Capitale:
San Salvador
Moneta:
Dollaro Americano
Periodo migliore:
Tutto l’anno
In una parola:
Cheque (tutto ok)
Vaccini:
Nessuno
Esperienze da vivere:
Percorrere tutta la “Ruta de las Flores” da Ahuachapan in bus fermandosi in tutti i vari villaggetti dell’area; Rilassarsi nella placida e calma Suchitoto; Mangiare una divina pupusas a Santa Ana.
In questa meravigliosa avventura ci siamo concentrati su alcuni Stati dell’America Centrale; lentamente, on the road, utilizzando, centinaia di coloratissimi bus e van locali, abbiamo percorso tutta la lunga lingua di terra che collega le due Americhe.
Siamo partiti dal Guatemala dopo esserci innamorati della sua antica cultura maya, i suoi abiti così tradizionali, i suoi mercati e la sua gente così religiosa, abbiamo attraversato il piccolo El Salvador in autostop fermandoci nelle cittadine più suggestive; abbiamo poi proseguito verso sud attraverso il famigerato Honduras con i suoi siti Maya e le sue isole tropicali; ci siamo innamorati del Nicaragua con le sue città coloniali, i suoi vulcani, la sua gente della “revolucion” fino a giungere alla modernissima Costa Rica, con le sue spiagge, i suoi parchi nazionali e la sua natura lussureggiante! Abbiamo saltato solo Belize e Panama, avendoli vistati in viaggi precedenti!
Qui la parte dedicata all’El Salvador!
Il nostro itinerario suggerito (7 giorni) | |
due giorni: | Auachapan, Ruta de las Flores |
due giorni: | Santa Ana |
due giorni: | San Salvador, Suchitoto |
1 giorno: | transfer direzione Honduras o San Salvador e volo per molte destinazioni del continente americano |
Giungiamo, via terra, in El Salvador dopo tante ore di strada. Con un autostop al confine tra Guatemala ed El Salvador riusciamo a mettere piede in questa piccola nazione dall’economia così disastrata che utilizzano, come moneta, il dollaro americano!
Il primo assaggio ci mostra un Paese totalmente diverso da quello appena lasciato alle spalle. Gli abiti tradizionali son spariti, il colorito della pelle è più chiaro, l’accomuna solo la lingua spagnola.
Prendiamo un caffè in un baretto tipico in Plaza Concordia, riscaldati dai primi raggi del sole e, da Ahuachapan, punto di partenza della “Ruta de las Flores”, cominciamo la nostra esplorazione dei piccoli paesini dell’area.
Saliamo al volo ed inerpicandoci in stradine montane arriviamo ad Ataco, vecchio villaggio coloniale che mantiene, però, una forte identità indigena.
Ci ritroviamo nello spiazzale di una chiesa durante una rappresentazione per l’Epifania con balli, canti e maschere tipiche della tradizione salvadoregna.
Nel bus diretto a Juayuà ammiriamo la “Ruta de las Flores”, la sinuosa strada lunga 36 km caratterizzata da piantagioni di caffè e naturalmente serre di coloratissimi e vivissimi fiori.
All’ombra della maestosa chiesa del 1500 con il “Cristo Negro”, ci perdiamo tra le bancarelle della grande fiera gastronomica che si tiene ogni week end ed assaggiamo tante specialità del luogo, dalla yuca (una patata dolce) ai pezzi di zucca con il miele!
Santa Ana, la seconda città più grande dell’El Savador dopo la capitale.
Il centro storico è impreziosito da una bellissima cattedrale bianca stile gotico, un elegante teatro ed un antico edificio coloniale che ora ospita il Municipio.
Siamo ospiti di un couchsurfer, un simpatico studente di medicina di nome Roberto che ci porta un po’ fuori città fino al lago Coatepeque, un romantico lago creatosi milioni di anni fa all’interno del cratere di un grande vulcano. Trascorriamo qualche ora in completo relax chiacchierando ed ammirandolo dall’alto di un “mirador”.
In serata ci raggiunge Cecilia, la sua ragazza, per assaggiare le migliori “pupusas” del centroamerica.
Raggiungiamo con un passaggio la famigerata San Salvador; abbiamo solo un fugace assaggio di questa città visto che il nostro obiettivo è il “Terminal d’Oriente” da dove ripartiremo alla volta della tranquilla Suchitoto in chicken bus.
San Salvador ci appare molto sporca, caotica, abbandonata a sé sessa. Mentre percorrevamo le sue vie, Roberto, il nostro contatto di couchsurfing, ci raccontava dei tempi della “guerrilla”, del terremoto del 2001, dell’uragano Mitch… quante ne ha dovute passare questa piccola e martoriata nazione.
