Capitale:
Dacca
Moneta:
Taka
Periodo migliore:
L’inverno (da novembre a febbraio) in genere è il periodo migliore per visitare il Bangladesh. E’ consigliabile evitare le piogge monsoniche che iniziano a giugno e possono durare fino a settembre.
In una parola:
Salam Aleykum (buongiorno)
Vaccini:
Nessuno
Avvertenze:
– Evitate di viaggiare di notte perchè le strade non sono illuminate e poche regole stradali vengono rispettate;
– Proteggetevi dalle zanzare con buoni repellenti per via della dengue;
– Evitate il noleggio auto perchè guidare da soli è davvero molto arduo.
A tavola:
In Bangladesh la cucina può essere molto piccante quindi informate sempre per bene il cameriere prima di ordinare. Ecco alcuni piatti tipici:
Gustor torkari (curry al pollo); Dim Buna (curry con uova sode bollite); Murali (un dolce, assomiglia ai grissini, duro e farinoso all’interno e dolce all’esterno); Khichuri (piatto a base di riso con molte spezie, curcuma, peperoncino e legumi) e Biryani.
Esperienze da vivere:
Navigare lungo i canali di Banaripara attraverso il pittoresco floating market; Perdersi tra le piantagioni di te’ o di ananas nell’area di Sreemangal; Passare una notte nel traghetto che da Dacca va a Barisal tra venditori ambulanti e la sorridente gente del posto; Assaggiare un delizioso kazha (dolce di zucchero) a Kushtia.
Intraprendere un viaggio di due settimane in Bangladesh significa immergersi in un mondo di straordinaria autenticità e genuinità.
Questo affascinante Paese del sud-est asiatico, spesso trascurato dai circuiti turistici tradizionali, offre un mix unico di storia antica, vibrante cultura e paesaggi mozzafiato.
Il nostro tour comincia dalla vivace capitale Dacca, cuore pulsante di energia e contrasti, dove il caos urbano dei vecchi bus scarnificati e dei rumorosi tuk tuk e rickshaw si mescola ai tesori storici e tradizionali secolari.
Da qui ci spingeremo verso pittoreschi villaggi, maestosi templi e moschee, rigogliose foreste di mangrovie, navigheremo le acque di grandi fiumi alla scoperta degli angoli più lontani del Paese.
Preparatevi a scoprire un Bangladesh pronto a regalare emozioni indimenticabili fuori dai sentieri battuti.
Il nostro itinerario suggerito (12 giorni) | |
tre giorni: | Dacca (visita del Gulshan Circle; di Curzon Hall – area universitaria; del monumento simbolo della lotta d’indipendenza bengalese: Shahid Minar e dell’affollato Shakhari Bazar); Banti (creazione di batik, tessuti, risaie e mattoni); Sylhet; Jaflong (visita alla frontiera con l’India) |
tre giorni: | Sreemangal (visita alle piantagioni di tè e a quelle di ananas); Lawachora NP; Tripura (visita al villaggio tribale) |
due giorni: | Dacca (visita al Karwan Bazar; alla Tara Masjid (Star Mosque); Dhakeshiwari Hindu Temple e Porto di Sadarghat); Traghetto notturno |
quattro giorni: | Barisal; Banaripara (visita al floating market); Shohagdal (villaggio tribale); Bagerhat (visita al Shat Gambuji Masjid); Kushtia (Shrine di Lalon Shah); Puthia (visita al Palazzo dei re); Pahardur (visita al tempio di Vihara); Bogra (visita al mercato di Mahasthan Bazar) |
Abbiamo organizzato questo viaggio, in parte collaborando con Riverain Tours, del mitico Bulu e in parte con l’Ente del Turismo del Bangladesh. Bulu oggi ci accoglie a braccia aperte nel suo Paese e consigliamo vivamente di affidarsi ad un tour operator locale soprattutto per la parte transfers altrimenti il viaggio rischierebbe di diventare molto più complicato di quello che è vista l’insufficienza e affidabilità dei trasporti.
Dacca: la super caotica capitale!
Alloggeremo presso il Bengal Inn, un hotel molto carino del centro sito in uno dei quartieri più posh della città e molto vicino alla Gulshan Circle, la zona più in di Dacca.
Cominciamo la visita paradossalmente dalla zona più tranquilla Curzon Hall, esempio di architettura coloniale britannica, che oggi ospita un imponente complesso universitario con tutte le facoltà più importanti. Bello vedere la nuova generazione farsi strada in questa società ancora abbastanza chiusa!
Non lontano sorge lo Shahid Minar, simbolo del nazionalismo bengalese, questo monumento fu costruito per commemorare i martiri del movimento “Language” caduti nel 1952 quando un gruppo di studenti insorse contro i militari pakistani, che li governavano, rifiutandosi di adottare l’urdu come lingua nazionale.
