Capitale:
Tblisi
Moneta:
Lari
Periodo migliore:
da maggio a ottobre
In una parola:
Madloba (grazie)
Vaccini:
Nessuno
Esperienze da vivere:
Perdersi nelle antiche stradine della bellissima Tblisi per respirare un pò di aria antica sovietica; Visita la città natale di Stalin a Gori; entra nel mondo fatato ortodosso di Mtskheta
In questa avventura siamo partiti dalla capitale georgiana di Tblisi, definita come la città più bella ed interessante di tutto il Caucaso. Con i mezzi locali, quasi sempre i maršrutka, di sovietica memoria, attraversiamo questa piccola nazione da sud a nord evitando le zone calde e controverse come l’Abkhazia e la Sud Ossetia, dove ancora oggi c’è una forte presenza di militari russi e pertanto è necessario avere dei permessi speciali per entrare.
Abbiamo attraversato tanti paesini molto dignitosi dove si respira ancora un’aria di nostalgia, almeno questa è stata la nostra impressione; Mtskheta con i suoi antichi monasteri ortodossi, Gori dove tutto sa di Stalin fino a Kutaisi con i suoi mercati colorati. Badate bene, la Georgia è anche un’ambita meta per gli amanti della neve e degli sports invernali!
Il nostro itinerario suggerito (10 giorni) | |
quattro giorni: | Tblisi, Mtskheta |
un giorno: | Gori |
un giorno: | Uplistsikhe |
tre giorni: | Kutaisi |
1 giorno: | volo low cost verso numerose città europee |
Siamo nella bellissima Tblisi! Fa freschetto, del resto è febbraio… ottima scusa per rintanarci subito in una delle tante taverne tipiche della piazzetta di Gorgasalis. Dopo una tazza calda di thè e due baclava, è tempo di fare due passi nel centro storico non lontani dalla Chiesa di Jvaris Mama e da quella di Norasheni.
La città vecchia è molto carina, un dedalo di stradine caratterizzano questa zona antichissima che la gente del posto chiama Maidan o Kala.
Andiamo alla Chiesa di Metekhi dove stanno celebrando una funzione ortodossa con il prete che fa il segno della croce sulla fronte dei fedeli mentre loro gli baciano il polsino della tunica.
Tbilisi è una città sorprendente, se qualche scorcio, tipicamente sovietico, mi ha fatto rimembrare la vecchia Lettonia, tanti altri sono propri di una città che pian piano tenta di aprirsi all’Europa e all’Occidente.
Ricordiamo che ormai sono 25 anni che ha ottenuto l’indipendenza da “Grande Madre Russia” e che da non moltissimo è riuscita a liberarsi da quell’anarchia in cui era caduta subito dopo.
Mtskheta ospita alcune delle chiese più antiche del Paese e ne rappresenta il cuore spirituale sin da quando il Cristianesimo diventò la religione di Stato nel ‘300.
Alla confluenza dei fiumi Mtvari e Aragvi, Mtskheta è stata anche la prima capitale Georgiana.
Visitiamo la Chiesa di Jvari, molti credenti ortodossi sono in preghiera, fanno il loro caratteristico segno della croce, baciano i piedi di Gesù Cristo sulla croce, camminano accarezzando la base di tutte le cornici delle sacre icone.
L’atmosfera è molto solenne e cerchiamo di mostrare il nostro massimo rispetto anche quando, poco dopo, all’interno della maestosa Cattedrale di Sveti-Tskhoveli, un monaco dalla lunga barba bianca, benedicendo tutti i fedeli, ci innaffia completamente con un grande pennacchio imbevuto nell’acqua… dopo questa doccia santa proseguiamo fino alla Chiesa di Antioki risalente all’epoca di Santa Nino, molto amata dai Georgiani.
Ritorniamo a Tbilisi e gironzoliamo tra le cianfrusaglie del mercato delle pulci, tra vecchie donnoni russe dai denti d’oro che vendono vecchi piatti o servizi da the usati o pentolame vario e uomini dall’aria stanca, dal viso malinconico e trascurato che mostrano vecchi francobolli sovietici o gradi militari dell’armata rossa.
In centro, basta entrare in uno dei mille vicoletti per incontrare la vecchia Tbilisi dell’era sovietica. Case decadenti non sono ancora state ristrutturate, vecchi balconi di legno sembrano quasi caderti sulla testa, spesso appare un’antica chiesa ortodossa, luogo di culto ed incontro del popolo.
