Capitale:
Tokyo
Moneta:
Yen
Periodo migliore:
La primavera (da marzo a maggio) e l’autunno (da settembre a novembre) sono i periodi più piacevoli per partire. In estate il caldo umido a volte è fastidioso e alla fine di agosto c’è anche il rischio di tifoni. In inverno nevica a Hokkaido e sulla costa, ma ci sono molte offerte interessanti, soprattutto per Kyoto e, benchè a Honshu si battano i denti, l’autunno e l’inverno sono perfetti per ravvivare l’abbronzatura a Okinawa.
In una parola:
Sugoi (che figo)
Vaccini:
Nessuno
Avvertenze:
– Durante i pasti ricordate ai vostri figli di non lasciare mai le bacchette infilate nel riso: è un gesto associato ai funerali
– Per le città procuratevi una buona cartina scritta in giapponese ed inglese.
A tavola:
La cucina giapponese è varia e gustosa. I bambini saranno entusiasti degli yakitori-ya (ristoranti che servono spiedini di pollo e verdure alla griglia), degli ramen-ya (specializzati in noodles giapponesi) e, forse, anche dei sushi-ya (specializzati in sushi).Assaggeranno volentieri okonomiyaki (frittelle salate) e omuraisu (omelette ripiene di riso)
Esperienze da vivere:
Perdere i sensi a mollo di un onsen immerso nella foresta completamente nudi; Incontrare meravigliose maiko in giro per i vicoletti tipici di Kyoto; Ammirare i macachi delle nevi rilassarsi nelle pozze termali delle Alpi Giapponesi
In questa grande avventura abbiamo raggiunto Hiroshima dal porto coreano di Busan, in traghetto, da lì a bordo degli shinkansen, i treni proiettili che viaggiano a 300 km orari abbiamo risalito, piano piano, la lunga isola nipponica. E’ fondamentale usare il Japan Rail Pass che è un ticket scontato e multi uso, valido per viaggiare su tutti i treni nazionali JR in Giappone, compresi i “treni proiettile” Shinkansen e Narita Express. E’ possibile acquistarlo solo dall’estero (on line) e da non giapponesi ed è una ottima fonte di risparmio considerando i prezzi alle stelle del Giappone.
Noi abbiamo usato mezzi di trasporto diversi: dai treni al bus fino all’autostop; dormito in ostelli, ryokan e spesso ospiti dei locali grazie a couchsurfing ed assaggiato la cucina tipica nipponica in ristoranti tradizionali ma anche al 7eleven, grazie alle ottime vaschette di sushi appena preparato.
Qui vi raccontiamo la nostra esperienza diretta nel Regno del Sol Levante, tutto ciò che ci è capitato e che abbiamo vissuto sperando di lasciarvi qualche utile spunto di viaggio!
Il nostro itinerario suggerito (24 giorni) | |
quattro giorni: | Fukuoka, Hiroshima, Osaka |
una settimana: | Nara, Kyoto |
tre giorni: | Matsumoto, Nagano, Jigokudani NP (visita ai macachi delle nevi) |
tre giorni: | Tsuruoka, Dewa Sanzan NP, Nikko |
una settimana: | Tokyo |
Il traghetto della Kobee Line, ci conduce a Fukuoka da Busan, Corea del Sud in tre ore! E’ così comodo che avrei voluto che il viaggio durasse di più.
Stesso desiderio poco dopo quando, nel maestoso “Shinkansen Hirari” raggiungiamo, in un’ora la città di Hiroshima.
Questa terra ci sta sorprendendo ed affascinando sin dai primi momenti…
Stamattina abbiamo preso il treno e traghetto fino all’isola di Miyajima, una delle principali attrattive del Giappone. In 5 minuti di navigazione ci troviamo dinanzi al O-Torii Gate che ci accoglie con il rosso vermiglio della sua struttura.
Visitiamo con grande interesse l’Itsukushima-Jinja, una sorta di tempio fondato alla fine del VI secolo. Ciò che davvero ci incanta è il Senjo-Kaku, un colossale padiglione del 1600 arricchito da una pagoda a cinque piani dai colori vivaci.
