Periodo migliore:
da Marzo a Novembre
Vaccini:
Consigliati Antitifica, Profilassi Antimalarica (clorochino-resistente)
In una parola:
Moni (ciao)
Esperienze da vivere:
Perdersi alla ricerca dei big five nel Kruger NP, Sud Africa; Raggiungere in barca le isolette di Magaruque e Bazaruto, Mozambico; Ammirare l’alba e l’inizio delle attività mattutine sul lago Malawi; Vivere un safari notturno nel South Lwangwa National Park, Zambia; Sognare davanti le Cascate Victoria, Zimbabwe
In questa grande avventura abbiamo noleggiato un truck 4×4 a Johannesburg, Sud Africa e piano piano abbiamo cominciato la traversata verso nord fino alle possenti Cascate Vittoria, Zimbabwe attraversando paesaggi sconfinati, savane, fiumi, isole ancora vergini e alcuni dei parchi più belli di tutta l’Africa. Non mancheranno colpi di scena inaspettati, mentre ci dirigevamo verso Maputo, la capitale del Mozambico, veniamo a sapere di una rivolta scoppiata in città per l’aumento dei prezzi di pane e acqua e siamo costretti a ripiegare verso un’altra località, questa è solo una delle tante peripezie che ci troveremo ad affrontare in un viaggio avventuroso nel sud est africano puro. Dormiremo quasi tutte le notti in tenda, cucineremo utilizzando la nostra cucina da campeggio.
Il nostro itinerario suggerito (30 giorni) | |
prima settimana: | Johannesburg, Pretoria, Kruger NP (game drive nel parco nazionale). Sud Africa |
seconda settimana: | Praia do Tofo (relax al mare), Vilankulo (escursioni in barca alle isole Magaruque e Bazaruto), Caia, Ihla de Mozambique (visita del villaggio patrimonio dell’UNESCO), Nampula. Mozambico |
terza settimana: | Liwonde NP (game drive), Monkey Bay (game drive), Lilongwe. Malawi |
quarta settimana: | South Lwangwa NP (game drive diurno e notturno), Chipata, Lusaka, Livingstone (visita alle Cascate Victoria lato Zambia). Zambia |
Johannesburg, Jo’burg (per i locali), ci accoglie dopo un lungo volo dall’Europa… trascorreremo la prima notte qui giusto per organizzare le ultime cose per il nostro truck, fare una buona riserva di viveri visto che trascorreremo numerosi giorni nel cuore del nulla e per caricarci mentalmente!
Quando proviamo a fare un salto in centro, giusto per visitare questa grande città: “How far is Johannesburg from here?” – chiedo alla receptionist del nostro hotel.
-“Jo’burg? Ma sono le 17.00! Tra un po’ è buio!
Non si può andare in città di notte! E’ troppo pericolosa!”
Ora comincio a capire tutti i cartelli che minacciavano un intervento armato in caso di violazione della legge! Fili elettrificati, guardie armate ovunque…
Che stress vivere qui!
Parlando con dei ragazzi del posto ho scoperto che nonostante la fine dell’apartheid, la situazione tra bianchi e neri non s’è risolta per nulla!
I vecchi bianchi si lamentano del fatto che gli altri non hanno voglia di lavorare, “sono dei parassiti violenti”, parole testuali; i neri li accusano di essere arroganti, razzisti e di trattarli, nonostante tutto, come schiavi!
Di buono c’è che almeno le generazioni più giovani stanno crescendo con un’ottima visione di uguaglianza ed integrazione!
Alla fine, manco il tempo di farci un’idea della città che ripartiamo a bordo di due van per Pretoria.
Caricato il camion attrezzato che ci accompagnerà per tutto il viaggio: tende, materassini, viveri, zaini si parte alla volta del Kruger National Park.
Arriviamo in tarda serata, siamo esausti, affamati… montare le tende senza luce, tende usate per la prima volta, è davvero complicato e mette a dura prova i nostri nervi ma non ci perdiamo d’animo ed in breve tempo non solo montiamo un buon accampamento ma riusciamo pure a preparare, grazie ad Anna, un piatto di riso zafferano che divoriamo selvaggiamente!
Sono le 21.00 quando crollo sul mio sacco a pelo… Sono due giorni che non dormiamo!
Alle 4.45 qualcuno già si aggira tra le tende!
Poco dopo siamo tutti a bordo del camion immersi completamente nell’atmosfera del nostro primo safari insieme.
