Capitale:
Vientiane
Moneta:
Kip
Periodo migliore:
Il periodo migliore per visitare il Laos va da novembre a febbraio, quando c’è meno umidità e le temperature sono più miti. E’ anche il periodo in cui si concentra il maggior numero di bun, ovvero di feste nazionali e regionali.
In una parola:
Sa-ba-di (buongiorno)
Vaccini:
Ambulatori ed ospedali sono carenti in termini di igiene, attrezzature e qualifiche. In caso di bisogno conviene spostarsi a Bangkok.
La malaria è presente tutto l’anno in tutto il paese ma non a Vientiane. Si consiglia spesso la profilassi antimalarica. E’ diffusa la dengue: proteggetevi dalle punture di zanzara.
Avvertenze:
– Nelle zone rurali non allontanatevi dalle strade senza una guida locale: ci sono ancora mine inesplose risalenti alla Guerra del Vietnam
A tavola:
L’ingrediente principale della cucina laotiana è il riso. Il khao niaw, riso glutinoso, è alla base di ogni pasto: lo si mangia con le dita! I piatti profumano di coriandolo, basilico, citronella e altre erbe e non sono eccessivamente piccanti. Sono invece piccanti le jaew (salse) di accompagnamento. Per la prima colazione si mangiano baguette (retaggio del periodo in cui il Paese era un protettorato francese), spesso spalmate con sai nam nom (latte concentrato dolce) e frittelle di banana.
Esperienze da vivere:
Navigare sulle placide acque del leggendario Mekong per raggiungere la mitica Luang Prabang, dopo tre giorni di navigazione, dal nord della Thailandia; Noleggiare uno scooter e perdersi nelle viuzze polverose che lambiscono la jungla di Vang Vieng; Incontrare famiglie di minoranze etniche nei pressi di Phonsavan e della Pian delle Giare; Assistere alla marcia mattutina dei monaci buddisti e offrire loro del riso
Templi spettacolari, processioni di monaci, siti Unesco in una natura incontaminata sono solo alcuni aspetti che rendono molto attraente il Laos, considerato una gemma asiatica tutta da scoprire. E’ il meno sviluppato e per questo il più misterioso dei tre stati che costituivano l’Indocina Francese, anche perché, finito il dominio coloniale e i conflitti interni, si è ritrovato per anni in uno stato di isolamento che l’hanno mantenuto in una sorta di aurea magica. L’assenza di influenze esterne offre la possibilità al visitatore di entrare in contatto con uno stile di vita rimasto quasi immutato nel tempo e che permette di vivere esperienze uniche.
Un paese con grandi bellezze naturali – fiumi, montagne misteriose avvolte dalla foschia e vallate coperte di giungla – in cui il fascino del passato si fonde con una natura selvaggia e incontaminata. E in cui le antiche etnie che ancora lo popolano, contribuiscono a renderlo un territorio stimolante e fuori dal tempo.
Noi siamo salpati da Chiang Kong e dopo tre giorni di navigazione lungo il fiume Mekong, abbiamo attraccato alla leggendaria Luang Prabang; da lì abbiamo attraversato il Laos in autobus: un’esperienza fantastica: mentre il veicolo si arrampica sulla ripide strade del paese, potete osservare dal finestrino chilometri e chilometri di foresta, monti con viste mozzafiato, fiumi impetuosi e piccoli villaggi dove la vita scorre lentamente, al ritmo delle stagioni.
Il nostro itinerario suggerito (13 giorni) | |
cinque giorni: | Pakbeng, Luang Prabang |
due giorni: | Phonsavan |
tre giorni: | Vang Vieng |
tre giorni: | Vientiane e ingresso via terra ad Udon Thani, Thailandia o volo verso molte località del sud est asiatico |
Ci troviamo nel nord della Thailandia, oggi inizia la lunga traversata, lungo il Mekong, per raggiungere la mitica città di Luang Prabang.
Superiamo il confine in canoa, ci timbrano il passaporto, ci imbarchiamo su una barca, un po’ più grande, e salpiamo!
