Capitale:
Maputo
Moneta:
Metical
Periodo migliore:
Il clima varia a seconda della regione, ma i periodi ideali per partire sono le cosiddette stagioni di mezzo (marzo, aprile e da settembre a novembre) quando il caldo si mantiene entro temperature accettabili.
In una parola:
Lixile (buongiorno)
Vaccini:
Consigliati Antitifica, Profilassi Antimalarica (clorochino-resistente)
Avvertenze:
– Nelle grandi città prestare attenzione ad eventuali assembramenti di persone che possono tramutarsi in subbugli urbani
– Per motivi di sicurezza non andate in giro la notte, nè a piedi, nè in auto
Esperienze da vivere:
Vivere una giornata intera tra i bimbi dell’Ilha de Mozambique, patrimonio mondiale dell’UNESCO; Day trip in catamarano verso le isole di Magaruque e Bazaruto; Relax al mare a Praia do Tofo
In questa grande avventura abbiamo noleggiato un truck 4×4 a Johannesburg, Sud Africa e piano piano abbiamo cominciato la traversata verso nord fino alle possenti Cascate Vittoria, Zimbabwe attraversando paesaggi sconfinati, savane, fiumi, isole ancora vergini e alcuni dei parchi più belli di tutta l’Africa. Non mancheranno colpi di scena inaspettati, mentre ci dirigevamo verso Maputo, la capitale del Mozambico, veniamo a sapere di una rivolta scoppiata in città per l’aumento dei prezzi di pane e acqua e siamo costretti a ripiegare verso un’altra località, questa è solo una delle tante peripezie che ci troveremo ad affrontare in un viaggio avventuroso nel sud est africano puro. Dormiremo quasi tutte le notti in tenda, cucineremo utilizzando la nostra cucina da campeggio, visiteremo alcune delle località più caratteristiche di questa vecchia ex colonia portoghese, ci innamoreremo delle sue isole e della sua gente!
Il nostro itinerario suggerito (12 giorni) | |
tre giorni: | Praia do Tofo (relax al mare) |
quattro giorni: | Vilankulo (escursioni in barca alle isole Magaruque e Bazaruto) |
tre giorni: | Caia, Ihla de Mozambique (visita del villaggio patrimonio dell’UNESCO) |
due giorni: | Nampula e transfer per il Malawi |
In Africa bisogna avere pazienza.
Se non sei paziente: lo diventi!
Pazienza a stare decine di ore in uno scomodo van aspettando, cercando, scrutando, sperando di intravedere qualche animale durante il safari.
Pazienza a sopportare la burocrazia di frontiera; pazienza a contrattare per un cambio decente tra rand sudafricani e metical del Mozambico.
Lasciato il Sud Africa con il suo bel Parco Kruger ci lasciamo alle spalle anche il mondo “occidentale”, i resti di quei vecchi boeri oggi detti “afrikaners” svaniscono subito nella polvere rossa della terra del Mozambico.
Varcata la frontiera: cambia la lingua, lasciamo l’inglese dalla pronuncia olandese e ci accoglie un più caloroso portoghese.
Siamo in Africa: e stavolta davvero!
In questi giorni a Maputo sono scoppiati dei disordini interni a causa dell’aumento del prezzo del pane e dell’acqua. Decidiamo saggiamente di evitare la capitale e per questo motivo lasciamo l’unica strada asfaltata per immergerci in un sentiero dimenticato da Dio… Grosse buche, polvere, sabbia, paesaggio da jungla fa da cornice al nostro percorso…
Per centinaia di km non incontriamo nulla se non qualche piccolo bambino sbucato fuori chissà da dove e qualche capretta solitaria…
A volte mi incanto ad osservare fugacemente le loro capanne ed attraverso di esse cerco di immaginare come potrebbe svolgersi la loro vita quotidiana… è difficile non provare tenerezza compassione per queste persone che nascendo qui si ritrovano a vivere una vita di stenti e di lotta quotidiana per la sopravvivenza…
Non esagero e l’esempio lampante me lo fornisce la ragazza che litiga con gli amici per accaparrarsi una nostra bottiglia di plastica vuota…
Allora, come non sentirsi fortunati dinanzi a così tanta miseria? Come non sentirsi “piccoli” quando si rimane bloccati nel traffico cittadino o quando ti si rompe, a casa, uno stupido soprammobile e ci si incazza? Qui ogni cosa ritorna ad acquistare il proprio vero valore.
