Capitale:
Seoul
Moneta:
Won
Periodo migliore:
da settembre ad aprile
In una parola:
Annyeong haseyo (ciao)
Vaccini:
Nessuno
Esperienze da vivere:
Percorrere la terra di nessuno denominata DMZ, confine tra Corea del Sud ed la famigerata Corea del Nord; Perdersi nei violetti senza età e fuori dal tempo della piccola cittadina di Hahoe; Pregare presso il maestoso Tempio di Yong Gung Sa, nell’estrema periferia di Busan sul Mar Cinese Meridionale
Abbiamo cercato di vivere al meglio questa piccola grande nazione, sempre tesa per spinosa questiona con i cugini del nord ma dotata di un fascino senza eguali grazie alla sua storia millenaria, ai suoi antichissimi villaggi e templi che si scontrano con la modernità ed il caos di città cosmopolite come Seoul o Busan. Abbiamo viaggiato con i mezzi locali da nord a sud, siamo stati ospiti dei coreani e condiviso la loro quotidianità, cucinato insieme il bibimbap nelle loro micro cucine e pregato insieme nei loro templi di un altro tempo.
Il nostro itinerario suggerito (13 giorni) | |
quattro giorni: | Seoul, DMZ |
due giorni: | Andong, Hahoe village |
tre giorni: | Gyeongju |
tre giorni: | Busan |
un giorno: | traghetto per Fukuoka, Giappone o volo per molte città asiatiche |
Sembra è un sogno passeggiare per i vicoletti di Seoul illuminati da mille insegne luccicanti e colorate, incomprensibili, per noi, ideogrammi giganteschi tutti intorno che ti ammaliano e ti fanno sembrare di vivere in un cartone animato…
Dopo un’abbondante colazione nella deliziosa “Fully Guesthouse” usciamo alla scoperta di questa città ricca di cose da vedere, da esplorare e da mangiare!
Facciamo un giro nel quartiere “Bukchon” dove ammiriamo affascinati l’antica architettura coreana.
Questi vecchi templi pagode hanno proprio il potere di donare un senso di pace unico.
All’interno di “Changdeokgung Palace” raggiungiamo un giardino, detto “proibito”, perché una volta era accessibile solo ai nobili. E’ pieno di pagode e ognuna delle quali veniva utilizzata per scopi diversi. Da qui riusciamo ad avere un’idea di come poteva essere la vita tradizionale antica di questo popolo!
Cambiamo decisamente area per visitare l’affollato quartiere di “Insadong”.
Sembravamo dei bambini al luna park, i nostri occhi non sapevano più da che parte guardare; colori, luci, pupazzetti, cibi strani mai visti, donne con gli abiti tradizionali locali, tante coppie di teenagers vestiti allo stesso modo (noteremo poi che questa è una pratica molto diffusa tra i giovani).
Assaggiamo tante cose strane che incontriamo lungo il tragitto: gelato in un lungo cono di mais, polipi serviti come arrosticini, dei dolci alla crema di fagioli rossi…
Infine ci dirigiamo a “Gwanghwamna Square”, una delle piazze principali osservati severamente dal maestoso “Gyeongbukgong Palace”.
A cena la meravigliosa Way ci porta al “Tosokchun restaurant” ad assaggiare una zuppa di pollo al ginseng con castagne, datteri, semi vari e riso. E’ sempre estremamente interessante scoprire un luogo anche attraverso la sua cucina.
Oggi ci dirigiamo a nord, alla volta del cosiddetto: DMZ (Demilitarized Zone), una zona molto calda al confine con la Corea del Nord. Questa nazione così inaccessibile al turismo!
Ascoltiamo tanti racconti, vediamo immagini e video che mostrano i tanti problemi che qui devono affrontare solo perché un pazzo moccioso minaccia il mondo con le sue testate nucleari.
L’aria è molto tesa, c’è pure una base militare americana proprio al confine per monitorizzare questa delicata situazione, anche perché un colpo di testa di questo dittatore potrebbe dar vita tranquillamente ad una terza guerra mondiale.
Ancora una volta l’uomo rischia di annientarsi.
