Etiopia

Capitale:
Addis Abeba

Moneta:
Birr

Periodo migliore:
Il clima migliore si ha in gennaio e febbraio, periodo di caldo secco. Altrettanto gradevoli, ma più freschi sono i mesi da giugno a settembre.  Le piogge sono particolarmente intense da marzo a maggio e meno abbondanti da ottobre a dicembre.

In una parola:
Milikami idili (buongiorno)

Vaccini:
La malaria è diffusa; si consiglia la profilassi antimalarica nelle zone al di sotto dei 1500 mt di quota ed in particolare nella Valle dell’Omo.

Avvertenze:
– La tappa ad Addis Abeba spesso è inevitabile ma ci sono alcuni quartieri che è meglio evitare.
– Ci sono zone del Paese poco sicure, soprattutto nel Nord. Seguite i consigli di viaggio del Ministero degli Esteri.

Esperienze da vivere: Perdersi tra le tribù incantevoli della Valle dell’Omo senza pregiudizi; Navigare sulle acque del Lago Chamo alla scoperta dei feroci coccodrilli; Gustare il celebre caffè etiope assistendo a tutta la cerimonia di preparazione.

Alla scoperta delle tribù della Valle dell'Omo

avventura epica all'esplorazione di una delle aree più difficili della terra tra tribù ancestrali immersi nella vita della valle dell'omo river

Partiamo con un van dalla capitale Addis Abeba alla scoperta del sud del Paese, diretti verso la Valle dell’Omo che resta una delle regioni più selvagge d’Africa; si rimane subito affascinati dalla bellezza dei Mursi, dei Karo, dei Banna, degli Hamer. Piume, gusci, fiori, frutti, fogliame si trasformano in acconciature, pettinature e altri gioielli d’adornamento tra le loro mani. Collane d’ali di farfalle, cinture di conchiglie e chignon di piume riflettono l’armonia che lega questi popoli alla natura di cui rivelano tutta la prodigalità e la bellezza; è un viaggio dalle infinite emozioni e veramente interessante dal punto di vista antropologico e naturalistico; avendo vissuto queste etnie fino ad ora in situazione di parziale isolamento, esse sono riuscite a conservare tradizioni e stili di vita molto forti; la decorazione corporale, le scarificazioni e i gioielli costituiscono i segni distintivi tribali ma, come già accennato, sono anche espressioni artistiche; particolarmente impressionanti i piattelli labiali usati dalle donne Mursi, stupende le enormi collane portate attorno al collo con grande fierezza dalle donne Nyangatom; spesso le loro usanze primitive che, a noi occidentali possono apparire incomprensibili e ripugnanti, sono volte a raggiungere un obiettivo tenacemente inseguito da tutti i popoli della terra: piacere a se stessi ed agli altri, per cui noi non abbiamo il diritto di giudicare nulla!  Oltre alle varie etnie, questo viaggio offre anche l’occasione per ammirare stupendi paesaggi, si passa da zone con fitta vegetazione a zone di boscaglie e savane  con la più ricca fauna dell’Etiopia.

Il nostro itinerario suggerito (14 giorni)

due giorni:

Addis Abeba (visita della città, View Point Entoto, Merkato)

quattro giorni:

Arba Minch (incontro tribù Dorze); Konso (incontro tribù Konso); Jinka (visita mercato locale; incontro tribù Mursi e tribù Ari); visita Orfanotrofio Omo Child

quattro giorni:

Turmi (incontro tribù Banna; tribù Hamer; tribù Nyangatom); Korcho (incontro tribù Karo); Dimaka (Salto del Toro)

quattro giorni:

Omorate (incontro tribù Dassanech e tribù Arobore); Lago Chamo (escursione in barca alla scoperta dei coccodrilli del Nilo); Lago Hawassa (mercato del pesce e visita al Gudumale Park); Addis Abeba

10 febbraio Addis Abeba (Etiopia)

La Valle dell’Omo non è solo il mosaico più affascinante dell’Etiopia ma il fulcro di un intero Continente.

