Capitale:
Bishkek
Moneta:
Som
Periodo migliore:
da Aprile a Ottobre
Vaccini:
Nessuno
In una parola:
Salam (ciao)
Esperienze da vivere:
Trascorrere una notte in una yurta; ammirare la caccia delle aquile; hiking lungo il fiabesco Ala-Archa Canyon
In questa grande avventura abbiamo noleggiato un fuoristrada e lasciata Bishkek, la capitale, ci siamo inoltrati nelle meravigliose steppe del Kyrgyzstan seguendo le sponde del lago Issyk-Kul, abbiamo dormito presso famiglie del luogo, in una yurta tra le montagne, assistito alla caccia delle aquile e camminato lungo sentieri antichi tra pittoreschi canyon.
Il nostro itinerario suggerito (9 giorni) | |
due giorni: | Bishkek |
un giorno: | Burana Tower, Tamchy |
due giorni: | Karakol (notte nella yurta) |
un giorno: | Jeti-Oghuz, Tamga |
tre giorni: | Bokonbaevo (caccia delle aquile), Bishkek |
Raggiungiamo la capitale del Kyrgyzstan via terra da Almaty, Kazakhstan. Ore ed ore solcando la lingua d’asfalto grigia nel bel mezzo della pianura kazaka più piatta ed infinita mai vista… spesso apparivano mandrie di cavalli selvaggi allo stato brado…
Viaggiamo su un comodo fuoristrada, fornitoci dall’efficiente ITMC Kyrgyzstan, con il simpatico Andrei che sarà il nostro angelo custode per tutta questa parentesi kirghisa.
Il Kyrgyzstan è una nazione definita dalla sua topografia. Le cime vertiginose e le frastagliate catene montuose rappresentano sia delle barriere che delle linee di confine; un volta entrati in questo angolo di paradiso, a due passi dal cielo, può essere difficile abbandonarlo.
Sicuramente, i kirghisi, provenendo in questi luoghi dalla Siberia, avranno pensato la stessa cosa: ad un popolo nomade del nord, i paesaggi di montagna ed i magnifici pascoli devono essere sembrati i luoghi perfetti dove fare ingrassare le proprie mandrie e difendersi dagli invasori.
Ancora oggi, i kirghisi hanno mantenuto il loro spirito nomade e, d’estate, le famiglie degli allevatori si trasferiscono agli “jailoo” (pascoli estivi ad alta quota).
Finalmente arriviamo nella verde, tranquilla e rilassata Bishkek! Le cime dell’Alatau creano un magnifico sfondo naturale e l’acqua proveniente dai loro ghiacciai si riversa nei gorgoglianti condotti che attraversano il centro della città. I bassi edifici di epoca sovietica e qualche effige di Lenin creano, infine, un’atmosfera pittoresca!
Siamo stanchi e ci rifugiamo nel comfort del nostro meraviglioso Hotel Ambassador, a pochi passi dalla piazza principale della capitale. La miglior scelta per chi decide di trascorrere qualche giorno qua!
A circa 80 km da Bishkek si erge la “Torre di Burana”, un monumento risalente al XI secolo e simile ad imponente minareto. La salita con scalini alti 40 cm, sempre più su e nel buio più completo…. Nora, scalino dopo scalino, è riuscita a raggiungere la sommità! Che grande soddisfazione per questa sua prima vera impresa di viaggio!
Lungo la strada ci fermiamo a mangiare delle pannocchie e conosciamo aspetti di vita locale quotidiana che ci inteneriscono immensamente. Nora, a piedi nudi, sgranocchia il mais seduto su uno sgabellino vicino al forno della anziana signora; il marito ci mostra orgoglioso la sua auto, un pezzo da museo sovietico, colmo all’inverosimile.
Qualche ora dopo raggiungiamo il Lago Issyk-Kul. Questa sera dormiremo nella casa di una famiglia locale. Qui hanno creato una vera e propria comunità: CBT (Community Based Tourism) per supportare l’economia dei piccoli villaggi, infatti, parte dei guadagni vengono utilizzati dalla comunità stessa per la costruzione di infrastrutture sociali e servizi di vario genere.
La casa è molto umile ma decorosa, fa parecchio freddo e ci sembra quasi di tornare indietro nel tempo. I bagni si trovano lontani dalla casa, dietro un piccolo giardino, il lavandino è nel cortile davanti casa e siamo circondati da magnifici tappeti colorati.
Karakol è una tranquilla cittadina di bassi edifici con strade secondarie punteggiate da romantiche e datate dacie e lada russe e ombreggiate da lunghi filari di pioppi imponenti.
Ci troviamo a 1800 metri sul livello del mare, ai piedi della maestosa catena del Tian Shan Centrale (in cinese: montagne celestiali) le cui vette più alte raggiungono i 7500 metri.
Visitiamo la “Moschea cinese”, un edificio che, a prima vista, ha tutto l’aspetto di un tempio buddista mongolo ma che, in realtà, è una moschea costruita da un architetto e venti artigiani cinesi, molto curiosa!
Non lontano sorge la Cattedrale della SS.Trinità. le gialle cupole di questa splendida cattedrale sono risorte dopo le devastazioni operate dai bolscevichi.
