Capitale:
Kampala
Moneta:
Scellino Ugandese
Periodo migliore:
da Gennaio a Marzo e da Giugno a Ottobre
In una parola:
Hakuna matata (nessun problema)
Vaccini:
Consigliati Antitifica, Profilassi Antimalarica e per l’Epatite A. In ogni caso informarsi presso l’ufficio di igiene provinciale o il proprio medico
Esperienze da vivere:
Trascorrere qualche giorno nei magnifici Parchi Nazionali del Queen Elizabeth o del Murchison; Ballare sulla linea dell’Equatore; Partire per l’indimenticabile avventura nel Bwindi NP per incontrare gli ultimi gorilla silverback
In questa grande avventura abbiamo noleggiato un vecchio truck 4×4 militare, modificato per il trasporto, spartano, di avventurieri a Nairobi, Kenya e quasi un mese dopo, l’abbiamo riconsegnato nella stessa città dopo aver percorso più di 4000 km attorno al Lago Vittoria.
Dormiremo quasi tutte le notti in tenda nei più leggendari parchi nazionali dell’Africa Orientale, cucineremo utilizzando la nostra cucina da campeggio. Entreremo a contatto con la cultura Masai del Kenya e Tanzania; ci inoltreremo nella foresta detta “impenetrabile” del Bwindi National Park, Uganda, alla scoperta degli ultimi gorilla silverback; ci commuoveremo nel Museo del Genocidio di Kigali, Rwanda fino a rituffarci nuovamente nella vita della savana africana con il nostro goffo camion verso parchi quali Serengeti o Ngorongoro, Tanzania…
Naturalmente questa non pretende di essere una guida di viaggio ma semplicemente il racconto di una grande avventura in Africa!
Ecco la parte dedicata al magnifico Uganda!
Il nostro itinerario suggerito (14 giorni) | |
due giorni: | Kampala |
due giorni: | Masindi (visita allo Ziwa Rhyno Sanctuary) |
tre giorni: | Murchison NP, Fort Portal |
quattro giorni: | Queen Elizabeth NP |
tre giorni: | Kisoro, Bwindi NP (escursione e ricerca silverbacks) |
Poche ore di cammino e siamo a Busia, ultima città del Kenya: confine.
Qui regna il solito caos disordinato, il via vai incasinato di tutte le frontiere.
C’è chi vuole accompagnarci in bicicletta o motorino all’immigration; tanti ci offrono loschi cambi di valuta stranamente molto vantaggiosi; si vende di tutto e c’è gente da tutta l’Est Africa.
Timbro kenyota di uscita; discussione con un poliziotto di frontiera per una foto innocente alla bandiera; poco dopo, timbro ugandese di entrata mentre la sinuosa e colorata bandiera, poco prima fotografata, sventolando ci dà il benvenuto in questa nazione che ci ospiterà per dieci giorni.
Attendiamo due ore sotto un sole cocente il disbrigo delle formalità doganali del nostro truck: tempi africani, nessuna paura!
Una volta ripartiti notiamo che il paesaggio è completamente mutato. Il rosso della terra del Kenya equatoriale lascia il posto ad un verde lussureggiante, qui piove spesso!
Viaggiamo tutto il giorno fino a raggiungere la caotica capitale: Kampala.
Ci impelaghiamo nel traffico del centro di un sabato sera qualunque; motorini e auto intasano tutte le strade; spesso rischiamo di investire qualche passante; ci sono tanti palazzi di recente costruzione, sedi di banche o ambasciate, che stonano con il paesaggio circostante.
Martin fatica abbastanza per tenere a bada questo grande bestione e due ore dopo, finalmente, arriviamo al Backpacker Hostel per riposare le nostre stanche ossa in un grande dormitorio.
Partiamo alle sei del mattino percorrendo la strada principale che spacca il verde acceso dell’Uganda in mezzo alle capanne di terra e paglia; bancarelle vendono manghi, papaie, carote, cetrioli o letti e divani…
In tarda mattina arriviamo allo Ziwa Rhino Sanctuary e poco dopo, accompagnati da un ranger, ci inoltriamo nella foresta alla scoperta degli ultimi esemplari di Rinoceronte Bianco Nordico.
Poco dopo, ecco ben tre esemplari riposare all’ombra di un grande albero. In fondo sono le 13.30 e ci sono 40°! Dopo qualche minuto uno dei tre si alza in piedi… si scrolla un po’, si guarda intorno, è immenso, ma subito dopo si sdraia nuovamente a riposare.
Ripartiamo alla volta di Masindi e alle 16.30 entriamo nei nostri lodges a forma di capannina, molto accoglienti e con una doccia calda favolosa!
Dedichiamo tutto il pomeriggio a passeggiare in questa piccola cittadina. Facciamo una capatina al mercato della domenica; ci fermiamo in un negozietto di musica; compriamo dei pop corn che lasceremo a dei bimbi al mercato poco più avanti; ne incontriamo tantissimi, bimbi dagli occhi grandi e brillanti come stelle, chiacchieriamo con loro, scattiamo foto mentre il mio cuore si riempie di serenità e pensieri positivi.