Ore ed ore in paziente silenzio, nella jungla, con il nostro vecchio camion cercando di scorgere il minimo movimento degli animali nel loro habitat naturale…
Ci incantiamo ad osservare tutti i meravigliosi animali della jungla, dagli elefanti alle gazzelle, coccodrilli, bufali, giraffe, impala, gnu, zebre… sembra di vivere in un documentario ed ogni incontro inaspettato ci riempie il cuore oltre che gli occhi.
In serata rientriamo nel nostro accampamento e, in breve tempo, ci dividiamo i compiti: chi prepara il campo, chi cucina, chi pensa al tragitto del giorno dopo… team work!
In Africa bisogna avere pazienza.
Se non sei paziente: lo diventi!
Pazienza a stare decine di ore in uno scomodo van aspettando, cercando, scrutando, sperando di intravedere qualche animale durante il safari.
Pazienza a sopportare la burocrazia di frontiera; pazienza a contrattare per un cambio decente tra rand sudafricani e metical del Mozambico.
Lasciato il Sud Africa con il suo bel Parco Kruger ci lasciamo alle spalle anche il mondo “occidentale”, i resti di quei vecchi boeri oggi detti “afrikaners” svaniscono subito nella polvere rossa della terra del Mozambico.
Varcata la frontiera: cambia la lingua, lasciamo l’inglese dalla pronuncia olandese e ci accoglie un più caloroso portoghese.
Siamo in Africa: e stavolta davvero!
In questi giorni a Maputo sono scoppiati dei disordini interni a causa dell’aumento del prezzo del pane e dell’acqua. Decidiamo saggiamente di evitare la capitale e per questo motivo lasciamo l’unica strada asfaltata per immergerci in un sentiero dimenticato da Dio… Grosse buche, polvere, sabbia, paesaggio da jungla fa da cornice al nostro percorso…
Per centinaia di km non incontriamo nulla se non qualche piccolo bambino sbucato fuori chissà da dove e qualche capretta solitaria…
A volte mi incanto ad osservare fugacemente le loro capanne ed attraverso di esse cerco di immaginare come potrebbe svolgersi la loro vita quotidiana… è difficile non provare tenerezza compassione per queste persone che nascendo qui si ritrovano a vivere una vita di stenti e di lotta quotidiana per la sopravvivenza…
Non esagero e l’esempio lampante me lo fornisce la ragazza che litiga con gli amici per accaparrarsi una nostra bottiglia di plastica vuota…
Allora, come non sentirsi fortunati dinanzi a così tanta miseria? Come non sentirsi “piccoli” quando si rimane bloccati nel traffico cittadino o quando ti si rompe, a casa, uno stupido soprammobile e ci si incazza? Qui ogni cosa ritorna ad acquistare il proprio vero valore.
Fannie, il nostro autista afrikaner, procede dritto…risaliamo il continente nero!
Regali una penna… Loro ti regalano un sorriso accompagnato da un timido “obrigado” e ti senti subito più ricco e più felice!
La cosa che più mi ha colpito di questo primo assaggio di Africa è il “waka waka”, l’eterno cammino di questi uomini, donne e bambini che sbucano da ogni dove e camminano… vanno avanti… chissà dove… proseguono in fila indiana, in gruppi, solitari… alcuni improvvisano una danza sul ciglio della strada dalla sabbia rossa, una signora anziana discute animatamente con un circoletto di donne dal sedere grande e pronunciato. Bambini con fiaschi pesanti o grosse borse sulle teste; bambine dalle capigliature artistiche e dalle mille treccine colorate… Dove vanno: non si sa… Da dove sbucano: non si vede… Sappiamo solo che vanno…
Dopo 14 ore di strada ci siamo fermati a Praia do Tofo, un posto romanticissimo che si affaccia proprio sull’oceano Indiano.
La profilassi anti-malarica procede. Il “lariam” finora non ha sortito grandi effetti collaterali in me, fortunatamente…
Ecco uno di quei posti che non dimenticherò facilmente!
Eravamo a rifornirci di un po’ di provviste alimentari al confine tra Sud Africa e Mozambico quando Fannie becca un tipo che ci affitta per una notte la sua meravigliosa villa sull’oceano.
E’ stata dura arrivarci ma ne è valsa davvero la pena.
Svegliarsi con questo spettacolo della natura mi ha emozionato!
