Capitale:
Buenos Aires
Moneta:
Peso
Periodo migliore:
Il periodo migliore per visitare la parte settentrionale del Paese va da settembre a novembre; per visitare la Patagonia, invece, è più indicata l’estate argentina (da dicembre a febbraio). Chi punta a sciare, invece, farà bene a programmare la partenza tra metà giugno e metà ottobre.
In una parola:
Que tal? (come va?)
Vaccini:
Nessuno
Avvertenze:
– La malaria è presente nelle aree rurali lungo i confini con la Bolivia ed il Paraguay anche se il rischio è minimo
– Proteggetevi dalle zanzare perchè c’è anche il rischio di contrarre la dengue.
A tavola:
Il famoso manzo argentino non potrà che essere una rivelazione per gli amanti della carne. La cucina argentina è molto influenzata da quella spagnola e da quella italiana. Le porzioni normali sono di solito generose e sufficienti per saziare due persone. Non perdetevi le bancarelle che vendono dolci a base di dulce de leche (latte condensato caramellato) e squisiti gelati.
Esperienze da vivere:
Conquistare il punto più a sude del mondo (Ushuaia); Incantarsi dinanzi alla meastosità delle Cascate di Iguazù nel cuore della foresta subtropicale settentrionale; Ammirare i leoni marini nella Reserva Faunistica Peninsula Valdès, dove da giugno a dicembre è possibile avvistare le balene franche australi.
Quando si pensa a cosa fare e cosa vedere in Argentina, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il paese sudamericano è immenso e offre tantissime attrattive per i visitatori: dalla raffinata capitale Buenos Aires alla sconfinata Patagonia, dalle montagne alpine di Bariloche a quelle lunari di Salta, dagli immensi vigneti della zona di Mendoza al magnifico centro storico di Córdoba, dallo spettacolo delle balene al largo della penisola di Valdés alle cascate dell’Iguazú da dove cominciamo questo meraviglioso viaggio.
Come abbiamo organizzato questo viaggio?
Dopo aver visitato le Cascate di Iguazù, abbiamo raggiunto San Carlos de Bariloche, noleggiato un van e diretti lentamente verso il sud del mondo.
Negli oltre 4000 km, che da Bariloche portano fino ad Usuhaia attraverso la Carretera Austral e la Ruta 40, si assapora fino in fondo l’idea del ‘viaggio’.
E’ un viaggio molto intenso dove bisogna studiare l’itinerario con attenzione.
Un’affascinante traversata da nord a sud dedicata ai grandi spazi della Patagonia, ai suoi magnifici Parchi Nazionali fino all’attraversamento dello Stretto di Magellano prima di scorgere la baia di Ushuaia, con la città più meridionale del mondo, saltellando tra Argentina e Cile!
Si vola verso Buenos Aires, la “Reina del Plata”, la capitale mondiale del tango, una città che è un’alchimia di architettura parigina, traffico romano e movida madrilena ma con un tocco sudamericano!
Il nostro itinerario suggerito (23 giorni) | |
tre giorni: | Puerto Iguazù (visita alle cascate) |
cinque giorni: | San Carlos de Bariloche, Los Antiguos (visita al Lago Argentino), Las Cuevas de las manos (visita alle caverne) |
dieci giorni: | El Chalten (trekking a Laguna de los Tres e Fitz Roy), El Calafate (navigazione per il Perito Moreno), Ushuaia (navigazione lungo lo Stretto di Magellano ed il Canale di Beagle e trekking alla Isla Redonda) |
cinque giorni: | Buenos Aires (city tour) |
Al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay c’è un’intera regione dove l’acqua è assoluta protagonista: una distesa di 275 cascate generate dal grande fiume, inserite dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità. Il Parco Nazionale dell’Iguazú è una delle meraviglie del Sud America.
Mi son fermato su un’altura in cui avevo la visuale di tutte e tre questi Paesi.
Qui l’Iguazú disegna una curva e precipita per 75 metri come se collassasse su se stesso, dando vita a una scenografia unica che vi rimarrà impressa nella mente.
Decidiamo di inoltrarci nella foresta con un enorme camion scoperto e, mentre seguiamo quei piccoli percorsi di sabbia rossa, conquistati dopo aver lottato con la natura a colpi di machete, pensavo a quanto fosse stato difficile il viaggio seguendo l’equatore di descritto dal sudafricano Mike Horn…
Dopo un lungo percorso arriviamo ad un molo e da lì pronti per un rafting fin sotto le cascate di Iguazù!
Camminate lungo i numerosi sentieri di trekking che permettono di raggiungere vari punti panoramici.
