Capitale:
Wellington
Moneta:
Dollaro Neozelandese
Periodo migliore:
Per la vita all’aria aperta i mesi migliori sono quelli più caldi, ossia da novembre ad aprile. Da giugno ad agosto si scia! In generale fa più freddo a sud che a nord e piove più ad ovest che ad est. L’influsso del mare fa sì che le condizioni meteo possano cambiare rapidamente.
In una parola:
Sweet as, bro (figo)
Vaccini:
Nessuno
Avvertenze:
– Anche in piena estate, quando c’è il sole, il meteo può cambiare repentinamente: siate attrezzati contro la pioggia ed i forti venti.
– Ci sono spiagge pericolose a causa di onde violente e correnti di risacca. Seguite i consigli della gente del posto prima di nuotare, fare surf o immersioni.
A tavola:
La carne, e in particolare l’agnello, è eccellente, come lo sono molti altri prodotti locali: frutta, verdura e un’ampia scelta di formaggi. Prelibati sono anche il pesce e i frutti di mare: soprattutto le cozze verdi, squisite e giganti! Tra i dessert spiccano gli ottimi gelati e la pavlova, il dolce nazionale a base di meringa, panna e frutta fresca.
Esperienze da vivere:
Vivere l’esperienza epica dell’attraversata del Monte Tongariro, il più bel trekking della mia vita; Ammirare i fiordi e le cascate durante una mini-crociera lungo il Milford Sound; Arrampicarsi, armato di scarpe chiodate, sul Ghiacciaio di Franz Josef.
Terra agli antipodi del mondo dove la Natura esploderà e si mostrerà in tutte le sue facce!
“Ci sono spiagge deserte lunghe centinaia di chilometri, profondi fiordi e baie raggiungibili solo via mare, vulcani attivi, geyser, sorgenti termali, grandi laghi, verdi colline, le montagne più alte dell’Oceania, ghiacciai che arrivano fino alla foresta pluviale, alberi kauri, secondi in grandezza solo alle sequoie, un fitto sottobosco con varie specie di felci, fra cui bellissime felci arboree alte fino a 15 metri. Con un pò di fortuna si può nuotare in compagnia di delfini, osservare balene e rare specie di pinguini, albatros reali che nidificano sulla terra ferma e svariate altre specie di uccelli. Si possono fare brevi camminate o più impegnativi trek lungo le coste, fra vulcani e caldere o alla base dei ghiacciai e praticare tutti gli sport, anche i più insoliti ed estremi. In più c’è la possibilità di avvicinare la cultura Maori, in un paese che sta riscoprendo l’orgoglio delle sue origini, pur conservando quel fascino ‘Old England’ così singolare agli antipodi dell’Europa”.
Guideremo per 4000 km, partendo da Auckland, fino alla punta più estrema a nord: Cape Reinga per poi dirigerci, a tutta birra, verso sud ammirando e vivendo nella natura più viva, immersi in paesaggi mozzafiato ogni giorno differenti.
Il nostro itinerario suggerito (30 giorni) | |
prima settimana: | Auckland (visita musei e Sky Tower); Waipoua (foresta kauri); Taipa; Kaitaia; Cape Reinga |
seconda settimana: | Te Paki (visite alle dune di sabbia); Kerikeri; Paihia; Urupukapuka (visita all’isola); Whitianga |
terza settimana: | Front Beach (visita all’isola); Waihi (miniera aurifera); Ohinemutu; Rotorua (visita alla solfatara di Wai-O-Tapu); Te Wairoa (Pompei neozelandese); Lago Taupo; Tongariro (trekking); Karapiti (visita ai kiwi); Wellington (museo Te Papa) |
quarta settimana: | Picton; Motueka; Awaroa (trekking); Franz Josef (ghiacciaio); Matheson Lake; Queenstown; Te Anau (mini-crociera Midford Sound); Portobello (visita ai pinguini); Dunedine; Moeraki Boulders; Oamaru (colonia di pinguini); Christchurch |
Auckland è il punto d’ingresso alla scoperta di questa magnifica isola.
Noleggiamo un van con cambio automatico e guida a sinistra, eccoci subito per le strade dei kiwi!