Terminiamo la giornata cercando di districarci per le strette e affollate vie di Shakhari Bazar tra botteghe artigianali e risciò strombazzanti bloccati nel traffico.
Lunghissima giornata di trasferimento dalla capitale verso il nord-est Sylhet vicini al confine con l’India, uno dei tanti.
La giornata è arricchita da tante esperienze che ci portano ad assistere alla quotidianità di questo popolo così distante da noi.
Ci fermiamo prima a visitare un paio di villaggi: a Banti producono stoffe e batik, qui vediamo tutte le varie fasi dalla tintura alla cera con i vari disegni fino al risciacquo finale in acqua bollente prima di essere steso al sole. Tutto molto interessante.
Passiamo all’area delle risaie ed ecco che donne laboriose radunano il riso grezzo dopo averlo steso al sole per asciugarlo, pronto ad essere messo nei sacchi.
Più avanti c’è la zona della lavorazione dei mattoni ed anche qui seguiamo le varie fasi: dalla raccolta della terra all’impasto per creare una morbida argilla, alla formazione dei mattoni fino alla loro cottura… Anche questo molto interessante.
Ciò che mi ha colpito anche oggi è stata la grande genuinità di questo popolo, sempre ben disposto, accogliente, curioso e divertito dalla nostra presenza, soprattutto da quella di Nora e Jago.
Pernottiamo presso il Crystal Rose Hotel di Sylhet, un albergo molto carino non lontano dal centro cittadino.
Oggi ci dirigiamo verso il confine con l’India, notiamo subito tanti bus pieni di turisti locali quando arriviamo a Jaflong.
C’è un grande gate che saluta chi sta lasciando il Bangladesh e un altro che accoglie chi sta entrando in India.
Che emozione, l’India dinanzi a noi!
Scopriamo che questa è proprio una destinazione turistica per i bengalesi che vengono qui a scattarsi numerosi selfie dinanzi alla frontiera, fare un bagno nel fiume e mangiare lo street food che si trova un po’ ovunque.
Non lontano prendiamo una barca per navigare fino al “punto zero”, altro confine con l’India, attenti però non superarlo.
La navigazione è molto piacevole… Le acque azzurre incontrano quelle più scure creando un bell’effetto mentre pescatori pescano in tranquillità e un gruppo di ragazzi si lava sul bordo del fiume.
Ripartiamo verso Sreemangal dove trascorreremo questa notte…. Il viaggio è lungo, complicato, a volte pauroso per via delle infinite macchine, camion, tuk tuk, bus che sfrecciano in tutte le direzioni, poi di notte, ma il nostro artista Rais è davvero super!
Dormiamo presso lo Shantibari Eco resort, situato nel cuore delle piantagioni di tè. Arriviamo di notte quindi non riusciamo subito a capire dove ci troviamo…. Controllo addirittura su Google Maps la nostra posizione e dall’alto vedo tanti laghetti e piantagioni verdi.
Quando abbiamo organizzato questo viaggio temevo molto questa notte per via delle zanzare invece, grazie alla gentilezza dello staff, e a due belle zanzariere abbiamo trascorso una serena notte cullati dal gracidare delle rane dei vari stagni che circondano la nostra stanza.
Svegliarsi allo Shantibari Eco Resort e vedere il placido e rigoglioso background è stato molto emozionante, arrivando di notte non ci eravamo resi conto di dove eravamo realmente.
Stamattina ne approfittiamo per fare un giro al Lawachora NP, casa degli Ulock gibboni… Abbiamo la fortuna di vedere un’intera famiglia saltare da un albero all’altro oltre vari ragni molto grandi.
Ci fermiamo a visitare un piccolo villaggio tribale (Tripura) e restiamo molto colpiti dalla vita quotidiana di queste persone che faticano tanto con i pochi mezzi a disposizione ad andare avanti ma lo fanno con grande dignità.
Visitiamo anche l’unica scuola del villaggio, cristiana, ed è una gran festa con il drone ed i bambini. Qui lasciamo quasi tutti i medicinali che avevamo portato (per lo più paracetamolo) e ci sentiamo così fieri guardando la gratitudine di queste persone.
Ma questa è anche la zona delle grandi piantagioni di tè… Sono immense, si estendono a perdita d’occhio e persino il drone fatica a racchiudere tutte le immagini in un fotogramma.
Vediamo per la prima volta anche una grande piantagione di ananas e assaggiamo questi frutti appena raccolti e sbucciati: una squisitezza.
Prima di ripartire per la capitale ci fermiamo ad assaggiare un tè molto particolare, un tè a sette colori: sette strati di sette colori diversi.
Il ritorno a Dacca è molto faticoso… Poco più di 100 km li percorriamo in 4 ore per via del traffico incredibile.