Partiamo di buon mattino in direzione del Parco Nazionale Murchison.
Lungo il cammino ci fermiamo a Butiaba e Bulisa, due villaggi di pescatori per ammirare la loro quotidianità.
Butiaba. Una lingua di terra rossa segna il centro del villaggio, tra capanne di paglia, reti da pesca distese sulla spiaggia contornano le sponde del Lago Alberto.
Ci fermiamo in un grande campo di calcio e subito ci ritroviamo circondati da una miriade di bambini con le magliette strappate e comincia una partita con una palla verde di gommapiuma tutta rattoppata…
I pescatori tornano con le vecchie barche dalla battuta, alcuni puliscono le reti, delle donne caricano sul proprio capo pesanti secchi pieni di piccoli pesci e vanno verso il mercato, una donna lava una pentola piegata sulla riva con acqua e sabbia del lago, i bambini giocano spensierati…
Bulisa. Capanne colorate di giallo fanno da sfondo al piccolo mercato. Compriamo un po’ di banane mentre ci aggiriamo tra le bancarelle di vecchie cose usate sotto un sole cocente…
Nel tardo pomeriggio raggiungiamo il camping Red Chilly Hideaway; fatichiamo parecchio a montare le tende su un terreno durissimo, siamo sudati e stanchi e i picchetti si rompono continuamente; doccia fredda e scarsa ma siamo felici!
Alle sette del mattino attraversiamo il fiume e comincia il nostro safari nel Murchison National Park. Incontriamo elefanti, tantissime giraffe, branchi di bufali e gnu, impala, gazzelle di Thomson ma nessun felino… neppure carcasse in giro… qui la vita dei docili erbivori sembra scorrere serena…
Nel pomeriggio in barca navighiamo lungo il canale fino a raggiungere le Cascate Murchison.
Ippopotami sbadigliano annoiati, coccodrilli si rilassano sulla riva con le aguzze fauci in bella mostra; gnu, gazzelle e impala si abbeverano cautamente; un grande elefante barrisce osservandoci irritato, un’aquila pescatrice vola imperiosa e improvvisamente si lancia in picchiata per conquistare un pesce…
Giunti in prossimità della cascata scendiamo dalla barca per scalare una collinetta fino all’apice del salto d’acqua. Saliamo e fatichiamo per raggiungere la vetta, una volta lì, a braccia aperte con milioni di goccioline sul corpo dopo la sudata della salita ci godiamo i suoni armoniosi della natura…
Smontiamo le tende e ripartiamo alla volta di Hoima.
Il tragitto è abbastanza duro per via della strada dissestata e piena di grosse buche.
Incrociamo parecchie scimmie che ci osservano sorprese mentre saltano da un albero all’altro finchè un grande ramo centra perfettamente il parabrezza, proprio il mio lato, e per poco tutto va in frantumi.
Arrivati a destinazione ne approfittiamo per fare un po’ di spesa visto che le provviste cominciano a scarseggiare… il sole è ancora alto nel cielo e noi siamo carichi… decidiamo allora di fare un altro piccolo sforzo e proseguire fino alla tappa prevista per il giorno dopo…
La giornata si trasforma in un lungo trasferimento. Attraversiamo varie aree in cui si dice regni la mosca tse tse e allora siamo costretti a “sigillarci” bene dentro.
La strada è pesante ed improvvisamente veniamo fermati da un pullman in panne che blocca il sentiero. Notiamo che l’asse posteriore manca e in assoluta calma cominciano a scendere tutti i passeggeri scaricando di tutto: enormi sacchi di grano, galli isterici, pentolame, scatole di cartone fino a giganteschi durien…
Con pazienza africana cerchiamo di dare una mano anche noi; zappiamo un intero rialzo di terra per permettere il passaggio del nostro truck.
Il primo tentativo non riesce e per poco il povero Martin finisce addosso al bus…
Ricominciamo a zappare alacremente… secondo tentativo… è pericoloso stavolta riusciamo!
Tutti a bordo e in viaggio fino a sera attraversando campi di the e caffè arrivando fino a quasi 2000 metri.
Finalmente Fort Portal. È sera, è buio ed è difficile trovare la retta via. Ci sistemiamo in un alberghetto in perfetto stile africano; siamo esausti ma Nicolò ci delizia con un buon piatto di spaghetti e speck.
Il mio orologio segna quasi 40°. “Fa parecchio caldo” – penso tra me e me, proprio mentre oltrepassiamo la linea dell’equatore! Che emozione!
In tarda mattinata raggiungiamo l’ingresso del Parco Nazionale Queen Elizabeth; sotto un caldo torrido montiamo le nostre tende e subito dopo partiamo per un game drive… improvvisamente il cielo si oscura e da grossi nuvoloni neri comincia a piovere a dirotto…
L’umore non è alle stelle, siamo stanchi, le nostre tende bagnate, non c’è possibilità di doccia o di relax ma illuminati dalla fioca luce delle nostre torce frontali ceniamo e trascorriamo una bella serata in compagnia.
