Aneddoti dal mondo
In questa pagina vi raccontiamo tutte le avventure e disavventure, i misteri, i simpatici aneddoti, insegnamenti di vita ricevuti, divertenti storie che abbiamo vissuto o dovuto fronteggiare durante i nostri viaggi in giro per il mondo!
"Il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta; il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l'arrivare"
Tiziano Terzani
Nel bel mezzo del nulla iraniano
Toudeshk (IRAN)
Bus Yazd – Isfahan.
Non dimenticherò mai la faccia e l’espressione del baffuto autista del nostro bus da Yazd a Toudeshk… dopo tre ore di viaggio lungo un paesaggio desertico molto arido dove molto raramente appariva un piccolo paesino attorno ad una moschea… improvvisamente il bus si ferma… guardiamo fuori dal finestrino… il nulla… 35° gradi all’ombra… tutti i passeggeri si guardano interrogandosi se fosse successo qualcosa… il driver ci si avvicina urlando: Toudeshk!
Scendiamo… poggia i nostri zaini sul terreno polveroso e, preoccupato, ci guarda con un’espressione molto eloquente del tipo: “Ed ora che xxx fate qua?”
Fingendo che sappiamo il fatto nostro, gli sorridiamo augurandogli buon viaggio! Il bus riparte… la scena è comica… persino Nora ci guarda perplessa!
Scoppiamo a ridere e ci avviamo verso l’unica baracca… spunta un uomo grassoccio, ci guarda e dice: “Mohammad Jalali” (il nome del proprietario della guesthouse prenotata dal bus terminal al volo)… quasi fosse una parola in codice, annuisco e due secondi dopo ci ritroviamo ammassati a bordo di un pick up con i nostri zaini e passeggino nella parte posteriore tra sacchi di cemento e calce! Fortunatamente ci conduce alla nostra guest house! Trascorreremo una delle notti più caratteristiche e indimenticabili dell’intero viaggio in Iran!
Un aereo sulla testa
Maho Beach (ST MAARTEN)
Il mare è così limpido e trasparente da darti l’impressione di essere a mollo in una piscina….
Rincorsa, slancio e PUFF… tuffo nel Mar dei Caraibi….
Sott’acqua, in completo relax, senza rumori mi godo questa sensazione di leggerezza interrotta quando improvvisamente sento Gianluca toccarmi la spalla in agitazione…
Sbuco subito con la testa fuori dall’acqua, sentendo un rumore infernale, proprio mentre un enorme Boeing dell’Air France sta passando a pochi metri da me facendomi quasi prendere un colpo!
Visite inattese
Maun (BOTSWANA)
A bordo di alcuni mokoro (una sorta di piroga locale ricavata da un grosso tronco) partiamo alla scoperta del leggendario fiume Okavango scivolando lentamente e silenziosamente sulle sue acque, quasi accarezzandolo con dolcezza!
Ad un certo punto i nostri poler si fermano, discutono animatamente a bassa voce… sembrano molto preoccupati… improvvisamente sbuca dal fondale tetro un grande ippopotamo, basterebbe poco per farci affondare… questo è l’animale che miete più vittime in assoluto in Africa, e difatti, i nostri accompagnatori sono molto intimoriti e studiano attentamente ogni singolo movimento… Fortunatamente, ci guarda un pò interdetto, si ferma un attimo ma poi sparisce di nuovo… meglio cambiare aria… Via!
Vivere senza l’anagrafe
Mt Hagen (PAPUA NUOVA GUINEA)
In un villaggio sperduto dell’Highland della Papua Nuova Guinea, improvvisamente scoppia un violento acquazzone. Troviamo riparo sotto una tettoia di legno dove c’è una signora che sta rollando del tabacco in un pezzettino di carta di giornale. Stefy comincia a scambiare due chiacchiere e una delle prime domande cade su quale fosse la sua età. Lei candidamente e serenamente risponde che non lo sapeva… ma prontamente interviene un’amica, lei lo sa e dice che dovrebbe avere tra i 20 e i 40 anni!
Sveglia energetica
Queen Elizabeth NP (UGANDA)
Sono le 5.30 del mattino in questo camp spartano del Queen Elizabeth National Park. Fuori quasi albeggia. I due rangers sbadigliano seduti su un tronco dinanzi ai resti del focolare che li ha riscaldati tutta la notte.
Ci sono ancora le impronte di due grossi ippopotami vicino la nostra tenda.
Ancora sonnacchioso mi dirigo verso il “bagno”… Ernest, la nostra guida, sta già smontando la sua tenda…
Gli rivolgo un cenno di saluto… a pochi metri da me un enorme elefante strappa con la proboscide interi rami per poi masticarli a mo’ di chewing gum… sorrido tra me e me pensando a quanto possa essere diverso il mio risveglio in Italia…
Magari è meglio farla all’aria aperta piuttosto che in quella turca a un metro dal pachiderma… Ernest continua a smontare…
Che pace la mattina, solo i sordi rumori degli ippopotami non lontani…
Ora però devo sciacquarmi il viso… la fontana è accanto al grande pachiderma che però non mi degna di uno sguardo…
Mi avvicino proprio mentre sbuca un piccolo elefantino… Mi blocco. Il grande elefante barrisce con forza e agita le enormi orecchie… Mi impietrisco… Passo indietro… Sbucano altri cinque o sei pachidermi… Mi volto verso Ernest… dov’è? Corre in direzione opposta… e se pure la guida africana scappa… Corri!!!
Portato via dalla corrente
Roatan (HONDURAS)
Mi viene la furba idea di seguire un gruppo di snorkeller super equipaggiati in una battuta di snorkeling…
Peccato che: un po’ per la mia maschera che spesso si appannava costringendomi a pit stop continui e soprattutto per la mancanza di pinne, ad un certo punto mi ritrovo completamente solo ed al largo… la spiaggia è lontanissima, non vedo manco più Stefy, mentre una forte corrente mi allontana ancora di più… il gruppo organizzato, con tanto di canoe al seguito, ha virato improvvisamente ed io sono rimasto completamente solo, spaesato e con la maschera appannata.
La flora marina che ammiravo dall’alto era così rigogliosa e maestosa da farmi immaginare uno scenario da Jurassic Park. Mi faccio forza e, soprattutto, cerco di mantenere la calma, la spiaggia è a 150 metri, forse più… piano piano, lottando con le onde, mi avvicino lentamente e finalmente, dopo uno sforzo enorme, raggiungo esausto la riva e crollo sfinito sulla battigia. Stavolta me la son vista proprio brutta!
Perso tra le valute
Kuta (INDONESIA)
Arriviamo nell’aeroporto di Bandar Seri Begawan (Sultanato del Brunei) e paghiamo le tasse di uscita dal Paese con gli ultimi 24 dollari del Brunei.
Mentre attendiamo il nostro aereo decidiamo di prendere un caffè in uno dei bar dell’aeroporto pagando con 2 dollari di Singapore.
Tre ore dopo siamo a Kuala Lumpur, pranziamo in un ristorantino locale e paghiamo il conto di 15 ringitt malesi, avanzati dalla volta scorsa che eravamo in Malaysia. Poco dopo ci imbarchiamo su un altro volo: atterriamo a Bali: 50 dollari americani per le tasse di ingresso. Ci fermiamo subito a cenare in una bancarella non lontana dalla nostra guest-house e per 16 rupie indonesiane mangiamo degli ottimi noodles! La giornata finisce qui ma: nessuna paura, per emergenza avevo sempre i nostri 210 euro nascosti sotto la T-shirt!
Tasse al poliziotto
Poipet (CAMBOGIA)
Dopo un lungo viaggio in autobus da Bangkok giungiamo alla frontiera tra Thailandia e Cambogia.
Un poliziotto cambogiano, incurante della correttezza dei dati del mio modulo per l’ingresso nella sua nazione o delle mie fototessere, mi mostra un cartellino, scritto a penna, in cui informavano i turisti stranieri che bisognava pagare un’ulteriore tassa di 100 baht a testa… senza altre spiegazioni. Io ho però solo 120 baht (invece dei 200 previsti per due persone)… nuovamente mi fanno uscire dalla fila per seguire un altro poliziotto in disparte. Gli svuoto il mio portafoglio davanti agli occhi… lui afferra i 120 baht, fa un cenno ad un suo superiore e se li intasca tranquillamente… Tutto ok, tasse pagate… alla sua famiglia! Benvenuti in Cambogia!
I guardiani del ponte!
Vang Vieng (LAOS)
Ci troviamo nell’entroterra del Laos a Vang Vieng. Oggi decidiamo di noleggiare uno scooter e di spingerci into the wild laotiano.
Percorriamo circa quaranta km lungo strade dissestate di terra rossa, attraversiamo villaggi sperduti, campi di platano, fiumiciattoli e foreste impenetrabili quando veniamo fermati da un gruppetto di persone proprio all’inizio di un ponticello… Ci dicono che dobbiamo pagare il pedaggio per attraversare il ponte…
Pedaggio? L’ennesimo… Non stavolta, ne ho già pagati due finora… faccio dietro front e cerco di superare il fiume con il motorino… ma è troppo profondo… non abbiamo alternativa…. Sotto lo sguardo divertito e strafottente dei “paladini” del ponte, a passo d’uomo mi avvicino al gruppetto che già si preparava a riscuotere il tributo… siamo ormai a un metro da loro quando accelero improvvisamente, quasi perdo Stefy che non se l’aspettava, volando sul ponte lancio un’occhiata giusto in tempo per vedere i loro sguardi stupefatti!