In serata rientriamo nel nostro carinissimo Bengal Inn hotel e siamo così stanchi che ordiniamo la cena in camera mentre ci rimettiamo in sesto con una doccia rilassante. Cena davvero squisita.
Stamattina ci tuffiamo subito nel super caotico Karwan Bazar, aperto dalle tre del mattino e sempre in fermento… Qui puoi trovare di tutto! E noi ci incantiamo semplicemente a guardare la quotidianità scorre davanti ai nostri occhi.
In tarda mattinata incontriamo addirittura il CEO dell’Ente del Turismo del Bangladesh presso la loro sede, incontro molto piacevole.
In risciò gironzoliamo per le affollate stradine della città tra mille e altri risciò, tuk tuk, fiumi di gente e anche poche centinaia di metri diventano distanze abissali.
Visitiamo il Tara Masjid (Star Mosque), una moschea decorata con stelle blu e costruita ad inizio del 1900.
Nelle vicinanze sorge il Dhakeshiwari Hindu Temple, cuore spirituale della comunità induista in Bangladesh.
In serata raggiungiamo il porto di Sadarghat per imbarcarci su un traghetto sul fiume Meghna alla volta di Barisal.
L’esperienza in traghetto notturno è un’avventura a sé, centinaia di persone che si accampano in tutti gli spazi liberi con coperte e foulard per passare la notte. Venditori ambulanti girano tra le persone pubblicizzando la propria merce, verso le 21 alcuni fischi assordanti avvisano tutti che stiamo per salvare… I venditori saltano come possono sulla terra ferma, chi non riesce in tempo viene recuperato dalle altre barche ambulanti….
Il fiume è un campo pieno di barche che a stento si vedono nella notte buia…. Mi dispiace però notare la scarsa sensibilità verso l’ambiente, tutto viene serenamente gettato nel fiume: plastica, carta, cibo avanzato con una tale noncuranza che infastidisce.
Ceniamo con samosa e chapati prima di coricarci nella nostra stanzetta super basic ma funzionale, due letti singoli ampi!
Buonanotte: sveglia alle ore 5:00!
Eccoci all’alba a Barisal accolti da centinaia di tuk tuk in attesa dei passeggeri del traghetto ma fortunatamente c’è il nostro super fedele Rias ad attenderci e subito partiamo alla volta di Banaripara.
Colazione in un baracchino di legno dove non c’era praticamente nulla ma di sicuro una delle colazioni più indimenticabili di tutto il viaggio.
A bordo di una barca in legno a motore tra canali zeppi di venditori di verdure e piante, sembra di essere in un documentario, è incredibile, siamo senza parole per le emozioni.
Ci fermiamo nel piccolo villaggio di Inderhat dove veniamo accolti da tutta la gente incuriosita che ci chiede da dove veniamo, cosa facciamo lì, se siamo cinesi…. Ebbene sì molti qui hanno visto solo indiani e cinesi, non assomigliando agli indiani per loro siamo cinesi!
È un grande momento di viaggio, un grande ricordo per noi per la tenerezza e la dolcezza di uomini e donne che gratuitamente ci hanno accolto nel loro piccolo e umile mondo.
Ci fermiamo anche nel villaggio di Shohagdal a vedere come realizzano i pesanti zerbini con la parte esterna delle noci di cocco il tutto mentre un’intera scuola elementare ferma le lezioni per correre a vederci.
Finalmente ripartiamo per Bagerhat, questa città moschea è uno dei tre siti dichiarati Patrimonio Mondiale dell’umanità dall’Unesco in Bangladesh.
Venne fondata dal generale turco Khan Nathan Ali agli inizi del XV secolo.
Famosa soprattutto per la Shat Gambuji Masjid (la più grande moschea a 60 cupole), ingresso $5 molto particolare per la semplicità degli interni e per il pavimento in mattoni privo dei soliti tappeti o moquette.
Stasera dormiremo qui a Bagerhat presso il Vumi Guesthouse, un alberghetto molto spartano ma con un ottimo piccolo ristorante annesso dove trascorreremo una bellissima serata a cena con Bulu, sua moglie, Abir (la nostra guida) e Oshti (altra guida locale del Riverain Tours).
Prima di andare a dormire facciamo un giro in tuk tuk con Bulu e ogni scorcio è una scoperta: qui dei ragazzi selezionano le noci di Betel per il pan, qui altri affilano e creano strumenti agricoli in ferro, ovunque venditori di street food bengalese, piccantino ma non troppo.
Ripartiamo verso nord, Nora indossa un meraviglioso Salowar Kamiz comprato a Dacca e sembra una piccola principessina bengalese.
Il viaggio dura circa quattro ore e attraversiamo numerosi paesini sempre super affollati, sempre con mercati vivi, zeppi di persone, risciò, tuk tuk e clacson.