L’immenso oceano che ti circonda, i pescatori che tornano dalla battuta di pesca…
Mai dimenticherò la corsetta a piedi nudi indossando solo il costume, sulla spiaggia bianca…
Vorrei tanto poter catturare il più possibile di queste immagini, di queste sensazioni, di questi sapori…
Quant’e’ sorprendente questo Mozambico… E chi se lo sarebbe mai aspettato?
Giornata di viaggio e di trasferimento lungo le polverose strade del Mozambico fino alla città costiera di Vilankulo che ci ha accolti con i suoi suoni, la sua musica, i suoi sapori, la sua gente…
Siamo cotti e, vista un po’ di vita, decidiamo di cenare in un ristorantino locale. Due ragazzi del posto allietano la nostra cena improvvisando canzoni con la loro chitarra, canzoni che inneggiano la bontà e la cortesia della “gente di Vilankulo”.
Che bella serata… Ero in un villaggio sperduto del Mozambico…
Abbiamo la fortuna di alloggiare in alcune capanne dal tetto costruito da intrecci di foglie di palma che s’affaccia sull’oceano Indiano.
Anche qui l’elettricità è un’inutile lusso.
Illuminati dalle nostre fioche torce procediamo alle varie operazioni. Senza luce tutto è più arduo ma serve a consolidare il nostro spirito di corpo.
Ci ingegniamo al meglio nell’organizzazione delle cose primarie: filo per stendere i panni, zanzariere varie, zaino per la navigazione di domani ecc.
"Ogni terra d'Africa è patria, casa, dimora interiore, attraversala lungo le strade, le piste, gli spazi e la folla riconduce all'origine, e mi permette di ripercorrermi dentro sino all'essenziale, immediatezza dei primi attimi, di me, della vita creata, della terra tutta."
Anonimo
All’alba ero già di nuovo in spiaggia con la mia fedele macchina fotografica ad ammirare i pescatori che tornavano dalla battuta di pesca, i bambini che giocavano con i granchietti sulla battigia o con i pesciolini che saltavano giù dalle reti, le donne che caricavano grosse ceste piene zeppe di pesci sulla testa e via verso il “Mercado Municipal”…
Approfittando della bassa marea percorriamo 200 metri prima di salire sulla nostra barca. Si salpa!
E’ incredibile come la bassa marea riesca a far emergere vere e proprie oasi nell’oceano.
La navigazione è lenta ma ci permette di ammirare i vari colori e le tante sfumature del mare ma anche enormi banchi di pesci, grosse meduse e grandi stelle marine.
Magaruque è un’isola lontana da tutto, ha una piccola spiaggia e grandi palme sull’oceano. Ogni tanto qualche granchio sbucato da un buco nella sabbia l’attraversava con la sua goffa andatura per poi scomparire in un altro buco non lontano…
Con i piedi e le mani sanguinanti e sfregiate dai coralli, ci tuffiamo per un lungo snorkeling ma esausto dalla lotta contro la corrente e un po’ deluso dalla scarsità della fauna, mi abbandono e addormento sotto una palma, come nella più classica delle immagini di relax!
Nel frattempo, i nostri amici mozambicani hanno già preparato un delizioso pranzo a base di riso, giganteschi granchi e dell’ottimo barracuda alla brace…
Mentre con la vela ritappezzata alla bell’e meglio, ritorniamo a Vilankulo, seduto verso l’infinità dell’oceano, con le gambe penzoloni ed i piedi in acqua viaggiavo con il cuore.
L’alba è sempre uno dei momenti più indimenticabili di una giornata… ovunque tu sia, vedere quel disco arancione emergere dall’infinito ti dà gioia, speranza e vita!
"Viaggiare per spingere l’orizzonte sempre un po piu in là, per vedere come saranno la prossima foresta, il prossimo deserto, la prossima persona. Regalarsi la libertà di scegliere dove essere domani. Vivere"
Marco Deambrogio
In due ore raggiungiamo l’isola Bazaruto.
La navigazione come sempre è romantica, ti avvolge, ti circonda, ti culla… adoro sedermi con le gambe fuori l’imbarcazione e nel punto più solitario della prua: voglio godermi la conquista di ogni singola onda…
La scena è dominata da un’immensa duna di sabbia bianca…
Toccata terra siamo letteralmente calamitati dalla scalata della duna.