Per scoprire la storia naturale di Auckland, la cultura della popolazione Maori e le opere di artigianato locale, visitate l’Auckland War Memorial Museum, che si trova sul punto più alto del Domain. Interessante la parte dedicata ai Maori, la popolazione indigena; la loro storia, l’arte, i loro utensili… Mi ha colpito la collezione di borse intrecciate con fili di canapa provenienti da tutte le isole dell’Oceania: Marchesi, Salomone, Vanuatu, Kiribati, Fiji ecc.
Gironzolando per la città noto che molti passeggiano o fanno footing a piedi nudi e quando più tardi, curiosamente, ne parlo con il panettiere, mi risponde candidamente: “Ci piace sentirci completamente free!”.
Prendete l’ascensore in vetro della Sky Tower, nel centro di Auckland e salite a godere del meraviglioso panorama sulla città, le montagne e i porti, da un’altezza di 220 metri.
Lasciata Auckland ci dirigiamo verso nord mentre iniziamo a prendere confidenza con la guida a sinistra ed il cambio automatico… Tante curve ci portano fino alla Foresta Waipoua, famosa per i “Kauri”, una vecchia pianta molto simile alla sequoia.
Trekking di mezz’ora fino all’antichissimo albero dal tronco di 14 metri di diametro che si dice abbia 2000 anni e considerato quasi come un sacro totem qui.
Raggiungiamo Cape Reinga: questo luogo così suggestivo, oltre a segnare il capolinea Nord della Nuova Zelanda, è emozionante perché è il punto d’incontro del Mare di Tasmania con l’Oceano Pacifico.
E’ impressionante vedere quelle onde fragorose che si infrangevano con le altre provenienti dal lato opposto. Che meraviglia è la natura!
Alle dune di sabbia di “Te Paki” puoi lanciarti dalla cima con dei piccoli surf e sfrecciare su queste montagne sabbiose…
Comincia il nostro lento peregrinare verso sud che, in quasi un mese di viaggio, ci condurrà nella parte più meridionale dell’isola del Sud!
Stamattina da Paihia ci siamo imbarcati verso un’isoletta dal nome impronunciabile: “Urupukapuka”.
Passeggiamo su prati erbosi con i pascoli di pecore che ti fanno da cornice e con sullo sfondo la pittoresca Bay of Island, la baia delle cento isole all’estremo nord del Paese, dove nel XIV secolo approdarono i primi Maori…
Arrivarono dalla Polinesia, a bordo di sottili canoe con i bilancieri, guidati dal navigatore Kupe, che battezzò la Nuova Zelanda “Aoteratoa”, l’isola della grande nuvola bianca.
Giungiamo a Whitianga in serata, questo paesino è davvero deserto….
Persino trovare un posticino per la nostra cena è complicato!
Ennesimo ostello! In questo viaggio così itinerante, finora abbiamo dormito ogni notte in una città diversa…
Stamattina con una barchetta raggiungiamo l’isoletta di Front Beach.
In giro per l’isola, mi fermo in un cimitero posto su una collinetta: semplice, sereno, senza sculture o statue, così lontano dai nostri, ti trasmette proprio la sensazione di tranquillità e pace…
Front Beach, è famosa perché qui sbarcò, nella seconda metà del 1700, il mitico navigatore inglese James Cook. A differenza dell’olandese Abel Tasman, (da cui prende il nome sia un mare che un’isola australiana), Cook riuscì, grazie alle sue capacità diplomatiche, ad intrecciare buoni rapporti con le popolazioni indigene e piano piano a conquistare questa lontana isola.