Tutta l’isola è abitata da cerbiatti “onnivori” che mangiano di tutto… incluso la nostra mappa!
Decidiamo di ritornare ad Hiroshima per visitare l’area della “bomba atomica”.
Da lontano notiamo subito la cupola simbolo della devastazione che ha colpito questa città ed i suoi abitanti; ora c’è solo lo scheletro dell’edificio e tanta quiete.
Visitiamo il Parco della Pace, il Cenotafio con tutti i nomi delle persone decedute accertate; la fiamma della pace che verrà spenta solo quando l’ultima arma atomica del mondo verrà distrutta.
Accanto c’è il monumento per la pace dei bambini adornato con centinaia di origami colorati a forma di gru in memoria di una bimba di 11 anni: Sadako Sasaki che, nel 1955, si ammalò di leucemia e decise di costruire 1000 gru di carta, pensava di guarire al termine della sua impresa… morì poco prima… da allora, molti giapponesi creano origami colorati a forma di gru da appendere al suo memorial.
Ogni uomo dovrebbe far visita a questo luogo perché dubito che qualcuno potrebbe tirare ancora fuori una malvagità di questo tipo. L’uomo a volte sa essere così crudele che mi spaventa.
Entriamo nella immensa, caotica e luccicante Osaka.
Prendiamo possesso del nostro alberghetto stile giapponese, ma molto fatiscente: stanza 2 metri per 1,5 e futon a terra e doccia su un altro piano (bisogna prendere l’ascensore per lavarsi!)
Il “day pass” della metropolitana ci permette di muoverci senza stress ovunque e ne approfittiamo per girovagare senza meta!
Il suggestivo castello di Osaka; all’ultimo piano si ha l’opportunità di dare uno sguardo a 360° all’intera città! All’interno osserviamo con stupore i pochi reperti del castello, soprattutto le vecchie spade dei samurai che ci riportano indietro nel tempo, verso date così lontane da quelle dell’odierno ed iper-tecnologico Giappone.
Umeda Sky Building. Un moderno “Arco di Trionfo” ma dall’aspetto fin troppo avveniristico.
Incontriamo le prime donne anziane avvolte in kimono molto pregiati e che, ancora una volta, mettevano in moto la nostra fantasia…
Arriviamo fino alla “ruota panoramica” più alta del mondo ma è ormai tardi e siamo cotti!
Finiamo a mangiare riso, carne e verdura in un ristorantino, stile kite-sushi, nella zona di JR Osaka.
Si ritorna in albergo? Macchè! La vita notturna di Namba e Dotamburi è appena cominciata… ma non prima di aver assaggiato un piatto di Takoyaki, polpette di polipo in pastella, piatto tipico della zona!
Un paio di ore di treno e siamo a Nara.
La nostra stanza sarà pronta solo nel pomeriggio; decidiamo allora di raggiungere direttamente la zona di “Nara Koen”, dove si trovano i siti più importanti di questa cittadina dal fascino antico!
Trascorriamo una giornata fantastica! Visitiamo il “Kufukuku-Ji” un tempio buddista dalle pagode intarsiate ed imponenti.
Tutto, attorno a noi, appariva antico e bastava chiudere un attimo gli occhi per vedere un po’ di quella vita lontana rivivere accanto a noi.
Siamo passati per i templi di Sangatsu e di Nigatsu da dove abbiamo goduto di una vista spettacolare sulla città. Terminiamo il nostro percorso nel Todai-Ji Temple dove si trova il celebre “Grande Buddha Daibutsu”, una delle statue bronzee più grandi del mondo, realizzata nel 746 d.C., alta 16 metri e costituita da 130 kg di oro.
Decidiamo di contattare uno dei nostri contatti di Couchsurfing a Kyoto: Eri, che fortunatamente ci accoglie con piacere nel suo piccolo appartamentino nella periferia opposta!
Manco il tempo di lasciare gli zaini che Eri ci chiede se vogliamo passare la serata con lei ed altri couchsurfers di tutto il mondo presso un tempio in centro dove era in atto una cerimonia buddhista!