Fashion da Madre Teresa
Calcutta (INDIA)
Ci tenevamo davvero tanto a visitare i luoghi dove la Santa Madre Teresa ha trascorso gran parte della sua vita e del suo operato a Calcutta. Dopo una lunga e commovente chiacchierata con un’anziana suora che ci raccontava aneddoti di vita vissuta e condivisa con la santa Madre, ci congediamo da lei con gli occhi ancora lucidi quando timidamente si avvicina una ragazza dell’est europa, molto imbarazzata, si rivolge a Stefy chiedendo: “Scusa, posso chiederti dove hai comprato questi pantaloni? Sono bellissimi…”
Buona notte nella capanna
Alleppey (INDIA)
Siamo nella splendida regione del Kerala, in India! Torniamo in camera dopo una romantica cenetta a base di pesce nel nostro solito ristorante: Mushroom.
Passano pochi istanti quando sento un urlo di terrore provenire dal bagno.
Raggiungo Stefy e noto che indica, spaventata, un enorme ragno che riposa tranquillamente sulla parete accanto al water. Non esagero se dico che era enorme!
Mai visto uno così grande dal vivo se non allo zoo. Sarà stato grande quanto la mia mano.
Non sarebbe difficile ucciderlo ma prima voglio capire con chi ho a che fare.
Chiamo subito Johnson, il gestore della nostra Guest House. Mentre ci raggiunge cerca di sminuire l’accaduto cercando di tranquillizzarci ma il suo volto cambia quando gli mostro il ragno.
Questo fenomeno, invece di ammazzarlo cerca di catturarlo vivo creando un enorme casino e riuscendo a farselo scappare dandogli la possibilità di nascondersi da qualche parte nella nostra camera! Si gira verso di noi e ci dice candidamente: “Tutto ok. Non c’è più“.
Tacci sua!
Un po’ imbarazzato se ne va augurandoci una “buona notte”!
E chi ha dormito!
Si parte… nudi?
Udaipur (INDIA)
Ci troviamo ad Udaipur, nell’India del Nord. Stefy è alle prese con il suo grande zaino.
Tra non molto abbiamo il nostro treno per Bombay.
Ha appena finito di fare la doccia e, finalmente, ancora in accappatoio, chiude l’ultima stringa dell’enorme zaino.
“E’ fatta” – esclama soddisfatta… quando, improvvisamente, si gira verso di me e con aria smarrita dice: “Nooooo, ho dimenticato di lasciar fuori i vestiti per il viaggio”!
Augurio di buona fortuna
Varanasi (INDIA)
Da qualche giorno girovaghiamo per la emozionante Varanasi. E’ tutto un rito, una cerimonia, ovunque sadhu, santoni, ciarlatani, fedeli, pellegrini… La sacralità del luogo si respira nell’aria…
In uno dei tanti ghat delle cremazioni, in un’atmosfera mistica e ancora super affumicati dai tanti incensi, subito dopo aver ricevuto la benedizione da due vecchie santone che ci hanno inviato il loro ”buon karma”, lascio una lauta offerta, esco fuori, faccio tre passi e, con le infradito, calpesto una grande cagatona di vacca…
Che sia di buon auspicio?
Viaggi in prima classe
Pokhara (NEPAL)
Il bus Pokhara – Sarangkot, in Nepal, è pieno come non mai, ogni tanto si ferma per imbarcare altri passeggeri.
Non c’è più neppure un centimetro libero all’interno, allora l’autista comincia a farli accomodare pure sul tetto. La gente, senza batter ciglio si arrampica sulla scaletta molto poco stabile e cerca un posticino sul tetto di questo colorato bus sgangherato.
Ad un certo punto ho visto addirittura una donna passare il proprio figlio di pochi mesi dal finestrino ed affidarlo a dei perfetti sconosciuti seduti in prima fila (all’interno) mentre lei si arrampicava sul tranquillamente tetto.
Che spavento quando lambivamo, spesso e volentieri, dei burroni di cui non si vedeva nemmeno il fondo… io, nel frattempo, sono stretto come una sardina, con una capretta tra le gambe ignara del suo destino, veniva portata sulla sommità del monte di Sarangkot per un sacrificio…
Lunghi tempi di consegna
Pokhara (NEPAL)
Lasciamo la nostra sacca coi panni sporchi in una lavanderia di Pokhara, in Nepal, in poche ore dovrebbero essere pronti!
Prendo la ricevuta e resto di stucco leggendo la data previsto ritiro: 16 ottobre 2068! Cosa?
“Aò, ma quanto tempo ci mettete a lavare questi panni?”
La nostra auto in fiamme!
Death Valley NP (USA)
Oggi lunga giornata di trasferimento dalla Death Valley verso Bishop, in California… La nostra auto arranca in salita ed in discesa, non siamo proprio abituati al cambio automatico e non riusciamo a gestirla come dovremmo.
L’auto che ci segue, con i nostri amici a bordo, improvvisamente si ferma. Lancio un’occhiata veloce dallo specchietto retrovisore e vedo la parte anteriore in fiamme.
Panico.
Di colpo scendiamo e ci fiondiamo in soccorso dei nostri amici con tutte le taniche d’acqua in nostro possesso. A colpi di galloni d’acqua cerchiamo di limitare il danno ed in poco tempo riusciamo a domare le fiamme.
Fortunatamente l’auto non è danneggiata al punto da non essere più riutilizzabile… Finisce solo con un grande spavento!
Ci sposiamo domani? Ok
Las Vegas (USA)
Si sa, Las Vegas è davvero una città pazza! Decidiamo di visitare una delle tante cappellette dell’amore dove con 55$ ti puoi sposare in pochi minuti.
Basta solo un semplice documento d’identità!
Non serve altro perchè all’interno di ognuna di esse puoi “noleggiare” di tutto, dagli abiti degli sposi fino addirittura ai testimoni di nozze!
Mentre mi aggiro incuriosito leggendo le varie offerte, proprio di fronte a me, una receptionist risponde al telefono e:
“Oh sì, abbiamo disponibilità mercoledì alle 16.00. Voi a che ora preferireste sposarvi? Ok a domani allora!”
Il tè più costoso del mondo
Venezia (ITALIA)
Venezia è sicuramente una città super romantica ma, d’inverno, con tutti quei canali umidi, il freddo lo si sente amplificato…
Alla ricerca di un pò tepore ci rifugiamo in un bar, NON LONTANO, dalla famosa Piazza San Marco. Non vogliamo essere “spennati” come dei turisti sprovveduti! Credevamo che la distanza fosse sufficiente per evitare di essere “trattati” da “turisti medi”…
Evidentemente ci sbagliavamo. Già mentre sorseggiavamo le nostre calde bevande notavo che ogni persona che si recava alla cassa finiva col discutere con il cassiere di turno… Lì per lì non avevo dato tanto peso alla cosa…
Chiedo il conto e mi si presenta uno scontrino di € 20 per un the’ caldo e un cioccolato…
Ci sarà stato di sicuro un errore…. mentre mi avvicino alla cassa per far presente l’evidente errore, in un attimo collego le scene intraviste poco prima: anche noi eravamo stati fregati!
Il gioco delle tre turche
Ilha de Moçambique (MOZAMBICO)
Oggi abbiamo piantato le nostre tende su una spiaggia, proprio dinanzi la pittoresca Ilha de Moçambique!
Nel cuore della notte mi capita di dover andare in bagno!
Fortunatamente ci sono tre turche, anche se abbastanza abbandonate… Entro tranquillo e spedito nella prima ma subito mi blocco dinanzi a due grossi insetti non identificati che riposano sulla parete…
Poco importa, richiudo la porta e cautamente entro nella seconda…
Meno male! Attenzione però, quello che sembrava un semplice rametto sul water in realtà è una grande mantide religiosa…
Passo indietro e ultimo tentativo nell’ultima turca… Anche qui, un grosso grillo, attirato dall’unica lampadina dell’area, mi dà il benvenuto… ma a quel punto sono stanco: il mio infradito lo stampa al muro!
Ho fretta.
Consegne rapide
Caia (MOZAMBICO)
Siamo al confine tra Mozambico e Malawi. Ci accampiamo a ridosso del fiume Zambesi. Fa un caldo asfissiante ma non possiamo scoprirci molto a causa delle zanzare malariche… Incarichiamo il guardiamo del nostro campo dell’acquisto di qualche birra e coca cola per la cena… Come ricompensa ne offriremo una anche a lui.
Parte con la sua bici ed illuminato dalla sua torcia….
Sparisce inghiottito dalle tenebre… Le uniche luci, qui, sono quelle delle nostre piccole torce!
Passa parecchio tempo ma del nostro guardiano nessuna notizia… i ragazzi cominciano ad innervosirsi, la sete fa brutti scherzi e quasi se la prendono con me, ideatore del tutto.
Io sono ottimista. Non può sparire così!
Un’ora e mezzo dopo, quando ormai avevamo perso ogni speranza, lo vediamo pedalare verso di noi, tutto sudato e affannato. I soliti famosi tempi africani?
No, aveva dovuto pedalare più di 10 km, in notturna, per raggiungere il villaggio più vicino con la sua vecchia bicicletta per portare a termine la missione. Due ore di attesa ma… ne è valsa la pena! Cheers.
Alba africana
Vilankulo (Mozambico)
Siamo a Vilankulo, un luogo stupendo di fronte alle isole Bazaruto. Dopo aver ammirato alcune foto scattate all’alba, messa da parte la nostra pigrizia, decidiamo di svegliarci presto anche noi…
Buio pesto nella nostra capanna, il nostro amico Ugo esclama o domanda, non s’è capito bene: “Sono le cinque”!?!