Fannie, il nostro autista afrikaner, procede dritto…risaliamo il continente nero!
Regali una penna… Loro ti regalano un sorriso accompagnato da un timido “obrigado” e ti senti subito più ricco e più felice!
La cosa che più mi ha colpito di questo primo assaggio di Africa è il “waka waka”, l’eterno cammino di questi uomini, donne e bambini che sbucano da ogni dove e camminano… vanno avanti… chissà dove… proseguono in fila indiana, in gruppi, solitari… alcuni improvvisano una danza sul ciglio della strada dalla sabbia rossa, una signora anziana discute animatamente con un circoletto di donne dal sedere grande e pronunciato. Bambini con fiaschi pesanti o grosse borse sulle teste; bambine dalle capigliature artistiche e dalle mille treccine colorate… Dove vanno: non si sa… Da dove sbucano: non si vede… Sappiamo solo che vanno…
Dopo 14 ore di strada ci siamo fermati a Praia do Tofo, un posto romanticissimo che si affaccia proprio sull’oceano Indiano.
La profilassi anti-malarica procede. Il “lariam” finora non ha sortito grandi effetti collaterali in me, fortunatamente…
Ecco uno di quei posti che non dimenticherò facilmente!
Eravamo a rifornirci di un po’ di provviste alimentari al confine tra Sud Africa e Mozambico quando Fannie becca un tipo che ci affitta per una notte la sua meravigliosa villa sull’oceano.
E’ stata dura arrivarci ma ne è valsa davvero la pena.
Svegliarsi con questo spettacolo della natura mi ha emozionato!
L’immenso oceano che ti circonda, i pescatori che tornano dalla battuta di pesca…
Mai dimenticherò la corsetta a piedi nudi indossando solo il costume, sulla spiaggia bianca…
Vorrei tanto poter catturare il più possibile di queste immagini, di queste sensazioni, di questi sapori…
Quant’e’ sorprendente questo Mozambico… E chi se lo sarebbe mai aspettato?
Giornata di viaggio e di trasferimento lungo le polverose strade del Mozambico fino alla città costiera di Vilankulo che ci ha accolti con i suoi suoni, la sua musica, i suoi sapori, la sua gente…
Siamo cotti e, vista un po’ di vita, decidiamo di cenare in un ristorantino locale. Due ragazzi del posto allietano la nostra cena improvvisando canzoni con la loro chitarra, canzoni che inneggiano la bontà e la cortesia della “gente di Vilankulo”.
Che bella serata… Ero in un villaggio sperduto del Mozambico…
Abbiamo la fortuna di alloggiare in alcune capanne dal tetto costruito da intrecci di foglie di palma che s’affaccia sull’oceano Indiano.
Anche qui l’elettricità è un’inutile lusso.
Illuminati dalle nostre fioche torce procediamo alle varie operazioni. Senza luce tutto è più arduo ma serve a consolidare il nostro spirito di corpo.
Ci ingegniamo al meglio nell’organizzazione delle cose primarie: filo per stendere i panni, zanzariere varie, zaino per la navigazione di domani ecc.
"Ogni terra d'Africa è patria, casa, dimora interiore, attraversala lungo le strade, le piste, gli spazi e la folla riconduce all'origine, e mi permette di ripercorrermi dentro sino all'essenziale, immediatezza dei primi attimi, di me, della vita creata, della terra tutta."
Anonimo
All’alba ero già di nuovo in spiaggia con la mia fedele macchina fotografica ad ammirare i pescatori che tornavano dalla battuta di pesca, i bambini che giocavano con i granchietti sulla battigia o con i pesciolini che saltavano giù dalle reti, le donne che caricavano grosse ceste piene zeppe di pesci sulla testa e via verso il “Mercado Municipal”…
Approfittando della bassa marea percorriamo 200 metri prima di salire sulla nostra barca. Si salpa!
