Capitale:
Katmandu
Moneta:
Rupia
Periodo migliore:
Ottobre e novembre (subito dopo il monsone) sono i periodi più piacevoli per visitare il Nepal e soprattutto per fare escursioni in montagna. Meglio evitare sia il periodo del monsone (da metà giugno a settembre) sia l’inverno (da dicembre a febbraio), quando fa freddo quasi dappertutto. In alta quota serve un abbigliamento caldo durante tutto l’anno.
In una parola:
Namaste (Mi inchino a te)
Vaccini:
– La malaria è presente tutto l’anno nelle aree rurali del Terai: solo in questa zona è consigliata la profilassi antimalarica. E’ diffusa anche la dengue.
– Durante il monsone, nei boschi bisogna guardarsi dalle sanguisughe, portate un pacchetto di sale: aiuta a farle staccare dalla pelle
– Soprattutto per chi fa escursioni in montagna il rischio di diarrea è molto alto: usate tutte le precauzioni igieniche.
A tavola:
Lontano dalle zone turistiche dovrete accontentarvi di daal bhaat (riso con lenticchie in umido), noodles, omelette e minestre istantanee. La carne (masu), piuttosto rara perchè molti nepalesi sono vegetariani, si trova più facilmente nella Valle di Katmandu. Assaggiate i momo (ravioli tibetani fritti o al vapore) e i piatti d’ispirazione cinese come i chow mein e noodles in brodo. Oltre ai dolci a base di latte e zucchero di palma provate il famoso juju dhau (il re degli yogurt) di Bhaktapur.
Avvertenze:
– Attenti alle guide fasulle che avvicinano gli stranieri nelle zone turistiche. Prenotate la guida tramite un’agenzia affidabile.
– E’ sconsigliato portare i bambini di età inferiore a un anno al di sopra dei 1200 metri e i bambini hanno meno di 10 anni sopra i 3000 mt.
– In media, tra i 7 e 8 anni, un bambino è in grado di camminare 3 ore al giorno, alternando la marcia a tratti in cui è trasportato (in una cesta di vimini!)
Esperienze da vivere:
Salire in cima al Sarangkot (1592 mt) per ammirare l’Annapurna, massiccio dell’Himalaya; Trekking facili e di pochi giorni con partenza dai dintorni di Katmandu; Facili uscite in kayak sul Lago Fewa a Pokhara; Girare in bici a Lumbini tra templi e pagode nella città natale di Budda.
Disteso ai piedi delle maestose vette dell’Himalaya, il Nepal è una terra di antichi templi buddisti e indù e di paesaggi straordinari, solcati dai sentieri più belli del mondo, è la meta per antonomasia per gli amanti del trekking e della montagna.
Un Paese mistico e misterioso che affascina e ammalia ancora moltissimo noi occidentali: economicamente povero ma ricco di inestimabili bellezze naturali, di cultura e di storia. Un luogo lontano dal tempo, con paesaggi puntellati di templi, piccoli villaggi antichi, viste mozzafiato sulle vette dell’Himalaya e “bandierine di preghiera” agitate dal vento.
Un Paese che, purtroppo, è stato pesantemente colpito dal terremoto del 2015, e che ha bisogno più che mai del turismo per riprendersi.
Partiamo, via terra, dalla capitale Kathmandu, con i suoi mille templi induisti e buddisti, e ci lasciamo rapire dall’atmosfera rilassata e di pace dell’area che circondata la cosiddetta “valle di Kathmandu”, fino ai villaggi arroccati sui rilievi montuosi più impervi del pianeta, come l’Everest nell’Himalaya e la catena dell’Annapurna prima di dirigerci verso l’India ma solo dopo aver salutato il villaggio natio di Buddha. Abbiamo utilizzato solo mezzi locali, vecchi autobus spesso molto scomodi e in compagnia di galline o capre lungo strade paesaggisticamente pittoresche ma non sempre sicure.
Il nostro itinerario suggerito (18 giorni) | |
sette giorni: | Kathmandu (visita di Thamel Square, Durban Square, Santuario di Pashupatinath, Bodnath, Bhaktapur, Patan, tempio di Swayambunath) |
cinque giorni: | da Chisapani a Nagarkot (trekking di cinque giorni con guida) |
quattro giorni: | Pokhara, escursione sul lago Phewa Tal, scalata fino a Sarangkot |
due giorni: | Lumbini (visita alla città natale di Buddha), via terra fino al confine con l’India |
Katmandu, il cuore economico e sociale del Paese, una città moderna, ma allo stesso tempo custode delle tradizioni della cultura induista e buddista.
Diventata famosa in Occidente tra gli anni ’60 e ’70 come meta favorita degli hippies di ogni parte del mondo, si è in seguito costruita una fama turistica di tutto rispetto, questo grazie al suo alto valore culturale che si esprime nei templi, negli antichi palazzi, nei maestosi stupa e nei monasteri.