Non ce lo facciamo dire due volte!
Sveglia alle 07.30 e subito colazione a base di zuppa di riso e pesciolini essiccati preparata da Eri.
Ci rechiamo al Fushimi Inari Taisha, uno splendido santuario dedicato originariamente alle divinità del riso e del sachè e successivamente alla prosperità nei commerci.
Percorriamo un sentiero che si snoda per 4 km, attraversando centinaia di tori rossi e volpi di pietra con in bocca una chiave (metaforicamente utilizzata per aprire i magazzini del riso).
Da lì raggiungiamo il Chienin Temple, saliamo numerosi scalini di antica pietra fino ad un Buddha maestoso… che strano percorrere quel pavimento che scricchiola emettendo un suono molto simile al canto di un “usignolo”: è l’interno della pagoda della preghiera.
Improvvisamente fanno il loro ingresso diverse decine di monaci, si siedono a terra nella posizione del fiore di loto e cominciano la loro suggestiva cantilena. Impressionante!
Al Gion Corner assistiamo ad una rappresentazione teatrale suddivisa in diversi atti che mostravano diversi aspetti della cultura locale: la cerimonia solenne della preparazione del thè, il “Gagaku” (dolce spettacolo di arpe), poi un’antica commedia Kyogen (ilare storia cortigiana) fino ai più attesi Kyomai (danza di Kyoto con due Maiko) e le marionette Bunraku.
Stamane Kyoto ci ha deliziati di nuovo mostrandoci i suoi immensi tesori! Sono sicuro che se pure passassimo un’intera settimana qui scopriremmo cose sempre nuove ed interessanti.
In mattina in tram raggiungiamo Arashiyama per ammirare l’ennesimo spettacolo di Madre Natura: la “foresta di bambù”.
Ti senti così piccolo tra quelle canne altissime e resistenti, sembra quasi di essere una piccola pulce sul dorso di un gigantesco istrice.
Ci spostiamo verso nord fino al tempio di Ryean-Ji per rilassarci nel suo pittoresco giardino Zen vicino al meraviglioso laghetto popolato da anatre mandarine.
Inutile dire che in luoghi del genere il tempo sembra essersi fermato e le giovani ragazze in kimono quasi non stonano, anzi, sembrano essere il naturale ed indispensabile elemento.
Finalmente arriviamo al Tempio Kinkakuji e rimaniamo incantati dal suo splendore aureo.
Una costruzione del 1500 che nel 1950 fu dato alle fiamme da un monaco ossessionato dalla sua bellezza. Fu subito restaurato per acquistare di nuovo il suo charme.
E’ stato emozionante ammirare questo antico tempio Zen specchiarsi in un laghetto così trasparente tanto che riuscivi a scorgere le tante carpe giganti che lo popolavano (animale sacro in Giappone)!
Attraversiamo gran parte dell’isola nipponica in treno per raggiungere Matsumoto. Masahisa, il nostro contatto di coushsurfing in loco, ci accompagna subito a visitare il Castello della città. Fu costruito nel 1955 ed i suoi colori bianco e nero gli hanno conferito il nome di “castello del corvo”.
Circondato da un fossato pieno di carpe ed eleganti cigni bianchi: è il più antico castello in legno del Paese. Bellissima la collezione di antiche armi e di armature dei leggendari samurai.
Chissà come doveva essere stato centinaia di anni fa questo luogo che traspira ancora di aria magica.
Partiamo con Masahisa alla volta del Parco Nazionale Jigokudani famoso per i cosiddetti “macachi delle nevi”. Ci arrampichiamo su un sentierino di montagna mentre cominciamo ad incontrare i primi macachi… alcuni si spulciano, altri si prendono cura dei propri piccoli… superiamo un ponticello che dava su una pozza d’acqua calda dove si immergevano e si rilassavano tutte quelle simpatiche scimmiette!
E’ stata una sensazione unica vedere dal vivo ciò che di solito guardi nei documentari!
Inutile dire che le nostre macchine fotografiche scattano a raffica immagini che per noi sono già impresse nel cuore!
