Capitale:
Pretoria
Moneta:
Rand
Periodo migliore:
Il clima varia a seconda della regione, ma i periodi ideali per partire sono le cosiddette stagioni di mezzo (marzo, aprile e da settembre a novembre) quando il caldo si mantiene entro temperature accettabili.
In una parola:
Moni (ciao)
Vaccini:
Consigliati Antitifica, Profilassi Antimalarica (clorochino-resistente)
Avvertenze:
– Molti lodge non accettano bambini di età inferiore ai 12 anni
– Per motivi di sicurezza non andate in giro la notte, nè a piedi, nè in auto soprattutto a Johannesburg
– Evitate i luoghi deserti e chiudete sempre a chiave l’automobile non lasciando nulla in vista
– Quando vi tuffate in mare, non perdete di vista i vostri oggetti in spiaggia per via dei comuni furti
A tavola:
In Sud Africa la cucina è cosmopolita. Evitate i fast food che offrono pietanze a base di pollo poichè la qualità lascia spesso a desiderare
Esperienze da vivere:
Vivere un game drive fotografico all’interno del Kruger National Park; Conquistare il mitico Capo di Buona Speranza non lontano da Cape Town; Visitare il Cheetah Outreach a Somerset West dove sono curati e coccolati tanti ghepardi in difficoltà
In questa grande avventura abbiamo noleggiato un truck 4×4 a Johannesburg e piano piano abbiamo cominciato la traversata verso nord fino alle possenti Cascate Vittoria, Zimbabwe attraversando paesaggi sconfinati, savane, fiumi, isole ancora vergini e alcuni dei parchi più belli di tutta l’Africa.
Dormiremo quasi tutte le notti in tenda, cucineremo utilizzando la nostra cucina da campeggio prima di passare alla costa atlantica e scendere fino a Città del Capo conquistando il mitico Capo di Buona Speranza.
Purtroppo questa volta non siamo riusciti a visitare i due staterelli di Lesotho ed Eswatini ma ci riserviamo questo onore per un prossimo viaggio.
Il nostro itinerario suggerito (14 giorni) | |
tre giorni: | Johannesburg, Pretoria |
tre giorni: | Kruger NP (game drive nel parco nazionale) |
un giorno: | Springbok |
una settimana: | Città del Capo (escursione a Robben Island e a Capo di Buona Speranza), Simon’s Bay |
Johannesburg, Jo’burg (per i locali), ci accoglie dopo un lungo volo dall’Europa… trascorreremo la prima notte qui giusto per organizzare le ultime cose per il nostro truck, fare una buona riserva di viveri visto che trascorreremo numerosi giorni nel cuore del nulla e per caricarci mentalmente!
Quando proviamo a fare un salto in centro, giusto per visitare questa grande città: “How far is Johannesburg from here?” – chiedo alla receptionist del nostro hotel.
-“Jo’burg? Ma sono le 17.00! Tra un po’ è buio!
Non si può andare in città di notte! E’ troppo pericolosa!”
Ora comincio a capire tutti i cartelli che minacciavano un intervento armato in caso di violazione della legge! Fili elettrificati, guardie armate ovunque…
Che stress vivere qui!
Parlando con dei ragazzi del posto ho scoperto che nonostante la fine dell’apartheid, la situazione tra bianchi e neri non s’è risolta per nulla!
I vecchi bianchi si lamentano del fatto che gli altri non hanno voglia di lavorare, “sono dei parassiti violenti”, parole testuali; i neri li accusano di essere arroganti, razzisti e di trattarli, nonostante tutto, come schiavi!
Di buono c’è che almeno le generazioni più giovani stanno crescendo con un’ottima visione di uguaglianza ed integrazione!
Alla fine, manco il tempo di farci un’idea della città che ripartiamo a bordo di due van per Pretoria.
Caricato il camion attrezzato che ci accompagnerà per tutto il viaggio: tende, materassini, viveri, zaini si parte alla volta del Kruger National Park.
Arriviamo in tarda serata, siamo esausti, affamati… montare le tende senza luce, tende usate per la prima volta, è davvero complicato e mette a dura prova i nostri nervi ma non ci perdiamo d’animo ed in breve tempo non solo montiamo un buon accampamento ma riusciamo pure a preparare, grazie ad Anna, un piatto di riso zafferano che divoriamo selvaggiamente!
Sono le 21.00 quando crollo sul mio sacco a pelo… Sono due giorni che non dormiamo!
Alle 4.45 qualcuno già si aggira tra le tende!
Poco dopo siamo tutti a bordo del camion immersi completamente nell’atmosfera del nostro primo safari insieme.
Ore ed ore in paziente silenzio, nella jungla, con il nostro vecchio camion cercando di scorgere il minimo movimento degli animali nel loro habitat naturale…
Ci incantiamo ad osservare tutti i meravigliosi animali della jungla, dagli elefanti alle gazzelle, coccodrilli, bufali, giraffe, impala, gnu, zebre… sembra di vivere in un documentario ed ogni incontro inaspettato ci riempie il cuore oltre che gli occhi.
In serata rientriamo nel nostro accampamento e, in breve tempo, ci dividiamo i compiti: chi prepara il campo, chi cucina, chi pensa al tragitto del giorno dopo… team work!
Fish River Canyon. Il secondo canyon più grande del mondo dopo il Grand Canyon.