Cominciamo quest’avventura da Addis Abeba, la sua imponente capitale. Quarta metropoli africana, è un luogo dai forti contrasti dove convivono realtà diverse: il pastore che dalle campagne porta il suo gregge al mercato, il prete di città che cura la chiesa, gli scintillanti locali notturni, i mercanti che trasportano qualunque cosa e peso sul capo…

La giornata comincia con la bellissima visita dal view point del Monte Entoto (3200 mt)… viaggiamo con Bereket (Becky) ed il suo team dell’Omo Valley Origin Tours.

Addis Abeba vista dall’alto appare come un infinito manto di case, palazzi, baraccopoli a perdita d’occhio, qui vivono più di 10 milioni di persone.
Qui assaggiamo il primo celebre caffè!

Leggenda del caffè

La leggenda narra che, centinaia di anni fa, un pastore di nome Kaldi, notò che le sue capre si agitavano stranamente quando brucavano le bacche di una certa pianta. Il pastore decise allora di assaggiare di persona: masticò le bacche per un po’ e ne deglutì alcune avvertendo un piacevole senso di eccitazione.
raccontò quest’avventura ai monaci locali che lo redarguirono per aver assaggiato il “frutto del diavolo” e gettarono le bacche nel fuoco. L’aroma che si sprigionò fece subito cambiare idea ai monaci!

Allora cominciarono a far essiccare i frutti della pianta e a smerciarli nei vari monasteri etiopi. Qui i preti reidratavano i chicchi in acqua, mangiavano i frutti e bevevano il liquido ottenuto per tenersi svegli durante le preghiere notturne.

Gli Arabi cominciarono ad importare il caffè, i Turchi perfezionarono le tecniche di torrefazione e dalla Turchia si espanse in tutta l’Europa: ecco il caffè.

Trascorriamo gran parte del pomeriggio in uno dei mercati più grandi e belli mai visti.

Aprirsi un varco nel caos del “Merkato” è una vera impresa. Potreste rimanere inebriati dal profumo degli incensi ma anche scoprire che vi hanno derubato il portafoglio!

Secondo alcuni è il mercato più grande dell’Africa ma poiché i suoi esatti confini sono oscuri quanto certi suoi personaggi, questo dato è difficile da verificare.

Prima di ritirarci ci fermiamo presso il Museo Etnografico di Addis Abeba dove ripercorriamo un po’ della storia di questo Paese, soffermandoci anche sullo strano periodo dell’occupazione italiana.

Alloggiamo presso il Monarch Park View Hotel, hotel molto carino, ben posizionato e con un roof restaurant davvero stupendo con una bellissima vista sulla città.

11 febbraio Arba Minch (Etiopia)

Lunga giornata di trasferimento verso Arba Minch.
Ci fermiamo per un fugace pranzo sulle sponde del Lago Hawassa prima di raggiungere Dorze.
Questa etnia è famosa per le alte capanne ed i raffinati tessuti di cotone. Alte fino a 12 metri, le capanne dei Dorze somigliano a grosse teste di elefante con gli occhi che fungono da comignoli.
queste capanne possono durare anche 90 anni, il fumo del fuoco centrale aiuta a tenerle asciutte allontanando pure le termiti anche se queste mangiano la casa dalla base.

Interessante il lungo processo che porta l’enset (falso banano) dalla sua raccolta alla fermentazione di tre mesi sottoterra fino alla cottura su una specie di padella che lo trasforma in una specie di piadina.

Ripartiamo e in serata giungiamo ad Arba Minch. Siamo molto stanchi ed alloggiamo presso il Mora Heights Hotel, un hotel dalle camere molto spartane ma con una bellissima vista sulla Rift Valley.

12 febbraio Konso (Etiopia)

Le pareti di pietra, i campi terrazzati e le strutture cerimoniali sono espressione di uno stile di vita unico tanto che quest’area è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Siamo accolti dai “waga”, una serie di totem di legno intagliati eretti in onore dei guerrieri konso dopo la morte e raffigurano il guerriero, i suoi nemici e i pericolosi animali che ha ucciso.