Scattiamo in piedi e in pochi secondi, senza batter ciglio ma solo i denti (per il freddo), siamo fuori la capanna coperti come pupazzi di neve e indossando tutto ciò che ci era capitato tra le mani…
Macchine fotografiche pronte… Anna stranamente si attarda… Nick dorme beato…
Incrociamo una tipa che rientra nella capanna vicina penso tra me e me “Minchia, questa torna alle cinque del mattino!”… La musica di una discoteca sulla spiaggia non lontana si sente forte… “A quest’ora?” continuo a pensare… Ugo s’arrabbia perché il suo orologio s’è fermato alle 2.37 e chiede l’ora esatta a tutti noi, ma nella fretta nessuno ha con sé l’orologio… Nessuna traccia degli altri…
Dopo un po’ esce Anna incuriosita: “Ragà ma dove andate a quest’ora? Sono le tre meno venti!”
Noi ci voltiamo di scatto verso Ugo che si giustifica: “Ma io avevo chiesto!”
Due minuti dopo eravamo nuovamente avvolti nei nostri sacco a pelo tra le braccia di Morfeo… Ciao alba!
Conto alla rovescia
Kabul (AFGHANISTAN)
Siamo ormai da quasi sette mesi in Afghanistan e cominciamo ad avere nostalgia di casa nostra soprattutto dopo tutte le tensioni vissute in questa lunga avventura. Ma non dobbiamo pensarci troppo altrimenti il traguardo sembra non avvicinarsi più! Angelo mi confessa: “Sai Mark, da quando ho sentito che ci potrebbe essere il nostro volo di rientro in Italia a fine gennaio non faccio altro che pensare a questa data, ho cominciato a fare il conto alla rovescia e da allora non mi passa più un minuto…!”
Ed io, rassicurandolo: “Sbagli a pensarci Angiolè… Io cerco di non pensare che mancano 44 giorni, 6 ore e 26 minuti…”
Natale a Kabul
Kabul (AFGHANISTAN)
E’ il periodo natalizio qui a Kabul, sono in Afghanistan da più di sei mesi, ed in un luogo del genere le feste passano abbastanza silenziosamente… Incontro Tuncer “Iceman”, turco musulmano, con una scatola piena di caramelle in mano… incuriosito chiedo: “Ice, e queste da dove sono sbucate fuori?”
Lui, innocentemente, spiega: “E’ venuto un soldato belga vestito da San Nicola e le ha distribuite a tutti…”
Io perplesso: “San Nicola?”
E lui sicuro: “Sì, San Nicola, quello del vostro Natale”– “Forse volevi dire Santa Klaus?” – “Ah sì, esatto, Santa Klaus!” Buon Natale da Kabul!
Baci collegiali
Muscate (OMAN)
Siamo a Muscate, la fiera capitale del Sultanato dell’Oman, alla reception del nostro hotel si parlava dell’”efzee”, una specie di tabacco che si tiene in bocca sotto il labbro inferiore e che lascia un forte sapore in bocca. E se poi devi baciare una ragazza?
Suliman dall’alto dei suoi 150 kg mi rassicura che non ci son problemi…
Faisal, malignamente, si avvicina e mi suggerisce, nell’orecchio, di chiedere a Suliman se avesse mai baciato una ragazza…
Io, invece, per difendere il gigante buono, rivolgo la domanda proprio a Faisal che me l’aveva suggerita. Lui, orgogliosamente, con fare da playboy, dichiara: “Certo! Ne ho baciata una tre anni fa quando ero in college!”
Il significato dei nomi
Abu Dhabi (EMIRATI ARABI UNITI)
In uno dei tanti Malls di Abu Dhabi, ci incuriosiamo notando due ragazze che ci guardavano e sorridevano; nonostante il velo nero e la tunica lunga ci avviciniamo a fare due chiacchiere: “Io mi chiamo Zarah, che in arabo vuol dire fiore”.
“Io mi chiamo (non l’ho capito quel nome) che in arabo vuol dire regalo.” dice l’amica.
Mentre parlano gesticolando teatralmente ma con eleganza, lasciano intravedere le loro mani, curatissime e dipinte con l’hennè…
Noi, un po’ per sdrammatizzare: “Io mi chiamo Mark e lui Nick che in italiano non vogliono dire un xxx!”
Mentre chiacchieriamo sopraggiungono tre ragazzi locali, in tunica scura, lunga barba e turbante, che dicono qualcosa a mò di rimprovero a Zarah; lei per tutta risposta, volta loro le spalle e dice in inglese: “I don’t care!” [Non mi importa]
Noi, un pò imbarazzati dalla situazione, ci congediamo prontamente per evitare un incidente diplomatico con gli islamici…
Tutti nati il primo gennaio!
Kabul (AFGHANISTAN)
Nel bazar di Kabul, ci sono i mercanti che vendono tappeti, pietre preziose, lampade d’ottone ecc. Mentre chiacchieravo con alcuni manovali afghani noto con stupore, guardando i loro documenti, che tutti erano nati il primo gennaio…
All’inizio, ingenuamente, mi divertiva questa cosa, poi mi hanno spiegato che quella in realtà era solo una data fittizia perché nessuno sa né il giorno e nè il mese… a malapena l’anno…
E.R. in Afghanistan
Kabul (AFGHANISTAN)
Serata tranquilla a Kabul, in Afghanistan… Decido di passare nel mio ufficio per prendere le chiavi del fuoristrada quando trovo tutti in allerta e preoccupati!
Zdenko, il ceco, mi chiede aiuto.
E’ appena atterrato un Boeing civile con un paziente a bordo… è gravissimo… il velivolo ha dichiarato questa cosa solo dopo l’atterraggio ed ora è fermo in una piazzola dell’aeroporto…
Io e Paoletto non esitiamo, ci guardiamo negli occhi e, a bordo della nostra Toyota, partiamo di corsa verso l’ospedale.
Troviamo un’anziana dottoressa tedesca ed un’infermiera portoghese accanto all’ambulanza in agitazione… Manca l’autista dell’ambulanza…
Non c’è un attimo da perdere… Il mio amico salta sull’ambulanza ed io faccio strada correndo verso il Boeing dell’Ariana (compagnia di bandiera afghana).
Lotta contro il tempo…
Il paziente ha bisogno assolutamente di ossigeno…
Saliamo a bordo del velivolo e troviamo questo ragazzo in barella completamente fasciato mentre tutti i passeggeri in silenzio osservano la scena…
La dottoressa si precipita sul paziente… dopo un po’ però si gira verso di noi e scuote la testa… è paralizzato, ha una brutta ferita alla spina dorsale e alla testa… avrà avuto la mia età…
Mentre cerchiamo di rianimarlo sopraggiunge l’ambulanza civile afghana che lo porta via.
Stamattina ho saputo che il nostro intervento non è servito a nulla… il ragazzo è venuto a mancare poco dopo.
Il burqa e la carbonara
Kabul (AFGHANISTAN)
E’ da tanti mesi ormai che sono in Afghanistan e stare così tanto lontano da casa mi ha fatto apprezzare mille cose, la pasta in primis! A me che non è mai piaciuta!
Finalmente ci ritroviamo tutti noi italiani per la prima volta: nove connazionali, seduti spensierati davanti ad un piatto di carbonara… che fame…
Mentre chiacchieriamo del più e del meno sentiamo il suono di un sms in arrivo ad uno dei commensali… due secondi dopo ad un altro, poi un altro ancora… cinque minuti dopo tutti avevamo ricevuto lo stesso sms dallo stesso mittente: la nostra ambasciata.
“Prestare la max attenzione. Attentatore coperto da un burqa si aggira nei pressi dell’aeroporto…” Buon appetito!
Un bacardi breezer a Kabul
Kabul (AFGHANISTAN)
Il colmo dei colmi.
Secondo giorno in Afghanistan in una base americana. Sono al Czech Bar con il mio amico Angelo a bere un Bacardi Breezer (unica cosa da bere oltre alla Coca Cola) ed a chiacchierare del più e del meno quando riceviamo un chiamata radio… Emergenza in uno degli Apron dell’aeroporto…
Saltiamo sulla nostra Land Cruiser e manco il tempo di fare 100 metri che l’IMP (International Military Police) ci ferma… Il poliziotto polacco di turno col puntatore laser aveva rilevato che andavo a 27 Kmh (guidavo io), il limite era 10…
Mi chiede patente di guida e I.D. Card…
Per procedura mi deve fare l’alchool test…
Non ci credo… L’unica volta che ho bevuto in vita mia visto che sono astemio… mi fanno la prova del palloncino…
Risultato: 0,05% Chiedo speranzoso: “Quant’è il limite?” Lui mi gela con un secco: “Zero”.
Spieghiamo la situazione di emergenza in atto e fortunatamente capisce anche se mi fa pure la paternale dicendomi che non devo bere più… Io? Sono astemio!!!
Cucina italiana
Tongariro (NUOVA ZELANDA)
Dopo l’epica scalata del Monte Tongariro, in Nuova Zelanda, di sicuro il più bel trekking della mia vita, finalmente ci ritroviamo tutti in ostello per il meritato riposo.
Pina cucina un piatto di pasta al sugo con maestria quando noto un uomo con una padella con dei miseri wurstel carbonizzati che la guarda a bocca aperta…
Mi avvicino e dico: “Compà, italian style!”
Lui, dà un’occhiata ai suoi poveri wurstel ed esclama sconsolato: “This is French style”!