In cima: lo spettacolo che questa isola ci regala ci ripaga di tutta la fatica e soprattutto della sabbia inghiottita…
La bassa marea aveva creato una tavolozza naturale dai mille colori che col riflesso del sole, l’incessante via vai delle nuvole rendeva quello spettacolo ancora più emozionante…
Bagno nella piscina naturale tra i coralli, ne approfitto, visto che non c’è nessuno, per farlo addirittura nudo, in totale libertà!
Pranzo a base di calamari alla brace lottando con il falchetto che come uno squalo ci scrutava dall’alto nel cielo sperando in un nostro momento di distrazione per rubarci il cibo
Oggi lasciamo Vilankulo ed il suo mare, ci dirigiamo verso nord.
Ci aspettano tre interi giorni di cammino e l’incognita dei posti in cui dormiremo rende il tutto ancora più appassionante.
Maciniamo centinaia di km e attraversiamo gran parte di questa nazione.
Ho visto uomini, donne e bambini apparire dal nulla e camminare con la più disparata cosa in perfetto equilibrio sulla testa per poi sparire di nuovo improvvisamente; bambini seduti all’ombra di un gigantesco baobab mentre un adulto spiegava loro qualcosa; uomini vendere bottiglie di benzina per strada; capanne di paglia e di fango; donne fare il bucato in una piccola pozza d’acqua vicino ad un fiume mezzo prosciugato; anziane con tatuaggi a forma di croce sulla fronte, guance e mento; gente di ogni età percorrere km e km solo per portare un po’ d’acqua; bambini accudire fratellini e sorelline molto più piccoli di loro….
Il nostro camion attrezzato frena di colpo. Un nuvolone di sabbia ci investe, poi si dirada e scendiamo.
Siamo stanchi, sporchi e sudati.
Vogliamo montare le tende e la cucina da campo al più presto in modo da poterci rilassare con una doccia.
Alloggiamo in un campo troppo vicino all’imponente fiume Zambesi.
In men che non si dica comincia la nostra battaglia per la sopravvivenza contro le zanzare.
Montiamo tutto con grande collaborazione da parte di tutti. Ormai siamo esperti.
La notte in tenda è stata dura: la peggiore.
Lotta continua contro il calore asfissiante e le centinaia di zanzare dello Zambesi…
La notte cala presto in quest’angolo del mondo e capita che alle 17.00, dopo undici ore di viaggio, ti ritrovi ancora per strada e te ne mancano ancora molte! Troppe!
Guidare qui di notte è duro oltre che molto pericoloso.
I rari animali pascolano indisturbati sull’asfalto ancora caldo; pochi mezzi hanno i fari e i tanti posti di blocco della polizia servono proprio a fermare chi è senza luce.
Fannie, il nostro driver boero, lo sa bene e perciò cerca invano di convincerci a fermarci nel primo luogo utile, ma noi vogliamo arrivare a destinazione a tutti i costi, secondo le nostre informazioni dovrebbe esserci un resort sul mare molto delizioso, e dopo tutti questi giorni duri abbiamo proprio bisogno di un po’ di break!
In tarda serata, dopo 15 ore di truck, molto pesante, raggiungiamo Ihla Moçambique.
Il posto è totalmente diverso da quello che ci aspettavamo.
La Lonely Planet stavolta ha cannato. Noi che ci aspettavamo un luogo turisticamente attrezzato in cui far riposare le nostre stanche ossa, lavare i panni ormai troppo sporchi e soprattutto farci una rilassante doccia ci ritroviamo a doverci accampare su una spiaggia deserta in cui persino trovare una bottiglia d’acqua sigillata diventa un’impresa ardua. Ma non ci perdiamo d’animo ed in poco tempo il nostro campo è pronto e dei risotti in bustina, portati dall’Italia, già bollono in pentola!
Un meraviglioso e romantico cielo stellato ci osserva mentre, dopo una spalmata generale di amuchina su tutto il corpo, esausti crolliamo nel nostro sacco a pelo…
Sveglia come al solito alle cinque, ma ormai ci siamo fatti totalmente avvolgere dalla vita africana che si muove e svolge perfettamente al ritmo del sole…
Attraversiamo a piedi i tre km di ponte che dividono la città dall’isola che noi abbiamo ribattezzato: “l’isola dei bambini”!
Mai visti tanti bambini in vita mia!
Ancora ora, mentre annoto i miei pensieri seduto fuori un ristorantino, file interminabili di bambini curiosi mi passano davanti. Molti mi chiedono di essere fotografati e quando si rivedono nello schermetto della mia macchina fotografica saltano di gioia, applaudono, chiamano gli amichetti a raccolta, si rimettono in posa per un altro scatto…
L’isoletta è tutto un misto di capanne e scuole.