E’ incredibile come la bassa marea riesca a far emergere vere e proprie oasi nell’oceano.
La navigazione è lenta ma ci permette di ammirare i vari colori e le tante sfumature del mare ma anche enormi banchi di pesci, grosse meduse e grandi stelle marine.
Magaruque è un’isola lontana da tutto, ha una piccola spiaggia e grandi palme sull’oceano. Ogni tanto qualche granchio sbucato da un buco nella sabbia l’attraversava con la sua goffa andatura per poi scomparire in un altro buco non lontano…
Con i piedi e le mani sanguinanti e sfregiate dai coralli, ci tuffiamo per un lungo snorkeling ma esausto dalla lotta contro la corrente e un po’ deluso dalla scarsità della fauna, mi abbandono e addormento sotto una palma, come nella più classica delle immagini di relax!
Nel frattempo, i nostri amici mozambicani hanno già preparato un delizioso pranzo a base di riso, giganteschi granchi e dell’ottimo barracuda alla brace…
Mentre con la vela ritappezzata alla bell’e meglio, ritorniamo a Vilankulo, seduto verso l’infinità dell’oceano, con le gambe penzoloni ed i piedi in acqua viaggiavo con il cuore.
L’alba è sempre uno dei momenti più indimenticabili di una giornata… ovunque tu sia, vedere quel disco arancione emergere dall’infinito ti dà gioia, speranza e vita!
"Viaggiare per spingere l’orizzonte sempre un po piu in là, per vedere come saranno la prossima foresta, il prossimo deserto, la prossima persona. Regalarsi la libertà di scegliere dove essere domani. Vivere"
Marco Deambrogio
In due ore raggiungiamo l’isola Bazaruto.
La navigazione come sempre è romantica, ti avvolge, ti circonda, ti culla… adoro sedermi con le gambe fuori l’imbarcazione e nel punto più solitario della prua: voglio godermi la conquista di ogni singola onda…
La scena è dominata da un’immensa duna di sabbia bianca…
Toccata terra siamo letteralmente calamitati dalla scalata della duna.
In cima: lo spettacolo che questa isola ci regala ci ripaga di tutta la fatica e soprattutto della sabbia inghiottita…
La bassa marea aveva creato una tavolozza naturale dai mille colori che col riflesso del sole, l’incessante via vai delle nuvole rendeva quello spettacolo ancora più emozionante…
Bagno nella piscina naturale tra i coralli, ne approfitto, visto che non c’è nessuno, per farlo addirittura nudo, in totale libertà!
Pranzo a base di calamari alla brace lottando con il falchetto che come uno squalo ci scrutava dall’alto nel cielo sperando in un nostro momento di distrazione per rubarci il cibo
Oggi lasciamo Vilankulo ed il suo mare, ci dirigiamo verso nord.
Ci aspettano tre interi giorni di cammino e l’incognita dei posti in cui dormiremo rende il tutto ancora più appassionante.
Maciniamo centinaia di km e attraversiamo gran parte di questa nazione.
Ho visto uomini, donne e bambini apparire dal nulla e camminare con la più disparata cosa in perfetto equilibrio sulla testa per poi sparire di nuovo improvvisamente; bambini seduti all’ombra di un gigantesco baobab mentre un adulto spiegava loro qualcosa; uomini vendere bottiglie di benzina per strada; capanne di paglia e di fango; donne fare il bucato in una piccola pozza d’acqua vicino ad un fiume mezzo prosciugato; anziane con tatuaggi a forma di croce sulla fronte, guance e mento; gente di ogni età percorrere km e km solo per portare un po’ d’acqua; bambini accudire fratellini e sorelline molto più piccoli di loro….
Il nostro camion attrezzato frena di colpo. Un nuvolone di sabbia ci investe, poi si dirada e scendiamo.
Siamo stanchi, sporchi e sudati.
Vogliamo montare le tende e la cucina da campo al più presto in modo da poterci rilassare con una doccia.
Alloggiamo in un campo troppo vicino all’imponente fiume Zambesi.
