Capitale:
Pristina
Moneta:
Euro
Periodo migliore:
da maggio a ottobre
In una parola:
Faleminderit (grazie)
Vaccini:
Nessuno
Esperienze da vivere:
Incantarsi al tramonto nella romanticissima Prizren sorseggiando un drink in uno dei tanti locali in prossimità del famoso ponte; Fare un passo indietro nel tempo entrando in uno dei tanti antichi monasteri ortodossi di Peç; Comprendere un pochino la storia di questo Paese nel Museo Etnologico di Pristina.
In questa avventura siamo partiti da Tirana, capitale dell’Albania, alla scoperta dei Paesi meno conosciuti dei Balcani: il neo-nato Kosovo ed il piccolo Montenegro! Abbiamo viaggiato utilizzando solo mezzi locali cercando di confonderci quanto più possibile tra le sue genti.
Non senza timori siamo entrati, via terra, in Kosovo, il paese più giovane d’Europa (ha dichiarato la sua indipendenza nel febbraio 2008) e ancora sconosciuto a molti.
Il turismo in Kosovo è ancora misero, il Paese è visitato solo da una manciata di temerari che non si fanno condizionare dal suo passato recente!
La valuta locale è l’euro, e nonostante ciò: è davvero economico!
Tutti sanno che c’è stata una violenta guerra civile non molto tempo fa e ci sono ancora tensioni nel Paese, ma per i turisti che visitano il Kosovo non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Noi, pur viaggiando da soli, all’avventura, zaino in spalla, non abbiamo mai avuto alcun problema. Tutti intorno erano super cordiali, cercando di aiutarci anche quando non ne avevamo bisogno.
Il Kosovo non sarà una delle destinazioni più spettacolari della tua vita ma ti potresti innamorare dei suoi caffè, della sua atmosfera, dei suoi paesaggi e della sua gente!
Il nostro itinerario suggerito (10 giorni) | |
tre giorni: | Prizren |
due giorni: | Pristina |
day trip: | Graçanica (enclave serba) |
tre giorni: | Peç |
un giorno: | transfer verso il Montenegro via terra o Pristina per volo in quasi tutta l’Europa |
Oggi lasciamo l’Albania ed entriamo in Kosovo!
Son molto emozionato ed in cuor mio: teso; i ricordi delle immagini dei telegiornali, la pulizia etnica di Milosevic, la guerra, la devastazione è ancora così viva!
La frontiera è molto vicina a Bajram Curri e, facilmente, dopo un timbro sul passaporto mettiamo piede nella nazione più giovane d’Europa.
Proseguiamo direzione Djakova e lungo il tragitto chiacchieriamo a lungo con il gentile Qimal di storia e politica, ci racconta molti aneddoti di questo martoriato popolo e, ancora una volta, mi rendo conto di quanto siamo influenzati dai media o dai libri… quanto siamo pronti a provare odio o rancore verso un popolo solo perchè i telegiornali ci mostrano ciò che sono costretti a mostrare!
Penso a quando ero a Belgrado o a Mostar ed i serbi o bosniaci ortodossi parlavano con odio dei loro cugini albanesi o kosovari, penso ai barconi stracarichi di poveri disgraziati che lasciavano la loro amata Nazione per cercar fortuna in Italia, penso a quanto siamo subito pronti a criticare!
Entrati in Kosovo mi colpiscono i numerosi cimiteri, lapidi un pò ovunque, monumenti di eroi militari, bandiere americane… all’improvviso ci sorpassa un camion dell’Esercito Italiano…
Poco oltre un immenso campo con lapidi nere di marmo che sbucano dappertutto, chiedo a Qilam di fermarsi un attimo, varco la soglia e noto che tutti hanno la stessa data di morte… la storia non insegna!
Vicino al quattrocentesco ponte ottomano, magnificamente restaurato, sorge la Moschea di “Sinan Pasha” che pian piano sta ritornando all’antico splendore e si appresta a ridiventare il simbolo di Prizren.
Nei paraggi ci sono i famosi bagni Gazi Mehmed Pasha e la Chiesa Ortodossa del Santo Salvatore; quest’ultima non è aperta a tutti, solo da pochi anni è stato rimosso il filo spinato che la circondava oltre alle guardie armate che la proteggevano. Ricordiamo che il 96% dei kosovari è musulmano ed a Prizren sono presenti 28 moschee e tre chiese.
Ringraziamo il custode dall’aspetto burbero con un albanese: “faliminderit” (grazie) e lui, turbato, ci risponde in serbo: “No, qui hvala”! (grazie in serbo).
Episodio sintomatico della situazione che si vive in quest’area dei Balcani.
Lungo la salita verso la fortezza dell’XI secolo di Kalaja, incontriamo Jaemin, un giovane sudcoreano, matto da legare!
Ci colpisce subito! Il suo progetto è quello di imparare una canzone tradizionale in ogni nazione che visita… ed eccolo intonare in un quasi perfetto italiano: “Azzurro” di Celentano… è subito nostro amico! ma ancora di più mi conquista quando, cantando una nostalgica vecchia canzone yugoslava fa sciogliere il burbero guardiano della chiesa ortodossa che lo accompagna commosso sotto braccio!