Raggiungiamo la collina in ovovia, il biglietto costa un Lari, eccoci nella fortezza di Narikala da dove si gode di una bella veduta sulla città. Poco più a destra si trova uno dei simboli più caratteristici della capitale: la Statua di Kartlis Deda, alta circa 20 metri e tutta in alluminio. Rappresenta una metafora perfetta del carattere dei georgiani, in una mano tiene una coppa di vino (ospitalità) e nell’altra una spada (per combattere i nemici).
Cattedrale di Sameba, la più grande del Caucaso, è maestosa e domina l’intera città!
Mercato di Desertirebis. Adoro i mercati, sono posti vivi e pulsanti e puoi capire molto della cultura di un posto.
Senza meta tra le spoglie bancarelle che vendevano un mucchietto di patate o carote o qualche piccolo e brutto kiwi, questi vecchi uomini e donne scaldati da stufette a legna microscopiche, mi hanno fatto tanta tenerezza… in quel mercato mi è sembrato di fare un passo indietro nel tempo ma son bastate due fermate di vecchia metro sovietica, quella con lunghissime scale mobili che, a velocità sostenuta ti portano nelle profondità della Terra e cambiamo completamente area: Rustaveli.
Ampi viali puliti, negozi di tutte le marche occidentali, auto costose, gente ben vestita… seguiamo per un po’ l’itinerario a piedi proposto dalla nostra Lonely Planet fino alla bella Freedom Square…
Oggi lasciamo la bella capitale georgiana per entrare nel cuore di questo Paese caucasico…
Percorriamo in tranquillità i 100 km che la separano da Gori, città natale di Stalin… il paesaggio è monotono, pianeggiante e desolato… ogni tanto appare un accampamento di containers, tutti uguali e nel bel mezzo del nulla: sono i campi dei rifugiati dell’Ossezia, una regione della Georgia, scappati nel 2008 per i bombardamenti dei russi… improvvisamente un’altra area, stavolta palesemente militare, è una zona occupata dai russi… cartelloni stradali indicano la direzione per Sokhumi, capoluogo dell’Abkhazia, altra terra occupata… a volte mi sembra di viaggiare sul tabellone di Risiko…
Attraverso brulle stradine, dove regnano i vigneti, si dice che i Georgiani abbiano inventato il vino, raggiungiamo “Atenis Sioni”, un’antichissima chiesa situata su un’ansa del fiume Tana e circondata da alte colline e precipizi.
Conserva meravigliosi affreschi dell’XI secolo.
Non lontano sorge Uplistsikhe, un tempo gigantesca città rupestre oltre che uno degli insediamenti più antichi del Caucaso ed al cui culmine dello sviluppo, nel Medioevo, contava una popolazione di 20.000 abitanti!
Posta lungo il Cammino della Seta, vantava circa 700 grotte scavate nella roccia; una grande città del passato di cui ora restano solo antiche rovine testimoni di un lontano splendore!
Gori mi colpisce sin da subito per la sua trasandatezza, il suo degrado ed abbandono… mi sembra uno di quei paesini sovietici di un romanzo di Tolstoj… sinistri edifici decrepiti dalle mura ingrigite per lo smog di queste vecchie auto, cortili vuoti e silenziosi, alberi tristi senza foglie, persino le persone sembrano riflettere il carattere della cittadina… vecchie donne dalle schiene curve ed un foulard in testa, vestite di nero, si affrettano lungo i viali disadorni, uomini dal viso duro e dal fiato d’aglio chiacchierano accanto alle proprie auto trasformate in taxi, rottami di Lada sono caricate all’inverosimile…
Gori è celebre per aver dato vita allo statista Stalin. Poche persone hanno lasciato un retaggio storico al tempo stesso più grande e controverso di quanto abbia fatto questo figlio di un umile calzolaio il quale guidò per 25 anni il Paese più grande del pianeta. Se non fosse stato per il ruolo svolto dall’URSS, la Germania nazista avrebbe di sicuro vinto la seconda guerra mondiale.
Nell’arco di un decennio ha trasformato l’Unione Sovietica in una grande potenza industriale passando dall’aratro di Lenin alle armi nucleari, come scrisse Churchill nella sua autobiografia.