La sveglia suona presto in questo campo isolato del Queen Elizabeth. I barriti degli elefanti, i ruggiti, il frinire delle cicale, gli ululati degli sciacalli e i cinguettii di mille uccelli diversi risuonano ancora nell’aria.
Apro la zip della tenda e mi affaccio un attimo fuori… è ancora buio.
I rangers armati di kalashnikov chiacchierano seduti su di un tronco dinanzi al fuoco che li ha scaldati tutta la notte.
Mi indicano in lontananza tre grossi ippopotami che passeggiano indisturbati…
Inizia ad albeggiare: è magnifico!
Partiamo per il game drive.
Elefanti, bufali, gazzelle, antilopi; scorgiamo dei giovani leoni che saltellano da un bush all’altro; che eleganza e che tenerezza quando poco dopo cominciano a giocherellare e coccolarsi mentre, a dovuta distanza, tutti gli altri animali della savana osservano con estrema attenzione e rispetto ogni loro singolo movimento…
Devono aver già mangiato visto che non si curano molto di tutte le facili prede che li circondano.
Nel pomeriggio partiamo a bordo di una barca lungo il Kazinga Channel che collega il lago Edward al lago George per un entusiasmante safari fotografico.
Anche qui è un susseguirsi di grandi emozioni: decine di ippopotami che si tuffano in acqua per poi riemergere con quella buffa testa; zebre, antilopi e gazzelle abbeverarsi pacatamente; coccodrilli aggirarsi minacciosi; martin pescatori in cerca di qualche pescetto, poi cormorani, eleganti fenicotteri rosa…
Poco più in là un villaggio di pescatori; è incredibile pensare che queste persone convivano con elefanti, ippopotami e leoni…
In cerchio dinanzi ad un grande fuoco, tra storie, aneddoti e canzoni trascorriamo una delle serate più belle mentre un cielo stellato ci fa da background e i suoni della natura da soundtrack.
Improvvisamente un forte ruggito lontano squarcia l’aria: è la buonanotte del Queen Elizabeth National Park.
Lunga giornata di viaggio verso i confini del Rwanda e Congo. Attraversiamo aree rurali molto povere, piccoli villaggi di capanne di paglia e fango; bimbi dalle tshirts troppo grandi e consunte giocano in libertà; anziani riposano seduti su zolle di terra… incrociamo pure un campo rifugiati dell’ONU, mi dicono che sono alloggiati centinaia di congolesi scappati due settimane prima per via di disordini interni.
Piove a dirotto e non abbiamo voglia di montare le nostre tende, optiamo per un alberghetto.
Ore 6.00. Buio pesto. A bordo di due jeep ci arrampichiamo per raggiungere il Bwindi National Park e la “Foresta Impenetrabile”. La strada è in pessime condizioni e le due ore di viaggio sono alquanto faticose. Oggi è la grande giornata dedicata alla scoperta dei gorilla silverback: questi grandi mammiferi in via di estinzione.
Rapido briefing con i rangers e partiamo con i cercatori di tracce verso questa nuova avventura.
Seguiamo sentieri scavati nella fitta boscaglia pluviale, il percorso è intenso; camminiamo per circa un’ora quando il ranger riceve una chiamata radio dai cercatori di tracce che ci precedono…
Tra quaranta minuti dovremmo incontrare la famiglia di gorilla Silverback.
Ci inerpichiamo attraverso un piccolo sentiero appena ricavato a colpi di machete. Ci aiutiamo aggrappandoci a liane o cespugli fino a che, all’improvviso, sentiamo dei rumori provenire dalla sommità di un albero. Ci fermiamo in religioso silenzio, guardiamo su e intravediamo il piccolo di gorilla che teneramente si fa strada da un ramo all’altro. Buffamente, dopo aver mangiato qualche foglia, cade dall’albero!
Il verso gutturale di un grosso Silverback si fa sempre più vicino. Eccolo, un esemplare adulto dalla schiena argentea dinanzi ai nostri occhi stupiti, a solo due metri da noi.
Si accomoda, mangia qualche rametto e si tuffa nell’ignoto della foresta impenetrabile…
I rangers ci guardano, capiscono che vogliamo seguirlo… comincia la vera avventura…
Loro tagliano tutto ciò che si para dinanzi il proprio cammino con i forti machete, noi li seguiamo come meglio possiamo, sprofondando senza manco vedere dove, giù col sedere su foglie, rami, tronchi viscidi, il fango è ovunque ed ad un certo punto, per non cadere mi aggrappo ad un ramo… peccato che fosse pieno di spine nere e durissime che si conficcano profondamente nella mia mano.
La frontiera Uganda-Rwanda è immersa nella nebbia, c’è solo una sbarra che indica i nomi delle due nazioni con un poliziotto annoiato che osserva le poche persone che transitano… noi, col nostro grande truck, destiamo tanta curiosità.
Le formalità doganali sono rapide ed in pochi minuti usciamo dall’Uganda per attraversare la piccola zona di nessuno a piedi. Welcome to Rwanda.
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2 Responses
Wooooow I’ve literally been on a journey
Thanks dear Stephe, really kind of you. You live in a such great Country and we cant wait to visit it again