In men che non si dica comincia la nostra battaglia per la sopravvivenza contro le zanzare.
Montiamo tutto con grande collaborazione da parte di tutti. Ormai siamo esperti.
La notte in tenda è stata dura: la peggiore.
Lotta continua contro il calore asfissiante e le centinaia di zanzare dello Zambesi…
La notte cala presto in quest’angolo del mondo e capita che alle 17.00, dopo undici ore di viaggio, ti ritrovi ancora per strada e te ne mancano ancora molte! Troppe!
Guidare qui di notte è duro oltre che molto pericoloso.
I rari animali pascolano indisturbati sull’asfalto ancora caldo; pochi mezzi hanno i fari e i tanti posti di blocco della polizia servono proprio a fermare chi è senza luce.
Fannie, il nostro driver boero, lo sa bene e perciò cerca invano di convincerci a fermarci nel primo luogo utile, ma noi vogliamo arrivare a destinazione a tutti i costi, secondo le nostre informazioni dovrebbe esserci un resort sul mare molto delizioso, e dopo tutti questi giorni duri abbiamo proprio bisogno di un po’ di break!
In tarda serata, dopo 15 ore di truck, molto pesante, raggiungiamo Ihla Moçambique.
Il posto è totalmente diverso da quello che ci aspettavamo.
La Lonely Planet stavolta ha cannato. Noi che ci aspettavamo un luogo turisticamente attrezzato in cui far riposare le nostre stanche ossa, lavare i panni ormai troppo sporchi e soprattutto farci una rilassante doccia ci ritroviamo a doverci accampare su una spiaggia deserta in cui persino trovare una bottiglia d’acqua sigillata diventa un’impresa ardua. Ma non ci perdiamo d’animo ed in poco tempo il nostro campo è pronto e dei risotti in bustina, portati dall’Italia, già bollono in pentola!
Un meraviglioso e romantico cielo stellato ci osserva mentre, dopo una spalmata generale di amuchina su tutto il corpo, esausti crolliamo nel nostro sacco a pelo…
Sveglia come al solito alle cinque, ma ormai ci siamo fatti totalmente avvolgere dalla vita africana che si muove e svolge perfettamente al ritmo del sole…
Attraversiamo a piedi i tre km di ponte che dividono la città dall’isola che noi abbiamo ribattezzato: “l’isola dei bambini”!
Mai visti tanti bambini in vita mia!
Ancora ora, mentre annoto i miei pensieri seduto fuori un ristorantino, file interminabili di bambini curiosi mi passano davanti. Molti mi chiedono di essere fotografati e quando si rivedono nello schermetto della mia macchina fotografica saltano di gioia, applaudono, chiamano gli amichetti a raccolta, si rimettono in posa per un altro scatto…
L’isoletta è tutto un misto di capanne e scuole.
Siamo entrati in una di esse…. Un ragazzo spiegava l’apparato respiratorio ad un gruppo di bambini seduti a terra, senza banchi o sedie…
“L’idea della nostra busta di caramelle non è stata tanto buona!” avrà pensato la povera Stefy mentre veniva assalita da decine e decine di ragazzini…
Ibrahim, un bambino sordo-muto, sveglissimo e molto intelligente, si trasforma nel nostro body guard. Dopo avergli offerto un piatto di riso ed una Fanta, ci segue per tutto il pomeriggio e guai a qualunque bambino ad avvicinarsi troppo a noi…
Siamo lerci e puzzolenti; alla prima spiaggetta ci tuffiamo per lavarci!
Sono due interi giorni che non abbiamo acqua e con questi chiari di luna…
Mentre siamo a mollo si forma un circoletto di ragazzini che ci osserva divertito.
Dopo un po’ ci ritroviamo tutti a ballare con loro al ritmo dei loro canti!
È ora di cena! Ci aspettano le aragoste comprate stamattina da un pescatore, pagate due euro l’una, che la padrona di un ristorantino ci cucinerà nel suo locale, precisando però che avremmo dovuto pagare 100 metikals (2 euro) per la “manodopera”. Due euro in tutto!!!
