Capitale:
Ashgabat
Moneta:
Manat
Periodo migliore:
Da aprile a giugno e da settembre a novembre
In una parola:
Salam (buongiorno)
Vaccini:
Nessuno
Avvertenze:
– Evitate le camminate troppo lunghe: il sole è forte e molti sentieri sono ripidi e sassosi.
– Proteggete i bambini dal sole con indumenti adeguati e badando che siano sempre ben idratati.
A tavola:
In Turkmenistan non potete non godere della bontà della cucina. Lasciatevi tentare da un ottimo plov (riso, carne e carote), una dograma (zuppa a base di pane e pezzi di carne e cipolle bollite), manty (ravioli cotti a vapore e serviti cin panna acida), samsa (samosa a base di pasta sfoglia ripiena di carne) e naturalmente gli immancabili shashlyk (spiedoni di carne alla brace).
Esperienze da vivere:
Passare una notte in treno sulla tratta da Ashgabat a Turkmenbashi; Ammirare un tramonto romantico dinanzi al Yangykala Canyon; Incantarsi davanti alla Porta dell’Inferno di Darvaza nel cuore della notte.
Ashgabat ci accoglie con le sue luci colorate nel cuore della notte: dalla capitale, il nostro viaggio inizia a bordo di un treno notturno che sfiora la steppa. Il paesaggio scorre fuori dai finestrini lentamente: luci fievoli, sagome di alberi, l’orizzonte che si allarga in lontananza. Dormire a bordo diventa un ricordo indelebile: l’odore dell’acciaio, il ronzio delle vetture e l’eco dei binari.
All’arrivo, Turkmenbashi si presenta come una porta sul mare Caspio, dove il confine tra passato e presente si sfiora senza cadere. Da qui parte una giornata di escursione che ci porta al canyon di Yankykala: pareti rosse, fiordi asciutti, un paesaggio scolpito dal vento e dal tempo. Ogni curva svela strati di geologia e tracce di mani antiche, un’erosione che racconta silenzi profondi.
Ci portiamo verso il centro del Paese con l’apice del viaggio: Hell’s Gate di Darvaza, una fornace che brucia al centro della steppa e illumina il buio. Un simbolo che sintetizza curiosità, rischio e meraviglia. Questo è un Paese con tante contraddizioni ma che riesce comunque a sorprendere per il suo forte carattere e la grande apertura che sta vivendo oggi.
Il nostro itinerario suggerito (7 giorni) | |
due giorni: | Ashgabat (visita della capitale: Arco della Neutralità; Giro sulla ruota panoramica indoor più alta del mondo; Moschea di Saparmurat Hajji; Kipchak Mosque e Mausoleo di Niyazov; Ertugrul Gazi Mosque; Chiesa ortodossa di Alexander Nevsky; Monumento dell’Indipendenza; Museo Nazionale e Russian Bazar) |
due giorni: | Turkmenbashi (colazione dinanzi al Mar Caspio e visita alla Chiesa ortodossa di San Michele Arcangelo); escursione al Yankykala Canyon; Nokhur (visita al mercato del villaggio e al santuario musulmano di Qyz Bibi); escursione al lago sotterraneo di Kow Ata |
due giorni: | Darvaza (notte in yurta non lontani dall’Hell’s Gate e bbq sotto le stelle) |
un giorno: | Ritorno ad Ashgabat |
valido, con una scadenza residua di 6 mesi.
Lettera fornita dal Tour Operator locale indispensabile per l’ottenimento del VOA (Visa on Arrival). Noi ci siamo affidati al Gadymy Miras per l’ottenimento.
70 USD (adulti); 35 USD (bambini 7-16 anni)
31 USD, si fa in aeroporto ed è molto blando come controllo
15 USD
4 USD
Viaggiamo con un volo diretto della Turkmenistan Airlines e sono le 4 e 30 del mattino quando usciamo dal nuovo aeroporto internazionale della capitale, incontriamo la nostra guida di Dias ed il nostro autista Mekan di Gadymy Miras, un tour operator locale, capitanato da Guncha, indispensabile per poter visitare e apprezzare al meglio questo Paese.