La cittadina di Dorasan, al confine, sembra sperare in una riunificazione con i cugini del nord; lo testimonia la ferrovia che è già pronta a collegare la iper-tecnologica Seoul alla capitale del nord Pyeong Yang. I cartelli reclamano che solo 250 km li separano da lì.
Tornati a Seoul facciamo un salto indietro nel tempo quando assistiamo al cambio della guardia dinanzi ad uno dei tanti e maestosi palazzi antichi coreani.
Quei costumi di un altro tempo, quelle musiche orientali e i loro sguardi fieri ci hanno dato una chiara idea di ciò che poteva esser stata la società di un tempo…
E’ uno spettacolo che non dovete perdere se visitate la capitale sudcoreana.
Seoul Tower. In cima la vista è straordinaria. Notiamo un grande terrazzo con 5-6 alberi completamente ricoperti da lucchetti lasciati dagli innamorati come sigillo d’amore.
Mark ne tira fuori inaspettatamente uno e ci divertiamo ad imitare i fidanzatini coreani, autoscatti compresi!
Ad un certo punto si avvicinano due ragazze e ci chiedono se possono scattarci delle foto; insistono poi quando ci chiedono di metterci in pose korean style o di passeggiare mano nella mano… ed io pensavo tra me: “ma pensa se queste due devono perdere tutto questo tempo con noi..!” ma era solo una sorpresa di Mark, tutto precoordinato dall’Italia!
In serata Way ci porta a mangiare Korean Barbecue al “Palsaik” un locale veramente carino. Assaggiamo sette fette di carne marinate in sette modi diversi, poi verdure, zuppe e tutto cucinato direttamente da noi, con tanto di grembiule… tutto squisito!
Terminiamo la serata in uno dei suoi locali preferiti: “Jazz Story”.
All’interno tutto l’arredamento proviene da materiali di “riciclo”, i tavoli erano delle vasche da bagno con una lastra di vetro sopra, le sedie: vecchie poltrone da cinema…
Ma il pezzo forte è stata la band! Fenomenale! Avrei voluto non finissero mai di suonare!
Seoul ci ha proprio rapiti e tutto ciò è avvenuto soprattutto grazie a Way, una ragazza speciale, ormai nostra amica! Grazie Way!
Lasciata la sfavillante Seoul, in tre ore di comodo autobus, raggiungiamo l’antica Andong.
Ci ospitano una coppia di coetanei americani di couchsurfing: Garrett e Stephanie, due insegnanti di inglese; è bello vivere un luogo anche attraverso le esperienze degli expats, hai l’opportunità di vedere il posto da un punto di vista diverso!
Da Andong, con un po’ di fatica a causa delle barriere linguistiche, arriviamo ad Hahoe, un villaggio del 1600, ora patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Hahoe: villaggio famoso per le sue maschere. Una leggenda narra che, a seguito di una pestilenza che decimò quasi tutto il villaggio, un Dio scese sulla Terra e, scelto uno degli abitanti, gli disse che avrebbe salvato il suo villaggio se avesse costruito delle maschere ma ad una condizione: nessuno avrebbe dovuto vederlo al lavoro.
Suo malgrado accetta.
Passa il tempo e la sua amata comincia ad insospettirsi e ingelosirsi finchè un giorno si reca nella periferia del villaggio per spiarlo… un’occhiata e lui muore all’istante…
Per la disperazione la donna si pianta un coltello nel cuore!
Assistiamo a delle danze tradizionali che decantano questa leggenda prima di perderci tra i vicoletti di quei villaggi senza tempo e ricchi di storie.
Terminiamo la serata nella nostra massima semplicità mangiando una scodellina di noodles sugli scalini del 7eleven dinanzi alla nostra casa di Andong.
Gyeongju è un museo a cielo aperto.
Trascorriamo l’intera giornata gironzolando senza meta tra le stradine meno battute fino a finire al Mercato di Jungang a mangiare in ginocchio attorno ad un piccolo tavolino, korean way.
