Capitale:
Jakarta
Moneta:
Rupia
Periodo migliore:
Il clima è caldo (tra 22° C e 32° C) e umido tutto l’anno, con variazioni legate alle regioni e all’altitudine. In genere la stagione secca (più o meno da maggio a settembre) è la migliore per viaggiare.
In una parola:
Tidak apa-apa (no problem)
Vaccini:
La malaria è presente tutto l’anno nelle aree urbane eccetto nelle zone più turistiche di Java. La profilassi antimalarica è consigliata così come l’antitifica. Proteggetevi dalle zanzare: c’è anche il rischio di contrarre la dengue.
A tavola:
La cucina indonesiana contempla molti piatti piccanti. Assaggiate il riso, ingrediente base della dieta locale, preparato in vari modi, per esempio fritto, come nel nasi goreng: il piatto nazionale; le mie goreng (noodles saltati), perkedel (frittelle), satay (spiedino di carne con salsa di arachidi) e pisang goreng (frittelle di banana). La frutta, varia e deliziosa, stimola la curiosità (ci sono frutti a noi sconosciuti dalle forme insolite) da provare!
Avvertenze:
– Prima di fare il bagno in mare chiedete informazioni sul posto: su ogni isola ci sono zone pericolose a causa di forti correnti, meduse o altro.
– Durante il Ramadan molti esercizi pubblici osservano un orario di apertura ridotto.
Esperienze da vivere:
Ammirare l’alba ed il tramonto tra i buddha di Borobudur; Scalare il mistico vulcano Bromo; incantarsi dinanzi al tempio di Prambanan
Come un filo di perle in un mare di corallo, l’arcipelago indonesiano si estende, con più di 13.000 isole, dal continente asiatico fino all’Oceano Pacifico per circa 5.000 km.
Proprio come perle, queste isole hanno allettato per secoli, la brama di ricchezza degli uomini. Prima i cinesi alla ricerca di sandalo e cera d’api, poi i navigatori europei con chiodi di garofano e noce moscata fino agli olandesi attratti dai fertili campi per il riso, caffè, zucchero e tabacco.
L’Indonesia possiede migliaia di isole con usanze, culture locali differenti che possono ancora offrire un sapore d’avventura ormai perduto. Questa volta ci concentreremo solo sull’isola di Java, avendo già esplorato Bali in un precedente viaggio.
Il nostro itinerario suggerito (22 giorni) | |
tre giorni: | Jakarta, Bogor |
tre giorni: | Bandung, Lembang |
una settimana: | Batu Karas (relax mare) |
cinque giorni: | Yogyakarta, Prambanan, Borobudur |
quattro giorni: | Surakarta, Surabaya |
Jakarta è tutta l’Indonesia concentrata in un enorme agglomerato urbano e gli indonesiani vi giungono da tutto l’arcipelago in cerca di fama o fortuna.
Questo è il vero cuore dell’Indonesia e proprio qui si affermano le mode, vengono prese le più grandi decisioni politiche ed economiche.
Il principale problema della città, turisticamente parlando, è quello di non avere un vero e proprio centro che possa essere esplorato a piedi ma diversi fulcri separati tra loro da massicci e tossici ingorghi, difficili da raggiungere senza beccarsi una bella dose di smog!
Per noi è solo il punto di partenza e di organizzazione per l’esplorazione di Java! E già domattina partiremo, in treno, alla volta direttamente di Bogor.
A un’ora di treno dalla capitale: Bogor è stata la località di villeggiatura dei colonizzatori olandesi sulle colline per molto tempo. La principale attrazione è il suo famosissimo giardino botanico che si estende su una vasta zona lussureggiante proprio al centro della città.
In effetti, il Kebun Raya (grande giardino) è proprio il cuore pulsante di Bogor. Copre una superficie di 80 ettari, comprende ruscelli, laghetti ed ospita più di 15.000 specie di alberi e piante, tra cui 400 tipi di palme diverse e decidiamo di alloggiare proprio nei suoi paraggi, presso lo Zest Hotel, dotato di ottime stanze e staff super gentile che sa come coccolare i propri clienti! Ottima scelta!