E’ entusiasmante vedere lo svolgersi della vita quotidiana laotiana lungo il fiume. Alcune donne lavano i panni, dei bimbi fanno il bagno, le vacche si rilassano al sole lungo le coste sabbiose, il paesaggio verdeggiante ogni tanto lascia spazio a piccoli villaggi costruiti sulle palafitte.
Nel bel mezzo del fiume spesso sfioriamo gigantesche pietre corrose dal vento e dall’acqua che rendono il background ancor più pittoresco.
Arriviamo a Pakbeng alle 18 circa, dopo sette ore di navigazione, ma siamo solo a metà strada… domattina dovremo prendere un’altra barca per raggiungere Luang Prabang.
Pakbeng. Chi ha una casetta l’ha trasformata in una guest house molto minimale, chi ha un piccolo spazio libero l’ha tramutato in ristorantino… gli altri? Vendono coca cola, nutella, Oreo, Pringles o preparano sandwiches per la navigazione! Questa è Pakbeng, pit stop, nel cuore del nulla, per chi vuole raggiungere il Laos dalla Thailandia via fluviale!
Luang Prabang è una delle località più affascinanti del sud est asiatico. Un luogo unico al mondo, in cui il tempo sembra essersi fermato, sebbene la vita degli abitanti abbia ritmi implacabili. La città vecchia custodisce un importante patrimonio culturale, arricchito di templi ed edifici storici da non perdere.
La città ha saputo mantenere inalterato il suo fascino orientale grazie alla presenza di numerosi templi buddhisti costruiti nel tipico stile locale e che hanno permesso alla città di entrare nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco.
Un evento imperdibile a Luang Prabang è l’incontro all’alba con i monaci che, in fila indiana, sfilano lungo la via principale della città per l’offerta del riso. Alle 05.30 del mattino, dopo esserci procurati una scodella di riso, ci appollaiamo accanto ai locali in attesa di questi piccoli uomini in tunica rossa.
E’ molto emozionante e di sicuro uno di quei momenti che mai più si dimenticheranno di tutto il viaggio!
Trascorriamo l’intera giornata alla scoperta dei tanti templi della città.
Salendo i gradini si potrà ammirare un incredibile tramonto sul fiume. Ci sono poi le grotte di Pak Ou dove dietro una parete rocciosa si custodisce un luogo di culto e un po’ più lontane, le cascate di Kaung Si con piscine naturali. Infine nel centro città, c’è un mercato notturno dove artigiani espongono la loro merce.
Al Wat Sop ci fermiamo a chiacchierare con un giovane monaco buddista che ci invita ad assistere alla loro preghiera quotidiana delle 17.00
Detto fatto. A quell’ora, in religioso silenzio siamo seduti sul fondo della pagoda assorti ad ammirare ma soprattutto ad ascoltare la loro ipnotica litania.
Che bella esperienza!
Il trasferimento Luang Prabang – Phonsavan è abbastanza arduo se decidi, come noi, di viaggiare in minivan… sette ore di strada in un Laos genuino… peccato per le strade… tutte salite, discese e curve. Il mio povero stomaco è stato messo a dura prova.
Phonsavan, capitale della provincia di Xiengkhuang, nel distretto di Pek, è l’unico paesino che incontriamo in sette ore di strada.
Questa città è famosa per la sua “piana delle giare”.
La si può considerare come una Stonehenge laotiana visti i tanti misteri che ruotano attorno a questi enormi massi!
E’ una strana distesa di gigantesche giare in pietra, megaliti di origine ignota, che gli archeologi datano nell’età del ferro asiatica, tra il 500 a.C. e il 220 d.C.
Solo una piccola parte però è visitabile, perché in alcuni territori non si è ancora proceduto alla bonifica: il sito è zeppo di mine inesplose dalle guerre che qui si sono combattute.
Mi ha colpito tanto la visita ad un villaggio di “hmong”, una minoranza etnica del nord del Laos, in questi casi davvero capisci che al mondo c’e’ gente diversa da te. Qui si sposano a 13 anni, ognuno partorisce una decina di figli… il villaggio, infatti, sembra un asilo nido a cielo aperto!