Il nostro giro prosegue alla volta di tutte le cascate con i salti dai nomi più disparati: dos hermanas, Borsetti, tres mosquetteros, la ventana; Lo spettacolo più impressionante è la Garganta del Diablo (Gola del Diavolo), la cascata più alta e profonda nonché simbolo nazionale: la potenza e il fragore del salto trasmettono tutta la forza della natura.
Quell’immensa massa d’acqua che da vari torrenti, piccoli fiumiciattoli scorreva lenta e pacata e poi all’improvviso si lanciava dalle rocce, da quell’alto salto rendendo quella cascata: maestosa! Quel perpetuo rumore che non ti abbandonava mai, quegli spruzzi d’acqua che ti schiaffeggiavano.
Ho visto gente che pregava dinanzi alla cascata, altri che l’ammiravano con gli occhi lucidi, altri persi nei propri pensieri…
In aereo raggiungiamo San Carlos de Bariloche, nota semplicemente come Bariloche, che sorge sulla riva del lago Nahuel Huapi ai piedi delle Ande, nella Patagonia nord-occidentale, ed è la città più grande della Regione dei Laghi.
Immersa in un meraviglioso scenario di montagna tipicamente alpino, è una rinomata meta turistica che attira visitatori da tutto il mondo.
Qui troverete sempre qualcosa di emozionante da fare, in qualunque stagione dell’anno: in inverno si scia sulle nevi del Cerro Catedral, nei mesi caldi si praticano trekking, pesca, rafting, canoa, escursioni in bici e a cavallo.
Bariloche ha una storia curiosa. Nata inizialmente come centro per il commercio di pelli e bestiame fra Cile e Argentina, negli anni ’30 del Novecento è stata ricostruita ispirandosi all’architettura delle Alpi, con case in legno e pietra, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Svizzera delle Ande”. Passeggiando per il centro potrete ammirare edifici come il Centro Cívico e la cattedrale neogotica di Nostra Signora del Nahuel Huapi, e vi sembrerà davvero di trovarvi in un villaggio europeo.
Seduti su una seggiovia raggiungiamo un belvedere che ci mostra tutta l’area che ci ospita in questi giorni.
Che meraviglia! Spettacolo da cartolina…
Laghi, pini, montagne altissime dalle cime innevate: le Ande!
Ci si sente così piccoli al cospetto dell’immensità della natura…
Viaggiando lungo la Ruta 40 si entra ed esce tra Argentina e Cile perché le località da visitare sono molteplici e capita spesso di trovarsi bloccati alle varie frontiere doganali.
Da San Carlos de Bariloche entriamo per prima volta in Cile e, una settimana dopo, rieccoci presso il primo paesino argentino che incontriamo e dove preferiamo fermarci per la notte, siamo a: Los Antiguos, narrato persino da Sepulveda nel suo Patagonia Express.
Il paesino è davvero tranquillo, forse fin troppo, che c’è di meglio di una rilassante giornata sul lago Buenos Aires?
Sveglia all’alba. Oggi ci aspettano altri 800 km e con queste strade dissestate è abbastanza impegnativo…
Terzo giorno consecutivo di trasferimento, siamo molto provati ama va bene così… Abbiamo macinato centinaia e centinaia di km. Abbiamo visto sia l’alba che il tramonto dal nostro sediolino… la Patagonia non ti stanca mai…
Il paesaggio muta completamente: canyon, immense praterie aride popolate da guanachi, nandù, cavalli selvaggi e qualche armadillo…
Lungo il tragitto ci fermiamo a visitare “Las cueva de las manos” (le grotte delle mani), suona come il titolo di un film horror invece sono iscrizioni e disegni rupestri risalenti a 8000 anni fa che ritraggono mani, guanachi ecc.
Mentre il mio sguardo si perde lungo l’immensità di quei paesaggi, immaginavo ominidi primitivi aggirarsi in quel posto rimasto così perfettamente intatto per millenni e non mi sarei assolutamente meravigliato se improvvisamente fosse apparso un dinosauro…
…e finalmente, dopo tre lunghi giorni di paesaggio arido, polveroso e lunare interrotto solo dall’incontro fugace di una mandria di cavalli con il proprio gaucho o qualche sparuto gruppo di guanachi liberi, ecco, dinanzi ai nostri occhi, il sole tramontare proprio tra quelle cime innevate che andremo a scalare nei prossimi giorni! Siamo ad El Chalten!
Eccoci ad El Chaltén, mecca degli amanti del trekking e porta di accesso per i due colossi di granito del Cerro Torre e del Fitz Roy, è considerato la capitale argentina del trekking perché da qui parte una fitta rete di sentieri che si inoltrano negli scenari favolosi del Parco Nazionale Los Glaciares, fra laghi e ghiacciai.