Abbiamo una guida d’eccezione: Dini, una nostra follower di vecchia data, che ci fa scoprire la Old Bogor attraverso market caotici e sempre immersi in un traffico al limite del sopportabile fino ad un meraviglioso tempio cinese: Hok Tek Bio, in indonesiano: Vihara Danangun.
Una oasi di pace e preghiera nel caos cittadino. Trascorriamo un po’ di tempo qui mentre un gentile signore indo-cinese ci spiega i vari riti dei fedeli.
Il trasferimento, via bus, fino a Bandung è parecchio impegnativo, ci aspettavamo 2 ore e mezzo di viaggio ma ne abbiamo impiegate più del doppio, fortunatamente, il caloroso benvenuto di Richy e del suo staff dello Zodiak Asia Afrika Hotel, il delizioso albergo in cui soggiorneremo, è stato indimenticabile. Ottima posizione, praticamente nel centro cittadino, staff simpaticissimo e professionale! Consigliatissimo.
Proprio loro, in serata, ci invitano a cena in un paesino a 15 km da Bandung, cena tradizionale indonesiana, scelta tra pollo e pesce essiccato con il cuoco che cucina davanti a te! Molto caratteristico.
Bandung. Situata a 750 metri sul livello del mare, gode di un clima fresco, anche se, come le altre cittadine, è un caos di traffico continuo.
Decantata in passato come la “Parigi di Java” per i numerosi parchi e giardini, oggi presenta ancora qualche vecchio edificio coloniale interessante.
A nord e sud si innalzano vari picchi vulcanici, frammisti a sorgenti termali ed enormi piantagioni di the.
Il centro cittadino ruota attorno all’asse JL Asia Afrika e all’Alun Alun (piazza centrale) dove si erge, maestosa, la meravigliosa moschea, punto di ritrovo e di riferimento dell’intera città.
Molto invitante è anche JL Braga, via dello shopping elegante all’epoca della dominazione olandese, ora, area viva della gioventù locale con caffè e fast food stile americano!
Lembang. Situata sulla strada per Tangkuban Prahu, a soli 16 km da Bandung ma, raggiungibile in un’ora a casa del traffico; un po’ come Bogor, anch’essa, in passato, è stata una celebre meta di villeggiatura, oggi è una vivace cittadina di mercato famosa soprattutto per il suo parco tematico: “Floating Market”.
Questo è davvero uno di quei posti perfetti per far sfrenare i propri figli, fondamentale quando si viaggia con i bambini! Dar da mangiare ai conigli, provare mille specialità diverse grazie alle tante barchette di “street food” sul lago, gettarsi a capofitto nelle numerose attività studiate apposto per loro: ottima scelta!
Nel pomeriggio, ritorniamo a Bandung e più precisamente al “Saung Angklung Udjo” per assistere ad un interessantissimo spettacolo di danze e musica tradizionale.
Due ore di show tra marionette di legno (wayang golek), la cerimonia di circoncisione dei ragazzini (helaran), il concerto di angklung (difficile strumento fatto di canne di bambù dal suono molto rilassante) fino all’interazione con il pubblico con canti e balli molto coinvolgenti.
Non perdete l’occasione di far un salto nella stradina “cinese” di Surdiman Street, non lontana dal nostro hotel e dove potrete assaggiare molte specialità cinesi particolari e gustose, uno dei pochi posti in cui è possibile ancora mangiare del maiale!
Batu Karas sorge a 32 km dalla più famosa Pangadaran, è un sonnolento villaggio di pescatori con una bella spiaggia di sabbia nera adatta per il surf e abbastanza riparata da un promontorio roccioso. Impieghiamo più di nove ore di auto privata per raggiungerla.
Avendo una sabbia nera, il mare non è particolarmente suggestivo, inoltre, le onde non lo rendono particolarmente adatto a chi non è molto bravo a nuotare però abbiamo deciso di fermarci una settimana qui per ricaricarci un po’, in fondo siamo in giro da quasi due mesi…
La giornata tipica, in un luogo simile è: sveglia in relax; colazione con frutta fresca e pancake di banane; mattinata in spiaggia tra i locali delle città vicine, le donne che fanno il bagno completamente vestite e qualche sparuto surfer australiano; pranzo in un piccolo baracchino ambulante di una vecchia signora con il velo giallo senape con noodles senza “baso” (polpette di intestino di vacca); pomeriggio tra castelli di sabbia e giochini da viaggio e serata, stanchi morti, con un’ottima cenetta nella nostra bella guesthouse: Villa Monyet proprio dinanzi l’oceano!
