Capitale:
Phnom Penh
Moneta:
Riel
Periodo migliore:
La Cambogia si può visitare tutto l’anno ma il periodo migliore è quello che va da dicembre a gennaio, quando c’è minor umidità ed il caldo, che altrimenti può raggiungere i 40°C, è meno intenso. La stagione delle piogge (da giugno ad ottobre) non è un brutto periodo poiché gli acquazzoni di solito sono di breve durata.
In una parola:
Aroun suostei (buongiorno)
Vaccini:
Fatta eccezione per Phnom Penh, la zona intorno al Tonle Sap e Siem Reap, la malaria è presente tutto l’anno. E’ consigliata sia la profilassi antimalarica sia un’adeguata protezione contro le punture di zanzara (spray, zanzariere) utile anche per prevenire la dengue.
Le strutture sanitarie sono di buon livello nelle città e nei centri abitati più grandi. Nelle zone rurali conviene rivolgersi a un medico piuttosto che a un ospedale.
A tavola:
La cucina khmer è pressoché sconosciuta. La specialità nazionale è l’amok (pesce al forno con citronella, peperoncino e cocco), ma esistono molti altri piatti a base di pesce e frutti di mare, tra cui i granchi di Kep aromatizzati al pepe di Kampot. Non saremmo in Asia, poi, se non ci fosse lo street food, che in Cambogia spazia da noodles (mee) e (congee), una sorta di porridge di riso, alle tarantole fritte e ai grilli arrostiti.
Avvertenze:
– L’acqua del rubinetto non è sicura.
– Le campagne sono ancora disseminate di mine inesplose. Non avventuratevi in sentieri poco battuti.
– Nella capitale il traffico è fin troppo caotico, fate attenzione quando attraversate le strade.
– Occhio ai doganieri se entrate via terra dalla Thailandia, abbastanza corrotti.
Esperienze da vivere:
Ammirare l’alba o il tramonto dal maestoso sito di Angkor Wat dopo aver trascorso l’intera giornata nella sua esplorazione; Solcare le placide acque del lago Tonle Sap su una piccola barca; Perdersi nel caos del carismatico Russian Market della capitale.
La Cambogia è un Paese di incredibile fascino, uno dei più interessanti del sud est Asia, qui potrete ammirare i resti di un’antica civiltà, gli antichissimi templi khmer, risaie a perdita d’occhio, villaggi galleggianti, animate città coloniali, una cultura che vi saprà stregare, una cucina sfiziosa una popolazione fatta di contadini e pescatori che tramandano le loro tradizioni di generazione in generazione.
La Cambogia è un paese piuttosto piccolo e le distanze non rappresentano un problema finché ci si muove tra le maggiori località (Phnom Penh, Siem Reap, Sihanoukville e i principali posti di frontiera).
Noi abbiamo utilizzato i comodi bus locali per spostarci da città a città ed i tuk tuk all’interno delle stesse trovandoci benissimo. Siamo partiti da Siem Reap e, via terra, giunti alla capitale per poi proseguire alla volta del Vietnam.
Il nostro itinerario suggerito (12 giorni) | |
quattro giorni: | Siem Reap (visita ad Angkor Wat) e Tonle Sap (giro in barca sul lago) |
due giorni: | Battambang |
tre giorni: | Sihanoukville (relax al mare) |
tre giorni: | Phnom Penh (visita al Choeung Ek, al carcere S21, Russian Market ed al Palazzo Reale) |
Siem Reap, incastonata tra le rovine di Angkor Wat e il lago di Tonlé Sap, prende il nome dal lungo fiume (83 chilometri) che attraversa il suo caratteristico centro storico, un luogo vivace, punto di partenza ideale alla scoperta dei meravigliosi templi e rovine khmer. La città, sorta come base di partenza per la visita dei templi di Angkor, in seguito si è trasformata in una meta molto turistica con una fantastica scelta di mercati, boutique e gallerie d’arte per non parlare dei ristoranti, caffè e bar…
Quale miglior occasione per regalarci una cenetta romantica in un posto delizioso?
Ci fermiamo in uno in cui è presente un bel buffet di carne e pesce da cucinare sul barbeque… ogni tavolo è organizzato con un piccolo BBQ personale ed ogni commensale cucina per sé! Che divertimento!
“Uno di quei pochi, straordinari luoghi del mondo dove ci si sente orgogliosi di essere membri della razza umana.”