Non lontano c’è la cascata di Kaminaridaki, non è affatto conosciuta infatti nessun bus porta fin là, è raggiungibile solo in auto e la cosa divertente è che riusciamo a passare addirittura sotto il suo gettito d’acqua più prorompente, la vediamo proprio dal suo interno.
Tempo di relax in una onsen tradizionale!
Le onsen sono pozze d’acqua termale caldissime, uomini e donne sono separati e ci si entra completamente nudi.
Dopo essermi lavata con acqua e sapone mi immergo… che sensazione stupenda! Presto arriva un’esile vecchietta e si immerge lentamente… poi un’altra e un’altra ancora… signore di tutte le età… stare lì immersa nell’acqua calda con tutte queste giapponesi nude attorno, ad un tratto, mi è sembrata la cosa più naturale del mondo.
La vera magia doveva ancora arrivare… poco dopo ci spostiamo all’esterno in mezzo alla foresta. Nudi nella foresta in una pozza calda… i rumori della natura… il vapore tutt’attorno… senso di libertà assoluta…
A Nagano ci fermiamo al Tempio Zenco-Ji. Qui è conservata la triade del Buddha Amida che però non è esposta al pubblico e si dice che nessuno l’abbia vista per 1000 anni.
Accanto ad uno degli altari, si scende lungo una scalinata fino all’Okaidan, una galleria completamente al buio che simboleggia la morte e poi la rinascita, infatti: dopo aver percorso un corridoio senza la possibilità di vedere nulla, con la mano destra attaccata alla parete, si arriva, ad un certo punto, a toccare un oggetto ovvero la chiave della salvezza. Dopo averla girata si prosegue ancora per qualche metro e si inizia ad intravedere la luce: ecco la rinascita.
All’uscita c’è una statua di Binzuru, un seguace di Buddha; in alcuni punti era molto consumata perché la tradizione vuole che i fedeli la tocchino in corrispondenza delle parti malate come speranza di guarigione.
Partiamo molto presto stamattina per raggiungere questo sconosciuto paesino del nord del Giappone. Utilizziamo ben quattro treni per arrivare qui incantandoci ogni volta della professionalità e puntualità giapponese.
Lungo il comodo tragitto in treno, mentre leggo il mio libro, a volte mi perdo ad ammirare il paesaggio circostante che muta spesso.
Dai 3000 metri di altezza della bella Nagano facciamo un pit stop prima a Takasaki poi a Nigata ed infine, verso nord, proseguiamo lungo la pittoresca costa scorgendo degli scorci davvero inaspettati e lontani dalla tradizionale immagine che si ha del Giappone.
Arriviamo a Tsuruoka, una cittadina lontana dai circuiti turistici dove la vita scorre serena!
Haguro. Una delle tre vette del Dewa Sanzan.
Seguiamo ciò che suggerisce la tradizione e cominciamo la scalata passando al di sotto del maestoso tori sacro. Ancora qualche gradino di vecchia pietra ed ecco i primi altarini buddhisti immersi in una natura sfavillante…
Passiamo accanto al Gosu-No-To, una pagoda a cinque piani consumata dalle intemperie che risale al 1300… da lì comincia la lunga salita su centinaia di scalini molto ripidi.
Cerchiamo di goderci il meraviglioso paesaggio rotto solo dagli “oni ci huà” (ciao) dei vari pellegrini viandanti che salendo o scendendo ti incontravano lungo il percorso.
In un pao di ore raggiungiamo la vetta di Haguro ed improvvisamente sembra di ritrovarci in un paesaggio quasi tibetano: innumerevoli templi buddhisti, monaci in infradito di legno duro e fedeli ovunque che pregano dinanzi i tanti simulacri sacri annodando le preghiere di carta o suonando tamburelli e campane…
Proviamo a rilassarci un po’ ma ben presto ci aspetta il percorso di ritorno! Altri 2446 gradini di fatica!
Attraversiamo un’altra grande parte del Giappone per raggiungere la pacifica cittadina di Nikko.
Viaggiamo quasi tutto il giorno ma il trasferimento è così piacevole che non ci pesa per niente.