Animali misteriosi
Puerto Iguazù (ARGENTINA)
Ci troviamo in un punto molto amato dagli appassionati di geografia! Iguazù, confine tra Argentina, Brasile e Paraguay! Inoltrandoci nella foresta abbiamo incontrato tanti animali diversi… da uccelli coloratissimi a favolose farfalle, a coccodrilli, lucertole strane, iguane ecc…
Mentre passeggiavamo godendoci lo spettacolo delle celeberrime cascate, ci si avvicina un signore brasiliano e ci mette in guardia dicendo: “Attenti, 50 metri più avanti c’è un quati” e va via…
“Che ha detto? Qua che?”
Noi: due italiani, due tedeschi e un olandese ci fermiamo e ci guardiamo con fare interrogativo mentre la nostra unica brasiliana (Fernanda) cerca di spiegarci cos’è ‘sto “quati”…
Preoccupati la sommergiamo di domande, giusto per capire con chi potremmo avere a che fare: “Ha le ali? Morde? E’ un rettile? Vola?”
Che risate…
E la povera Fernanda che si sbracciava per spiegarci ma con scarsi risultati…
Ogni animale che intravedevamo ci rivolgevamo a Fernanda chiedendo: “E’ questo il quati”?
Proprio quando avevamo perso le speranze, una specie di tasso, tranquillamente, come se non ci fossimo, ci passa davanti i piedi e si infila, per i fatti suoi, in un cespuglio…
Ancora oggi non ho capito cosa fosse realmente…
Notte da incubo ad Iguazù
Foz do Iguaçu (BRASILE)
Arriviamo alle tre di notte, causa vari ritardi con i voli, in questa posada immersa nel nulla a Foz da Iguaçu, confine tra Brasile ed Argentina…
Ci apre la porta una gentilissima signora 50enne con lunghi capelli grigi, una tunica nera fino ai piedi, magrissima scheletrica e con un sorriso arcigno ci avverte: “Vi aspettavo”…
Mancava solo un po’ di musica in sottofondo che pareva di stare sul set del film “The hostel” o in un horror classico…
Ci accompagna lentamente in camera: piccola, vuota, tetra e poco illuminata… Io e Nick, non invidiando assolutamente Fernanda che aveva preso una singola, ci barrichiamo dentro, addirittura chiudo la finestra con il mio lucchetto personale… Ci addormentiamo sperando che tutto vada per il meglio anche se Nick continua a borbottare temendo di perdere qualche rene.
L’indomani scopriamo che erano solo nostre infondate congetture… anche se lo stesso timore l’aveva provato il nostro compagno di avventura: William che quella notte stessa s’era addormentato pensando: “Tonight something will happen”! [Stanotte succederà qualcosa]…
Un giro alle favelas di Rio?
Rio de Janeiro (BRASILE)
Siamo nella frenetica Rio de Janeiro! Fermo un taxi e spiego che vorrei avvicinarmi alle favelas di Sao Conrado per scattare qualche foto; non posso andar via da Rio senza provare il brivido di visitare una delle famose favelas!
Lui mi gela subito: “Io lì dentro non ci vado”!
Cerchiamo di convincerlo ma invano, riusciamo solo a farci portare nelle vicinanze ma senza entrare…
Saremo incoscienti? Vedremo.
Ci dirigiamo verso lo stadio del Flamengo, lì vicino c’è un tunnel che sbuca proprio all’entrata di questa comunità, la più grande del Sud America.
Il tunnel è lungo e tetro e mentre lo percorriamo immagino cosa potrebbe esserci e muoversi sopra di esso…
Finalmente la luce: un immenso alveare colorato, decadente, fatiscente appare ai nostri occhi, il taxista invece di rallentare per farmi scattare qualche foto accelera…
Fa un lungo giro senza entrare all’interno e poi si ferma in un piccolo spiazzo abbastanza nascosto e lontano e dice: “Se vuoi scattare qualche foto fallo da qui e poi andiamo via”!
Meglio di niente; non sfidiamo troppo la sorte…
In taxi verso l’aeroporto
Guarulhos (BRASILE)
Oggi voleremo da San Paolo, Brasile a Rio de Janeiro… Ci svegliamo alle 5.30 del mattino… Il taxi che ci condurrà in aeroporto è puntuale… In macchina si ride, si scherza, si chiacchiera con l’autista quando improvvisamente il suo volto cambia e la macchina comincia a rallentare fino a fermarsi… Che succede? Ci preoccupiamo… Niente paura… Siamo semplicemente rimasti in panne… Questa mi mancava! Spingere tutti insieme il taxi verso il primo distributore di carburante all’alba mentre gli altri automobilisti che ci sorpassavano scoppiavano a ridere!
Dalla SPA al caos
Guarulhos (BRASILE)
Siamo a Guarulhos, non lontani da San Paolo, in Brasile. Ci telefona la nostra amica Veronica e, in un veloce portoghese, capiamo che ci sta venendo a prendere perché ha organizzato una mattinata al “baño Orientale”… Che figata! Ci voleva proprio un pò di relax in qualche SPA dopo la frenesia di questi giorni brasiliani!
Io e Nick cominciamo a pregustare rilassanti bagni turchi, saune, olii, vapori, massaggi, essenze profumate… Tutto pronto: costume da bagno, infradito, accappatoio e tutto il necessario quando arriva Veronica e scopriamo che quel bagno orientale altro non era che il “BARRIO” Orientale, ossia: un quartiere affollato di cinesi sotto un caldo infernale… Addio relax!
Indicazioni stradali ad Hong Kong
New Territories (HONG KONG)
Siamo nella caotica Hong Kong. Adoriamo esplorare nuovi posti interagendo con i locali e spesso capita di domandare informazioni ai passanti. Ci fermiamo ad un “7eleven” per chiedere come raggiungere il Nan Lian Garden…
Ci sono tre commesse…
La prima, ci risponde un pò in inglese ma poco dopo passa al cinese (per noi incomprensibile). Se ne rende conto e ci dice di aspettare mentre chiama la seconda. Questa comincia in cinese ma dopo un po’ capisce che non è il caso…
Chiama la terza, il capo! Finalmente…
Comincia, come una mitragliatrice a darci chiare e dettagliate spiegazioni ed indicazioni, complete di gesti per circa cinque minuti senza mai prendere fiato, tutto in perfetto cantonese.
All’inizio io e Nick ci guardiamo increduli, poi cominciamo a ridere con le lacrime mentre lei ci parlava, la situazione è paradossale, lei imperterrita spiega tutto in cinese a due piegati in due dall’imbarazzo e dalle risate!
Il biglietto nel bus
Tsim Shai Tsui (HONG KONG)
In un bus di Hong Kong.
Come in Inghilterra, il biglietto si acquista direttamente sul mezzo dall’autista. Si infilano le monete in una cassetta e, dopo aver pagato, puoi recarti al tuo posto…
Detto fatto, infilo il corrispettivo esatto del biglietto ed attendo che l’autista mi faccia un cenno per potermi andare a sedere… Ma non lo fa… Attendo un pò mentre ma una ragazza dietro di me mi dice: “E’ inutile che aspetti, qui non li contiamo i soldi, ci fidiamo…”!
La ragazza di cuore
Hong Kong Island (HONG KONG)
Siamo ormai ad Hong Kong da un pò di tempo ma riusciamo sempre a stupirci da ciò che ci succede. Ad esempio mi ha colpito molto la grande generosità, rispetto ed educazione dei suoi abitanti.
Quando chiedi un’informazione si sentono quasi in debito di aiutarti, addirittura se non possono si mortificano e chiedono ad altri per te! Tante volte ci capita di aprire una mappa lungo la strada e puntualmente si ferma qualcuno con un: “Can I help you?”
Voglio citare un episodio su tutti: poco fa, dopo essere stati aiutati da due coppie di ragazzi a raggiungere un ufficio postale, prima di salutarci una di loro mi chiede: “Pensi che sia una ragazza di cuore?” (parole testuali) Io la guardo con un’espressione interrogativa, non capivo che intendesse. Specifica: “Pensi che sia una ragazza di cuore che aiuta la gente!” “Ma certo. Grazie, sei stata gentilissima!”
Quasi come se il mio giudizio fosse importante!
Quasi arrestati per Al Jazeera
Doha (QATAR)
Il Qatar è famoso soprattutto per la sua emittente televisiva internazionale Al Jazeera. Annoiati dalle poche attrattive della sua capitale Doha, decidiamo di fare un salto a vedere la sede di questa TV.
Tutto blindato. Notiamo un buco nella recinzione iper controllata della TV araba… decidiamo di infilarci dentro… Non l’avessimo mai fatto…
Manco il tempo di scattare una foto che una macchina bianca, dai vetri oscurati, sfreccia verso di noi e si ferma sgommando a pochi passi da noi… Un arabo dalla lunga barba nera e la tunica candida scende, ci guarda con fare poco amichevole e scuote la testa come per dire: “Mo so cazzi vostri!” Ci parla solo in arabo!
Un secondo dopo un’altra grande jeep bianca si ferma dietro di noi e scende un altro arabo in tunica bianca e radio in mano… Siamo circondati, impietriti ed impauriti… Quest’ultimo almeno capisce un pò d’inglese e comincia a farci mille domande a raffica: “Chi siete? Che ci fate qui? Da dove venite? Perché fotografavate il palazzo? Perché siete entrati? Mostrami le foto che hai scattato! Cancellale. Dimostrami che le hai cancellate!”
Ammetto di aver avuto molta paura: in queste circostanze non sai mai come può andare a finire, inoltre eravamo pure in torto…
Già mi vedevo in qualche carcere arabo accusato di spionaggio internazionale… Cerco di spiegare che avevamo trovato un buco nella recinzione ed incuriositi eravamo entrati, ma né Nick, né loro sembrano soddisfatti della mia giustificazione… Però, non so cosa succede ma quello che parla inglese si tranquillizza un attimo e ci fa cenno di sparire… Non ce lo facciamo dire due volte… Ce la siamo vista brutta!