Molto caratteristiche le grandi muraglie erette per difendersi anticamente dai propri nemici o dalle bestie feroci iene in primis. E’ molto bello ascoltare i racconti delle antiche tradizioni relative alle prove dei ragazzi che devono superare per potersi sposare (portare una grossa pietra sferica dietro il capo) o il calendario del villaggio che indica, in base ai nodi delle funi, l’età del villaggio.

Nel tardo pomeriggio arriviamo a Jinka, dormiamo presso il Nasa Pension, molto decoroso e, mentre il sole tramonta, ci ritroviamo immersi nel magnifico mercato locale totalmente rapiti dalla quotidianità di questa cittadina della Valle dell’Omo.

13 febbraio Jinka (Etiopia)

A circa 50 km da Jinka, due ore di sterrato attraverso il Mago NP, incontriamo la meravigliosa tribù dei Mursi.

I circa 7500 Mursi sono prevalentemente pastori. Tradizionalmente si spostano durante la stagione delle piogge e praticano l’agricoltura sfruttando i terreni resi fertili dalle esondazioni del Fiume Omo.

Fra le tradizioni più note di questo popolo ci sono i feroci combattimenti con i bastoni degli uomini e i dischi labiali portati dalle donne. Questi dischi di argilla, che misurano fino a 12 cm di diametro, sono inseriti all’interno di un’incisione praticata nel labbro inferiore. Il taglio viene praticato intorno ai 15 anni d’età e tenuto in tensione per diversi mesi. A questo punto alle donne vengono estratti i quattro incisivi inferiori, mentre agli uomini solo due.

L’origine di questa consuetudine non è nota, si ipotizza che sia nata ai tempi della schiavitù quando ci si imbruttiva per non essere presi dagli schiavisti che cercavano le persone più belle e più forti.

Nel corso del tempo sembra diventata una pratica estetica che segna l’ingresso nell’età adulta. I grandi fori all’orecchio delle donne vengono praticati intorno ai 5 anni d’età.

14 febbraio Jinka (Etiopia)

Dopo un rapido giro nel colorato mercato della frutta di Jinka, molto pittoresco e reale, raggiungiamo il piccolo villaggio abitato dalla tribù degli Ari.

Questa è di gran lunga la tribù più numerosa dell’Omo meridionale, circa 290.000 persone. La maggior parte sono agricoltori (coltivano sorgo e caffè) ma l’allevamento del bestiame resta un’attività importante e tutti i villaggi hanno fabbri e vasai.
E’ stato molto istruttivo ed interessante vedere questi artigiani all’opera usare metodi semplici, quasi medievali oserei dire. Producono anche grandi quantità di miele da arnie realizzate con corteccia e sterco e spesso lo vendono pure.

In serata siamo ospiti di Bereket a cena a casa della mamma che ci prepara un ottimo vassoio con pollo, uova, salsa piccante su una grande injera e per finire un delizioso caffè etiope seguendo tutta la tradizionale cerimonia!

Salta la corrente elettrica, come spesso accade qui, e la ritroveremo solo 4 giorni dopo… nessun problema, a lume di candela è anche più caratteristico!

15 febbraio Turmi (Etiopia)

Prima di ripartire facciamo una visita all’Omo Child. Un’associazione che si occupa del salvataggio dei cosiddetti “cursed children”, i bambini maledetti.

Lale, il suo fondatore, con tanti sacrifici sta cercando di salvare questi bambini destinati alla morte solo perché hanno qualche piccola deformazione fisica o sono figli nati fuori da matrimoni o da unioni non benedette dai genitori. Queste povere anime erano destinate ad essere abbandonate nella jungla o annegate nel fiume. Lui, contro tutto e tutti, ha chiesto alla comunità di permettergli di essere lui stesso il fiume ed il 2bush” per questi bambini. Altrimenti sarebbero stati uccisi perché maledetti e perché avrebbero portato maledizione, problemi e carestie al proprio villaggio.

La visita è stata molto emozionante ed abbiamo approfittato per lasciare il nostro piccolo contributo a questa causa!