E’ un piccolo villaggio di montagna sperduto nel nulla ai piedi delle Ande, e a oltre duecento chilometri dalla città più vicina (El Calafate). È un luogo tranquillo abitato da una manciata di persone, fatto di case colorate e strade sterrate.
Zaino tattico: pronto.
Provviste: preparate.
All’alba partiamo alla conquista della Laguna de los Tres, ai piedi del Monte Fitz Roy (3780 mt).
Sette ore e 48 minuti di cammino, di sofferenza e fatica ma che meraviglia…
Lungo l’inizio del percorso, io e Luca, incontriamo francesi, austriaci e tedeschi ma, poco dopo, rimaniamo completamente soli con la natura, interamente addentrati e circondati, mi inchino dinanzi alla maestosità di Madre Natura.
Il fruscio delle foglie mosse dal vento, gli uccelletti che cinguettano armoniosamente ed indisturbati, lo scorrere di un qualche ruscello che non si vede e poi il rumore dei nostri passi che, nonostante le difficoltà, del sentiero vanno avanti… non importa il tempo, le nuvole: andiamo avanti… guadiamo fiumiciattoli, camminiamo sulla riva di una magnifica laguna pura dove si riempiamo la borraccia…
Ci perdiamo tra stradine create lungo rocce e cespugli più alti di noi… ogni tanto appare un ponticello di legno costruito con un unico tronco d’albero…
Ci stupiamo di ogni piccola bellezza che la natura ci mostra…
A volte ci fermiamo e ci guardiamo attorno attoniti e sempre meravigliati…
Proseguiamo e improvvisamente si para ai nostri occhi uno spiazzale bianco formato dai tronchi di alberi senza chioma, come la schiena di un istrice…
Dobbiamo andare avanti, la parte difficile deve ancora arrivare…
Il Fitz Roy è coperto dalle nuvole che si muovono minacciosamente verso di noi…
Il vento comincia a farsi sentire, il cielo diventa sempre più plumbeo e l’altimetro del mio orologio ci informa che stiamo salendo sempre più ma l’idea di mollare e ritornare indietro nemmeno ci sfiora…
Comincia la parte dura, la cosiddetta “pietraia”, un dislivello di 400 metri… Dovrebbe essere l’ultimo ostacolo al nostro traguardo… Incontriamo vari trekkers che scendono, prima tre americani, poi una brasiliana, vari argentini, quattro israeliani e tutti ci danno informazioni diverse…
Siamo gli unici a salire nonostante tutto… Ci incoraggiamo a vicenda e proseguiamo mentre il nostro fiatone aumenta…
Ultimo sforzo… Luca si ferma su una roccia a riposare… “Ultimo scatto… è finita!”
Ennesimo spettacolo della natura, un lago celeste ai piedi del Fitz Roy ancora coperto di nuvole…
Troviamo rifugio dietro un grosso masso per mangiare un panino e un po’ di frutta disidratata… Luca improvvisamente ha recuperato tutte le sue energie e si dirige in solitaria verso il lago gelato…
Lo vedo riempire la sua borraccia nell’acqua pura del lago… Ci guardiamo nuovamente attorno sempre stupiti come la prima volta, mangiamo una barretta energetica di cioccolato mentre le gocce d’acqua spinte dal vento ci sferzano il volto..
Ci guardiamo negli occhi, cenno di assenso e si riparte… abbiamo ancora un lunghissimo tratto da percorrere… Le rocce della pietraia bagnate sono molto scivolose, è difficile anche la discesa… Ma andiamo avanti…
Dopo un altro paio di ore ci fermiamo a mangiare un uovo sodo e una mela, siamo due treni in corsa… quasi otto ore dopo: riecco di nuovo la colorata cittadina di El Chalten che sbuca dopo tutto questo verde…
Che meraviglia la natura! Quante volte lo avrò detto? Non esiste modo migliore di apprezzarla se non camminandoci nella sua anima!
Per chiunque si avventuri alla scoperta della Patagonia, El Calafate è una tappa obbligatoria. Non tanto per la cittadina in sé, che comunque offre ai viaggiatori tutte le strutture e i servizi di cui possono avere bisogno, ma perché costituisce la porta di accesso al Parco Nazionale Los Glaciares, dove si trova una delle più incredibili attrazioni naturalistiche dell’Argentina e del Sud America: il ghiacciaio Perito Moreno.