Vagando nel suo centro storico che porta alla mitica Durbar Square (dove Bernardo Bertolucci girò il “Piccolo Buddha”) si respira un’atmosfera quasi medievale.
Durbar Square dà l’idea di ciò che era questo piccolo regno nel passato.
Tanti piccoli santuari, pagode, templi hindu… basta chiudere gli occhi per farsi trasportare dalla fantasia in luoghi incantati lontani…
Il Tempio induista di Pashupatinath sorge sulle sponde del Fiume Bagmati e nel 1979 è divenuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. Se visiti il sito a febbraio o a marzo, partecipa al festival Maha Shivaratri che attira al tempio oltre 70.000 persone.
Questo è il tempio dove il ciclo vitale giunge al termine e dove si trovano alcune aree destinate alle pire per la cremazione dei defunti.
Mi ha fatto tanto tenerezza la scena di una coppia, avranno avuto la mia età, dopo aver recitato tanti rituali strani, per noi occidentali, istruiti da un santone dai lunghi capelli rasta e con il classico “tikal” rosso sulla fronte, hanno raccolto tutti i resti del rito in una grossa foglia e con tanta speranza l’hanno lasciata andare sulle ripide e sporche acque del fiume Bagmati.
Vedere, per la prima volta, un corpo bruciare su un ghat mi ha fatto un certo effetto.
E’ proprio vera la frase: “polvere sei e polvere ritornerai”.
Bambini innocenti si tuffavano nell’acqua sporca del fiume, poche decine di metri piu’ avanti ci si preparava per l’ennesima cremazione.
Situato lungo un’antica via commerciale, questo luogo di meditazione è una tappa obbligata per qualsiasi viaggio spirituale nell’area di Kathmandu.
Boudhanath è una delle stupa più grandi al mondo e da secoli molti mercanti e commercianti tibetani offrono le proprie preghiere a questa terra.
Qui siamo proiettati letteralmente indietro nel tempo.
L’enorme stupa bianca al centro del luogo sacro domina la scena.
Tutto attorno tante campane di ogni forma e oggetti sacri da far roteare in senso orario spingendoli con le mani, si dice che il loro movimento diffonda le preghiere e speranze deposte in esse!
Bhaktapur è una delle tante città stato dell’area himalayana, un tempo fiorente, ora sfoggia i resti del suo antico splendore
Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, situato nei dintorni di Kathmandu, all’interno dell’area si trova anche il tempio di Nyatapola, la famosa piazza di Taumadhi e altri due edifici storici, il tempio di Dattatreya e Pujari.
Toccata dal sisma dell’aprile 2015, Bakthapur è stata in parte danneggiata dal terremoto, i quali segni sono ancora visibili, non tanto per gli edifici crollati (ce ne sono, incastonati tra quelli che hanno resistito alla scossa) ma più per i tanti puntali piazzati a rinforzo della stabilità di templi e stupa che non si sono sgretolati, ma sulle cui facciate è possibile vedere le crepe o le cicatrici di parti ornamentali cadute.
Una tappa d’obbligo è l’antico tempio di Swayambhunath, anche chiamato tempio delle scimmie, dove salire gli oltre 300 scalini di pietra per godere di uno dei panorami più suggestivi della capitale del Nepal.
Infine ci fermiamo a Patan che ci accoglie con il suo maestoso palazzo reale, i suoi suggestivi vicoletti, le pagode e le statue dalle mille forme, odori, fumi, credenti devoti.
Ultimo giro nella zona di Thamel, con i suoi vicoli stretti e sempre molto affollati, dove si concentrano i ristoranti specializzati nella cucina tipica locale, i negozi per l’attrezzatura di trekking, (occhio ai falsi della North Face) e le agenzie di viaggio.
Decidiamo di affidarci proprio ad una di esse per organizzare il nostro trekking lungo il percorso dell’Annapurna in modo da avere una guida per i prossimi giorni into the wild! E’ il consiglio che sento di dare a tutti in modo da favorire le agenzie locali e potere godere, senza pensieri e stress, dei mille trekking nella natura montana nepalese
Oggi lasciamo la capitale del Nepal, in questi giorni ci dedicheremo alla scoperta della natura himalayana…
Scrivere il diario dopo un trekking è davvero “liberatorio”.
Oggi dodici kilometri tra sentieri, salite e discese.
A volte guardavo davanti e pensavo: “non ce la farò mai ad arrivare in cima”.
Il fiato corto, le goccioline di sudore giu’ dalla schiena, i muscoli tesi e noi, passo dopo passo, lasciavamo i kilometri alle spalle per immergerci nella natura piu’ incontaminata. Il cinguettio degli uccelli, le farfalle che ti accompagnavano svolazzandoti attorno…
Comincia a piovere, ci ripariamo con delle grosse buste di plastica, proseguiamo fino ad un gruppo di bufali che ci sbarra la strada, improvvisamente il sole tramonta proprio quando decidiamo di fermarci a passare la notte in un villaggio molto spartano, dormiremo su delle panche in legno, fa molto freddo, siamo ancora bagnati ma felici! Il paesaggio circostante è surreale… cerchiamo di respirare a pieni polmoni e a riempire i nostri occhi di tanta meraviglia!