Il taxista bengalese
Doha (QATAR)
Siamo a Doha, capitale del Qatar. Dobbiamo recarci, come di consuetudine, all’ufficio postale centrale.
Ci dicono che da qui, il taxi costa circa 5 Riyal (1 Euro)! Ma appena il taxista ci vede ce ne chiede 30!
Con il secondo contrattiamo fino a 15 ma noi puntiamo a 5 Riyals! Nulla da fare…
Al posto nostro entra un ragazzo filippino ma il taxi non parte… Vedo i due che chiacchierano ed ad un certo punto il taxista ci fa cenno di salire a bordo. L’abbiamo spuntata anche questa volta!
Durante il tragitto chiacchieriamo e scherziamo con il taxista del Bangladesh ed il suo cliente delle Filippine. Non c’è proprio da fare, noi latini siamo veramente socievoli! Arriviamo al Post Office Nazionale e quando chiedo il prezzo della corsa, il taxista ci risponde: “Nulla, ero di strada…! Però in Italia, quando incontrerai persone del Bangladesh: Aiutali!”
Mi sono sentito piccolo piccolo!
La storia del francobollo perduto
Cartagena (COLOMBIA)
Tutto cominciò una calda mattina d’estate. Lungo una classica “calle Cartagenera”, coi balconi antichi in legno, le pareti delle case coloniali color pastello e i venditori ambulanti che gironzolavano in cerca di turisti…
Due italiani, con delle cartoline in mano, pensano: “Abbiamo due minuti liberi, compriamo velocemente dei francobolli così, più tardi, con calma, le scriviamo e le spediamo”! – Ultime parole famose!
Dopo più di mezz’ora di cammino, rimbalzati da un negozio all’altro, da una specie di ufficio postale ad un’agenzia viaggi, da una succursale dell’Avianca (compagnia aerea di bandiera) all’ufficio postale centrale. Invano.
Neppure il nostro hotel, il lussuoso e cinque stelle Hilton li aveva!
Nel post office centrale ci informano che li hanno ma in quel momento non c’era il principale e quindi non potevano venderli… Non c’era il direttore? Addirittura ci vuole il direttore per vendere un paio di semplici francobolli per cartoline? Ci chiedono di tornare più tardi. Vabbè proveremo da qualche altra parte. Il primo giorno passa così.
Mentre cerchiamo, veniamo a sapere che ci vogliono 12.000 pesos per ogni cartolina.. Il corrispettivo di 3 euro a cartolina… Son matti?
Non ci perdiamo d’animo e due giorni dopo torniamo all’attacco! Giriamo tanto fino a riapprodare nuovamente all’ufficio centrale. Stessa storia della volta precedente, il direttore non c’è e dovremmo ritornare… Non abbiamo scelta! All’orario stabilito siamo lì puntuali. Stavolta ci devono accontentare… Lunga attesa. Quasi mezz’ora dopo, dopo aver compilato un modulo per l’acquisto (tipo bonifico bancario: nome, cognome, quantità di francobolli da acquistare, numero di passaporto ecc.), da una scala lontana scende un tizio con una scatola di francobolli! Ce l’abbiamo fatta, le imbuchiamo finalmente! Non sono mai arrivate quelle cartoline!
Il whiskey della frontiera
Frontiera ISRAELE – GIORDANIA
Dopo tante vicissitudini, finalmente, riusciamo a rientrare in Giordania da Israele grazie all’aiuto del nostro contatto ad Amman: Ahmad.
Quest’ultimo però ci chiede il favore di comprargli, al duty free shop della frontiera, delle bottiglie di whiskey e delle stecche di sigarette.
Lo seguiamo. Scavalchiamo una rete ed entriamo nel negozio. Dovevamo immaginarlo però che una cosa del genere in una frontiera di due nazioni abbastanza “calde” non sarebbe passata inosservata…
Poco dopo il mio passaporto è nelle mani di due guardie arrabbiatissime che mi rimproverano in arabo duramente e mi ordinano di seguirli… Lo faccio e dietro me si muove tutto il gruppo dei miei amici (Nick, due ragazze ungheresi raccattate alla frontiera e altri quattro italiani). L’unione fa la forza!
Quando la guardia vede tutte quelle persone, si ferma, mi chiede: “Ma son tutti con te?” – Un pò rassegnato, mi ridà il passaporto e mi dice: “Sparite!”
Il linciaggio in diretta
Kerak (GIORDANIA)
In viaggio in Giordania, lungo la strada per Kerak abbiamo assistito, dal nostro van, ad un vero e proprio linciaggio in diretta.
Da quello che abbiamo potuto capire: un uomo aveva investito con l’auto una persona, a quel punto tutti i parenti e i vicini del ferito sono insorti e scagliati contro il conducente della macchina con pugni, calci, bastonate, pietrate mentre il povero malcapitato, barricatosi nella propria auto cercava di scappare via.
Mi ha impressionato molto assistere ad una scena così cruda e feroce, sembrava una di quelle sequenze che spesso si vedono al telegiornale sulle insurrezioni popolari in Medio Oriente.
Il tuk tuk anfibio
Dickwella (SRI LANKA)
Dopo un’intensa esperienza di volontariato nello Sri Lanka meridionale, decidiamo di tornare a Matara (43 km di tuk tuk) a salutare la nostra amica belga Ann. Di notte, senza luci per strada, con il nostro tuk tuk molto approssimativo… Comincia a diluviare, io e Nick ci guardiamo senza parlare ma i nostri sguardi sono molto eloquenti, come per dire: “Ma chi ce l’ha fatta fare?”
Il nostro tuk tuk navigava incerto in quei torrenti di fango costeggiando l’oceano in tempesta, mentre ogni sorta di veicolo: dalle biciclette ai grossi tir ci sfioravano ed ci evitavano all’ultimo momento facendoci sussultare ogni volta.
All’improvviso comincia ad inerpicarsi su una strada mai vista… Gli chiedo: “Sei sicuro che è la strada giusta?” E lui: “No” E continua come se niente fosse a percorrerla mentre da fuori ci arriva solo acqua. Comincio ad innervosirmi. Gli intimo di fermarsi e chiedere informazioni. Lui: “Ok”. Ma continua come se niente fosse.
Perdo la pazienza. Lo faccio fermare, chiediamo informazioni ad un’anziana donna con la nipote, mi faccio prestare il cellulare dall’autista e chiamo Lucky, il nostro contatto. Mossa giusta, ripartiamo e finalmente, dopo varie peripezie, arriviamo sani e salvi a destinazione!
L’ufficio postale fantasma
Matara (SRI LANKA)
Come da tradizione, devo fare un salto veloce in uno dei tanti uffici postali dei luoghi che visito. Siamo nel sud dello Sri Lanka. In giro con il nostro tuk tuk, lo faccio fermare appena intravedo in lontananza il simbolo della posta, devo acquistare dei francobolli… Entro e all’interno c’è una misera scrivania, un armadietto vecchiotto, un poster blu di un politico locale e nessuno…
Documenti, fogli sparpagliati qui e lì… Ma nessun dipendente! Esco fuori, chiedo informazioni e qualcuno mi dice che potrei provare a bussare a casa di qualcun altro e chiedere di un postino non lontano da lì…
Mah, meglio provare altrove!
Tsunami alert
Dickwella (SRI LANKA)
E’ il giorno del mio compleanno e siamo nella parte più a sud dello Sri Lanka, una delle più devastate dallo tsunami del 2004.
Mark sta facendo la doccia, Nick è a letto ad annotare le ultime avventure sul diario quando un ragazzo dello staff ci piomba in camera urlando che c’è pericolo tsunami e scappa via.
In pochi secondi siamo alla reception, siamo molto agitati, soprattutto ripensando ai danni catastrofici successi qualche anno prima qua.
Ci conducono, in fretta e furia, prima sulla torre della discoteca, (il punto più alto del resort) dicono che lì, lo tsunami, quella volta, non riuscì ad arrivare. Siamo sempre più preoccupati anche perchè siamo gli unici presenti nell’hotel!
Qualche ora dopo veniamo contattati da un anziano biologo marino belga che ci viene in soccorso offrendoci ospitalità a casa sua. Lui abita nell’entroterra, su una collina; lì dovremmo essere al sicuro. Che strizza!
Ospiti non invitati
Dambulla (SRI LANKA)
Siamo in un bungalow nella jungla singalese.
Una sera rientriamo stanchi morti in camera ma veniamo subito colpiti da una strana macchia nera sullo zaino di Nick… Fatichiamo un pò per liberarcene…
Da quel momento, oltre a “tappare” ogni piccolo foro con l’esterno (persino quello della porta con calzini, infradito e scarpe) diventerà una consuetudine il breve check al rientro in camera dopo una giornata trascorsa fuori. A fine viaggio all’appello non mancava nessuno: grilli, mantidi religiose, grandi scarafaggi…
Il poliziotto beliziano
Belize City (BELIZE)
Siamo nel piccolo stato centro-americano del Belize e dovremmo rientrare in Messico dove abbiamo tutte le nostre cose, i nostri zaini, soldi ecc.
Rimasti con pochi soldi a causa dei problemi con l’ATM cerchiamo in tutti i modi di scoprire se esiste una tassa d’uscita dal Paese e se sì a quanto ammonterebbe in modo da non trovarci nei guai una volta giunti alla frontiera!