Si riparte: destinazione Turmi.
Lungo il tragitto incontriamo dei ragazzi della tribù dei Banna. E’ la prima volta, dopo il viaggio in Papua Nuova Guinea, che mi incanto ad ogni incontro.

I Banna sono dediti all’agricoltura ma praticano anche la caccia. Sono simili agli Hamer anche se si distinguono da piccoli particolari (colore delle perline ornamentali). I ragazzi che abbiamo incontrato erano in equilibrio su lunghi trampoli, detti “waga”, molto pittoreschi.

Eccoci a Turmi, il termometro del mio orologio segna 40°C, fa un caldo assurdo, alloggeremo due notti presso lo spartano Emerald Lodge.

Qui siamo nella terra degli Hamer e siamo molto emozionati quando spesso incontriamo lungo la strada qualche donna della tribù, con i tipici capelli color ocra e sempre grossi pesi sulla schiena…

Improvvisamente notiamo in un grande spiazzo un enorme numero di Hamer attorno ad un camion (ndr del Governo) che distribuiva loro sacchi di mais e riso… un aiuto del Governo a questa tribù che vive in una delle aree più impervie del Pianeta…

Ci immergiamo tra di loro con delicatezza e quasi ho faticato a scattare qualche foto così incantato da quel documentario a cielo aperto.

Non lontano sorge un piccolo villaggio Hamer… Gli hamer sono per lo più agricoltori ed allevatori. Sono famosi per le originali acconciature. Le donne preparano una mistura di ocra, acqua e resina, la applicano sui capelli e poi lavorano una ciocca dopo l’altra fino ad ottenere tante trecce color rame chiamate “goscha”, segno di prosperità e di benessere.

Le donne indossano collane di perline e bracciali di ferro da braccio. Gli “ensente” (strette collane in ferro) indossate da donne sposate o fidanzate attestano la ricchezza e prestigio del marito o del promesso sposo.

Passare qualche ora immersi nella loro quotidianità è stato qualcosa di immenso, a volte mi incantavo a guardare mia figlia Nora interagire, giocare, ridere con questi bambini così lontani da lei in totale armonia, senza barriere, senza filtri…  

16 febbraio Turmi (Etiopia)

In un’oretta di tragitto da Turmi, raggiungiamo la meravigliosa tribù dei Nyangatom. Imparentati con i Turkana del Kenya, sono dediti all’agricoltura, alla coltivazione di sorgo e mais alla pastorizia di mucche e capre. Fanno uscire le api dagli alveari con il fumo per prendere il miele.
Noti come grandi guerrieri, in passato erano praticamente nemici di tutti, oggi hanno conflitti solo in caso di razzie di bestiame con i Dassanech.

Le donne Nayngatom sono famose per le numerose collane  e per le coroncine sulla testa spesso impreziosite da cinturini di orologi, sim cards usate, pezzetti di plastica colorata.
Hanno un foro sotto al labbro inferiore da cui spunta spesso un corno in avorio per gli uomini e uno in rame per le donne ma anche cannucce di plastica, cicche di sigaretta…

Non lontano e con una vista unica sul Fiume Omo raggiungiamo la tribù dei Karo a Korcho.
I Karo sono uno dei gruppi etnici della Valle dell’Omo a maggior rischio di estinzione (con una popolazione di circa 3000 persone).
Un tempo grandi pastori ma, gran parte del loro bestiame è stata decimata dalle epidemie e molti sono diventati agricoltori di mais e sorgo.

Sono considerati maestri nella pittura del corpo usando gesso bianco e colorato per creare audaci decorazioni.

Il momento più impressionante della giornata avviene nel pomeriggio quando, in van raggiungiamo il villaggio di Dimaka, in fermento per il mercato settimanale; le donne Hamer passeggiano per le bancarelle in legno, alcune bevono boccali di “parsi” (una birra locale), vendendo polvere di ocra, tabacco o gusci rotti di caffè usato a mò di tisana…

A bordo di quattro moto ci immergiamo nel nulla cosmico, ogni tanto incrociamo qualche donna Hamer lungo il bordo della strada impolverata, sempre carica fino all’inverosimile e diretta chissà dove…

Dopo 30 minuti di off road, finalmente, raggiungiamo alcune capanne… incontriamo un ragazzo, 19enne, completamente nudo: oggi è la sua cerimonia, il famigerato “salto del toro”.