Siamo entrati in una di esse…. Un ragazzo spiegava l’apparato respiratorio ad un gruppo di bambini seduti a terra, senza banchi o sedie…
“L’idea della nostra busta di caramelle non è stata tanto buona!” avrà pensato la povera Stefy mentre veniva assalita da decine e decine di ragazzini…
Ibrahim, un bambino sordo-muto, sveglissimo e molto intelligente, si trasforma nel nostro body guard. Dopo avergli offerto un piatto di riso ed una Fanta, ci segue per tutto il pomeriggio e guai a qualunque bambino ad avvicinarsi troppo a noi…
Siamo lerci e puzzolenti; alla prima spiaggetta ci tuffiamo per lavarci!
Sono due interi giorni che non abbiamo acqua e con questi chiari di luna…
Mentre siamo a mollo si forma un circoletto di ragazzini che ci osserva divertito.
Dopo un po’ ci ritroviamo tutti a ballare con loro al ritmo dei loro canti!
È ora di cena! Ci aspettano le aragoste comprate stamattina da un pescatore, pagate due euro l’una, che la padrona di un ristorantino ci cucinerà nel suo locale, precisando però che avremmo dovuto pagare 100 metikals (2 euro) per la “manodopera”. Due euro in tutto!!!
Il ritorno alle nostre tende è stato piuttosto movimentato con un’amara sorpresa.
Le nostre tende sono state spazzate via dal vento!
Con enorme pazienza e senza scomporci piano piano ricostruiamo tutto il campo!
Mentre smontavo la tenda, nella quiete dell’alba mozambicana, consideravo che sono tre giorni che non ci laviamo come si deve, la doccia è ormai un vecchio ricordo oltre che un lusso, la barba ed i capelli son lunghi, i vestiti sporchi e non mi guardo allo specchio da una settimana, le provviste cominciano a scarseggiare, è difficile persino trovare un po’ d’acqua, il pantaloncino tattico mi va già largo ma siamo felici!
Felici dell’esperienza che stiamo vivendo, felici di sorseggiare la poca acqua che ci rimane in borraccia anche se sempre bollente, felici della consapevolezza che questo viaggio ci sta cambiando ed allora cercheremo di non sprecare superfluamente ciò che finora avevamo dato per scontato.
Nampula è la terza città più grande del Mozambico. Ci assicuriamo 300 litri di carburante per il nostro camion e fatichiamo abbastanza per trovare un negozio per le provviste alimentari.
Shoprite è ciò che fa per noi.
All’uscita dal supermarket, con due carrelli stracolmi di cibo, capisco il motivo di tutta quella security armata di grossi fucili all’uscita di ogni singolo negozietto.
Come se scortassimo due mezzi porta-valori, veniamo quasi assaliti dalla folla che aspettava fuori. Rudy e Fannie che erano rimasti a guardia del nostro mezzo vedendoci in lontananza ci raccontano subito che avevano appena assistito ad un furto ai danni dell’auto parcheggiata accanto a noi…
Senza perderci in chiacchiere svuotiamo tutti e due i carrelli sui sedili e sgommiamo via.
Li metteremo in ordine lontani da occhi troppo curiosi.
Arriviamo a Cuamba in tarda serata, siamo al confine tra Mozambico e Malawi, e qui è difficile trovare un posto decente per la notte.
Prima di chiedere asilo ad una scuola tentiamo nella “Pensione San Miguel”… hanno solo tre doppie ma con un pò di sacrificio ci sistemiamo in tre unendo i letti e dormendo in verticale!
Anche qui la doccia è un optional ma addirittura lo è il lavandino!
Ci laviamo dove e come capita!
Lasciamo il Mozambico dopo aver attraversato i suoi ultimi villaggi, le sue ultime capanne, respirato la sua terra rossa, ce la sentiamo nelle narici e ci colora le T-shirts… ascoltiamo le ultime frasi in portoghese alla dogana… breve tratto di terra di nessuno e comincia l’asfalto, i cartelli sono tutti in inglese… Grossa sbarra: Stop.
Un tricolore sventola orgoglioso. Siamo in Malawi.
Raggiungiamo il Liwonde National Park ed i suoi ippopotami ma la cosa più importante per noi è che finalmente ci sia una doccia!