Giriamo tantissimi uffici sia della polizia che della finanza locale senza risultato fino a che un saggio agente ci dà la “dritta” fondamentale, ci consiglia testualmente e seriamente ciò: “Ragazzi… voi, arrivati alla frontiera vedrete quanto dovete pagare di tasse!” Ah, finalmente, risolto questo grande quesito ritorniamo a goderci la visita della città, col dubbio se scherzasse o fosse serio!
“L’Europa è lontana”
Pararapuru (PANAMA)
Nella verde jungla panamense, cercando di interagire con una tribù che non ha avuto molti contatti con gli occidentali… improvvisamente mi si avvicina un uomo che da lontano mi fissava… In uno spagnolo stentato mi chiede: “Da dove vieni, da lontano?” -“Italia!” rispondo io, sicuro.
“Ah!” e continua ad osservarmi con l’aria di chi non è molto convinto, poi si fa coraggio e continua: “E dov’e’ l’Italia, lontana?” – Un pò sorpreso da quest’ultima domanda, rispondo: “Si trova in Europa!”… lui annuisce e continua ad osservarmi un pò perplesso, a questo punto lo anticipo: “Sai dov’e’ l’Europa?” – e lui un pò timidamente scuote la testa. Teneramente rispondo: “Lontana, amico mio, lontana!”
La donna misteriosa
Marsa Matrhou (EGITTO)
Siamo nel nord dell’Egitto, in giro con il nostro driver su un fuoristrada con tanto di scorta armata.
La nostra attenzione viene colpita dalle grida di ragazzini…
Provengono da una scuola elementare nei paraggi. Ci avviciniamo e subito vediamo che una marea di bambini urlanti arrampicarsi sul cancello principale per farci le feste.
Improvvisamente sbuca dal nulla una donna, con un burqa tutto nero e in un buono inglese, ma bruscamente, ci chiede: “What do you want?” Intervengo per calmare la situazione, lei mi osserva un pò e comincia ad allontanarsi da noi dicendoci freddamente: “Follow me!” (“Seguitemi”); un pò perplessi e meravigliati decidiamo di seguirla… Improvvisamente vediamo i nostri due autisti correre verso di noi intimandoci di fermarci. Poco dopo eravamo di nuovo in auto con loro, lontani da quella scuola…
Non siamo mai riusciti a scoprire il motivo della paura dei nostri autisti quando ci hanno visto seguire la “donna fantasma” e a rendere ancora più misteriosa questa storia s’è messo anche il fatto che, mentre succedeva tutto ciò, lei non s’è mai voltata verso di noi o risposto qualcosa ai nostri autisti/body-guards, e così com’era venuta, allo stesso modo è scomparsa…
Il venditore di hagheb
Alessandria d’Egitto (EGITTO)
Siamo nella antica Alessandria d’Egitto. Ci fermiamo lungo la strada da un tipo che vende gli “hagheb” (i colorati veli delle musulmane), in un attimo, inspiegabilmente, si raduna una folla assurda, tante donne vogliono comprare questi veli. Il venditore ambulante, notando la grossa folla, si sposta per prendere un altro pacco di nuovi veli e me ne lascia tra le mani una dozzina. Io, senza neanche rendermene conto, mi ritrovo improvvisamente sommerso da tutte queste donne che cominciano a sfilarmeli dalle mani, a tirarli via quasi come se li regalassi. Mi son sentito in imbarazzo!
La coca cola d’oro
Parigi (FRANCIA)
Siamo nel famoso “Quartiere Latino” di Parigi alla ricerca di un ristorantino tipico per assaggiare alcune delle specialità del posto… Un manifestino attrae la nostra attenzione. Menu turistico: “Antipasto, primo e secondo piatto: 14 Euro!” Un buon compromesso, pensiamo! Cenetta tipica parigina a base di escargot ma il conto stratosferico ci rovina la digestione! Più del doppio di quanto ci aspettavamo…. “Niente paura, avranno sbagliato qualche calcolo“, esclamo io… E invece no! Le bibite erano a parte, e questo si sapeva, ma ciò che c’era sfuggito era il prezzo delle bibite: una bottiglietta d’acqua da 0,5L (6 euro), e con quel caldo ne abbiamo ordinate fin troppe fino alla bottiglia di un litro di coca cola (15 euro)… Va bene tutto però quando viaggiate, prestate sempre attenzione a questi ristoratori furfanti perchè la qualità deve essere valorizzata e pagata ma, a volte, si gioca sporco!
La tempesta improvvisa
Isola di Saona (REP.DOMINICANA)
La Repubblica Dominicana è fantastica. Oggi abbiamo visitato la selvaggia Isla Saona e dopo 45 minuti di navigazione verso Bayahibe, dove alloggiamo, improvvisamente veniamo colti da un temporale tropicale molto forte e pericoloso. Vedevo addirittura i fulmini cadere in acqua! Che spavento! Juanito, il nostro contatto, decide di cambiare rotta e di dirigerci verso una piccola baia dove si intravedevano delle baracche.
Scendiamo a terra frettolosamente! Era un villaggetto di pescatori. Ci ripariamo direttamente sotto le loro baracche di lamiera sotto lo sguardo incredulo dei locali che ci osservavano in silenzio. Dopo poco smette di piovere e, per ringraziarli della “forzata” disponibilità, compriamo un pò di pesce, un bel “pargo” rosa e rosso gigante (più di due chili) e tanti altri più piccoli appena pescati. La situazione migliora notevolmente e ne approfittiamo per rientrare a Bayahibe.
Il taxi a fuoco…
L’Avana (CUBA)
In giro per la magica Avana, Cuba. Ecco il nostro taxi: una vecchissima Cadillac, senza optional, anzi, senza neppure le cose basilari quali freni, cinture di sicurezza, maniglie per la portiera ecc.; per non parlare poi della parte meccanica… Rumori sinistri e forti odori dal basso…
Quest’auto si accendeva solo a spinta!
A metà tragitto il conducente s’è dovuto fermare per il forte odore di bruciato, ha aperto il cofano e un’ondata di fumo nero l’ha avvolto… sembrava la scena di un cartone animato, peccato però che pure noi stavamo soffocando per quei veleni.
Abbandonati in un’isola di Capo Verde
Ilha Boavista (CAPO VERDE)
Volo Ilha Boavista – Ilha do Sal ore 17.20. Capo Verde.
Arriviamo nel piccolo aeroportino dell’isola di Boavista alle 16.30 e vediamo le ultime persone di una fila che si stavano imbarcando… “Tranquilli, non è il nostro aereo, il nostro decolla tra 45 minuti...” affermo tranquillamente io, del mestiere! E invece era proprio il nostro… L’ultimo volo, nonché unico del giorno!
Comincia il putiferio!
Urla di tante persone avvelenate, si sentivano grida in italiano, inglese, portoghese. Mia zia, (agente di viaggi), che inveiva contro la responsabile dell’aeroporto, una coppia di capoverdiani contro un’altra responsabile, due turisti brasiliani contro altri addetti ancora.
L’aereo decolla con un larghissimo anticipo… probabilmente era in over-booking, ma noi facciamo tanto di quel casino che ad un certo punto arriva persino la polizia. Non cambia nulla, continuiamo finchè anche loro se ne vanno via non sapendo come comportarsi…
Siamo senza soldi, senza cibo e vestiti (in fondo, per noi era solo un day trip dall’Isola di Sal)…
Riusciamo a raggiungere un accordo e ci offrono una pensioncina non lontana dall’aeroporto e l’opzione di prendere il primo volo utile il giorno dopo!
I gemelli diversi
Bilbao (SPAGNA)
Alla ticketteria del Guggenheim Museum di Bilbao, Spagna.
Angelo e Jeff: due gemelli perfettamente uguali… (cambia la basetta!)
Angelo: “Un biglietto per la visita del museo”.
Cassiera: “Quanti anni hai?”
Angelo: “27“.
Cassiera: “Fino a 26 anni c’era lo sconto, peccato, paghi il biglietto intero!”
Tocca a Jeff: “Un biglietto anche per me!”
Cassiera: “Quanti anni hai?”
Jeff, un pò titubante: “26“. Cassiera: “Per te c’è lo sconto!“
Scoppiamo a ridere con le lacrime agli occhi! Chissà, forse non si somigliano così tanto dopotutto!
Menu a sorpresa
Skopije (MACEDONIA)
Arriviamo dopo tanto peregrinare a Skopije, capitale della Macedonia; siamo stanchi morti, fa molto caldo e cerchiamo un ristorantino carino per rifocillarci. Eccone uno che fa proprio al caso nostro: delizioso, all’aperto e pieno di bella gente.
Ci accomodiamo ma… il menu è scritto solo in cirillico!!! Chiediamo aiuto alle cameriere ma nulla da fare, nessuna parla inglese… A questo punto, chiudiamo gli occhi e ordiniamo ciò che le nostre dita indicano sul menu… mangeremo quello che decide il caso!
Pietanze a sorpresa! Molto divertente se non fosse per l’insalata di cipolle che mi è toccata!
Attenti agli zaini!
Skopije (MACEDONIA)
Durante un inter rail nell’Europa dell’Est raggiungiamo la capitale della Macedonia; siamo a Skopije! Trasferimento Stazione Ferroviaria – Albergo… Chiamiamo un taxi e si presenta una vecchia e piccola Yugo gialla… capiamo presto che non avrebbe mai potuto portare tre ragazzi con i loro enormi zaini! Ma niente paura, il taxista, non avrebbe mai rinunciato a quel guadagno, infila i tre zaini nel cofano… metà all’interno e metà fuori…
Trasferimento Stazione Ferroviaria di Skopije – Albergo… Tre teste preoccupate, sporgono dai finestrini di una vecchia Yugo temendo per i propri zaini… Che tensione quando ci fermavamo ai semafori con tutti quei motorini che ronzavano attorno alla nostra macchina…
Il coltello in aeroporto
Roma (ITALIA)
Durante uno dei numerosi controlli del bagaglio a mano nell’aeroporto di Fiumicino a Roma, al passaggio di Nick sotto al metal detector vediamo due poliziotti che iniziano ad agitarsi. Scatta la sirena ed intimano al perplesso Nick di aprire lo zainetto e cominciano una minuziosa ricerca, come se già sapessero cosa cercare, non era un controllo ma una vera e propria ricerca.