Il chicken bus è un’esperienza che ogni volta ci appassiona!
È folkloristico vedere l’autista che “combatte” col traffico e le strade dissestate; il suo aiutante che si sbraccia, che vende i biglietti, urla la destinazione, aiuta le vecchiette a salire su; i venditori ambulanti di bustine d’acqua o succhi colorati, di noccioline o caramelle, di frutta appena tagliata o platano fritto; i predicatori del Vangelo o i ciarlatani di prodotti dietetici o anti-cancro!
Due giorni di relax a Suchitoto ci volevano proprio, soprattutto per fare il punto della situazione in vista della prossima tappa: l’Honduras!
Quando si viaggia in libertà come stiamo facendo ora, ogni tanto bisogna fermarsi per programmare gli spostamenti successivi, a maggior ragione quando si devono attraversare confini terrestri e per di più con mezzi locali.
Viaggiare in America Centrale con gli autobus del posto è una vera poesia perché entri direttamente nella vita quotidiana dei locali; è faticoso perché, a volte, devi prendere 3-4 bus per raggiungere la tua destinazione e spesso non ci sono né orari e né fermate del bus quindi devi affidarti alla gente del luogo e ti ritrovi anche delle ore, sul ciglio di una strada, con il tuo grosso zaino, ad attendere e sperare che il colorato bus appaia all’orizzonte! Anche questo è uno dei motivi per cui amiamo viaggiare!
Qui a Suchitoto, alloggiamo in un delizioso alberghetto “Villa Balanza” in una vecchia casa coloniale. Abbiamo un terrazzino privato, con due amache, che dà sul lago di Suchitlan, l’atmosfera è meravigliosa e ne avevamo proprio bisogno dopo il caos di queste prime cittadine del Centro America… desideravamo un po’ di silenzio, un po’ di tranquillità…. Ma domani voltiamo subito pagina!
Ci svegliamo molto presto per affrontare questa lunga giornata. Sono le cinque del mattino e fuori è ancora buio… in lontananza si distingue qualche piccola luce di lanterna proveniente dal lago poco distante…
Gli zaini sono pesanti di primo mattino… la cittadina, già sonnolenta di sé, riposa beatamente… in giro c’è solo qualche impiegata che va a San Salvador con la sua polo ben stirata e lo stemma della propria azienda o qualche vecchietto che, in stivali e cappello da cow-boy, machete a tracollo si reca nel bosco in cerca di chissà cosa.
Sono le 05.48 quando arriviamo alla piccola “parada” del bus, crolliamo a sederci su un marciapiede a riposare, ma duriamo poco… veniamo letteralmente assaliti da un “esercito” di formichine piccole ma bastarde che fanno così male… noi danzando come dei matti cerchiamo di liberarci dall’attacco assassino…
Finalmente alle 06.20 arriva il nostro colorato bus. Stavolta l’aiutante dell’autista non urla il nome della destinazione e né cerca di spingere gente dentro… forse anche lui s’è svegliato da poco.
In un’ora raggiungiamo la cittadina di Las Aguilares che altro non è che una grande strada di smistamento per il sud o nord dell’El Salvador.
Riusciamo a conquistare i primi due posti del bus e quindi abbiamo la possibilità di assaporare scene di vita quotidiana salvadoregna…
Las Aguilares. Un’enorme insegna che incornicia un passaggio sopraelevato invita i cittadini a votare la signora “Pena” nelle prossime elezioni dell’”Alcadesa” (sindaco).
Attraversiamo la strada e attendiamo insieme ai venditori ambulanti il bus n°119, destinazione: El Poy (la frontiera) mentre una signorona in carne imbusta le ultime “pupusas”.
Ecco il nostro bus stracarico rallentare, accomodo gli zaini nel porta-bagagli, faccio passare gli ultimi venditori di mango e banane fritte e finalmente mi siedo!
El Poy. Le frontiere mi hanno da sempre affascinato. L’autista del bus ci indica in lontananza l’ufficio immigrazione e noi, mano nella mano, superiamo la lunga fila di camion in attesa, mostriamo il passaporto al controllo, rifiutiamo un paio di tipi con due grosse mazzette di banconote di tutto il Centro America e quando l’ennesimo poliziotto ci si avvicina non posso che sorridergli dicendo: “El Salvador? Lindissimo!”
Timbro di uscita: comincia una nuova avventura!
Entriamo nel famigerato Honduras!
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