Qui proviamo l’esperienza tipica di passare la notte in una yurta! Dormiremo a terra su dei materassini che sembrano molto comodi; due pellicce di lupo accanto ed un colbacco attaccato alla parete circolare. E’ tutto organizzato con maestria dalla locale Ryce Travel. Ottimo lavoro ragazzi!
Partiamo alla volta di Jeti-Oghuz, una straordinaria formazione di picchi di arenaria rossa molto pittoresca. Diversi accampamenti di yurte fanno la loro comparsa nelle verdi vallate sormontate da queste rocce rosse senza età. Improvvisamente appare dinanzi ai nostri occhi una grande collina frantumata chiamata: “Razbitoye Serdtse” o “cuore infranto”. La leggenda narra di due contendenti che versarono il loro sangue in un duello per conquistare il cuore di una bellissima donna; morirono entrambi e questa roccia rappresenta il cuore infranto della dama.
Nel pomeriggio arriviamo a Tamga, vecchia casa di cura militare e villaggio semi-abbandonato ora dove non succede mai nulla… una lunga strada polverosa ai cui lati spuntano vecchie case in legno dell’epoca comunista sovietica e qualche vecchio con il tipico kalpak sul capo o vecchie signore in pantofole, calzettoni, foulard sulla testa e sguardo stanco.
La caccia con l’aquila. Questa è una tradizione che si tramanda di padre in figlio. Veniamo accolti da due ragazzi in abiti tradizionali e con due grosse, maestose aquile appollaiate sul braccio. Si crea un profondo rapporto tra l’uomo ed il rapace, una sorta di relazione di fiducia.
Ci raccontano che l’addestramento dura molto tempo: l’aquila viene collocata su un trespolo e fatta dondolare dolcemente mentre il loro papà intonava ballate dopo ballate. Il suono della sua voce si imprimeva così fortemente nella testa dell’uccello che si stabiliva un rapporto tra animale e padrone.
Successivamente, si assicurava a una fune delle pelli di volpe e le trascinavano dietro di sé lanciandosi al galoppo in sella al proprio cavallo. A questo punto l’aquila veniva liberata dandole la possibilità di lanciarsi all’inseguimento delle pelli. Quando l’uccello era ormai pronto per fare sul serio, prendevano la via delle colline.
Considerate che dopo uno o due anni, le aquile vengono liberate e ritornano nel loro habitat naturale in mezzo alla natura selvaggia per poter riconquistare il loro spirito libero.
Una curiosità kirghisa è quella della “sposa rapita”.
Gli uomini kirghisi hanno un modo molto particolare di far cadere una donna ai propri piedi: la caricano di peso su un’auto che aspetta col motore acceso. Il rapimento è il metodo tradizionale con cui i ragazzi sono soliti trovarsi moglie e, sebbene tale pratica sia oggi illegale, accade ancora… e, si dice che siano pure felici!
Dopo vari giorni nella natura incontaminata di questo splendido Paese è difficile rientrare nella congestionata e trafficata capitale.
A due isolati dal nostro hotel sorge la sfavillante Ala-Too Square, una vasta distesa di cemento, fu Piazza Lenin fino al 1991.
Stamattina faceva molto caldo e molti abitanti del posto ne hanno approfittato per assieparsi attorno alle fontane della piazza per trovare un po’ di refrigerio tra le fresche nuvole di vapore.
Mi raccomando: non perdetevi il cambio della guardia alle ore 20, proprio sotto la maestosa bandiera rossa che rappresenta le 40 tribù kirghise e raffigura il cerchio al centro del tetto delle tipiche yurte.
Gironzoliamo tra il parco cittadino dove molte famiglie sono attirate dalle giostrine, il Bazar di Osh con i prodotti delle regioni meridionali fino a Piazza della Vittoria dove campeggia un imponente monumento commemorativo a forma di yurta a memoria della seconda guerra mondiale.
Domani proseguiremo il nostro viaggio alla volta di un’altra Nazione molto interessante e ancora poco turistica!
Si va in Tajikistan!
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
10 Responses
Bellissimo racconto, bravi! È da un po’ che la pensavo come una delle prossime destinazioni e siete riusciti a convincermi ancor di più!
Se non lo avete fatto, leggete “Buonanotte signor Lenin” di Tiziano Terzani: capirete un sacco di cose interessanti sulla cultura Kirghisa e su come mai dopo l’Urss adesso alcune cose lì sono come sono.
Grazie mille, abbiamo letto l’intera bibliografia di Terzani ed è davvero un maestro di vita! Grazie ancora per il consiglio
Grazie x averci dato la possibilita’ di emozionarci leggendo la vs relazione cosi’ completa veritiera che sembra poter vedere quei luoghi meravigliosi!! Siete fortunati e speciali !!! Bravi e complimenti !!!
Grazie a voi per il vostro solito ed impagabile supporto
Cosa aggiungere hanno già detto tutto . Siete meravigliosi è vero sembra di viaggiare con voi quante emozioni…
Grazie mille cara Angioletta, sei sempre gentilissima! Ci fa piacere condividere le nostre emozioni di viaggio con chi le apprezza
cada vez que que vayas a un lugar desconocido, así sea en dentro de tu propio país, tendrás miedo y podría ser peligroso, hasta que no lo vivas no lo sabrás.
it’s much easier than you imagine
La mejor forma de educar a un niño es mostrando le verdadero conocimiento ❤
we try our best