Ci spostiamo a Pristina, la capitale, in due ore di autobus. Arrivati prendiamo un taxi che faticherà molto per trovare il nostro alberghetto. Ci infiliamo in varie stradine strettissime e poi sbuchiamo in un mercato vivacissimo quando nel mezzo delle bancarelle leggiamo: “Istanbul Hostel”: siamo arrivati!
Ci troviamo a nord del Distretto Vellusha, tra le stradine tortuose piene di frutta e verdura non lontani dalla “Torre dell’orologio”, dove, un pò ovunque, spuntano varie moschee, in particolare quella di Jashar Pasha e del Sultano Mehmet Fatih. Raggiungiamo la Piazza “Ibrahim Rugova” dove pranziamo presso il buon “Pishat” con polpettine “qyfte” piccanti accompagnate da “kos” (yogurt locale) e pane tipico.
Il “Museo Etnologico” è molto interessante, all’interno di un giardino si vede una casa ottomana che illustra usi e costumi di questa civiltà, ci sono vestiti tradizionali, mobili, tappeti intarsiati.
E’ tardo pomeriggio quando saliamo sul campanile della Chiesa di Madre Teresa per goderci il panorama di Pristina dall’alto.
Oggi decidiamo di raggiungere la cittadina di Graçanica… Percorriamo a piedi il lungo tragitto dal nostro ostello alla stazione degli autobus, fa parecchio caldo oggi. Proseguiamo lungo tutta Madre Teresa Boulevard e poi quella di Bill Clinton.
Attraversiamo zone desolate, stile vecchia Yugoslavia, fino al nostro bus.
Dopo 15 minuti di percorso entriamo in questa “strana” cittadina, ad ogni lampione sventola una bandiera serba, quasi tutte le auto hanno la targa serba e si può pagare pure in dinari oltre a leggere le insegne in cirillico e ascoltare gli abitanti parlare usando la lingua della vecchia Yugoslavia in questa piccola enclave serba che sorge nel centro del Kosovo albanese.
Il monastero verso cui eravamo diretti riusciamo a vederlo solo dall’esterno perchè due monache, con la barba, ci scacciano in malo modo per i nostri shorts.
Pazienza, di sicuro non poteva mancare una visita a questa piccola realtà che, nonostante la storia, rivendica la sua identità.
Questa mattina ci siamo svegliati con la voglia di cornetto e cappuccino e non inizieremo la giornata finchè non li troveremo! Primo bar: solo caffè e bicchierone d’acqua; secondo bar: idem; il terzo: cappuccino sì ma nulla da mangiare… chiediamo in giro e, alla fine, troviamo una panetteria con enormi croissant… Ritorniamo al bar del cappuccino e finalmente possiamo cominciare la nostra meritata colazione italiana! Ogni tanto ci vuole!
Costeggiamo il fiume, l’aria è fresca nonostante il sole cocente; tutto attorno a noi è montagna, ci troviamo nell’abbraccio dei monti Rugova.
Arriviamo al Patriarcato di Pec, fuori ci sono i militari della KFOR che ci richiedono il passaporto per l’ingresso. Il complesso è composto da una meravigliosa chiesa ortodossa, i cui interni sono completamente affrescati; c’è pure un piccolo cimitero dietro la chiesa, curato da poche religiose serbe. Il tutto è zeppo di fiori bellissimi e colorati, un’oasi di relax e meditazione.
Arrivati in centro, ci immergiamo nei bazar della città, c’è tanta gente e dai locali esce fumo di carne alla brace ed il richiamo è troppo forte… la scelta si rivelerà ottima!
Siamo pronti a ripartire e salutare questo Paese così tanto discusso e che piano piano sta cercando di ritrovare il suo equilibrio anche grazie ai proventi che gli arrivano dalla sua gente che vive e lavora sparsa in tutta Europa. Siamo stati molto combattuti su questa meta, se fosse stato il caso o meno di esplorarla, zaino in spalla… alla fine, il nostro spirito di avventura ha avuto il sopravvento e siamo felici di averlo fatto! Ma ora è tempo di voltare completamente pagina e, dopo un lungo e faticoso viaggio in bus, lasciamo il Kosovo per entrare in Montenegro.
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24 Responses
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Un giro nei Balcani è un viaggio che ho in mente da un po’… Chissà se quest’estate sarà possibile andarci…
Perchè no, ora la situazione sembra si stia tranquillizzando…quindi forza dai!
Ciao ragazzi! Che bello il vostro viaggio
Ad agosto vorrei anche io andare in Kosovo, mi chiedevo se secondo voi essendo una ragazza sola che viaggia in bici potrei avere problemi…
Grazie se mi saprete dare un consiglio!
F
Ciao Francesca, complimenti a te per la splendida avventura. viaggiare in bici è uno dei miei sogni. Devo dirti che non abbiamo avuto timori o visto cose pericolose. Se resti nei dintorni delle città più turistiche (mi riferisco al dormire) dovresti stare abbastanza serena. Facci sapere
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