Dista circa 80 km da El Calafate e ci si arriva comodamente con uno dei tanti autobus o noleggiando un’auto, opzione che permette di andare a vederlo negli orari meno affollati. Giunti al punto panoramico, non crederete ai vostri occhi: il gigantesco ghiacciaio si protende nelle acque del Lago Argentino con un parete lunga 5 km e alta fino a più di 70 metri. Il Perito Moreno avanza ogni giorno di due metri e di tanto in tanto enormi blocchi di ghiaccio si staccano dal fronte e precipitano in acqua con un fragore impressionante. Si possono passare ore e ore ipnotizzati ad ammirare lo spettacolo.
Da notare le innumerevoli gradazioni di blu che la Patagonia sa offrire a seconda della luce, del fondale, del cielo, delle nuvole cambia tutto… Non esagero nel dire che sembra di essere in quel posto che chiamano: paradiso
Il Perito Moreno è immenso. Quando cadono le scaglie immense di ghiaccio si avverte il fragore dell’eterno, si sente il respiro del mondo che crea tensione e terrore, perché la natura sa zittirci in un attimo quando vuole Lei. Se non è questo Dio, io non sono un uomo.
Hai mai immaginato cosa potesse provare un granchietto dinanzi una grande onda?
Questa è la sensazione che ho avuto io al cospetto del Perito Moreno.
Il ghiacciaio più mastodontico che abbia mai visto e che fu scoperto, se così si può definire, 100 anni fa dal geologo Moreno.
L’abbiamo ammirato da ogni punto di vista, dal basso, dall’alto, dal lato, di fronte, via terra, via lago…
E’ impressionante! Un’enorme lingua bianco/azzurra che scende da chissà dove e che improvvisamente si ferma con le sue potenti pareti sul lago Argentino…
Trascorriamo altri giorni alla scoperta del sud del Cile prima di rientrare nuovamente in Argentina. Superato lo stretto di Magellano, ecco la selvaggia Terra del Fuoco e Ushuaia, la città più meridionale del mondo, dove si può camminare tra foreste incontaminate e ammirare le colonie di pinguini.
Benvenuti alla “fine del mondo”, nella costa meridionale dell’Isola Grande della Terra del Fuoco, a tremila chilometri da Buenos Aires.
Ushuaia è la città più a sud del pianeta.
Lo spettacolare scenario che accoglie i visitatori è all’altezza del nome: il centro abitato sorge sul canale di Beagle, chiuso alle spalle dai monti Martial.
Il primo insediamento moderno fu costruito nella seconda metà dell’Ottocento da missionari inglesi, che si insediarono in questa zona già popolata da millenni dal popolo indigeno degli Yamana. Ushuaia divenne poi sede di una colonia penale, chiusa nel 1947, e fu poi ricostruita da immigrati italiani che hanno lasciato un’impronta nella cultura locale: al ristorante, di fianco a specialità tipiche come il centolla (un grande e gustoso granchio), si possono trovare anche la bagna cauda e il bonet, tipici del Piemonte.
La città è piccola e piacevole, ma attira i visitatori soprattutto per le meraviglie naturalistiche della zona. Considerate obbligatorio un giro in barca per esplorare il canale di Beagle, costellato di isolette: potrete così ammirare da vicino le colonie di pinguini.
Il nostro catamarano solca le acque del Canale di Beagle….
Appare una grande roccia bianco-nera… un’estremità è popolata da cormorani che, come in un grande aeroporto, atterrano e decollano continuamente…
L’altra roccia, più goffa e divertente, era popolata da foche e leoni di mare che, come in una grande osteria, facevano un baccano enorme…
Si rincorrevano, si schernivano a vicenda, litigavano, si tuffavano… era proprio divertente osservarli…
Ma la chicca era l’incontro che tutti attendevamo di più: i pinguini!
Ben due specie diverse: il pinguino Magellano e quello Pasqua…
Chi si tuffava in acqua e sbucava pochi istanti dopo da tutt’altra parte, ricordavano il film “Mary Poppins”, chi stava impalato quasi come fosse una statua a fare chissà cosa, chi passeggiava placidamente con quell’andare goffo che solo loro hanno…
Tutti in impeccabile smoking!
In serata una meravigliosa cazuela de mariscos gustata a la “Casa de los Mariscos” ci ha allietato gli animi…
Il Parco Nazionale Terra del Fuoco ci ha accolti con un leggero raggio di sole e solo dopo averci inghiottito con la sua fitta vegetazione ha scaricato su di noi tutta l’acqua che poteva…
Non ci siamo abbattuti. Contro vento, fango, rocce scivolose, freddo abbiamo portato a termine la nostra impresa: otto km in quasi tre ore…
Era ammaliante ammirare gli alberi che ci proteggevano dall’acqua piovana, i cespugli che ci accarezzavano, il fango che si attaccava a noi, le nostre orme che siglavano il nostro passaggio…
La natura sotto quel diluvio non l’avevo mai “vissuta”…
Nel pomeriggio visita al museo della “Fin del mundo” che narra la storia di questa cittadina ai confini del mondo.