Il suo predecessore, 100 anni prima non ebbe buona sorte, la flotta dimezzata a seguito dei combattimenti con gli indigeni, vari infruttuosi tentativi determinarono la rinuncia alla conquista con la motivazione: “La popolazione è riottosa e non ci sono materie prime di particolare rilevanza, indi non ne vale la pena…”
A Waihi ci fermiamo a pranzare proprio lungo il bordo di un immenso buco a spirale nella terra che scende a giù fino a 650 metri e scopriamo essere una miniera aurifera…
Prima di raggiungere la nostra destinazione di oggi (Rotorua) ci fermiamo ad Ohinemutu. Una grande chiesa rossa e bianca adornata di statue e disegni maori attira subito la nostra attenzione. I fumi derivanti dai pozzi di acque sulfuree rendono l’ambiente ancora più caratteristico…
Wai-O-Tapu. E’ ricoperta da crateri crollati, pozze di fango ed acqua fredda, bollente e fumarole. L’acqua della zona si riversa nel ruscello Waiotapu che si immette nel fiume Waikato. Nel ruscello, dovuto alla presenza di sostanze chimiche provenienti dalle numerose sorgenti bollenti della zona, non ci sono pesci.
Wai-O-Tapu è anche il nome del geyser più famoso della Nuova Zelanda.
Molto suggestivo è il percorso all’interno del parco termale, sei circondato da pozze d’acqua con le bolle che partono dalle più basse profondità per poi esplodere in superficie…
Il “Bagno del diavolo”, un cratere dal contorno frastagliato, ha uno specchio d’acqua verde fluorescente che sembra quasi dipinto…
In tarda mattinata visitiamo il museo di Rotorua; interessanti i due filmati, uno sulla storia della città, da quando era abitata dagli indigeni maori all’avvento dei colonizzatori britannici, all’inizio dei guadagni economici fino al terribile terremoto del 1886 e ai giorni nostri…
L’altro filmato è dedicato al leggendario 28° battaglione maori che nel 1939 è salpato alla volta dell’Inghilterra volontariamente per prendere parte alla Grande Guerra.
“…1944 fronte di Cassino. Un reparto neozelandese da una settimana attacca invano una collina difesa dai tedeschi. Una mattina, all’alba, gli uomini escono nudi dalle trincee e ballano una Haka, l’antica danza dei guerrieri maori. Urla agghiaccianti, mani che battono sulle cosce possenti, lingue mostrate al nemico, occhi sbarrati. Mezz’ora dopo sulle trincee tedesche sventola la bandiera bianca…”
“Ka mate? Ka mate? Ka ora! Tenei te tangata puhuru huru. Nana nei i tiki mai. Whakawhiti te ra. A upa ne! A upane kaupane whiti te ra.!” (Io muoio? Io muoio? Io vivo! Questo è l’uomo dai lunghi capelli. Che ha persuaso il sole. E l’ha convinto a splendere di nuovo. Un passo in sù. Un altro passo in sù. Un passo in su, un altro… il sole splende”)
“Non avrei mai pensato di andare oltre Franktown Junction ed ora mi rotrovo in partenza per l’altro capo del mondo” (Kuru Waaka)
Tremende le immagini di quei 3500 ragazzini che partivano verso quei luoghi così lontani dalle loro più fervide immaginazioni… 640 non tornarono mai più nella loro amata isola; 1200: mutilati. Combatterono strenuamente in Grecia, Egitto, Libia, sbarcarono a Taranto per combattere a Cassino…
Ripartiamo, destinazione: Te Wairoa, cittadina resa celebre perché considerata la Pompei neo zelandese.
Il 10 giugno 1886, all’alba, violenta ed inaspettata, ci fu l’eruzione del Monte Tarawera, il più grande disastro naturale in Nuova Zelanda. Per più di quattro terrificanti ore, rocce, cenere e fango bombardarono il tranquillo paesino di Te Wairoa. L’eruzione distrusse l’ottava meraviglia del mondo – il magnifico Pink e White Terraces, e seppellì tutto ciò che incontrò sotto due metri di materiale vulcanico.
Lasciata Rotorua ci dirigiamo verso il lago Taupo.
Lungo il tragitto ci fermiamo ad acquistare le provviste per i prossimi tre giorni visto che staremo per un po’ into the wild e ne approfittiamo per visitare uno zoo molto particolare: quello dei celeberrimi kiwi, qui, difatti, l’animale simbolo di questa isola incantevole è protetto e curato.
La spesa di oggi è stata fatta in funzione del trekking di domani. Tutte le provviste son state scelte con molta attenzione: frutta disidratata, barrette energetiche, bottigliette d’acqua per lo zainetto, sandwiches ecc.
