti da migliaia di pietre semipreziose che formano splendide composizioni ornamentali, una capolavoro!
Il Taj Mahal non è altro che una maestosa tomba del 1600 ma io lo voglio vedere come lo ha definito Stefy: “un dono d’amore”; un omaggio alla propria amata da parte di un re innamorato che piange per il suo amore appena spirato.
Rabindranath Tagore lo descrisse come “una lacrima sulla guancia dell’eternità”; Rudyard Kipling come “l’incarnazione della purezza” mentre il suo committente, l’imperatore Shah Jahan disse che faceva “versare lacrime agli occhi del sole e della luna”.
Quando puoi svegliarti senza sveglia, fare colazione sulla romanticissima terrazza del tuo alberghetto che, combinazione, è il punto panoramico migliore della città, fare due passi in totale relax tra le bancarelle del locale bazar per poi finire a mangiare un thali tra i locali: allora stai davvero vivendo il viaggio!
"Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere".
- Mahatma Gandhi -
Chiamata la città rosa, Jaipur, capitale del Rajasthan, è una delle località più pittoresche dell’India. Si tratta di una città che unisce moderno e antico, che deve il suo nome alla fantasiosa trovata del Maharaja Ram Singh, che nel 1876 fece pitturare gli edifici di Jaipur di rosa, temendo che il riflesso del sole sul bianco delle facciate potesse infastidire la visita del Principe del Galles.
Impieghiamo circa quattro ore per raggiungerla in treno.
Siamo ospiti, grazie a couchsurfing, di Pushpendra e la sua famiglia composta da: padre, madre, fratelli, sorelle e tanta gente che passa, prende un chai, fa due chiacchiere, magari guarda un po’ di telenovelas indiane e va via. Condividiamo la stanza con una ragazza di Los Angeles che è qui per qualche mese per lavoro, crea gioielli!
Qui abbiamo trovato pace e tranquillità.
Siamo attorniati da magnifici templi, il più bello dei quali è lo “Jhagat Siromani”, proprio di fronte alla “nostra” casa.
Il monumento più importante da visitare si trova pochi chilometri fuori dal centro città ed è l’Amber Palace, uno dei più bei palazzi reali di tutto il Rajasthan. Questo palazzo arroccato su una collina era la sede dell’antica capitale dello stato ed esprime al massimo la bellezza e la perfezione dell’architettura rajput. Vi si accede da uno scalone monumentale (che è possibile percorrere a piedi o su dorso di elefante, eviterei quest’ultima opzione); all’interno si possono visitare gli appartamenti reali del maharaja e le magnifiche terrazze panoramiche.
“Non c’è bisogno di viaggiare nel tempo per essere degli storici".
- Isaac Asimov -
Oggi ci dedichiamo alla città vecchia di Jaipur, soprattutto la parte racchiusa tra le vecchia mura. C’è l’Hawa Mahal, il famoso palazzo ad alveare di 5 piani fatto costruire dal maharaja per permettere alle donne di corte di osservare la vita quotidiana della città senza essere viste e l’imponente City Palace che racchiude diversi palazzi, cortili e giardini, un assaggio di antica India prima di ripartire alla volta della capitale del Paese!
"Viaggiate con anima e cuore, portate un bagaglio vuoto, e non tornate finchè non è pieno”
- Anonimo -
Sono le 3,30 del mattino quando suona la sveglia del nostro cellulare.
Fuori è buio pesto.
In tuk tuk raggiungiamo la stazione ferroviaria di Jaipur.
Jaipur by night ci mostra un altro suo aspetto, quello lontano dallo sfarzo dei palazzi rosa, vediamo la sua gente che riposa avvolta, come delle mummie, in teli bianchi per strada, sui marciapiedi, sui rickshaw, nei tuk tuk, nei taxi.
Il treno parte, adoro i treni indiani, un mondo parallelo in cui si viene risucchiati velocemente ed è bello lasciarsi guidare dal flow degli eventi!
Il treno comincia a rallentare, stiamo entrando nei sobborghi di Delhi!