Percorriamo un paio di km lungo il crinale e rimaniamo incantati e stupiti dinanzi a cotanta maestosità. Sembra davvero di vedere le ossa del Pianeta Terra…
Non molto lontano ci fermiamo a Noordewer, il confine tra queste due nazioni; le pratiche burocratiche sono lente ma, una volta entrati nel Paese di Mandela, il paesaggio muta notevolmente. Invece di aride rocce e spazi desertici ora ci sono verdi vigneti e campi coltivati, persino la strada non è più un polveroso sterrato ma una pulita lingua di asfalto.
A Springbok montiamo per l’ultima volta il nostro campo e le nostre amate tende… già ci mancano… festeggiamo con una delle migliori cene dell’intero viaggio a base di piadine e fagiolata…
Piano piano ci avviciniamo con i nostri stanchi e impolverati trucks alle porte della immensa città. La sua periferia è un mare di bidonville di lamiera dove manco la polizia può accedervi. È un mondo a parte e fa impressione e tristezza. Fannie dice che qui vivono persone provenienti da quasi tutta l’Africa del centro sud.
Eccoci a Città del Capo. Alloggiamo presso il “Dale Court Guesthouse”, ottima sistemazione a pochi passi dal Waterfront, la zona più turistica.
Ci perdiamo subito tra la folla di turisti, ci sentiamo quasi spaesati noi che proveniamo dalla Namibia, la nazione meno abitata d’Africa, non siamo abituati a vedere così tanta gente.
I nostri trucks stonano nel traffico dell’ora di punta di Città del Capo, il nostro look da safari è quasi fuori luogo quando ci mischiamo coi turisti ben vestiti e profumati!
C’è un’enorme albero di Natale nel centro di Waterfront, tanti Malls illuminati, pubs, ristoranti carini, luci, colori, musiche, artisti di strada… una festa ovunque!
Cheetah Outreach. Non lontano da Cape Town, a Somerset West, sono accolti, curati e, a volte, rimessi in libertà vari felini: ghepardi in primis!
Per la prima volta incontriamo un ghepardo da vicino, ce lo fanno persino accarezzare, ha un pelo irto e duro, un maculato stupendo! E pensare che questo è l’animale più veloce del mondo!
Purtroppo il mare è molto agitato quindi salta il giro in barca alla ricerca delle balene, decidiamo di andare allora a Robben Island, famosa per la prigione dove sono stati detenuti molti prigionieri politici tra cui Nelson Mandela.
Il colonialismo e l’apartheid hanno giocato un ruolo molto importante nella storia di questo Paese, tanta gente ha sofferto ed alcuni di essi, a causa delle proprie idee di eguaglianza, hanno persino pagato con la propria libertà trascorrendo parecchi anni dietro le sbarre!
Capo di Buona Speranza!
Emozionante anche il solo cartello, visto tante volte nei documentari in tv…
Decidiamo di “scavalcare” la montagna facendo una passeggiata di un’oretta, gli scenari sono spettacolari, strapiombi a ridosso dell’oceano verde, poi turchese, poi blu intenso!
Questa natura impressionante ed estremamente perfetta mi ha rapito l’anima!
Nel pomeriggio raggiungiamo Simon’s Bay ed i suoi pinguini del capo.
Eccoli tutti impettiti ed immobili: questi buffi e tondi uccelli, qualcuno ogni tanto si tuffa in acqua, qualcun altro passeggia con la classica goffa andatura pendolante, altri si rilassano al sole… i piccoli, con quel pelo morbido che sembra cotone pieno di cenere si guardano intorno spaesati…
Oggi facciamo visita al Nazareth House, un orfanotrofio all’interno di un edificio stile vittoriano di fine 800, ospita neonati abbandonati, bambini disadattati e anziani…
Mi colpisce molto vedere tanti neonati neri, alcuni hanno solo due mesi, sono tutti molto sereni e coccolati dalle tanti “mami” che lavorano lì. È stato un momento molto toccante per tutti…
Poco oltre c’erano i bambini affetti da handicap… meno male esistono realtà come questa che riescono a dare un briciolo di speranza e dignità a persone così sfortunate…
La nostra visita termina con la casa di riposo… qui cambia tutto, sembrava una scena di “Le pagine della nostra vita”, tanti anziani, tutti bianchi stavolta, ben vestiti, curati e coccolati che trascorrevano gli ultimi pezzi delle proprie vite lì…
Incontriamo Angelina Damiani, una 82enne di Napoli, ospite della Nazareth House. Parla uno stentato italiano e ci racconta che era lì da tre mesi ossia da quando il suo povero marito era venuto a mancare (lo stesso che circa 60 anni prima l’aveva portata in Africa per “business”)… mi fa tanta tenerezza, mi racconta che i figli sono bravi perché ogni tanto l’andavano a trovare… le facciamo tutti un po’ di compagnia prima di andare via…
La suora dello Zimbabwe che ci accompagna in questa visita mi racconta che Mrs Damiani era lì da 10 anni e che non era mai venuto nessuno a farle visita… un brivido…
Stessa casa… bambini neri nascono… anziani bianchi si spengono…
Lasciamo tutti i borsoni pieni di vestiti e giocattoli che avevamo portato dall’Italia proprio per questa occasione e malinconicamente andiamo via…
Ultimo giorno di viaggio! Girovaghiamo senza meta tra il city center e Waterfront cercando di perderci e di gustarci fino alla fine ogni piccolo pezzo di questa enorme città!
Si ritorna a casa con un bagaglio di vita vissuta e di esperienze sempre più pesante. Grazie Africa.
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)