Nel pomeriggio comincia l’ascesa verso il Tongariro National Park dove alloggeremo per i prossimi due o tre giorni, dipende dalle condimeteo…
Siamo nella terra del “Signore degli anelli”!
Il Monte Tongariro è alto 1967 metri e domani, tempo permettendo, lo scaleremo percorrendo 19,4 km per nove ore di cammino…
Purtroppo le previsioni per domani sono pessime, ma lo sapremo solo alle sette del mattino se potremo partire per questa spedizione o no…
Sono molto emozionato.
Sono le 22.00 e già tutti dormono, domani la sveglia suonerà alle 5…
Sono le sette del mattino quando ci danno l’ok: si può andare…
Siamo carichi, equipaggiatissimi…
Si parte per la grande scalata del Monte Tongariro…
A bordo di un vecchio pulmino donato dal Governo giapponese, Alan viene a prendere noi e qualche altro temerario… Molti ci riprovano visto il tentativo infruttuoso di ieri…
Ci fa le ultime raccomandazioni, ci dice che non c’è bisogno di fare gli eroi lì su, che se uno sente di non dovercela fare DEVE ritornare, appena può, indietro…
Scendiamo dal bus e, in lontananza, vediamo un monte innevato… Si parte!
Comincia subito la scalata, procedo a passo svelto e, dopo 45 minuti, mi ritrovo in solitaria…
Il sentiero comincia a salire… Passa un’oretta quando mi ritrovo circondato dalla neve… Mi unisco a due ragazzi dell’Aeronautica Neozelandese in addestramento su queste montagne, ma tra una foto e l’altra rimango presto di nuovo da solo… Saliamo ancora e il freddo si fa sentire… Quanto ho benedetto i calzini che mi coprivano le mani, idea suggeritami dalla giapponesina della reception del nostre lodge…
Attraverso in solitaria un grande spiazzo con molte lastre di ghiaccio…
Mi raggiunge Tania, una 50enne di Leipzig (Germania dell’Est), sarà la mia compagna per gran parte della scalata… Il vento comincia a soffiare sempre più forte, a volte sembra spingerci giù, altre volte sorreggerci…
Attorno a noi solo neve, ghiaccio, freddo… Sento il profumo delle piume d’oca del mio giubbino che mi ripara il viso rosso e screpolato dal freddo…
Ci arrampichiamo dandoci forza l’un l’altro… Improvvisamente un grido… Tania urla di gioia: siamo in vetta. 1967 metri. Poi, da buon tedesca, aggiunge: “Sorry”! Sorrido e guardo il paesaggio attorno a noi… Un lago a destra…. Altri due di fronte… Una vallata innevata alle spalle e un burrone a sinistra…
Il Monte Ngauruhoe (2287 mt) ci osserva dall’alto… Tania mi fa notare che ci sono tante nuvole che sono al di sotto di noi e ride… Respiriamo profondamente quell’aria pura e fresca conquistata… La nostra epica impresa è solo a metà….
Comincia la discesa: è più difficile di quanto pensassimo… Pochi passi e vedo Tania a terra… Si rialza ma la mano le sanguina copiosamente… Le offro l’unico fazzolettino che ho e continuiamo… Ogni tanto le offrivo un pezzo della mia barretta di sesamo, lei un po’ della sua cioccolata… Sembravamo Coppi e Bartali sul Tonale…
Alla terza ora di cammino incrociamo una ragazza dell’Oregon che veniva dalla direzione contraria… Ci chiede info sulla parte che doveva ancora affrontare e ci dà suggerimenti su quella che mancava a noi… Nel frattempo ci raggiungono due ragazze svedesi… Dicevano che non riuscivano a credere che fino a qualche giorno fa erano in spiaggia a prendere il sole ed ora si trovavano in montagna circondate dalla neve…
Procediamo, la discesa si inizia a far sentire, la neve comincia ad essere più rara e il naso a dolermi…
Dopo tre ore e 41 minuti raggiungiamo Ketetahi… La parte più dura è andata…
Ci sediamo, ci rilassiamo un po’… I piedi all’aria aperta a rinfrescare… Aspetto i miei amici per il pranzo a sacco… Tania aspetta il marito…
A mano a mano che arrivano, ci raccontiamo le nostre diverse sensazioni, siamo tutti soddisfatti ed euforici… Se il tempo fosse stato peggiore non oso pensare lì su come avremmo reagito..