Tiziano Terzani, riferendosi ad Angkor Wat.
Siamo molto emozionati, finalmente oggi realizzeremo un altro nostro grande sogno: la visita del leggendario Angkor Wat, il più grande edificio religioso del pianeta.
Gli antichi khmer concentrarono una quantità di templi pari a tutte le cattedrali europee messe insieme in un’area grande quanto Los Angeles, per cui c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Il biglietto di ingresso ad Angkor Wat è acquistabile online. Sul sito ufficiale si può caricare la propria foto, pagare con carta di credito e ritirare il biglietto direttamente al sito archeologico.
Oppure si possono acquistare all’Angkor Ticket Centre, conosciuto come Angkor Enterprise all’angolo tra Road 60 ed Apsara Road.
Il botteghino è aperto 7 giorni su sette e 52 settimane all’anno dalle 5:00 alle 17:30.
Dopo le 17:00 sono in vendita i biglietti per il giorno successivo, ma si possono usare per dare un’occhiata ai templi ed al tramonto per ritornare con calma il giorno dopo come consigliamo di fare noi.
Ricordate che l’abbigliamento dei visitatori deve essere quello tipico per i luoghi di culto: pantaloni e gonne mai sopra al ginocchio e spalle coperte. Vietato anche scalare rocce e templi.
Non è necessario comprare il biglietto in anticipo, perché la fila di solito non è troppo lunga, ma per stare sicuri e guardare un tramonto extra potrebbe essere una buona idea. 😉
All’interno del complesso di Angkor è possibile ammirare diversi antichi edifici, ma uno dei più particolari, e assolutamente da vedere, è sicuramente il Bayon Temple: il tempio del mistero, il suo nome significa: “la montagna magica”.
Il tempio è oggetto di grande interesse grazie agli oltre 200 volti incisi sulle decine di guglie che circondano l’area. Il volto rappresentato è quello di Avalokiteshvara, considerato un “bodhisattva”, ovvero “illuminato” secondo la filosofia buddista. La visione degli sguardi incisi nella pietra può stimolare sentimenti diversi, dall’inquietudine all’ammirazione.
Altra attrazione del tempio sono i suoi bassorilievi raffiguranti antichi frammenti del popolo khmer, dalle battaglie alle feste, fino alle scene raffiguranti la vita quotidiana dei cittadini.
Per visitare la zona è più funzionale noleggiare un tuk-tuk per l’intera giornata, date le distanze anche considerevoli tra un tempio e l’altro.
Dopo una passeggiata sulla “terrazza degli elefanti”, riprendiamo il nostro tuk tuk per la visita dell’ultimo tempio: “Taphrom”, dov’è stato girato “Tomb Rider” con Angelina Jolie.
Questo tempio è un misto di magia fiabesca e romanticismo. Quando si varca la porta del tempio si può sentire l’emozione provata dagli esploratori; radici enormi sotto la pietra, la fitta vegetazione sulle mura, statue, volti ricoperti di muschio… è uno spettacolo incredibile.
In serata, tornati a Siem Reap, decidiamo di fermarci all’Old Market dove si trova veramente di tutto e finiamo a mangiare una zuppa e noodles per strada”…
Dopo una full immersion tra i templi di Angkor Wat decidiamo di trascorrere un paio di giorni in più a Siem Reap per visitare i dintorni ma soprattutto per fare un po’ il punto della situazione.
E’ imperdibile una visita nei pressi del vicino lago Tonle Sap e dei suoi villaggi galleggianti, un’attrazione a metà tra il raro ed il surreale, dichiarata Patrimonio della Biosfera dall’Unesco. La superficie di questo enorme lago d’acqua dolce è infatti punteggiata da palafitte e imbarcazioni colme di frutta e verdura, ed è animato da pescatori all’opera e donne intente a commerciare i loro prodotti artigianali anche se l’abuso edilizio comincia a farsi vivo e se non verrà ben regolato, rischierà di rovinare un paesaggio molto pittoresco da salvaguardare.
Raggiungiamo il lago da Siem Reap comodamente in tuk tuk in modo da poter apprezzare e godere ancor di più tutto il background ed avere la possibilità di fermarci per scattare qualche foto ogni volta che desideravamo cercando di cogliere la quotidianità dei cambogiani!