Sveglia di buon mattino per ammirare le bellezze di questa piccola cittadina. Attraversiamo il tradizionale ponte rosso e ci inerpichiamo su una scalinata tra alberi saggi e muschio umido. Saliamo i tanti scalini in un silenzio da non credere.
Sono le 08.30 e siamo gli unici in giro!
Oltrepassiamo il torii principale e ci troviamo dinanzi a vari templi buddhisti molto suggestivi.
C’è anche il tempio delle “tre scimmie”, famoso in tutto il mondo, che raffigura un grande precetto buddista ovvero: non sentire la malvagità, non parlare con malvagità e non guardare con malvagità.
In un altro tempio, due monaci illustrano, con l’utilizzo di due bastoncini di legno, il mistero del “ruggito del drago” ossia un eco più forte e prolungato quando i due legnetti venivano fatti battere vicino al quadro del drago.
Prima di lasciare Nikko andiamo alla ricerca del “sentiero delle pietre”. Decine e decine di statue raffiguranti Buddha con cappellini rossi di lana e tunica rosa rappresentanti i protettori dei viaggiatori e dei bambini; sono allineati uno accanto all’altro e si dice che la conta dell’andata non corrisponda mai a quella del ritorno per via del cosiddetto “fantasma del bosco” che si nasconde, un fantasma che appare sotto forma di statua.
La passeggiata lungo il sentiero con le statue illuminate dal sole che fa brillare il muschio sopra di esse e il fiume dall’altra parte rende il luogo lontano dal tempo: sembra di essere entrati in un libro di favole.
Lasciamo la splendida Nikko e a bordo del nostro ultimo Shinkansen entriamo elegantemente a Tokyo.
Tokyo ci affascina! Già mentre ci avviciniamo alla sua periferia ed i primi grattacieli cominciano a mostrarsi ai nostri occhi curiosi mi ripetevo, quasi a dimostrarmi che non stavo sognando, ma stavamo raggiungendo la leggendaria capitale nipponica.
Tokyo, la ragnatela di metro e treni. Tokyo, crocevia di nuovi trends e di personaggi strani. Tokyo, fabbrica di robottini dalla camicia bianca e completo nero. Tokyo, culla dei videogames e dei fumetti manga. Tokyo, sogno di viaggiatori!
Alloggiamo al “Yadoya Guesthouse”, un piccolo ostello che ci ha subito conquistati grazie alla propria piccola “famiglia”!
Mari, una delle proprietarie dell’ostello, ci aveva chiesto, qualche giorno fa, se potevamo preparare qualcosa di tipicamente italiano in vista della serata solidale settimanale.
Non potevamo certo farci sfuggire un’occasione del genere e, inviata la lista della spesa, ci mettiamo subito all’opera a preparare 2 kg di carbonara per 25 giapponesi affamati.
La serata è un successone! Tutti mangiano allegramente! Ad un certo punto: silenzio in aula, il saggio Aki prende la parola e mentre ci dà il benvenuto a Tokyo, magicamente spunta una torta con una targhetta di cioccolato “Mark and Stefy. Just married” con due piccole candele accese e una più grande spenta!
La tradizione giapponese vuole che le due piccole simboleggino le nostre individualità mentre la lunga la nostra unione. La coppia spegne le piccole e poi accende la più grande: inizio del cammino insieme.
Raggiungiamo in metro Shinjuku, un’area famosa per la street fashion ed i negozi di abiti di seconda mano.
Per le stradine dalle insegne colorate e dagli immensi ideogrammi incrociamo personaggi di tutti i tipi… è solo l’inizio.
Cambiamo area ed aria: siamo a Shibuya. Appena usciamo dalla stazione della metropolitana ci ritroviamo in un ingorgo impressionante di gente! Questo è l’incrocio più affollato del mondo! Si dice che la strada sia attraversata da 100.000 persone all’ora!
E’ molto suggestivo ammirare quello sciame di persone animarsi allo scattare del verde del semaforo per poi disperdersi e diradarsi subito dopo.