Dopo una settimana ne avevamo proprio bisogno!
Ne approfittiamo per lavarci e per lavare tutta la nostra biancheria sporca, praticamente tutto lo zaino! Ad un certo punto mi son ritrovato in boxer ed infradito a lavare tutto ciò che avevo… persino le cose che indossavo in quel momento!
La notte è abbastanza movimentata ed agitata per via di un paio di ippopotami che sono entrati nel nostro campo inseguiti da due rangers ma è passata indenne!
Risveglio divertente con i due facoceri che brucano a pochi metri da noi!
Elefanti, coccodrilli, ippopotami, aquile di mare e cormorani ci hanno presentato la loro quotidianità lungo il fiume Shire!
“Hanno cose molto basilari” – il commento amaro di Silvio e Sabrina che in Italia lavorano in ospedale dopo il giro conoscitivo dell’ospedale di Mua…
Io ho visto solo tantissimi bambini appena nati, tante donne/ragazzine/mamme…
“Nasci qui e poi che fai?” – ho pensato tristemente tra me e me…
Il lago Malawi è tutto per loro.
Si dissetano con la sua acqua, lavano i panni, le pentole ed i propri corpi!
Ho seguito da lontano le loro azioni. Li ho osservati mentre, subito dopo essersi svegliati, si recavano sulla sua riva con un bicchiere per bere, poi lavarsi i denti, il viso e tutto il corpo.
Con la sabbia sgrassavano le pentole sporche, il tutto mentre centinaia di bambini urlanti correvano, sguazzavano nell’acqua o giocavano con i pesciolini caduti da qualche rete.
Sono ragazzi/e della mia età ma sembrano già vecchi.
Un ragazzo mi ha chiesto l’età, sembrava un quarantenne; quando mi ha chiesto di indovinare la sua ho cercato di essere gentile dicendo: 30… ne aveva 23!
C’è miseria, povertà, non c’è speranza per il futuro… Ad un certo momento m’era pure passata la voglia di scattare foto. Ho spento la macchina fotografica ed ho continuato a fotografare con gli occhi e con il cuore!
Trascorriamo l’ultima serata in Malawi proprio nella sua capitale. Dopo un’intera giornata di viaggio avevamo proprio bisogno di un break in un camping… stanotte dormiremo sì in tenda ma almeno potremo gustare una bibita fresca durante la nostra cena preparata con la nostra cucina da campo!
Così abbiamo il tempo per studiare bene la tappa di domani che ci condurrà in una nuova nazione: lo Zambia!
Il Malawi è poco oltre le nostre spalle.
La sua bandiera, sventolando salutava la delusione dipinta sui nostri volti.
Eppure è successo!
Le mazzette che muovono il mondo.
Le attente guardie doganali della frontiera Malawi-Zambia notano un’irregolarità sul nostro visto, regolarmente pagato: alcuni avevano un visto della durata di 14 giorni, altri di sette… eppure il visto lo avevamo acquistato tutti insieme all’ingresso in Malawi… Come mai alcuni avevano una validità diversa? La cosa puzza di imbroglio! Stupidi ed ingenui noi che non avevamo controllato!
Discutiamo, spieghiamo, cerchiamo di far capire la nostra buona fede ma dopo un’ora di trattative il poliziotto chiede spudoratamente 50 euro per chiudere un occhio…
Il nostro stanco truck arranca lungo le polverose strade sterrate dello Zambia, ogni tanto il motore singhiozza finché decide di abbandonarci.
Siamo nel mezzo del nulla, in un luogo non ben precisato dello Zambia, lungo una strada disabitata e sabbiosa…
La polvere rossa sale in cielo e riempie l’aria…
Colora le nostre T-shirts e camicie kaki e impregna le nostre narici…
Improvvisamente sbucano dal nulla decine di bambini dagli abiti strappati incuriositi…
Mica capita tutti i giorni che dieci bianchi si fermino con un grosso e strano camion dinanzi le loro capanne!