Quest’area è tristemente nota per la cosiddetta “crater area”, una zona bucherellata dalle bombe americane… ebbene sì… durante la guerra in Vietnam, con la scusa che importanti leaders vietcong si fossero nascosti in queste zone, vennero bombardate brutalmente dai velivoli americani. Interi villaggi furono rasi al suolo e purtroppo le conseguenze si vivono ancora oggi. Ogni anno decine di bambini o contadini saltano, per imprudenza o errore su bombe inesplose…
Sei ore di bus su strade dissestate e curve nel Laos più genuino per raggiungere questo strano luogo incorniciato da una vegetazione mozzafiato.
Vang Vieng, una piccola cittadina nata sulle sponde del Nam Song e circondata da alte pareti calcaree e risaie verde brillante. E’ una città spaccata in due. Da un lato ci sono i vecchi laotiani con le proprie tradizioni e culture, dall’altro i “farang” con le moderne guesthouses, gli internet points e i pubs che proiettano episodi, in inglese, a ripetizione dei Simpson o Friends!
Sebbene custodisca alcune attrattive culturali molto interessanti (il Wat Si Vieng Song, il Wat Kang e il Wat Si Suman, Vang Vieng è infatti diventata da tempo il centro più importante del Laos per gli appassionati di sport estremi. Nelle sue vicinanze potrete darvi al kayak, al rafting, alla speleologia, alle escursioni in motocross o in mountain bike e all’arrampicata su roccia.
Dopo aver ammirato l’ennesimo meraviglioso tramonto decidiamo di immergerci nella vita di Vang Vieng.
Contemporaneamente rientrano tanti ragazzini ubriachi dopo un’intera giornata di “tubing”, ossia il galleggiare all’interno di pneumatici di camion sul fiume. Li vedi zoppicanti, senza infradito, sanguinanti, fasciati, camminano come zombies e sembra che non sappiano neppure come son giunti fin lì.
Per 30.000 kip (3 USD) noleggiamo uno scooter.
Abbiamo proprio voglia di inoltrarci in questo ambiente così selvaggio!
Attraversiamo piantagioni di platano, rigogliose foreste, sentieri di terra rossa che contrasta con il cielo terso, monti a picco ricoperti da una vegetazione verde scuro… abbiamo percorso circa 40 km lungo stradine sterrate, abbiamo guadato due o tre fiumiciattoli, tre ponticelli, siamo finiti a bere con un gruppetto di ubriaconi sul loro prato di fronte casa loro, scattato foto ai bimbi di una scuola, mangiato mandarini seduti in un negozietto di un villaggio sperduto, giocato a freccette durante una “festa religiosa di paese”, assistito ad una processione buddista, scappati accelerando ad una stazioncina illegale di pedaggio, impantanati in un fiume, fatto cadere nell’acqua lo zaino per poi farlo volare via dal motorino in corsa.
Curiosità
Non deve stupire se nel Laos si possono gustare ottimi croissant e baguette: essendo stato colonizzato dai francesi è una delle tradizioni rimaste. Non in molti sanno che la birra laotina è considerata una delle migliori del mondo, tanto che le tecniche di lavorazione del luppolo sono state importate dalla Germania durante il secolo scorso.
Capitale del Paese, si trova sulla sponda sinistra del fiume Mekong e al confine con la Thailandia.
Tra i monumenti famosi: il Pha That Luang, il più importante a livello nazionale. Simboleggia sia la religione buddhista che la sovranità politica del Laos.
C’è poi il Patuxai, l’Arco di Trionfo di Vientiane, dedicato ai caduti per la lotta per l’indipendenza dalla Francia.
I templi: Wat Si Saket tra i più antichi, Haw Pha Kaeo arte sacra anche qui.
Il Wat si Muang invece custodisce il lak meuang ovvero il pilastro fallico considerato come la dimora dello spirito della città.
Trascorriamo questi ultimi giorni laotiani gironzolando senza meta per le stradine di Vientiane, fermandoci a meditare in un tempio buddista, tuffandoci nei suoi vivaci mercati e pianificando i prossimi spostamenti.
Da Vientiane, in aereo, si possono raggiungere numerose città del sud est asiatico ma decidiamo, con molta semplicità, di superare il confine, entrare in Thailandia e precisamente ad Udon Thani, ed ecco che, magicamente, la scelta dei voli low cost diventa molto più ampia e conveniente!
Ma questa è un’altra storia!
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)