Yogyakarta. Il cuore culturale di Java, si pronuncia “Jogiakarta”, abbreviato Yogya, è la città dove vengono maggiormente coltivate le arti javanesi tradizionali e, il javanese parlato qui, è considerato il più raffinato.
È anche un centro culturale rinomato grazie alle accademie ed università e difende con fierezza la propria autonomia ed i propri costumi, pensate che è ancora retta da un sultano con un palazzo fortificato, o Kraton, che è rimasto il fulcro della vita tradizionale.
La città ha il suo cuore più commerciale nella vivissima JL Malioboro, che collega la stazione ferroviaria al Kraton. Ci sono solo negozietti di souvenirs, che vendono principalmente camicie e vestiti tradizionali e botteghe di street food ma meno invitante di quello thai.
Tempo di rientrare per riposare un pò! Qui soggiorniamo presso la Ndalem Maharani Guesthouse, carina e centrale.
Oggi ci concentriamo sul Taman Sari (castello d’acqua) o “giardino profumato”, un tempo era uno splendido parco con palazzi, vasche e canali per il sultano e la sua corte. L’architetto portoghese che lo disegnò nel 1750, fu poi fatto uccidere dal sultano per preservare il segreto riguardo le stanze più intime.
Il castello è, in parte crollato, e in parte circondato da vicoli polverosi, modeste abitazioni e botteghe di batik o souvenirs ma, comunque, mantiene il suo antico fascino misterioso.
Non lontano da Yogya, a circa 40 minuti di bus pubblico (costo 35.000 rupie, circa 20 centesimi di euro contro i 20 euro richiesti dai tassisti) sorge il maestoso Tempio di Prambanan.
Questi sono i resti più affascinanti della civiltà hinduista javanese. Oggi sono visibili solo 8 templi su 244; il più grande è quello dedicato a Shiva, con una guglia di 47 metri e decorato con una profusione di sculture.
Le vivaci scene scolpite nella parete interna lungo il perimetro del tempio sono tratte dal “Ramayama” e narrano del rapimento di Sita, moglie del principe Rama e di come, Hanuman, il dio delle scimmie, riuscì a liberarla.
La visita è interessante anche perché il sito è molto pittoresco e si può acquistare un combo ticket con Borobudur ma è valido solo se, i due siti, si visitano in due giorni consecutivi.
Facilmente raggiungibile da Yogyakarta è il maestoso sito di Borobudur. Decidiamo di trascorrere ben tre giorni qui per gustarci, senza fretta, il sapore magico di questo luogo misterioso.
Soggiorniamo in una piccola guesthouse gestita e creata da Bobby, un simpatico indonesiano e la sua dolce moglie coreana Seo. Janur Bungalow è un piccolo gioiello d’arte, una vera e propria oasi tra i campi di riso e di canna da zucchero dove ognuna delle 5 stanze ha la propria personalità e carattere. Noi l’abbiamo semplicemente adorato sin dal primo momento in cui abbiamo varcato il colorato ingresso… per non parlare poi della colazione in piscina… avete capito bene! Proprio dentro!
Una collinetta si innalza al di sopra delle palme, delle risaie e dei campi di canna da zucchero. La ricopre uno dei più grandi monumenti buddisti del mondo: Borobudur. Della bellezza di Angkor Wat o Bagan; non si sa molto della storia di questo sito ma, di sicuro, i re saliendra dovettero mobilitare un imponente esercito di operai per tagliare, trasportare e scolpire i 60.000 mq di pietra.
Il nome Borobudur deriva dal sanscrito “Vihara Buddha Uhr”, ossia “monastero buddista sulla collina”.
il tempio ha la forma di un imponente stupa; non è stupefacente solo per la sua mole ma anche per i dettagli delle sue sculture.
Sono rappresentate navi, elefanti, ragazze che suonano e danzano, guerrieri e re. Più di 400 buddha guardano sereni dalle stanze aperte sopra le gallerie.