In un piccolo spiazzo campeggia nobile la statua fiera di un cane: è il leggendario Hachiko! Il fedele Akita che ogni giorno attendeva l’arrivo del suo padrone dalla stazione. Un giorno il professor Hidesaburo Ueno non apparì più da quella uscita della stazione. Hachiko, per undici anni, ritornato tutti i giorni in quel luogo per andare incontro al proprio padrone. Non poteva sapere che il professore era venuto a mancare per un infarto e non sarebbe mai più tornato.
Era il 1925 e questa storia ha commosso tutto il Giappone oltre che ispirare Hollywood con un meraviglioso film omonimo con Richard Gere.
A dominare l’intera scena c’è il maestoso “Shibuya 109”, un grande centro commerciale dove i teenagers di Tokyo dettano le nuove mode dell’intero Paese; si dice che da qui partano tutte le tendenze fashion nipponiche!
Un posto assurdo! Commesse dalle scarpe e look improbabile che si confondevano con i manichini per i modi robotici in cui giravano attorno ai propri prodotti urlando fastidiose litanie che quasi ti spaventavano.
Harajuku. Teenagers vestiti da manga, negozi che vendono ogni stranezza ma dobbiamo tornare in ostello per riposarci un po’: domani… anzi, tra qualche ora ci aspetta la levataccia per assistere all’asta del pesce!
Tsukiji. Gironzoliamo per l’area portuale fino alle 02.50 del mattino. Non è molto facile accedere a quest’area riservata del porto di Tokyo e solo pochi sono ammessi. Ecco perché alle tre del mattino siamo già in coda per l’ingresso. Davanti a noi ci sono già una ventina di persone.
Un’oretta dopo siamo dentro! Indossiamo un giubbino giallo fluo e attendiamo la chiamata.
Riusciamo ad entrare solo alle 5.30 ed ecco dinanzi ai nostri occhi una marea di tonni giganti, appena pescati e subito congelati.
Molti potenziali acquirenti tastano i grossi pesci con dei grandi uncini, altri praticano un taglio sul dorso per vedere il colore della carne e dieci minuti dopo comincia l’asta.
Un omino sale su una cassa ed, armato di carta e penna, comincia ad urlare cose incomprensibili per noi… L’asta è aperta! La cantilena aumenta di tono e intensità ed ora è accompagnata anche dai campanelli. I compratori, con una semplice alzata di mano, si portano via quintali e quintali di magnifico tonno rosso!
Ueno. Usciti dalla stazione della metropolitana ci mimetizziamo con la folla del mercato che vendevano abiti, pesce fresco, giochi… Un casino assordante soprattutto per via degli immancabili casino sparsi un po’ ovunque nella città!
Asakusa. Oltrepassata la “porta del Dio Tuono Kaminarimon”, ci si ritrova in un tunnel di negozi “Nakamise-Dori” fino all’ingresso del tempio “Senso-Ji” con a lato una grande pagoda a cinque piani. Nel tempio è custodita la statua dorata di Kammon (dea buddista della misericordia).
Akihabara. Anche definito come la “città elettrica”, è il quartiere super tecnologico di Tokyo.
Ci tuffiamo in un mondo di luci, colori e videogames tra grattacieli con pubblicità gigantesche di manga e anime! Che divertimento! Siamo andati alla ricerca di una macchinetta per fare delle foto stile manga! Ho addirittura provato diversi vestiti da cartone animato tipo Sailor Moon ecc.! Non volevo più andare via da là!
In serata raggiungiamo il palazzo del “Governo Metropolitano di Tokyo” e dal 45° piano godiamo di una delle viste più spettacolari!
Un tappeto di luci infinito tutto intorno a noi… senza fine!
Quale miglior modo per salutare una così magica città!”
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4 Responses
Beautiful looks amazing fantastic write up.
Thanks,i’m glad you liked it…it might be a nice start if you decide to visit this amazing land
Fukuoka is in Kyushuu island…
It’s a pity that you have missed the WASABI manufactury after Matsumoto en route to Nagano…
And Hakuba the famous winter sports resorts
unfortunatey we have skipped it this time… great tip for our next trip there. thanks