Fannie bestemmia mentre si districa tra un pezzo del motore e l’altro…
Io e Stefy ne approfittiamo, dopo aver stretto un po’ amicizia coi bambini, per visitare le loro capanne…
Una capanna di fango e paglia all’interno della quale c’è una coperta distesa sulla nuda terra, due paia di infradito, qualche pentola e qualche vestito attaccato al muro… un bimbo dorme… la padrona di casa ci chiede una foto con i suoi quattro figli…
Sorride mostrando gli incisivi superiori che non ha… ha 25 anni, ne dimostra 40…
Ci sono alcuni bambini dai tratti somatici stupendi. Li guardo, li osservo e dentro di me mi rattristisco pensando al loro difficile futuro…
A 16-17 anni avranno già un paio di figli con un altro povero Cristo del loro villaggio, costruiranno una piccola capanna di paglia e fango ed inizieranno a sopravvivere da soli…
Fannie è sporco di grasso ed olio.
Il termometro del mio orologio segna 42.2°…
Vedo miraggi di lattine di coca cola gelate ovunque…
Il nostro truck non vuole proprio partire.
Si ferma un camion che trasporta mais; ci traina per 50$…
40 km sul rimorchio di un autocarro seduti su sacchi di grano…
Io avevo ancora negli occhi, nel cuore e nella mente il tempo trascorso con quella gente nel loro piccolo mondo.
Pensavo alla donna a cui avevo regalato un sapone e la cui prima azione era stata quella di addentarlo credendo che si mangiasse o alla gioia del bambino nello scoprire che la macchinina che gli avevo regalato in realtà era un temperamatite!
Il South Luangwa National Park è davvero pittoresco!
Un’alta giraffa passeggia accanto a noi… giusto cinque minuti per montare le tende che siamo già in jeep per il safari notturno con Wilson e Said!
Siamo esausti per la lunga giornata ma appena tramonta il sole ci immergiamo al 100% nella vita della savana…
Che emozione!
Wilson punta la spot light su un’immensa pianura… piano piano appaiono come in uno spettacolo varie antilopi ed impala… chi bruca, chi riposa, chi ci osserva incuriosita… improvvisamente sbuca guardinga una iena maculata… testa bassa, si guarda un po’ intorno e si dirige verso gli impala… la mandria si dirada in pochi secondi…
Giriamo con la nostra jeep per ore, incontriamo coccodrilli, elefanti, ippopotami, scimmie finchè lungo una stradina, nascosta tra due cespugli intravedo una macchia diversa da tutte le altre precedenti…
Said e Wilson proseguono indifferenti… Faccio fermare la jeep…
Torniamo un po’ indietro ed un meraviglioso esemplare di leopardo si para dinanzi ai nostri occhi strabiliati!
Qualche ora più tardi a cena non facciamo altro che raccontarci le nostre sensazioni!
“Attenti stanotte!” – ci intima la olandesina Eef che lavora nel Parco: “ippopotami ed elefanti sono soliti passeggiare nei pressi delle nostre tende, non uscite”!
Invece decido di dormire all’addiaccio insieme a Stefy ed Anna.
Il cielo è super stellato, c’è un’arietta fresca che ti accarezza il viso, il soundtrack è curato dagli ippopotami che nuotano a pochi metri da noi…
La notte tutto cambia! È come se il regno animale riprendesse possesso nuovamente del proprio regno. Qualche impala più coraggiosa si avventura troppo vicino al fiume per bere sperando di non finire in bocca al coccodrillo di turno…
Rimango a chiacchierare fino alle 2.30 quando avverto dei rumori non lontani dalle mie spalle… Scatto e punto la torcia. Noto solo quattro occhi che mi osservano… Non riesco a capire che animale sia… Attimi di brivido fino a che arriva il ranger e scopriamo che si trattava di due impala impauriti venutisi a rifugiare lì per sfuggire ad un leopardo avvistato non lontano…
Comunque ci consiglia di cambiare posto per via di un cobra che ogni tanto sbucava proprio da quelle parti…
Tutti in piscina! Lottando con le zanzare crolliamo per un’oretta, giusto il tempo di ammirare una meravigliosa alba!
Si parte prestissimo per il safari nel South Lwangwa National Park!
Questo è senza dubbio il miglior parco naturalistico visitato finora.
Grazie all’abilità del nostro amico Said riusciamo ad incontrare tutti gli animali più noti ma addirittura a fotografarli da pochi metri di distanza!
Iene che sbranavano una carcassa di bufalo, facoceri, babbuini, zebre, giraffe, ippopotami, elefanti e addirittura 5 leonesse!
Nel pomeriggio ritorniamo a Chipata, non lontani dal confine con il Malawi.
C’è una piccola piscina e mentre ci rilassiamo a mollo… notiamo un sacco di militari e guardie del corpo… poco dopo il presidente della repubblica: paffutello, pantalone classico nero e camicia bianca, ci saluta mentre passa, sta andando al funerale di un lontano parente nella cittadina che ci ospita oggi!