Due sandwiches e riparto in solitaria… 45 minuti dopo cambia completamente il background… Non più montagne ma bosco misto a foresta, non più neve ma fango, non più salita ma discesa…
Sono completamente solo ora… in compagnia del cinguettio degli uccelli e dello scorrere del ruscello che ogni tanto incrocia il mio cammino… Non c’è più il sole ma grossi nuvoloni… ero pronto ad indossare il mio impermeabile ma procedo dritto…
1 ora, 11’ dopo sbuco in un grande spiazzo… Sono arrivato…
Che giornata indimenticabile. 19 km e 400 metri: Over!
In serata, davanti al camino acceso del lodge, dopo aver tagliato la barba, riposo le mie stanche ossa e muscoli…
Lunga giornata di trasferimento fino ad approdare nella capitale neozelandese! La capitale più a sud del mondo! In questi giorni ho conosciuto gente di tutto il mondo, ragazzi e ragazze che, ad un certo punto della propria vita, hanno deciso di prendersi una pausa e scoprire il mondo e forse anche sé stessi. E’ bello vedere come la provenienza determini esigenze diverse, c’è chi, come i tedeschi ed austriaci partono prima di iniziare l’università, una pausa di qualche mese… Al diavolo lo studio, c’è tempo per quello, al ritorno avranno un bagaglio di vita molto più pesante di quello dei loro coetanei; gli americani e i canadesi che lo fanno subito dopo l’università, prima di immergersi pienamente nel mondo del lavoro; i simpatici israeliani/e che partono dopo gli anni di servizio militare obbligatorio per ritrovare un po’ di serenità e ricaricarsi…
Wellington. La capitale comprata con 9 specchi, qualche cappellino rosso e 2 zappe dagli inglesi ai maori. Ci voleva un po’ di cemento, un po’ di traffico, un po’ di musica dai pub, un po’ di asfalto dopo tutta questa natura…
Una città davvero movimentata!
Confusionario il museo Te Papa, tanto decantato dalla nostra Lonely Planet ma che se non fosse stato per la mostra di Monet sarebbe stato un po’ monotono… C’è una seppia di 4 metri, la più grande del mondo, pescata da un peschereccio per caso qualche tempo fa… chissà cosa si nasconde negli abissi…
Cuba Street di Friday night è un casino, mi sembrava di stare in Inghilterra in un week end notturno… Stesso casino, stesso freddo, stessi gorilla all’ingresso di ogni pub, stessa fila di ragazzine con l’I.D. in mano per entrare, stessi ragazzi in camicia a maniche corte e ragazze in canottiera e minigonna, stessa voglia di fare baldoria… domani lasciamo l’isola del nord.
E’ l’alba e siamo già pronti per l’imbarco.
Tre ore a dondolo da Wellington a Picton attraverso dei fiordi mozzafiato…
Emozionante quando, ad un certo punto, abbiamo incrociato un branco di delfini che giocavano esibendosi in salti e piroette sotto gli occhi ammirati e divertiti di tutti…
A Picton prendiamo le due nuove auto che ci porteranno in giro nell’isola del sud.
Si parte alla volta di Motueka.
Siamo vicini all’Abel Tasman National Park, domani faremo un altro trekking anche se le gambe ed i glutei mi fanno ancora male…
Trascorrere un sabato sera in un anonimo e piccolo paesino della Nuova Zelanda, in un pub ascoltando tre rockettari suonare i Blink 182, i Radiohead… Insieme ai ragazzi del posto che ballavano e bevevano birra… Un paesino qualunque un giorno qualunque… Semplicemente stupendo!