Poco dopo siamo nel nostro hotel: “Mizan”. Alloggiamo in un mini appartamento con due spaziose stanze da letto, un grande soggiorno, cucina e bagno…
Il Turkmenistan è diventato famoso per il governo del suo primo presidente Niyazov, denominato “Turkmenbashi”, padre dei turkmeni, fino alla sua morte nel 2006, riempiendo il Paese di statue dorate che lo raffigurano e di monumenti dedicati alle conquiste avvenute durante il suo governo.
Nonostante tutto questo è una terra antica ricca di spiritualità, tradizione e bellezze naturali!
Visitando città antiche come Merv, Misrian, Konye-Urgench sarà facile immaginare le lente carovane che attraversavano la Via della seta, rimarrete sorpresi dalla bellezza del deserto del Karakum o dei vari Canyon dove si possono scoprire anche impronte di dinosauro o vecchi crateri.
Rimarrete stupiti anche dall’ospitalità e dal calore della sua gente. Le donne indossano turbanti colorati e lunghi abiti decorati con motivi turkmeni e tutti quanti, dai ragazzini agli aksakal (gli anziani, molto rispettati) vi accoglieranno stringendovi entrambe le mani e accennando a un inchino.
Con i suoi lussuosi palazzi di marmo, le scintillanti cupole dorate, le distese di parchi splendidamente curati, Ashgabat, la città dell’amore in arabo, si mostra così come capitale del Turkmenistan.
Costruita quasi interamente con i proventi della vendita del gas e del petrolio, pensate che qui la benzina costa 5 centesimi di euro al litro e addirittura, fino a qualche anno fa, era gratuita, ogni cittadino riceveva un buono al mese di 200 litri di carburante! Ancora oggi, tra luce, acqua e gas le bollette in totale non superano i €10!
Oggi la città continua la sua crescita vertiginosa, mentre interi quartieri periferici vengono demoliti e ricostruiti il nome del progresso.
Pensate che allora di notte del 6 ottobre 1948 Ashgabat scomparve in meno di un minuto, rasa al suolo da un terremoto del nono grado della scala Richter.
Le vittime furono oltre 110.000, 2/3 della popolazione e da lì fu ricostruita in stile sovietico anche se, la sua versione moderna, è una sorta di via di mezzo tra Las Vegas e Piong Yang con una serie di fontane spettacolari, piazze per parate militari di stampo sovietico…
Si dice che Ashgabat sia una città fantasma con una serie di impressionanti palazzi in marmo di Carrara totalmente vuoti e non abitati e potrebbe sembrare davvero così ad un occhio poco attento o ad un occhio che si ferma a visitare solo la zona dei ministeri e delle ambasciate… ma per chi riesce a spostarsi fino al Old Town, scoprirà una diversa città con il suo bel traffico (di auto rigorosamente bianche o al massimo grigio chiaro, altri colori non sono consentiti), il suo bel mercato russo con venditori di ogni bene e la sua frenesia cittadina.
Rappresenta la fede nell’Islam e l’eredità culturale della nazione.
Questa banda contiene i “gul”, che sono motivi di tappeti.
Questi disegni iconici simboleggiano le cinque principali tribù turkmene: i Teke, gli Yomut, i Saryk, i Chowdur e gli Ersari.
È un simbolo islamico tradizionale, associato alla speranza e a un futuro luminoso.
Simboleggiano le cinque regioni (velayat) del Turkmenistan ma anche sono anche associate alla speranza e all’unità del paese.
Visitiamo l’Arco della Neutralità, dalla forma di razzo che rappresenta un simbolo di pace e indipendenza con il suo sguardo rivolto verso il futuro; sulla sommità dell’Arco si erge il vero pezzo forte di questo monumento, una statua del primo presidente Nyazov, alta 12 m, rivestita d’oro che ruota seguendo il moto del sole… Così narra la leggenda!
Facciamo un giro sulla maestosa ruota panoramica indoor più grande del mondo, prezzo €6 per 4 persone, aperta solo per noi; visitiamo prima l’interessantissimo Museo Nazionale e poi una casa dei matrimoni dove la nostra ottima guida ci racconta le varie usanze in tema di matrimonio; infine pranziamo nel Russian Bazar con un delizioso plov, un piatto di dograma, qualche samsa e manty!