La cerimonia dura varie ore e noi l’abbiamo seguita tutta ammirando questo mondo così lontano da noi…

Le donne dal seno nudo, collane colorate, schiene scoperte per mostrare le ferite di riti precedenti, campanelli alle caviglie, capelli che colano un liquido rosso sabbia per il sudore: ballano, cantano, battono i piedi a terra, ogni tanto si fermano a bere boccali di parsi…

Dopo qualche ora arriva la parte più cruenta: giungono gli uomini brandendo sottili fruste in legno e cominciano, seguendo dei riti precisi, a dare dure frustate sulla schiena delle donne che, nel frattempo, incitano loro a continuare sempre più forte! Ad ogni frustata la carne della schiena si apriva sanguinando… noi guardavamo ammutoliti e inorriditi cercando di non giudicare…

I riti si susseguono ed è difficile cercare di comprenderli. Finalmente, subito dopo il tramonto, vengono radunati 10 tori, alcuni molto agitati, messi uno accanto all’altro mentre scalciavano all’impazzata, si incornavano, muggivano…

E’ tutto pronto! Alcuni tengono fermi i tori dalle briglie che sbucano dalla bocca, altri tirando forte le code… c’è fermento, tutti trattengono il fiato… ansia alle stelle come alla partenza del palio di Siena.
Il ragazzo, detto il “saltatore”, è tesissimo, si fa coraggio e comincia la sua rincorsa… si arrampica sul primo toro e da lì, nudo, corre sul dorso di questi animali per 8 volte… le donne danzano e cantano sempre più forte quasi in trance…. Ce l’ha fatta! Ha superato la prova! Da ragazzo è diventato uomo ed è pronto per trovare moglie!

E’ quasi buio, in moto, ritorniamo nel villaggio di Dimaka e poi in van a Turmi, siamo cotti!     

17 febbraio Konso (Etiopia)

Oggi andiamo verso sud, vicini al confine con Kenya e Sud Sudan!

A bordo di due canoe navighiamo lungo l’Omo River per raggiungere un piccolo accampamento con capanne di lamiera; fa un caldo torrido, ci sono quasi 45°C, mentre ci avviciniamo a quello che sembrava un accampamento di rifugiati, sono i Dassanech, vivono sulle sponde del fiume Omo, tra Omorate e il Lago Turkana. In origine pastori, oggi coltivano anche mais, sorgo e tabacco anche se l’allevamento dei bovini resta l’attività di sostentamento principale.

Insieme alla tribù degli Arbore sono uno dei popoli più poveri della valle. Le donne Dassanech realizzano perline con scarti di plastica come i Nyangatom, loro nemiche, ma indossano meno collane.
La visita al campo è molto coinvolgente, vediamo queste donne coperte sono da una piccola gonnellina, costruire le proprie capanne o badare ai più piccoli mentre gli uomini sono fuori con gli animali, non hanno nulla e le condizioni di vita sono al limite!

Ripartiamo nel pomeriggio risalendo verso nord… dopo tante ore di sterrato ci fermiamo presso un altro campo, altra area desolata, lontana da tutto e senza possibilità di aiuti dalla Natura. E’ un villaggio della tribù degli Arbore: anche loro pastori con una vita che dipende essenzialmente dalle proprie mucche e da cui ricavano tutto il sostentamento. Tribù poverissima, curiosa e amante dei colori, soprattutto grazie alle collane di perline colorate con cui ornano il proprio corpo!
Gli uomini hanno dei vecchi kalashnikov tra le mani, dicono di usarli per proteggere il bestiame dalle bestie feroci.

In serata arriviamo a Konso, alloggeremo presso il carinissimo Kanta Lodge, uno dei migliori lodge e ristoranti dell’intero viaggio.

18 febbraio Hawassa (Etiopia)

Sveglia molto presto stamattina perché ci attendono due lunghe giornate di viaggio.