Si crede che toccare le dita o il piede di uno di questi Buddha porti fortuna.
L’antica città reale di Surakarta (meglio conosciuta come Solo), che, con Yogya, viene considerata il vero centro della cultura javanese.
Famosa per le sue accademie di danza e di musica, università e per la tutela alle antiche arti tradizionali ed al batik.
È una città molto vivace e caotica, purtroppo anche qui il traffico di auto e motorini è snervante oltre a rendere l’aria non gradevole.
Molto caratteristico è il Kraton, il Palazzo del Sultano che, dopo un periodo di declino ed abbandono, ora sta pian piano rifiorendo grazie all’apertura ai turisti.
La cosa che più ci ha colpiti sono stati i murales che adornano, ravvivano e abbelliscono il centro storico; ce ne sono ovunque e tutti ben fatti che ripercorrono la storia antica e moderna della città.
In serata veniamo risucchiati da un elegante matrimonio musulmano che si celebrava sul terrazzo del nostro hotel; è sempre così interessante osservare ed ammirare gli antichi riti dei matrimoni in giro per il mondo, usanze tramandate nel corso dei tempi e ricche di significato che ti riempiono il cuore!
Surabaya è seconda solo a Jakarta per dimensioni e per importanza economica. Da secoli è uno dei porti più vitali di Java e, pur essendo una città in crescita, ha i suoi vicoli nella parte vecchia, ancora pullulanti di empori e becak (carretti a mano) che contrastano con i palazzi moderni del centro storico.
Decidiamo di raggiungerla in treno, come consigliamo: un po’ perché negli ultimi anni la rete ferroviaria indonesiana si è sviluppata incredibilmente ma soprattutto per goderci, per l’ultima di volta, di questa paesaggi da cartolina da un punto di vista privilegiato. Verdi risaie, sterminati campi di canna da zucchero, palmeti e ogni tanto qualche piccolo villaggio prima di entrare nella periferia caotica di Surabaya! Finita la magia!
Alloggiamo presso il Krowi Inn, una piccola guesthouse abbastanza centrale, buona scelta per visitare la città.
Per molti viaggiatori è solo una città di transito per raggiungere Bali, fare escursioni sul magnifico vulcano Bromo o volare altrove (il nostro caso), per gli indonesiani, tuttavia, questa città ha un significato particolare perché fu qui che iniziò la guerra per l’indipendenza e sono infatti numerosi i monumenti dedicati agli eroi di questo importante evento della storia indonesiana; non per nulla è anche conosciuta come: “Kota Pahlawan” (città degli eroi).
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
10 Responses
Interesting write up enjoyable to read and beautiful photos
Thank you so much, I really appreciate your support!
Thank you for visit our country. I will recoment another places.
Nusa penida, labuan bajo,borneo,wamena,and belitung island.
Thank you very much, it’s not the first time we visit some islands of your amazing Indonesia and it will not be the last as well. You live in a such interesting Country!
Thanks for following us!
Bravissimi! Fortunati i vostri figli ad avere genitori come voi, cittadini del mondo.
Fantastici! Dedicate questo post a tutti quelli che pensano che con i bambini piccoli si possa andare solo nel villaggio turistico in Italia. Partite appena potete e teneteci aggiornati
Ciao Susanna, in effetti la maggior parte delle persone hanno cercato di scoraggiarci ma noi siamo andati per la nostra strada… e finora, credo, abbiamo fatto bene
sicuramente la bimba si farà un bagaglio di esperienze che rimarranno dentro di lei per tutta la vita, mi ricordate un po i miei viaggi che facevo con mia figlia 40 anni fa attraverso l’oriente. Oggi a distanza di tanti anni spesso racconta ai suoi figli i viaggi che faceva quando era piccola.
40 anni fa l’Oriente? Non oso immaginare cosa possa essere…
È il mio desiderio più grande, sto con questo desiderio affinché possa realizzarsi nonostante questa funesta pandemia. Grazie per il vostro esempio
Forza Cecilia, passerà e ritorneremo a viaggiare con una consapevolezza diversa e godremo ancora piu’ intensamente la bellezza dei nostri viaggi