Mi affaccio dalla mia cuccetta e davanti ai miei occhi scorrono le immagini della vita quotidiana negli slums: bambini che giocano tra la spazzatura, uomini e donne che camminano rassegnati, cani rinsecchiti che riposano…
Arriviamo finalmente ad Old Delhi e dal nostro taxi vediamo in anteprima le bellezze urbane, ci colpisce subito il palese contrasto tra ricchi e poveri.
Le capitali mi affascinano particolarmente, forse perché è come se le conoscessi da sempre!
Delhi è la capitale dell’India, una delle destinazioni principali del Paese e primo punto di entrata, grazie alla presenza del trafficato aeroporto internazionale di Nuova Delhi.
La città è divisa tra la parte vecchia (Old Delhi) e quella moderna (New Delhi), entrambe visitate ogni anno da milioni di turisti provenienti da tutto il mondo.
Da vedere assolutamente è la zona di Chandni Chowk, dove c’è il famoso mercato di Old Delhi, per passeggiare tra i quartieri della parte antica della città, tra negozi, venditori ambulanti e locali specializzati nello street food locale.
Particolarmente interessante è una visita al Forte Rosso, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, una dimora imperiale risalente al 1600, la torre vittoriana di Qutb Minar, che simboleggia la sconfitta della dominazione Indù, la Tomba di Humayun realizzata in pietra arenaria rossa e la moschea di Jama Masjid, la più grande dell’Asia.
Da scoprire a Delhi anche il Tempio Gurudwara Bhangla Sahib, dove si pratica il culto della fede Sikh, risalente al 1784 e l’India Gate, l’arco di trionfo di ispirazione tipicamente francese.
Noi l’abbiamo visitato alle due di notte ed è stato tutto molto suggestivo.
Le bianche mura di marmo si riflettono nelle acque del laghetto che lo circonda.
I fedeli sikh dalla lunga barba e dai grandi turbanti colorati sono molto socievoli e gioviali.
Si incuriosiscono quando ci vedono e chiedono di essere fotografati.
Vi ho subito sentiti come parte della mia famiglia. Non mi son mai sentita così vicina a qualcuno in così poco tempo. Ci sono persone che incontri nel corso della tua vita e ti chiedi se ci fosse una precedente connessione con loro. Ciò rafforza la mia credenza nella reincarnazione. Da qualche parte, in qualche modo abbiamo avuto una connessione e sono così contenta di avervi incontrati di nuovo in questa vita. Vi voglio bene.
Monaliza Ramani
Decidiamo di fermarci nella piccola cittadina di Bikaner per visitare il famigerato “tempio dei topi” di Deshnok.
Ed eccoci, in tuk tuk, verso questa nuova avventura non troppo lontani dal confine con il Pakistan.
Stefy è molto tesa. Ah ah ah
Entriamo, due topolini attraversano il piccolo cortile, facciamo due passi ed ecco una delle immagini più classiche di questo posto: due piattoni pieni di latte e decine di topi a bere…
I “kaba” (roditori sacri) sono venerati da tanti pellegrini, infatti, secondo una leggenda hindu: la divinità Karni Mata chiese al Dio della morte Yama di riportare in vita il figlio di un cantastorie afflitto da questo lutto. Al rifiuto di Yama, Karni Mata fece reincarnare tutti i cantastorie deceduti sotto forma di ratti, privando così Yama di anime umane.
Non ci posso ancora credere: ho varcato la “porta della loro casa”.
Mi ha colpito tanto l’idea che molta gente percorreva tanti km, ore ed ore stipati in schifosi bus per portare offerte, cibo e latte ad un’orda di topastri…
Prendiamo l’ennesimo treno per intrufolarci in un paesaggio ancora desertico, ogni tanto sbuca qualche capanna di pietre con qualche donna che accudisce una mandria di vacche sacre… attraversiamo villaggi dimenticati da tutte le divinità indiane…
Giungiamo a Jodhpur, la città blu, proprio nel giorno del Diwali.