Infatti, mentre passiamo accanto ad alcune palafitte, notiamo due bambine con un secchio pieno zeppo di serpenti morti: si fermano accanto ad una fontanella e, con un cucchiaio in mano a testa, cominciano a pelarli sotto il nostro sguardo divertito!
L’ultima giornata a Siem Reap la trascorriamo nel modo che adoriamo di più: Lonely Planet lasciata in albergo e via all’avventura senza meta e seguendo il flow degli eventi!
Ci incantiamo a vedere gli anziani fare tai chi in un parco, ci intrufoliamo in numerosi templi buddisti soli tra i monaci; gironzoliamo tra le bancarelle di numerosi piccoli mercati sempre lontani dai luoghi riservati ai turisti!
Distesa lungo il fiume Sangker, Battambang è una delle cittadine coloniali meglio conservate del paese. Si può facilmente raggiungere da Siem Reap, punto di partenza di questo nostro viaggio in Cambogia, sia in autobus che, come consiglieremmo, in barca, solcando le acque del Tonle Sap!
Qui rimarrete incantati dai villaggi galleggianti, simili a quelli visti in Myanmar presso Inle Lake o Ganviè in Benin. Attraversando il primo villaggio mi chiedo come possa essere vivere sull’acqua e cosa, o chi, ne scandisca il ritmo. È una vita talmente lontana dalla nostra da sembrare irreale.
Eccoci a Battambang! Nelle vecchie botteghe francesi c’è un po’ di tutto, dal caffè del commercio equo e solidale alle gallerie d’arte. Nelle campagne dei dintorni, invece, sorgono alcuni templi antichi che, sebbene non siano straordinari come l’Angkor Wat, sono meno affollati e meritano una visita.
Sebbene molto turistico, a Battambang vi consiglio di provare il Bamboo Train.
Si tratta di una piattaforma di legno e bamboo posizionata su un sistema di ruote che si tolgono e si mettono all’occorrenza e che viaggiano sulle rotaie del treno.
Il tragitto di sette chilometri dura circa venti minuti ed è molto divertente quando dalla parte opposta al tuo senso di marcia arriva un altro trenino di bamboo, a quel punto tutto si ferma e uno dei due smonta il treno, separando la piattaforma dalle ruote, e attende che l’altro passi per ricomporlo.
Un tempo veniva utilizzata dai cambogiani per spostarsi trasportando merce nel corto raggio.
Da Battambang a Sihanoukville, avete 3 opzioni: si può prendere un bus (11 ore e mezzo di viaggio), un taxi (10 ore) o un volo interno (1 ora di volo).
Sihanoukville è una città portuale sul Golfo del Siam famosa per le sue meravigliose spiagge di sabbia bianca che ogni anno sono prese d’assalto dai turisti che amano prendere il sole e la vita rilassata. Può essere la giusta meta per chi ha bisogno di un po’ di break durante un lungo viaggio.
La città conserva una doppia anima: quella un po’ losca di scalo portuale e quella più trendy, dettata dal recente sviluppo turistico.
Le isole, raggiungibili facilmente in barca, sono quasi disabitate e ricoperte dalla foresta vergine, ma la costruzione di resort, guesthouse e strutture balneari sta procedendo molto velocemente.
Il cuore storico della vita sociale di Sihanoukville è il vasto mercato tradizionale Psar Leu, quasi tutto al coperto. Vi si trova di tutto: dall’abbigliamento, all’oggettistica, all’antiquariato…
E’ a pochi chilometri da Otres, una lingua di sabbia dove coppie e famiglie vengono a caccia di sole e relax; Sokha, più centrale, è molto carina e poco affollata; Serendipity è frequentata dalla gente del posto durante il giorno e dai festaioli di notte.
La periferia nord di Sihanoukville è ai piedi della più alta collina, sulla cima della quale vi è il tempio Wat Leu. Popolato oltre che da serafici monaci buddhisti da una miriade di scimmiette dispettose. Su di esso si estendono le folte chiome di grandi alberi secolari che infondono un senso di quiete mistica.
Giungiamo nella capitale Phnom Penh dopo cinque ore di bus durante le quali attraversiamo questa piccola nazione nel suo profondo.
Vediamo il suo vero volto, vediamo la Cambogia delle strade sterrate, delle palafitte di legno, delle chiocce coi pulcini, delle pagode di campagna.