Di buon’ora, a bordo di un motoscafo, voliamo, onda su onda, fino ad Awaroa mentre lungo il tragitto tanti pinguini e foche, spaparanzate al sole, ci ricordano che siamo nell’estremo sud del globo…
“Attenti alle mante quando scendete in acqua”, ci suggeriscono quando ci lasciano 50 metri dalla battigia e, in acqua, scarpe e zaino in mano conquistiamo la spiaggia…
Ci inoltriamo subito in un boschetto. 45 minuti di cammino dopo, una meravigliosa ed incontaminata spiaggia si para dinanzi ai nostri occhi: Onetahuti Beach… Una lunga striscia di sabbia dorata dinanzi ad un mare cristallino… Sono senza parole!
Ci gustiamo il panorama marittimo per poco perchè ci aspettano ancora 15 km… Superata la spiaggia penetriamo in una fitta foresta che costeggia il mare, tanti piccoli sentierini che si arrampicano sulla montagna… Un’oretta dopo mi ritrovo di nuovo solo… Sono solo con la natura, silenzio rotto dai fruscii dei cespugli, dal canto di mille uccelli diversi…
Che sensazione di libertà e di vita… Due ore e 41 minuti dopo raggiungo Bark Bay… Aspetto un bel po’ ma nessuna notizia dei miei amici…
Attraverso paesaggi mozzafiato costeggiando la costa, passo un ponte sospeso, salgo, scendo, mi arrampico…
Quattro ore e tre minuti dopo ecco la nostra: Torrent Bay.
Manco il tempo di rilassarci un po’ che arriva il nostro motoscafo a prelevarci… Che giornata!
Lasciamo Motueko e via 450 km a sud verso i ghiacciai!
Quanti paesini abbiamo attraversato, visto bambini che uscivano di casa per andare a scuola, fieri nelle loro piccole divise, il postino in bici che lanciava i giornali all’uscio delle case…
Ora siamo a Franz Josef, paesino scoperto da uno scalatore austriaco e che battezzò con il nome del proprio re. E’ il punto di partenza per la scalata dei due ghiacciai, l’omonimo ed il Fox!
Ghiacciaio Franz Josef!
Dopo esserci equipaggiati a dovere con calzettoni di lana, scarponi in goretex, raincoat e ramponi per il ghiaccio, attraversiamo a piedi il letto di un fiume secco ed improvvisamente il ghiacciaio, in tutta la sua imponenza e maestosità ci si para dinanzi!
E’ bianco ed azzurro e ti senti così piccolo al suo cospetto!
Siamo 13: sette italiani, quattro estoni e due inglesi. Ci fermiamo alla base ed, indossati i ramponi, in fila indiana, cominciamo la scalata. Bisogna puntare bene i piedi nel ghiaccio, a volte aggrapparsi alla fune che la nostra guida apri-pista fissa in alcuni punti. Altre volte, per facilitarci, scava col piccone dei piccoli gradini…
Il ghiacciaio ci avvolge e circonda, siamo dei piccoli puntini blu in un mare bianco…
Queenstown è una città molto turistica ma di un turismo diverso, non costituito da backpackers e viaggiatori ma da veri e propri vacanzieri…
Questa città sulle montagne della South Island neozelandese, dove è stato inventato il bungee jumping, è un paradiso per gli amanti dell’avventura.
Abbracciata dal lago Wakatipu, uno dei più lunghi del paese, e dalle vette di Ben Lomond, la città è una delle mete più visitate della Nuova Zelanda.
Cenetta da “Captain”, un ristorantino tipico dove assaggiamo la deliziosa specialità neozelandese: “Cozze verdi”. Squisite!
Midford Sound: definito da Kipling come l’ottava meraviglia del mondo!
Ci imbarchiamo su una nave a tre piani…
Questi fiordi sono maestosi… Sembrano degli omoni severi che, braccia al sen conserte, ti osservano seriamente dall’alto…
Le nuvole provenienti dal Mar di Tasmania, giunte qui, rimangono quasi intrappolate da quelle cime e di conseguenza piove sempre generando migliaia di cascate ovunque…
Ogni tanto passiamo accanto a grandi rocce popolate da foche che si rotolano o si tuffano in acqua sotto lo sguardo divertito di tutti noi…
Tagliamo l’isola del sud dalla costa ovest a quella est fino a Dunedine.