Quarto giorno consecutivo senza corrente elettrica… Non dimenticate di caricare macchine fotografiche e cellulari dal van!

Dopo un paio di ore di sterrato raggiungiamo le sponde del lago Chamo. A bordo di una barca leggera partiamo alla scoperta di questo specchio d’acqua preziosa. Queste acque sono popolate da coccodrilli tra i più pericolosi perché nel lago ci sono pochi pesci e quindi spesso diventano aggressivi verso l’uomo.

Abbiamo visto tanti uccelli volare liberi, persino le maestose aquile pescatrici. Occhio però perché ci sono anche gli ippopotami… noi ne abbiamo incontrato una con il proprio cucciolo… siamo stati alla larga perché le mamme, in questi casi, possono essere estremamente aggressive.

Ottimo pranzetto presso il fedele resort Haile con una superba vista sul Lago Chamo ad Arba Minch.

Altra quattro ore di van attraversando un paesaggio che muta sempre e ci regala continuamente immagini di vita quotidiana così intense e a volte crude fino a che raggiungiamo la caotica Hawassa.

Hawassa sembra una località vacanziera visti i tanti hotel occidental style, i bar, i locali notturni.

19 febbraio Addis Abeba (Etiopia)

Visitiamo di buon mattino il pittoresco mercato del pesce. I pescatori partono alle quattro del mattino, alle sette rientrano con le reti piene, questo lago è particolarmente generoso…

Un gruppo mette in ordine le reti, altri dividono il pescato in base al tipo e alle dimensioni, altri lo vendono, altri ancora lo cucinano per i clienti che si affollano… sono divisi in associazioni ed è bello vedere come trascorrono la propria vita locale…

Accanto c’e’ il Gudumale Park, un piccolo parco cittadino popolato da scimmie vervet e colobus molto disciplinate che gironzolano serene saltando da un ramo all’altro senza disturbare troppo i visitatori ma sempre pronte ad avvicinarsi se qualcuno ha un frutto o noccioline.

Lungo il tragitto ci fermiamo incuriositi a visitare Sciasciamanna: la piccola oasi di pace che i rastafariani provenienti per lo più dai Caraibi e dagli Stati Uniti chiamano casa. Questa non è certo una sorpresa per gli amanti della musica reggae che sanno bene che l’Etiopia è considerata la terra promessa, la terra di Sion, che aspetta di accogliere i discendenti africani rimpatriati da tutto il mondo.

Lungo ed ultimo trasferimento fino alla capitale Addis Abeba. Stasera passeremo l’ultima serata con Bereket presso il bellissimo ristorante tipico Yod Abyssinia con pietanze tradizionali e ballerini che intrattengono i commensali con balli etiopi!

Questo viaggio meraviglioso alla scoperta della Valle dell’Omo volge al termine e ringrazio di cuore Bereket di Omo Valley Origin Tours per la professionalità con cui ha gestito tutte le problematiche quotidiane proprie di un viaggio itinerante e lo saluto con la promessa di ritornare per visitare il nord del paese presto!

2 Responses

  1. Que descrição tão sentida que nos faz também viajar, quase que senti o cheiro de tudo, os sons e as danças tradicionais fabulosas. A cultura tão própria de uma populacao quase oculta do mundo.
    Essas lindas, mulheres adornadas na beleza dos seus enfeites coloridos
    Essas crianças tão lindas e com ar tão feliz ,mesmo sofrendo na pele a carência de uma alimentação mais equilibrada e rica. Que lição.
    Que maravilha poder viajar no tempo que a vida permite, beneficiando-vos vivências incrivelmente espantosas de humildade e amor .
    Parabéns por diferentes aprendizagens e que tão gigantesca foram colhidas nas lições de simplicidade,
    aliando a humildade de um povo bom. A construção da personalidade e carácter são como as mantas de retalho…que bom poderem proporcionar mais este pedaço da vida tambem às vossas crianças.

    1. Ola querida Ofelinha, thanks for the nice words and thanks because you have managed to catch what we wanted to express with our reportage. This trip has been so intense and we have loved every single day spent over there. Obrigado

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