Togo

Capitale:
Lomè

Moneta:
Franco CFA

Periodo migliore:
tutto l’anno

In una parola:
Un-lah-wah-lay (buongiorno)

Vaccini:
Vaccinazione obbligatoria: febbre gialla; consigliata la profilassi antimalarica.

Esperienze da vivere:
Farsi confezionare un abito su misura con le stoffe locali nel caotico mercato di Lomè; Perdersi tra i feticci ed i riti degli stregoni in uno dei tanti Marchè des Feticshes togolesi; Entrare, con rispetto e discrezione in uno dei tanti villaggi tribali del nord Togo ed assistere a una delle loro danze e riti ancestrali

I fachiri di Sokodè

AVVENTURA IN VAN DAL nord del togo fino alla capitale lomè TRA ORFANOTROFI, VILLAGGI TRIBALI e riti ancestrali di vecchi stregoni

In questa indimenticabile avventura abbiamo noleggiato un van con autista ad Accra ed percorso tutto il Ghana da sud a nord fino al Benin attraverso il piccolo Togo.
Visitando questi Paesi è possibile farsi un’immagine quasi completa di queste terre così lontane da noi: la natura delle foreste tropicali, le spiagge meravigliose ancora sorvegliate da fortezze coloniali, i mercati dei feticci, i villaggi tribali dalle architetture e dalle decorazioni impressionanti, gli stregoni con i feticci, un’esperienza vissuta cercando di instaurare un rapporto più diretto con gli abitanti. 

Volando con la Royal Air Maroc abbiamo avuto la possibilità di imbarcare ben due bagagli da 20 kg ciascuno; l’occasione giusta per portare con noi aiuti per i vari orfanotrofi che visiteremo lungo il nostro tragitto: medicinali, giochi, materiale didattico, vestiti fino ad una pompa dell’acqua di un furgone richiestaci da un missionario in Benin. Non sarà un viaggio facile, ci troveremo a dormire nei posti più disparati, dalle panche di una chiesa di suore carmelitane alle capanne sulle palafitte; verremo fermati decine di volte da posti di blocco improvvisati da poliziotti corrotti in cerca di mazzette ma potremo dire, al termine di quest’esperienza nell’Africa dell’Ovest, di aver ricevuto più di quanto abbiamo offerto. I sorrisi dei bambini degli orfanotrofi, le loro domande innocenti, i loro sguardi ci riempiranno il cuore per sempre.
Salite a bordo con noi: si parte!

Il nostro itinerario suggerito (11 giorni)

due giorni:

Kara

tre giorni:

Kabyè (visita alla tribù Tamberna)

due giorni:

Sokodè

tre giorni:

Lomè, Ouakè

un giorno:transfer verso Ghana o Benin via terra o volo per le maggiori città africane

06 marzo Kara (Togo)

Entriamo in Togo via terra dal confine nord con il Ghana!
C’è tanta gente ed il classico caos da frontiera, in Africa è sempre amplificato!
Mentre attendiamo il nostro turno notiamo gruppi sparuti di persone che lasciano o entrano in questa piccola nazione, quasi tutti senza documenti e per pagare l’accesso svuotano borse o bisacce a favore degli avidi poliziotti.

Finite le formalità burocratiche, manco il tempo di ripartire che troviamo il primo posto di blocco di una lunga serie, ce lo aspettavamo e sarà un continuo per tutto il viaggio.

Posto di blocco per modo di dire… Due bidoni posizionati a centro strada e un ragazzone robusto in canotta e cappello da pescatore che ci chiede 10.000 CFA (circa 20 euro) dopo aver ispezionato tutto il van e non aver trovato nessun difetto.

Contrattiamo duramente e alla fine la spuntiamo… I bidoni vengono rimossi e noi ce ne andiamo vincitori… almeno per stavolta!

07 marzo Kabyè (Togo)

Percorriamo la strada principale togolese che dalla capitale Lomè porta dritto alle porte del Burkina Faso, non è male tutto sommato perché non ci sono i fastidiosi dossi ghanesi.
Poco prima della città di Kandè voltiamo e ci immettiamo in una stradina rossa e polverosa… in pochi istanti siamo inghiottiti da una nube rossa… siamo nel regno dei Tamberna.

Con l’ausilio di una guida ci affacciamo, con rispetto, a uno dei tanti villaggi dall’architettura elegante e superba.