Dopo un pò, spazientiti, si avvicinano al mio amico e con aria boriosa dicono: “Dai, falla finita, caccia ‘sto coltello!” (Come per dire, smettila che ti abbiamo scoperto).
Vedo Nick diventare di vari colori e poi sbotta in un: “E caccialo te ‘sto coltello” porgendo loro di nuovo il suo zaino. La tensione è alle stelle ma fortunatamente, dopo vari altri controlli, tutto si risolve pacificamente. I poliziotti avevano preso un abbaglio! Meglio così!
La bomba di Belgrado
Belgrado (SERBIA)
Ci troviamo nella nostra stanza d’albergo a Belgrado, in Serbia, e stiamo cercando di cucinare un pò di pasta con il nostro fornellino da campeggio a gas. Improvvisamente si spegne la fiamma, sarà terminata la bombola del gas… “Ed ora? Come si cambia?”
Ci prova il Roscio, alza qui, tira lì, lascia il dito, tira la molla… ad un certo punto sentiamo il rumore e la puzza del gas uscire fuori dalla bomboletta appena rotta… Impauriti, per istinto, lanciamo tutto dalla finestra aperta accanto a noi (siamo al terzo piano)….
Tonfo dal basso, per fortuna, non passava nessuno e non facciamo grossi danni…
In Italia ci avrebbero arrestati, qui, invece lo staff dell’albergo scoppia a ridere, anzi ci invitano ad usare addirittura la loro cucina! Ok: Spaghetti party stasera con tutti quelli che lavorano qui!
Incontri notturni in stazione
Belgrado (SERBIA)
Attraversiamo la stazione ferroviaria di Belgrado, in Serbia, per raggiungere il nostro hotel, sito nei paraggi, quando due loschi figuri si avvicinano a noi e bruscamente cominciano a parlare in serbo. Mark li liquida subito e continua a camminare quando questi gli si parano davanti e mostrano un tesserino lasciando intravedere una pistola. Fortunatamente erano poliziotti e volevano vedere i nostri passaporti. Noi non li avevamo con noi, li avevamo lasciati in hotel! – “E’ la fine“, penso tra me e me, invece, questi due, appurato che eravamo italiani, si fanno una risata e ci lasciano andare….!?!
Il “portoghese” in Italia
Ostermundigen (SVIZZERA)
Sono ad Ostermundigen, in Svizzera. Dopo più di un mese di inter rail in Scandinavia ho finito tutti i soldi e, per tornare a casa, mi sto spacciando per portoghese con il biglietto del mio amico Pedro…
Mi spiego meglio: quando si viaggia con un biglietto dell’inter rail si acquistano determinate zone d’Europa, lì si ha una sorta di abbonamento ferroviario temporale che però non copre la propria nazione. Fingendomi portoghese, con un biglietto inter rail comprato in Portogallo, se ce la faccio, sto tentando di arrivare fino in Calabria, dove i miei genitori sono in vacanza, gratuitamente! Contemporaneamente, Pedro con il mio biglietto italiano, sta provando lo stesso brivido ritornando a casa ad Oporto!
Più tardi. E’ stata dura, quasi ventiquattro ore senza parlare per non farmi scoprire ma ce l’ho fatta! Muito obrigado!
Dove si va?
Zawiercie (POLONIA)
Ci troviamo a Zawiercie, un piccolo e sconosciuto paesino della Polonia rurale. Ma come ci siamo finiti? Mentre io e Pedro attendavamo il nostro treno per Bratislava nella stazione di Czestochowa, due barboni hanno cominciato a molestarci cercando di derubarci. A quel punto decidiamo di salire sul primo treno in partenza per liberarci dei due ubriaconi e scendiamo nella prima stazione disponibile: Zawiercie.
Un posto sconosciuto anche agli stessi polacchi. Questo luogo non è riportato nemmeno nella cartina…
Da qui non ci sono treni per Bratislava, in Slovacchia! Salta allora il nostro progetto. Scopriamo che da lì potremmo optare per Brno, in Repubblica Ceca anche se il nostro treno passerà verso mezzanotte, tra parecchie ore… Speriamo bene!
Mentre attendiamo, riscaldandoci con un buon tè caldo, sentiamo il megafono della stazione annunciare l’arrivo di un treno ed elncare tutte le sue tappe; ce n’è una che suona molto simile a Vienna. Corro al banco informazioni che sta per chiudere e chiedo conferma della mia intuizione. Avevo ragione ed ecco che in poche ore dalla Slovacchia ci ritroviamo quasi diretti in Repubblica Ceca ma finiamo in Austria! Il bello dei viaggi all’avventura!
“Pestami il piede!”
Riga (LETTONIA)
In discoteca, allo “Slepenais Exsperiments” di Riga, in Lettonia, mentre ballavo un tipo mezzo ubriaco mi si avvicina e comincia a parlarmi in lettone indicandomi il suo piede. Io ero solo con Pedro ed ero sicuro che di lì a poco sarebbe scattata una rissa.
Da quanto avevo capito: ballando gli avevo pestato il piede e quindi…
Dopo tanto parlare, ma tanto, capiamo che, in realtà, era lui che aveva pestato il mio piede e, secondo le loro usanze, dovevo pareggiare il conto pestandogli il suo. Mi sembrava surreale e non ero sicuro di aver capito bene quindi cercavo di dirgli che per me era tutto ok!
Allora questo personaggio, spazientito, prende la mia gamba, mi fa alzare il piede, infila il suo piede sotto al mio e lascia cadere la mia gamba finchè non gli pesto il piede.
Soddisfatto e contento di aver risolto la faccenda, tranquillamente, con il piede pestato, se ne va via.
“S’è aperto!”
Cesis (LETTONIA)
Finalmente si apre il mio paracadute! Lungo sospiro di sollievo! Ma non era finita lì!
Krists mi aveva detto che poteva succedere che i fili s’ingarbugliassero, il cosiddetto “avvitamento”. Se accadeva dovevo: restare calmo, chiudere gli occhi e il paracadute avrebbe fatto tutto da sè! (parole testuali del mio amico) Vabbè, figuriamoci se succedeva proprio a me! Ma come me ne sarei accorto? Bastava portare il capo all’indietro, se avessi trovato qualche impedimento allora era accaduto!
Non ci credo… succede proprio a me! Cerco di tranquillizzarmi quando il mio paracadute comincia a farmi roteare su me stesso finchè, finalmente, si apre completamente e rallenta la mia caduta!
Ce l’ho fatta!
Il camion e l’aereo
Cesis (LETTONIA)
Krists ci invita a fare un voletto su un aereo da lui pilotato.
E’ un quadriposto russo. Davanti c’è il mio amico lettone e un altro pilota, dietro: io e Pedro.
Krists ci fa fare un volo molto piacevole sereno. Abbiamo fatto tre touch and go senza problemi, addirittura ad un certo momento, per fare una foto togliamo anche la cintura di sicurezza e tentiamo di allacciarla.
Non posso dire la stessa cosa del suo amico. Comincia subito a fare acrobazie in volo. Prima punta il cielo a 180°, poi, col motore a minimo, l’aereo, per gravità, si rovescia e cade in picchiata… Ma la nostra cintura non era fissata bene e quindi veniamo “proiettati” di botto verso l’alto dando una dolorosa testata al tettuccio! Che spavento e che male!
Ultimo brivido l’atterraggio. Tagliamo perpendicolarmente una superstrada a circa due metri dalla terra, il tutto mentre sopravviene un camion che strombazzava impazzito… Ma chi ce l’ha fatto fare?
Il traghetto finlandese
Helsinki (FINLANDIA)
Siamo fermi nel porto della capitale finlandese da qualche ora. Il nostro traghetto per Tallinn è ancora fermo qui mentre tutti gli altri vanno via… Il megafono ci avvisa che: “Se per le ore dieci non si risolve il problema… Tenteranno di risolverlo!” Che vuol dire?
Qualche tempo dopo, di nuovo il megafono ci informa che c’è la possibilità di cambiare traghetto visto che il danno non era ancora stato riparato! Panico a bordo! Tutti si scagliano verso le porte d’uscita, quasi come se stesse affondando il Titanic, e noi, quando riusciamo a capire ciò che sta succedendo rimaniamo tra gli ultimi della fila!
Nonostante tutto, riusciamo ad infilarci tra i primi e attendiamo l’apertura delle porte del nuovo traghetto. Quando finalmente stiamo per entrare veniamo fermati perchè il nostro biglietto non andava bene per quella compagnia! Ma non c’è problema, dobbiamo solo ritornare al desk e farcelo cambiare gratuitamente. Pedro s’incarica del cambio! Passano centinaia e centinaia di passeggeri ma il mio amico portoghese sembra svanito nel nulla… Alla fine rimango solo con uno steward, una hostess e i nostri due zaini!
Arrabbiatissimo inizio a discutere con lo steward che non ci aveva fatto entrare e lui, molto cortesemente, va a cercare Pedro e gli fa saltare la lunga fila che nel frattempo s’era formata per il cambio del biglietto… Ma i posti son terminati. O paghiamo un’astronomica cifra per la prima classe o attendiamo quattro ore il traghetto successivo!