Tuttavia, le sofferenze di milioni di persone, i gulag, la NKVD (polizia segreta), non possono essere dimenticati.
Pranziamo al “Chinebuli”, un ristorantino alle spalle del museo con un’ottima zuppa di khinkali, ripieni di carne o formaggio… adoriamo la cucina georgiana!
Avtosadguri (stazione dei bus) di Gori. Un nano vende delle patatine, i vari autisti divorano in pochi bocconi voraci khachapuri al formaggio appena sfornati… una vecchina apre la serranda del suo negozietto di farina. A Gori inizia una nuova giornata e noi saliamo sul marshrutka (minivan) per Kutaisi.
Il nostro autista fuma una sigaretta dietro l’altra incessantemente, ogni tanto ci offre una melina a sua volta offerta da un passeggero che non aveva i soldi per il biglietto… in due ore e mezzo giungiamo a destinazione.
Kutaisi mi appare subito deliziosa! Lasciato tutto nel nostro alberghetto, andiamo subito nella piazza centrale a gustare un ottimo khachapuri (torta al formaggio georgiano), un khinkali (polpette di carne speziata) e un adjaruli (barchetta di pane con formaggio, burro e uova)…
Kutaisi, la mattina si sveglia molto lentamente, vecchie donne dai foulards neri, attraversano, piano piano, il Chachvis Khidi, l’antico ponte sul fiume Rioni per appollaiarsi lungo il marciapiedi in costruzione e distendere la propria mercanzia: jeans e Tshirts usate provenienti dall’Europa coi soldi o pentolame vario…
Mi affaccio e ammiro la loro quotidianità svolgersi, guardo con stupore la Cattedrale di Bagrati con le sue cupole verde acqua e che, dall’alto della collina Ukimerioni, domina la città di Kutaisi.
Visitiamo l’area circostante. Motsameta, un luogo incantato!
Questo piccolo monastero offre belle vedute della gola del sottostante fiume Tskhaltsitela, il cui nome (acqua rossa), deriva da un massacro compiuto dagli arabi nell’VIII secolo. Entriamo proprio durante una cerimonia ortodossa, il monaco dai lunghi capelli e dalla lunga barba, con le spalle rivolte all’unica fedele che cantava nostalgiche litanie, manda la sua benedizione.
Il background è fantastico e noi restiamo molto colpiti dalla pace e dalla tranquillità che quel luogo infonde.
Il complesso monastico di Gelati non è posizionato in un posto di minor bellezza, del resto i georgiani hanno sempre avuto una particolare abilità nello scegliere le posizioni più incantevoli per costruire le proprie chiese.
Adoro quando ci mettiamo nei panni degli abitanti dei villaggi che visitiamo. Quando non c’è sveglia, non c’è programma ma solo incontri liberi e spontanei, luoghi nascosti, la vita che scorre e noi lì pronti a farne parte al 100%.
Oggi, dopo colazione con uova fritte, siamo scesi in strada per confonderci tra la folla…
Passo dopo passo arriviamo nel quartiere ebraico dove entriamo in una sinagoga, il tempo è splendido. Non c’è nessuno per strada se non qualche vecchietto che passeggia con le braccia dietro la schiena e sembrano studiarci quando ci vedono…
L’aria è fresca ma il sole caldissimo, gli alberi di ciliegio e di mimosa ci fanno da sfondo. Questa notte è piovuto ed il muschio bagnato è verdissimo.
Raggiungiamo una chiesetta ortodossa sopra una collina, attorno un cimitero molto decoroso.
Visitiamo vari musei: quello etnografico, quello dello sport e quello delle glorie militari. Ognuno di essi ci lascia qualcosa nel cuore, vediamo foto, documenti, le medaglie olimpiche, le coppe di competizioni sportive svoltesi in tutto il mondo, reperti archeologici, monili di un altro tempo e che ora sono i testimoni di una vecchia storia; le foto del periodo sovietico o delle varie guerre in cui la Georgia è stata protagonista o vittima ci rattristano parecchio…
Le ultime ore a Kutaisi le trascorriamo in relax perdendoci tra le mille viuzze della cittadina, tra la sua gente ospitale e tra le bancarelle del suo mercato, prima di recarci in aeroporto per ripartire!
საქართველოს მთავრობას მადლობას უხდის
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)