E’ incredibile che questi piccoli fortini siano fatti di terra ed acqua e durano da 100 anni. Veniamo accolti da donne dai cappelli dalle lunghe corna e uomini che fumano lunghe pipe. Ci scrutano a lungo incuriositi…
Trascorriamo un po’ di tempo aggirandoci in quel luogo senza tempo.
Prima di andare via, alcuni uomini cominciano a suonare strani strumenti e le donne emettono sordi suoni gutturali mentre altre danzano sinuosamente… è uno spettacolo ancestrale e noi ci facciamo travolgere dalle emozioni…

Ci rechiamo all’albero sacro, un antico baobab con una grossa apertura tale da riuscirci ad entrare dentro. Trovarsi nella pancia di un baobab vecchio di 1000 anni è una sensazione strana, sembra di essere dentro a una grotta.

08 marzo Sokodè (Togo)

In serata raggiungiamo Sokodè, siamo nel sud Togo.

Ibrahim Yaya, il  pastore del “Temple de la Redemption”, ci dà l’opportunità di assistere alla danza del fuoco della tribù dei Ewe e perciò ci rechiamo nella periferia della città.
Il capo-villaggio ci accoglie facendoci accomodare su due panche. Mentre due o tre uomini suonano dei djambè, piano piano comincia a radunarsi tutto il villaggio attorno a noi. Un vecchio uomo afferra un bastone infuocato e inizia a passarselo sul braccio, poi sulla testa fino a morderlo e  masticarlo… E’ in trance. Fa impressione.

Diversi uomini si alternano in questa strana danza. Tutti entrano in questo cerchio disegnato a terra e facendo un cenno al cielo richiamano lo “spirito del fuoco” per invitarlo a lottare, così comincia la danza, i movimenti del corpo leggiadri, lo sguardo imbambolato, quasi assente, il fuoco sul loro corpo, persino sulla lingua.

Inizia a rovistare in una bacinella piena di vetri rotti, poi se li spalma addosso prima di fare lo stesso con una vecchia spada…

Improvvisamente Ibrahim ci si avvicina e ci intima di andare subito via; molti di quegli uomini erano in trance, eccitati e l’atmosfera stava diventando troppo calda e pericolosa per noi, il cerchio era diventato sempre più opprimente… è stata un’esperienza vera, autentica non turistica… proprio come piace a noi!

09 marzo Lomè (Togo)

In tarda mattinata siamo a Lomè.
Visitiamo il mercato dei feticci, assistiamo all’ennesimo rito voodoo e ci perdiamo tra le bancarelle del mercato centrale della capitale mentre un sarto cerca di confezionarci un vestito “su misura” con le stoffe locali!

10 marzo Ouakè (Togo)

Dopo un lungo viaggio, passando tra sperduti villaggi e qualche posto di blocco che non riesce a rimediare nulla da noi… vediamo in lontananza una sonnolenta bandiera togolese, non sventola, forse fa troppo caldo qui pure per lei!

Due soldati svogliatamente portano due panche vicino ad una scrivania… il tutto sotto ad un meraviglioso albero di mango, un poliziotto molto diligente ma anche tanto lento inizia a registrare ogni singolo passaporto… il suo capo in vestiti locali, è sdraiato su una panca in legno e ogni tanto impartisce qualche ordine.
Non passa nessuno, tranne qualche raro motorino… siamo gli unici presenti sul registro in data odierna.

Un’occhiata al libretto della febbre gialla e ci mandano da due poliziotti grassottelli e sudaticci… stiamo per entrare in Benin!

8 Responses

  1. Avete finito di farmi rosicare?? x farvi perdonare accetto proposta x un nuovo viaggio in quella parte di africa che ancora nn avete visto… Difficile ma dovete trovarla io voglio venire con voi❤️

    1. Non ti puoi lamentare perche’ ti avevo invitato a partecipare a questo viaggio con noi! Cmq, ci sarano altre occasioni per rivivere di nuovo insieme l’Africa!

  2. …che fortuna che hai avuto, non tutti i giorni si propongono scene così surreali per gli occhi e il corpo, hai raggiunto anche tu osservandoli una nuova e inspiegabile dimensione? Quali spiegazioni possiamo quantomeno supporre, per rendere meno cruenti questi spaccati di vita?

    1. Ciao Fabiana, non me lo so spiegare neppure io…ci siamo trovati risucchiati in questa loro dimensione cosi’ velocemente ed inaspettatamente che non abbiamo avuto il tempo di porci domande… semplicemente ci siamo goduti il momento

  3. Belle foto! Un paese particolare il Togo, sicuramente colpisce. Siete stati fortunati a vedere questa cerimonia. Io ho casulamente partecipato alla festa (ma era una cerimonia più che festa)di capodanno. Cmq un’esperienza che non sono mai riuscita a raccontare a parole, difficile immaginare l’atmosfera

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