Attendiamo e notiamo una coppia che, correndo verso un gate semichiuso, cerca di imbarcarsi all’ultimo momento! Pedro mi guarda e corre lì, lo seguo. Scavalchiamo un cancello e siamo dentro. Ci giriamo intorno e notiamo qualcosa di familiare! Era lo stesso traghetto che un’ora prima avevamo abbandonato perchè non partiva! Oh no, di nuovo punto e daccapo. Ma stavolta il danno è riparato, si riparte.
All’improvviso l’odiato megafono dice qualcosa in finlandese. Vediamo tutti precipitarsi ai piani inferiori. Oddio, che altro è successo ora? La compagnia per scusarsi del ritardo offre a tutti il pranzo gratis al ristorante“! Finalmente una buona notizia!
“Nessuno ci caccerà dal treno”
Colonia (GERMANIA)
Stiamo viaggiando in un treno notturno in Germania durante uno dei tanti inter rails. Ci sistemiamo in un comodo scompartimento quando poco dopo entrano due controllori ferroviari. Stile nazisti ci dicono che senza prenotazione dovremo viaggiare nell’ultimo scompartimento, dove sono stipate le biciclette. Nessun problema.
Lì troviamo una coppietta di finlandesi e un danese. Col passare del tempo arriva un norvegese, un americano e un’indiana. Eravamo tranquilli e si stava bene tra inter railers. Proprio mentre affermo: “Ragazzi state tranquilli, nessuno ci caccerà dal treno…. Varremo più di una bicicletta!” Si spalanca la porta ed entra un controllore, stile SS Nazista, dice due parole solo: “No reservation? Out!” Alla prima stazione veniamo “cacciati” in malo modo dal treno, come se chissà quale grande reato avessimo commesso!
Siamo a Dusseldorf, sono le quattro del mattino. Si avvicina la polizia a noi come se fossimo dei criminali, và a sapere che la prenotazione (sei miseri marchi) non l’avevamo perchè bisognava acquistarla 24 ore prima e noi non eravamo nemmeno in Germania il giorno prima! Esterrefatto, tutto il gruppetto mestamente se ne va, ma non ci perdiamo d’animo. Cerchiamo il primo treno per Amburgo ma bisogna prenderlo a Colonia (da dove eravamo partiti). Ritorniamo con un altro treno al punto di partenza. Paghiamo una costosissima prenotazione e attendiamo varie ore il nostro treno! Grazie Germania!
I due vecchietti
Cerro Maggiore (ITALIA)
Mia zia ci presenta due vecchietti, suoi due vicini di casa. Uno di loro ha 85 anni e si ostina a parlare con Pedro in italiano. Intervengo: “Mi scusi, Pedro è portoghese, non capisce l’italiano!” Lui mi guarda un pò perplesso e continua a chiacchierare con Pedro nella nostra lingua. Di nuovo cerco di spiegare, stavolta mimando e facendo anche dei gesti indicando le orecchie.
Forse ci son riuscito! Quando lui esclama trionfale: “Ah, scusi, poverino! E’ sordo!“
L’ultima onda
Lavra (PORTOGALLO)
Che romantica la spiaggia quando l’Oceano è in tempesta! E’ fine dicembre e sono a Lavra, in Portogallo, davanti all’Oceano Atlantico.
Vedo una grande roccia non lontana dalla spiaggia, circondata dall’acqua ma ogni tanto, quando le onde, dopo aver battuto sulla battigia si ritraevano, lasciavano un breve tratto libero che, con uno scatto, ti permettevano di raggiungere la roccia senza bagnarti. Che idea. Decido di fare una foto proprio sulla roccia. Mi organizzo con Pedro, calcoliamo i tempi giusti e mi preparo a correre alla prima occasione utile.
Le acque si ritirano ed io corro lesto sulla roccia. Salto. Tutto ok. Mi tengo in equilibrio, sono sopra, ce l’ho fatta! Mi volto un attimo ad ammirare la maestosità dell’Oceano ma… vedo in lontananza una grande onda che si avvicina in fretta, troppo in fretta e minacciosamente verso di me… Mi sento perduto. Si infrange sulla roccia, un secondo dopo sono bagnato fradicio! Dalla testa ai piedi. Fortunatamente dopo un pò l’acqua si ritira. Salto e via sulla spiaggia. Mentre Pedro era steso a terra che stava morendo dalla risate, mestamente, con la coda “bagnata” tra le zampe me ne vado a casa…
La tempesta di sabbia
Lavra (PORTOGALLO)
Mentre cercavo alcune conchiglie sulla battigia della spiaggia portoghese di Lavra, vedo in lontananza un grosso cane che sbuca da una casetta abbandonata e corre verso di me abbaiando; io: tranquillo per il proverbio/teorema: “Can che abbaia non morde“, continuo quasi indisturbato la mia raccolta… All’improvviso si ferma, smette di abbaiare e fugge via impaurito, questa scena mi sorprende molto ma non ho nemmeno il tempo di capire ciò che sta succedendo quando una tormenta di sabbia si abbatte su di noi. Finiamo in una vera e propria tromba d’aria. Che dolore. Avevo la sensazione come se mi pungessero con dei piccoli spillini migliaia di volte al secondo…
Turni di guardia nel treno notturno
Bucarest (ROMANIA)
Ci troviamo in Romania durante uno dei tanti inter rails. “Vediamo se riesco ad addormentarmi anche se sarebbe meglio evitare visto che tutti questi zingari si infilano negli scompartimenti e rubano di tutto. E ci è pure successo, ma per fortuna eravamo mezzi svegli”…
Nel cuore della notte, era il turno di guardia Mark; Luca era in dormiveglia, all’improvviso si apre un pochino la porta del nostro scompartimento e una mano di ragazzino, sporca, si infila dentro in direzione di un nostro marsupio. Mark di istinto gli dà un pugno sul braccio e questa mano sparisce in un batter d’occhio. Sento Mark esclamare tra sè: “Fucking gipsy!”
Il treno diviso in due
Istanbul (TURCHIA)
Lo zaino del turco
Atene (GRECIA)
Arriva il treno per Pythion, confine greco con la Turchia e in fretta e in furia ci sistemiamo all’interno. Tarenc, il nostro amico turco, posa il suo zaino sul sedile e sparisce.
Il treno sta per ripartire ma nessuna traccia di lui. Cerchiamo in tutti i modi di ritardare la partenza ma invano… Anzi ci riusciamo ma solo per pochi minuti… Dopodichè il treno parte ma senza il nostro amico a bordo, almeno così credevamo… D’istinto, Luca afferra lo zaino del nostro amico e, convinto che lui stesse ancora giù, lo lancia ad un controllore a terra.
Un secondo dopo ecco apparire tranquillamente Tarenc.
Luca crolla sul sedile con un viso pallidissimo…. Imbarazzo generale. Accompagniamo subito il turco da un controllore che ci consiglia di scendere alla stazione successiva, ritornare ad Atene, riprendere lo zaino e aspettare il treno successivo: a mezzanotte! Scusate ragazzi, volevamo aiutarvi!
“Sicuri che è il nostro?”
Irun (SPAGNA)
Siamo in Spagna, non lontani da San Sebastian. Alle 16.34 avevamo il treno per Nizza.
Ore 16.25 si ferma un treno proprio lungo il nostro binario, saliamo su e questo subito riparte.
“Sicuri che è quello giusto?” Strano che parta con 10 minuti di anticipo (in genere è il contrario)! Mi sa che abbiamo sbagliato! Panico. Scendiamo alla prima stazione, e a piedi corriamo a ritroso lungo i binari fino alla nostra stazione di partenza, ce la facciamo a prendere il nostro per un soffio!
Una notte nel parco
Dublino (IRLANDA)
Arriviamo a Dublino nel cuore della notte e non sappiamo dove dormire… Siamo senza soldi.
Basta! Pianteremo la tenda qui, in questo parco pubblico…
Che notte da incubo!
Per circa tre ore non siamo riusciti a chiudere occhio, anzi, ci siamo distesi senza sacco a pelo, vestiti e con le scarpe e addirittura col coltello in mano…
Ogni tanto sentivo fruscii, rumori di passi che si avvicinavano alla nostra tenda. E’ venerdì sera e tutti i teenagers locali sono in giro a bere, ubriacarsi e far baldoria.
Takx se la dorme dicendo: “Se ci deve succedere qualcosa, o dormiente o sveglio, succede lo stesso!” Io non la penso così e vigilo.
Finalmente è mattina, ci si avvicina un uomo e ci dice: “Non è permesso montare le tende qui… Due settimane fa due ragazzi sono stati accoltellati proprio qui”… Via
Sulla cima della collina
Thurso (SCOZIA)
Arrivati a Thurso, questa città, capolinea del Regno Unito, dinanzi alle Isole Orcadi e scelta proprio perchè è l’ultima città a nord della Scozia, decidiamo di accamparci su un’immensa distesa verde dove stonavano i colori delle tende ad igloo sparse qui e lì; ci sono delle Harley Davidson parcheggiate accanto ad alcune tende, dei bambini giocano vicino ai loro camper… Monteremo la nostra tenda nel punto più solitario del campo, proprio a ridosso di un burrone che da sul Mar del Nord… Passeremo la notte qui… In verità avrei voluto piantare la nostra tenda sulla bellissima spiaggia proprio alla base del burrone…
[N.d.r. La mattina successiva, con l’alta marea, quella spiaggetta era sparita completamente, anche stavolta ci è andata bene!]
"Incamminati con cautela in questo fragile mondo."
Cartello a Jomoson nel Mustang - Nepal
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