Noi lo celebriamo con una romantica cenetta nell’elegante “Kalinga Restaurant” per poi finire a perderci in una delle tante pasticcerie della città ad abbuffarci di “gulab jamun”.
Il forte Mehrangarh costruito prima della scoperta dell’America ci regala una veduta meravigliosa sulla città oltre a mostrarci un frammento di ciò che era la vita in quegli anni in questo luogo remoto.
E’ ora di immergerci nella quotidianità della città in profondo fermento per il Diwali.
La gente si ferma ad augurarci: “Happy Diwali!”… è simpatico quando addirittura riceviamo SMS di auguri dai nostri amici indiani sul nostro cellulare indiano!
Raggiungiamo la “Torre dell’orologio”, centro commerciale e sociale della città.
Centinaia di persone acquistano o vendono.
I pasticceri ed i venditori di fuochi d’artificio fanno affari d’oro.
Grazie alla nostra Lonely Planet finiamo in un piccolo locale, “Shri Mishrilal”, a bere il miglior lassi della nostra vita! Una piccola bottega che certo non brilla per l’igiene ed in cui non saremmo mai entrati se non avessimo letto le ottime referenze della nostra guida, ecco un consiglio che sentiamo di dover dare: cercate i luoghi più tipici e genuini quando viaggiate, vivrete di sicuro le esperienze più vive e profonde del vostro viaggio!
Ajmer ci accoglie con la sua frenesia, il suo caos, tuk tuk che corrono in ogni direzione, mercanti che declamano la propria merce, forti odori.
Ci dirigiamo subito alla Moschea di Dargati, è la prima volta che vedevo una moschea così attiva. Strapiena di fedeli che pregano.
Al di fuori una quantità di storpi impressionante che chiedevano l’elemosina strisciando lungo la strada.
Mentre mi aggiravo tra i vari cortili della moschea pensavo a quanto fosse importante la fede.
Quel quid che ti fa donare la tua cena o i tuoi risparmi ad una statua anche quando non hai nulla, quel quid che ti fa adorare un mucchio di topi, che ti fa bagnare nelle acque velenose di un fiume, che ti fa donare tutti i sogni, speranze e desideri nelle mani di improbabili dei multicolori e dalle mille forme, quel quid che ti fa accettare con serena rassegnazione la misera vita che hai perché la successiva sarà migliore grazie a quella attuale, quel quid che ti fa privare della tua vita uccidendo altri che non la pensano come te per farti guadagnare un meraviglioso aldilà.
Pushkar è una cittadina magica e spirituale, sede di pellegrinaggi hindu al suo famoso tempio dedicato a Brahma (uno dei pochi al mondo).
La cittadina è veramente molto piccola, è tutto racchiuso intorno al lago Pushkar, si gira in un paio d’ore, ma vale la pena perdersi tra i suoi vicoli e sedersi sulle sponde del lago ad ammirare quello che succede. E’ popolata da santoni/pseudo sacerdoti che si propongono di fare riti portafortuna ai turisti.
Data la grande spiritualità della città, a Pushkar non si mangia carne e non si beve alcol.
Udaipur è di gran lunga la città più romantica del Rajasthan e quella che più lo rappresenta. Come Pushkar, anche in questo caso la città si è sviluppata intorno al grande lago Pichola su cui si affacciano palazzi stupendi.
Su tutti si erge il maestoso City Palace; l’antico palazzo dei maharaja è il più grande di tutto il Rajasthan ed è talmente grande che, oltre alla parte visitabile con le varie sale reali, hanno tirato fuori ben 3 hotel di lusso!
A proposito di hotel, vedrete da lontano il famosissimo Lake Palace Hotel al centro del lago che è uno degli hotel più romantici del mondo. Purtroppo, da qualche anno oramai, vi si può accedere solo se si pernotta lì, e ha dei costi veramente proibitivi per noi umani.
Trascorriamo qualche giorno in questa deliziosa cittadina anche per riprenderci un po’ visto che a breve ripartiremo alla scoperta dell’India del Sud! L’avventura prosegue in questa terra incredibilmente mistica!
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)