I suoi eroi, i suoi fondatori, i suoi scopritori, i vecchi indigeni, le sue tradizioni ed aneddoti vari…
Interessante la chiacchierata con la bibliotecaria del museo circa le isole Malvinas, più conosciute con il nome di Falkland; nonostante siano passati tanti anni da quella guerra anglo-argentina, persa dagli ispanici, quest’ultimi continuano a rivendicare il diritto di appartenenza di quell’isola strategica e ricca.
E’ stata dolcissima quando ha concluso la sua lunga arringa dichiarando: “Los inglesos? Para nosotros: Pirates!” (Gli inglesi? Per noi: pirati!)
All’inizio del 1900, l’Argentina decise di confinare alcuni dei suoi reclusi più scomodi nel luogo più lontano ed inaccessibile, un po’ come i russi con la Siberia… ecco che nacque il Carcere di Ushuaia!
La terra è terminata! Siamo pronti a decollare alla volta della sua capitale!
In quattro ore di volo ripercorriamo tutto il tragitto delle ultime tre settimane!
Buenos Aires è il luogo dell’Argentina in cui l’impronta europea è più evidente. Città cosmopolita ed esuberante, più europea che latino-americana, è rinomata per l’atteggiamento elegante e forte dei suoi abitanti, che essi conservano anche nei momenti più difficili.
La città è divisa in quartieri, i barrios, che sono davvero numerosi.
L’obelisco di Plaza de la República è anche un modo per conoscere i principali fatti storici della città: ognuna delle sue facciate ricorda infatti un evento saliente della fondazione dell’Argentina.
Plaza de Mayo. La celebre piazza principale della capitale, famosa per le manifestazioni delle mamme dei desaparecidos che, nonostante siano passati tantissimi anni, continuano ad incontrarsi lì ogni giovedì sera ed a chiedere all’Argentina ed al mondo: giustizia…
Mi ha fatto impressione vedere i foulard disegnati a terra, ognuno rappresentava il dolore straziante di una mamma che da trenta anni chiede notizie del figlio o della figlia. Di fronte c’è la famosa “Casa Rosada”, il Quirinale argentino, reso celebre dalla carismatica Eva Peròn, così amata, ancora oggi, dal pueblo…
Il Quartiere di San Telmo con i suoi vicoli, le sue chiese coloniali, la sua musica che riempie l’aria e la sua gente mi ha ricordato un po’ l’Avana…
Il Quartiere giallo e blu, coloratissimo di Boca, reso celebre da Diego Armando Maradona che qui tirò i primi calci al pallone… Qui devo elogiare gli argentini che sono riusciti a trasformare una zona malfamata e pericolosa in una parte molto caratteristica e suggestiva per i turisti, sebbene permane la zona off limits, quella dove neppure la polizia “fa visita”…
Lo stadio di calcio, cosiddetta “bombonera” è un’opera da museo perché attraverso i suoi murales ti racconta la storia della squadra e della sua gente…
Boca: agglomerato coloratissimo dove impera nell’aria Astor Piazzolla ed il suo tango… Tanti artisti da strada, ristorantini e cartoline che rimarranno scolpite nelle nostre menti, nel nostro cuore e nei nostri occhi.
Porto Madero, è la zona in, quella moderna e ricca; abitata dai figli dei latifondisti, coi parchi inglesi impeccabili e sempre verdi, le grandi auto e le signore col barboncino bianco, i grattacieli e gli yacht.
Che strano che la separa solo un incrocio stradale dalla baraccopoli di Boca.
Quartiere Palermo. L’elegante zona delle ambasciate che si mostrano a noi in tutto il loro splendore architettonico.
Terminiamo il nostro interessante tour con la visita al cimitero monumentale, quello dove riposano (chi più e chi meno visto che sono sepolti qui anche personaggi come l’austero generale Roca che sterminò gli indios nativi della zona) e la bella Evita.
E allora lasciatevi contaminare dalla sua identità multietnica, ballate il tango, gustatevi la miglior carne del mondo o guardate una partita di football.
Nel paese di Messi e Maradona, il calcio è come una religione.
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
2 Responses
Io c’ero che bello
E’ stato meraviglioso!!!!