Ogni singolo paesino è un caos tremendo e a me piace tutta questa vitalità.
In una delle tante cittadine notiamo un grande slum, baraccopoli, ci fermiamo e dopo un attimo siamo letteralmente circondati da tanti bambini e donne e uomini incuriositi da questi strani figuri… distribuiamo qui tutto quello che abbiamo portato dall’Italia: scarpe, vestitini, colori, pannolini ed anche se sarà solo una piccola goccia speriamo di aver donato qualche sorriso.
Nel pomeriggio finalmente arriviamo a Kushtia, alloggiamo presso il Desha Tarc Hotel, molto promettente da fuori ma abbastanza basico all’interno.
Kushtia è una cittadina caotica a sud della divisione di Rajshahi, ma praticamente nel mezzo del nulla.
A prima vista potrebbe apparire strano che qui sia vissuto un guru vivente (Tagore), il famoso poeta di tanti bigliettini dei Baci Perugina inoltre qui c’è la tomba di un santo uomo dalla voce dolce e dalla sensibile visione della vita.
Ci richiamo proprio al santuario di Lalon Shah, per molti bengalesi la visita allo Shrine of Lalon Shah è l’unico vero motivo per arrivare fino a Kushtia e lo fanno in centinaia.
Lalon Shah è uno degli uomini santi più famosi in Bangladesh, la sua storia è molto affascinante: ragazzo nato da una famiglia indù, ammalatosi gravemente di febbre alta e considerato più morto che vivo, fu abbandonato su un tronco di banano direttamente nel fiume. Sopravvisse e fu salvato da una famiglia musulmana.
Tornato a casa e raccontato tutta la sua vicenda alla famiglia, fu allontanato ritenuto ormai infedele per essere stato con i musulmani. Così, capito che la religione non era un vincolo o un limite, cominciò a predicare l’uguaglianza degli uomini perché l’umanità rifiuta tutte le distinzioni di casta, classe e credo schierandosi contro ogni forma discriminatoria e razzistica.
Abbiamo assistito ai canti dei suoi fedeli che suonano l’ektara, uno strumento ad una corda, ed è stato tutto molto coinvolgente.
Prima di rientrare ci fermiamo in una piccola bottega dove lavorano il celebre dolce locale: khaza, un dolce di zucchero con sesamo.
Raggiungiamo il piccolo villaggio di Puthia dove sorge il cosiddetto “Palazzo dei Re”, costruito dalla regina Hem Kumari Debi.
Il complesso vanta il maggior numero di templi induisti del Bangladesh. Tutti costruiti in terracotta, presentano una grande varietà di stili.
Ripartiamo verso Pahardur dove visitiamo il maestoso complesso monastico buddista di Vihara dell’ottavo secolo… Addirittura con il passare del tempo, questa grandissima struttura è stata praticamente inghiottita dal terreno e riscoperto e ridato alla luce solo con gli inglesi nel 1950.
Oggi è patrimonio mondiale dell’Unesco e rimane uno dei monumenti più suggestivi del Paese.
Solo in serata finalmente arriviamo a Bogra accolti dal bel Momo Inn Hotel, un mausoleo cinque stelle nel mezzo del nulla dove trascorreremo questa notte.
Sveglia all’alba stamattina, alle 6:00 siamo già in giro il meraviglioso e pittoresco mercato Mahasthan Bazar, uno dei più forniti del Bangladesh soprattutto perché da qui partono i rifornimenti per tutti gli altri mercati del paese, compreso quello di Dacca… Quindi immaginerete la quantità di verdura che viene trattata e venduta.
Come in ogni luogo siamo accolti calorosamente da sorrisi gentili, occhi curiosi e 1000 selfie.
Lungo la strada, a Sirjganj, visitiamo una piccola bottega di tessuti e siamo colpiti dalla fatica che ci vuole per la loro realizzazione…. Se poi pensate che vengono venduti a €1 al pezzo…
Infine visitiamo il tempio delle nove gemme, un vecchio tempio induista ora in disuso ma ancora molto suggestivo.
Nel tardo pomeriggio finalmente raggiungiamo la caotica Dacca ed il nostro meraviglioso hotel, uno sicuramente dei più belli ed eleganti in cui siamo mai stati: InterContinental Hotel Dacca.
Domattina si riparte con il nostro volo diretto della Biman, compagnia di bandiera bengalese, per Roma.
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Bangladesh Capitale:Dacca Moneta:Taka Periodo migliore: L’inverno (da novembre a febbraio)
2 Responses
Davvero complimenti per questa bellissima ed insolita esperienza che avete effettuato in Bangladesh !!! Grazie a voi per avere reso partecipi nella vostra scoperta
Grazie a te, è stata davvero un’esperienza unica in un paese non abituato al turismo e questa cosa ha reso il tutto indimenticabile