Oggi le gambe hanno retto i sedici kilometri che separano Chisapani da Nagarkot.
Questa notte ho dormito davvero poco. C’era un’umidità del 100% sulla panca di legno, coperte completamente bagnate, finestra rotta, bagno intasato…
La sveglia suona alle 6,45 e dopo un chapati con tanto miele ci mettiamo subito in cammino.
I primi dieci kilometri sono passati abbastanza velocemente, la strada era piacevole ed immersa nella natura, addirittura ne abbiamo approfittato per stendere i nostri vestiti bagnati sugli zaini a mo’ di stendi panni ambulanti.
In tarda mattinata ci fermiamo un po’ per mangiare qualcosina e riposare un po’.
Dopo un’oretta dalla nostra ripartenza ecco che improvvisamente arriva un forte acquazzone, di nuovo, tutti inzuppati continuiamo imperterriti, dobbiamo raggiungere la nostra meta prima che faccia troppo buio.
Oggi dovrebbe essere il giorno più easy di trek visti i soli 5-6 kilometri di strada ma il calore ed i sentieri sdrucciolevoli ci hanno fatto faticare abbastanza!
E’ stato molto interessante attraversare i tanti piccoli villaggi a piedi, passo dopo passo, osservando, senza dar fastidio, la loro semplice quotidianità.
Arrivati a Sankhu, sudati fradici, in taxi ritorniamo a Kathmandu e durante il trasferimento già mille immagini cominciavano a popolare la nostra mente: le salite, le bevute d’acqua dalla borraccia, la pioggia, i sentieri di montagna, le fredde notti scomode nelle bettole, i paesaggi, le cime innevate, i “namaste” dei bambini curiosi o dei vecchi stanchi. Ci sentiamo pieni!
Ritornati nella capitale, oggi cerchiamo di riorganizzare le idee in vista della seconda parte di questo viaggio emozionante alla scoperta del Nepal!
Alle 6,30 del mattino partiamo in bus alla volta di Pokhara.
Lasciare la capitale con il suo smog, il suo traffico tentacolare, la sua confusione, la sua sporcizia non ci è dispiaciuto più di tanto soprattutto dopo i giorni trascorsi completamente avvolti nella natura.
A mano a mano che ci allontanavamo cambiava tutto il paesaggio circostante.
Un verde sempre più imponente cominciava a dominare la scena, alti monti, ruscelli, fiumi, boschi completavano il background.
Pokhara, la “città del laghi”, come viene chiamata in Nepal, si trova ai piedi del rilievo montuoso dell’Annapurna, una tra le cime più alte del mondo e (quasi) impossibile da scalare. Si tratta della seconda città del Paese per importanza e dimensioni, situata ad un’altezza dal livello del mare di circa 1.000 metri, nella regione del Gandaki.
Pokhara è una meta molto ambita dagli escursionisti, infatti vengono organizzate quotidianamente gite a piedi o in barca nello splendido territorio circostante, per vedere i bellissimi 7 laghi della zona.
Nei pressi di Pokhara si trova il villaggio di Sarangkot.
Partenza di buon mattino per raggiungere la stazione dei bus locali.
Il nostro piccolo bus è preso d’assalto nel vero senso della parola. La gente sbucava da ogni angolo e veniva inghiottita dallo scatolone di latta!
Ero impalato tra 3-4 ragazzini da un lato, un’intera famiglia dall’altro, varie signore anziane alle spalle e altri 2-3 ragazzini davanti…
Improvvisamente sbuca pure una capretta tra le mie gambe che ogni tanto mi leccava e mordicchiava il polpaccio quasi a muovermi a compassione… poverina, forse sapeva che la stavano portando a sacrificare!
Il trasferimento Pokhara – Sarangkot è molto folkloristico.
Finalmente all’urlo di un tipo mezzo rasta il nostro bus si ferma, lottando conquistiamo l’uscita. Siamo fuori!
Si respira! L’aria è pura, non c’è casino e siamo gli unici in giro.
Ci fermiamo subito in un punto panoramico ad ammirare la città di Pokhara dall’alto e il suo lago.
Ma si riparte presto: dobbiamo conquistare la cima!
E’ faticoso ma il panorama dall’alto ci ripaga di tutte le fatiche.
Comincia il nostro avvicinamento alla frontiera con l’India ma prima decidiamo di fermarci in una cittadina molto particolare.
Lumbini è uno storico sito della tradizione buddista e si narra che sia il luogo dove la Regina Mayadevi diede alla luce Siddartha Gautama nel 623 a.C.
Lumbini è un’area monastica e vanta numerosi monasteri da ammirare. Inoltre, la legge proibisce la costruzione di hotel e ristoranti nella zona e nelle immediate vicinanze.
Ultima tappa nepalese prima di tuffarci per qualche mese nella caotica India… ma questa è un’altra storia!
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)