La capitale cambogiana è una città caotica e affascinante al tempo stesso, che si è liberata dalle ombre del passato per abbracciare un futuro luminoso.
Con un lungofiume tra i più suggestivi della regione, Phnom Penh è molto raffinata grazie ai suoi alberghi alla moda, ai ristoranti gourmet e ai bar alternativi.
Lo straordinario Museo Nazionale e la triste prigione di Tuol Sleng rappresentano rispettivamente il meglio e il peggio della storia cambogiana.
Phnom Penh è una città ricca di storia… il ripercorrere i terribili anni che vanno dal 1975 al 1979 ha guidato la nostra visita odierna.
Facciamo un breve passo indietro nel tempo! Anno 1975.
Qui, da un giorno all’altro, un esercito di poveracci, comandati da un folle “Pol Pot”, invade il Paese. È l’inizio di un terribile incubo. In tre giorni tutte le città vengono svuotate dei propri abitanti che vengono spediti nelle campagne… inizia il massacro di tutti i potenziali “nemici” della nazione, nemico è considerato ogni intellettuale, ogni studioso, persino chi conosceva un’altra lingua!
La condanna è veloce ed inderogabile: la morte!
Chi è sospettato viene torturato fino alla confessione. Confessione di che?
Visitiamo il “Choeung Ek” (Killing Fields), un luogo in cui sono state ritrovate centinaia di fosse comuni zeppe di scheletri di uomini, donne e bambini. Colpevoli di cosa? Il luogo è irreale.
“Tuol Sleng”, ora “museo del genocidio”, più noto con la terribile sigla: “S21”.
Nacque come scuola elementare, costruita dai francesi, chi avrebbe mai immaginato quanta atroce sofferenza e dolore quelle povere mura avrebbero dovuto contenere?
I suoi quattro edifici, in quattro anni, hanno ospitato migliaia di cambogiani sospettati di cospirazione contro la nazione.
È difficile non sentire un nodo alla gola mentre ci si aggira lungo quei tetri corridoi, è difficile non provare vergogna per degli esseri umani che hanno annientato, umiliato e massacrato dei loro simili e senza ragione, è difficile non provare rabbia al pensiero che 30 anni dopo, questi bastardi non hanno ancora pagato… e poi pagare? In che modo? È difficile non provare odio se si pensa che un mostro come Pol Pot sia morto “serenamente” in esilio nella bella Thailandia, agli arresti domiciliari.
Phnom Penh è una città stregata: “Le notti non sono riposanti in Cambogia. Il buio brulica di fantasmi. C’è qualcosa nell’aria che di notte, con il silenzio, torna a galla, mi alita attorno, mi fa stare in guardia, impedendomi di abbandonarmi alla profondità del riposo”. Sono le centinaia di anime erranti ammazzate dai Khmer Rossi che continuano a vagare per la città, senza pace
Tiziano Terzani
Oggi andiamo in giro alla scoperta di questa città così viva!
Saliamo sulla collina che domina tutta la città trovando rifugio tra le mura sacra del Wat Phnom prima di perderci nelle bancarelle del Russian Market.
In Asia, si sa, è tutto un mercato e Phnom Penh non fa eccezione. Si commercia dappertutto, e ad ogni angolo c’è un venditore con la sua bancarella fumante. Il Russian Market pian piano si sta facendo sempre più turistico ma in generale rappresenta ancora uno dei punti di interscambio dove si riversano ogni giorno migliaia di commercianti e di acquirenti. Qui trovate un po’ di tutto, dalle spezie ai cibi tipici, ai tessuti alle vettovaglie, fino ai souvenirs!
Concludiamo questa giornata e questo viaggio con la visita al Palazzo Reale, certamente l’attrazione più visitata della capitale Phnom Penh.
Il complesso, paragonabile al Grande Palazzo Reale di Bangkok, è suddiviso in 4 grandi aree: la “Sala del Trono”, la “Pagoda d’argento”, il Khemarin Palace” e l’inter court. La struttura è stata realizzata per ospitare la famiglia reale, pertanto è recintata e non completamente visitabile, ma questo sicuramente non ne diminuisce il fascino.
Qui termina la nostra parentesi cambogiana, ma da Phnom Penh, con un comodo bus, si può raggiungere tranquillamente la cosmopolita Ho Chi Minh City, Vietnam e continuare l’esplorazione dell’Indocina, come abbiamo fatto noi!
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