Il ritorno alle nostre tende è stato piuttosto movimentato con un’amara sorpresa.
Le nostre tende sono state spazzate via dal vento!
Con enorme pazienza e senza scomporci piano piano ricostruiamo tutto il campo!
Mentre smontavo la tenda, nella quiete dell’alba mozambicana, consideravo che sono tre giorni che non ci laviamo come si deve, la doccia è ormai un vecchio ricordo oltre che un lusso, la barba ed i capelli son lunghi, i vestiti sporchi e non mi guardo allo specchio da una settimana, le provviste cominciano a scarseggiare, è difficile persino trovare un po’ d’acqua, il pantaloncino tattico mi va già largo ma siamo felici!
Felici dell’esperienza che stiamo vivendo, felici di sorseggiare la poca acqua che ci rimane in borraccia anche se sempre bollente, felici della consapevolezza che questo viaggio ci sta cambiando ed allora cercheremo di non sprecare superfluamente ciò che finora avevamo dato per scontato.
Nampula è la terza città più grande del Mozambico. Ci assicuriamo 300 litri di carburante per il nostro camion e fatichiamo abbastanza per trovare un negozio per le provviste alimentari.
Shoprite è ciò che fa per noi.
All’uscita dal supermarket, con due carrelli stracolmi di cibo, capisco il motivo di tutta quella security armata di grossi fucili all’uscita di ogni singolo negozietto.
Come se scortassimo due mezzi porta-valori, veniamo quasi assaliti dalla folla che aspettava fuori. Rudy e Fannie che erano rimasti a guardia del nostro mezzo vedendoci in lontananza ci raccontano subito che avevano appena assistito ad un furto ai danni dell’auto parcheggiata accanto a noi…
Senza perderci in chiacchiere svuotiamo tutti e due i carrelli sui sedili e sgommiamo via.
Li metteremo in ordine lontani da occhi troppo curiosi.
Arriviamo a Cuamba in tarda serata, siamo al confine tra Mozambico e Malawi, e qui è difficile trovare un posto decente per la notte.
Prima di chiedere asilo ad una scuola tentiamo nella “Pensione San Miguel”… hanno solo tre doppie ma con un pò di sacrificio ci sistemiamo in tre unendo i letti e dormendo in verticale!
Anche qui la doccia è un optional ma addirittura lo è il lavandino!
Ci laviamo dove e come capita ma anche questo è il bello di un viaggio in Africa!
Siamo pronti ad entrare in Malawi! Comincia una nuova avventura!
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
11 Responses
Ciao,posso chiederti se avete fatto oppure no profilassi per la malaria?
Ci sono zanzare in agosto?
Grazie.
Francesca
Ciao Francesca, non abbiamo fatto la profilassi perche’ abbiamo avuto diverse cattive esperienze in passato sia con lariam che con il malarone. Abbiamo seguito altri suggerimenti. Se hai bisogno contattaci
Ciao,
Posso chiederti quali sono gli altri suggerimenti?
Ci sono veramente così tante zanzare in agosto sulla costa?
Grazie
Eh sì, purtroppo è un grosso problema quello delle zanzare con il rischio di malaria che ne sussegue
Posso chiederti quali precauzioni o profilassi avete seguito?
Posso chiederti quali precauzioni o profilassi avete seguito?
Ciao cara Federica, alla fine non abbiamo seguito alcuna profilassi perche l’unica suggerita sarebbe stata quella antimalarica che cmq resta sempre una profilassi e non un vaccino. Sta attenta quando sarai li’ a chi ti affidi
Grazie. Cosa intendi esattamente su ‘a chi ti affidi?’
Grazie ancora
Se hai bisogno contattaci pure
Ciao. Cosa intendi con ‘a chi ti affidi’? Stai ancora parlando di prevenzione malaria? Non sono sicura di capire il tuo consiglio
No, intendevo altro. Il Mozambico è un Paese molto particolare, noi ci siamo stati 2 volte la seconda volta purtroppo, affidandoci ad un “tour operator” italiano in loco abbiamo avuto seri problemi. Tu come ti sei organizzata?