Le capitali, un po’ come le frontiere, mi affascinano sempre.
Sarà che ogni volta che ci penso mi rivedo bambino di scuola elementare seduto sul letto della mia stanza con mio padre che mi chiede tutte le capitali del mondo…
Ecco perché ogni volta che metto piede in una capitale ho quasi la sensazione di conoscerla già da una vita!
Lusaka è stata deludente!
Traffico urbano, smog, palazzoni, negozi occidentali, “musungu” dappertutto! La spesa alla Spar tra prodotti occidentali, gente ben vestita… dov’è finita la mia Africa?
Livingstone è una piccola cittadina al confine con lo Zimbabwe e a 60 km dal Botswana.
Un po’ troppo occidentalizzata per i miei gusti…
Si parte alla scoperta delle cascate Vittoria!
Purtroppo la portata d’acqua è minima, considerato il periodo dell’anno: siamo nella stagione secca! Inoltre dallo Zambia riesci ad avere solo una visuale limitata, ecco perché un pò delusi, nonostante i costi un po’ eccessivi decido, con Stefy, di oltrepassare il confine ed entrare nello Zimbabwe, ultima tappa di questa indimenticabile avventura in Africa!
Il timbro di uscita dallo Zambia appare sul mio passaporto…
Oltrepassiamo la sbarra proprio lì dove comincia un ponte!
“Scusi per lo Zimbabwe? Dritto?” – chiedo ad un ragazzo con un grosso valigione sulla testa!
“Sì, my brother!”
Finito il ponte un simpatico poliziotto di frontiera decanta il suo Zimbabwe! La cordialità ed allegria della gente ci mette di buon umore!
Una coloratissima bandiera sventola su un grosso cartellone che recita: “Welcome to Zimbabwe”
Noi siamo assetati e cominciamo a vedere miraggi di coca cola ovunque!
Ci tuffiamo nel primo locale che troviamo e ci scoliamo due lattine a testa!
Il centro di Victoria Falls è pieno di negozietti che vendono souvenirs e ti imbatti in tanti van che trasportano turisti bianchi, non siamo più abituati…
Mentre camminavo pensavo che quel posto, se non fosse stato per le cascate, sarebbe stato l’ennesimo villaggio di capanne dimenticate da Dio!
Le cascate Vittoria dal lato dello Zimbabwe sono più possenti rispetto all’altro lato…
È sempre una grande emozione ammirare la forza e la potenza della natura in tutte le sue sfaccettature!
Io e Stefy ci sediamo su una roccia e ci abbandoniamo letteralmente ad osservare questo infinito flusso d’acqua che, proveniente da chissà dove, dopo aver attraversato e visto chissà cosa, termina la sua corsa con questo enorme salto nel vuoto!
E’ tempo di rientrare a casa, sarà difficile tornare alle abitudini classiche quotidiane dopo questa immensa avventura!
Errore: Nessun feed trovato.
Vai alla pagina delle impostazioni del feed di Instagram per creare un feed.
Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
8 Responses
Grandissimi Mark e Stefy…
Come sempre
Grazie dude, non vedo l’ora di ripartire … destinazione: OVUNQUE!
Prepara lo zaino!
Che bello leggere il viaggio che racconta “la nascita del vostro viaggio” Insieme! ❤ Stupendo racconto Mark, dalle tue parole tutti dovrebbero carpire l’essenza dell’Africa!
Grazie mille cara, dai che presto ripartiremo di nuovo tutti insieme
… E’ incredibile… incredibile di come siete riusciti col vostro racconto a trasmettere commoventi emozioni a chi il viaggio non solo l’ha vissuto in prima persona ma lo ricorda con nostalgia come una delle più intese avventure intraprese. Siete fantastici ragazzi, non smetterò mai di ammirarvi per come state affrontando questo impervio percorso che è la vita. Un abbraccio sempre più forte e allargato!!!
Pensare che tu ci sei stata sempre d’un dal primo momento ci riempie di gioia.
Che tesoro un’amica come te
I’ve been surfing online more than three hours nowadays,
yet I by no means discovered any interesting article like
yours. It is beautiful price sufficient for me. In my view, if
all web owners and bloggers made excellent content material as you probably did, the web will likely be a lot more helpful than ever
before.
Thank you very much, we appreciate that