Assaggiamo Tangsuyuk (maiale fritto in varie salse) e Bokkeumbab (riso fritto)
Siamo curiosi, vogliamo assaggiare, vedere, conoscere tutto ciò che non abbiamo provato…
Le Tombe Reali Cheon Machong risultano essere un luogo molto romantico all’interno di un parco con una musica di sottofondo molto rilassante dove trascorriamo qualche ora in tranquillità…
Attraversiamo un grande parco pieno di fiori colorati per raggiungere il “Gyeongju National Museum”, il più interessante museo di storia della Corea del Sud.
Enormi stanze ricche di materiale archeologico risalenti al 600 d.C. Vasi, collane, corone, maschere… persino una campana buddista “Emille Bell”, una delle più grandi mai costruite in Asia.
Da lì prendiamo il bus n.11 ed in 20 minuti arriviamo al “Bulguksa Temple”.
All’ingresso quattro enormi statue in legno rappresentanti divinità coreane ci guardano severamente. Due splendide pagode “Dabotap” e “Seokgatap”; ci siamo goduti al massimo questo luogo così sereno andando alla ricerca di alcuni scorci incantevoli!
Oggi è lunedì mattina e la cittadina di Gyeongju fatica a riprendersi dopo il week end.
Le signore dal viso raggrinzito, dai capelli corti e neri ma sempre permanentati, sono accovacciate fuori gli usci delle proprie casette dai tetti orientaleggianti che tanto adoro!
Scavano con mani rugose in ciotole piene di piccoli legumi o distendono su vecchi sacchi dei peperoncini rossi pronti per essere essiccati…
Due ore di treno seguendo la costa ed arriviamo a Busan, la seconda città più grande della Corea del Sud.
Compriamo un “Metro day pass” e decidiamo di spingerci fino al Tempio di Beomeosa, un luogo sacro per i buddisti che, dall’alto di una montagna, domina l’intera città.
Sembra però che la gente venga qui non tanto per pregare quanto per meditare.
Il silenzio, la pace e la calma sono quasi irreali!
Ti infonde un senso di benessere interiore e di relax che raramente si riesce a raggiungere…
Ma dura poco… un’ora dopo siamo già nel frenetico e rumoroso mercato del pesce della città.
Pescivendoli decantano la propria merce, tanti cuochi cucinano ciò che ordini direttamente dalla bancarella e noi non ci siamo fatti scappare l’occasione di assaggiare varie fritture di pesce!
Ai piedi del Buddha più grande del Paese, con una cantilena tibetana che infonde un senso di serenità nell’aria; ci troviamo su una scogliera all’interno di uno dei templi buddhisti più suggestivi che abbia mai visitato… sotto di noi le onde del Mar Cinese Meridionale si infrangono sugli scogli sacri creando un armonioso contrasto con la pace silente di tutto il background.
E’ il Tempio di Yong Gung Sa, nell’estrema periferia di Busan.
Quanti nuovi insegnamenti in soli dieci giorni di viaggio. Questa nazione così moderna da un lato ma ancora radicata alle sue vecchie tradizioni e alla sua antica storia dall’altro.
Credo che la Corea del Sud si possa racchiudere in un unico quartiere di Busan: Jagalchi dove ad un antico e tradizionale scorcio coi vecchi pescatori e donne curve dal tempo e dall’espressione stanca, si affianca una parte completamente diversa e nuova, all’avanguardia: mille bar, caffè, pubs dalle scritte luccicanti dove studentesse dalle gonne scure e camicie bianche o studentelli con la cravattina nera o innamorati vestiti allo stesso modo si incontrano e trascorrono le serate della nuova generazione.
A casa, Sora, la couchsurfer che ci ospita qui ci prepara una deliziosa cenetta tipica.
Noi, seduti “rigorosamente” a terra ci godiamo questa ottima cena armati di chopsticks sul tavolinetto di Hello Kitty…
Domani lasciamo questo grande Paese alla volta del Giappone!
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
2 Responses
Always happy to remember the memories with you guys 🙂
What a wonderful couple!
so much love and luck to your journey!
And don’t forget that you have another home in Busan! Anytime!
Thank you so much! We have loved so much that time with you and we will never forget that awesome and romantic dinner you have prepared for us. Remember that you will always have a house in Italy too!!!