La nostra meta è Portobello, ci aspetta l’incontro con i pinguini “occhi gialli”.
Il simpatico vecchio Dave ci racconta che ci sono tante specie di pinguini nel mondo e che molte vivono da queste parti… Alcuni li avevamo visti ieri durante la crociera al Midford Sound, ma in questa specie di fattoria hanno creato un vero e proprio ospedale per questi “eleganti” (dato lo smoking) animaletti…
C’è il reparto riabilitazione (per i feriti da squali o foche), la pediatria (per i piccoli denutriti) ecc.
Seguiamo Dave nel lungo giro attraverso piccole trincee costruite per avvicinarsi il più possibile senza disturbarli.
Mi ha colpito la completa armonia di foche, pinguini, pecore e gabbiani; vivono tutti assieme in totale sintonia…“Ogni tanto qualche pecora si avvicina troppo ai pinguini ma basta una becchettata che subito ritornano ai propri posti”!
Dunedine, soprannominata la “Edimburgo del Sud” della Nuova Zelanda, è una città costiera che saprà conquistarvi in tutte le stagioni.
Il cuore del piccolo centro di Dunedin è occupato dall’Ottagono, una piazza storica facilmente esplorabile a piedi e ricca di pub e bar animati, ristoranti accoglienti con tavolini all’aperto, artisti di strada e bancarelle. Nelle vicinanze potrete ammirare altri edifici caratteristici della città, come il Birrificio Speight’s, il Municipio, che fa parte del complesso chiamato Municipal Chambers, e l’elaborata First Church of Otago, mentre a meno di 1,2 km si trova l’Università di Otago. Con una passeggiata di soli cinque minuti a piedi dall’Ottagono, i visitatori più golosi avranno la possibilità di visitare Cadbury World, la fabbrica di cioccolato più grande della Nuova Zelanda.
A Moeraki Boulders ci fermiamo ad ammirare le grandi rocce a forma sferica che giacciono sulla spiaggia, come delle grosse biglie lanciate da un gigante…
Le leggende maori sull’origine di queste immense palle dal peso di tonnellate sono tante… La scienza le spiega con il fenomeno dell’erosione da parte del vento e dell’acqua.
Tappa successiva Oamaru. Simpaticissimi i cartelli stradali che ti invitavano a prestare attenzione all’attraversamento dei pinguini… e poco più avanti ecco un’infinita colonia di “pinguini blu”, tutti accalcati in una gran folla da stadio…
Ultima tappa: Christchurch.
Famosa per i suoi vasti spazi verdi, Christchurch è chiamata anche la “Città Giardino” della Nuova Zelanda e offre numerosi ristoranti, bar, boutique e opportunità di sport e avventura all’aria aperta.
Dopo il terremoto che l’ha colpita nel 2011, distruggendo gran parte del centro e degli edifici storici in stile neo-gotico, la città ha saputo reinventarsi. Le costruzioni antiche sono state riedificate e riparate e accanto ad esse sono sorti nuovi complessi che hanno contribuito a dare un volto nuovo e originale a Christchurch.
La città è facilmente percorribile in tram, in traghetto, in bicicletta e anche a piedi. Se deciderete di usare la bicicletta potrete esplorare in tutta libertà le suggestive rive del fiume, approfittando dei molti locali dove fermarvi per fare acquisti e pranzare, curiosando nei vivaci mercati all’aperto che animano le sue vie. Il mercato settimanale di Christchurch si svolge tutti i sabati ed espone la ricca produzione agricola locale e il rinomato caffè. In estate, rilassatevi in uno scenario pittoresco sulla vicina spiaggia di New Brighton oppure partecipate a una delle escursioni che portano al caratteristico Lyttelton Harbour.
Alloggiamo nel famoso “YMCA” e dopo tanti dormitoi spartani, ecco un albergo come si deve… Comfort, asciugamani e lenzuola pulite, bagno in camera, non ero più abituato a tanto “lusso” e confesso che non mi è nemmeno mancato…
Mentre mi corico in questo confortevole letto penso all’ostello di ieri di Auckland… Ieri? No! Era un mese fa! Il tempo è volato!
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