Nel pomeriggio raggiungiamo la bellissima stazione ferroviaria giusto in tempo per prendere il nostro treno notturno che in 14 ore ci condurrà all’estremo ovest del Paese: direzione Turkmenbashi, porto più grande sul Mar Caspio di fronte all’Azerbaijan.
Il viaggio in treno, cinese, con il nostro scompartimento formato da quattro letti, super sicuro e abbastanza pulito, una grandissima esperienza che non può mancare in un viaggio qui in Turkmenistan!
Questi lunghi treni passano attraverso piccoli villaggi con poche case, si inoltrano nel deserto del Karakum e ti cullano facendoti vivere una vecchia sensazione romantica.
Mi aspettavo un po’ di caos, venditori sovietici di snack, di cibo, di te, signorone con grosse secchi di cibo per viaggiatori… Immagini da transiberiana… ma nulla di tutto ciò! Non è salito nessun venditore, nessun caos e allora ci siamo goduti questa avventura fino al mattino quando siamo giunti a destinazione!
Facciamo una rilassante colazione su una terrazza che dà direttamente sul Mar Caspio, visitiamo la dolce chiesa ortodossa di San Michele Arcangelo e poi via, tre ore di sterrato fino alla gola di Yangykala.
Con le sue striature rosa, rosse e bianche sui fianchi del profondo Canyon, è un’attrattiva naturale mozzafiato, una delle più suggestive mai viste!
Poco conosciuto e perciò ancora genuino e incontaminato: ci ha lasciati a bocca aperta!
Il viaggio verso la nostra meta è lungo, quasi sei ore con un breve pit stop in un ristorantino eccellente a Balkanabat, prima di arrivare al “Cynar Hotel” di Serdar dove trascorreremo questa notte.
Guncha ed il suo team “Gadymy Miras” stanno facendo un lavoro eccezionale!
Non lontano da Serdar sorge il piccolo villaggio di Nokhur. Incuneato tra le montagne a pochi chilometri dall’Iran, questo villaggio offre la possibilità di fare trekking tra le colline oltre che conoscere le tradizioni rurali del luogo.
Grazie a loro isolamento, gli abitanti di Nokhur hanno mantenuto inalterate nel tempo le proprie tradizioni e parlano ancora oggi, un antico dialetto turkmeno.
Rivendicano la discendenza dall’esercito di Alessandro Magno, preferiscono continuare a sposarsi tra di loro piuttosto che introdurre nuovi geni nella loro tribù.
Nel piccolo mercatino locale restiamo incantati dai tanti rimedi naturali contro tanti malanni e non possiamo andare via senza acquistare qualche “erba magica”!
Visitiamo il Qyz Bibi, un santuario musulmano ricco di spiritualità dove arrivano in pellegrinaggio fedeli da tutto il Paese.
Si narra la leggenda di nove sorelle vergini che vivevano in questo villaggio.
Quando i guerrieri nemici attaccarono il villaggio solo una di loro riuscì a salvarsi trovando rifugio in un foro all’interno della montagna! Si dice che Qyz Bibi sia diventata la patrona delle donne e dea della fertilità.
I fedeli legano tessuti colorati come buono auspicio o lasciano una mollettina per i capelli come augurio per il concepimento di un figlio.
Ne approfittiamo per un piccolo picnic all’ombra del millenario albero di cynar, dai nove poderosi rami, ognuno dei quali che ricorda una delle nove sorelle di Qyz Bibi e mangiamo dell’ottimo pane corek (pane piatto e di forma rotonda) e formaggio di capra comprato dai contadini.
Non lontano c’è il cimitero dove ogni tomba è protetta dalle poderose corna delle capre di montagna, che la gente del posto considera sacre e che tengono lontani gli spiriti maligni.
Ripartiamo verso il lago sotterraneo di Kow Ata. Visitarlo è un’esperienza davvero unica, sembra quasi di entrare nel mondo degli inferi. Entrati in una grotta alla base della montagna, una scala ti fa scendere 65 metri sotto terra introducendovi in un meraviglioso mondo fatto di umidità e di vapori sulfurei.
In fondo si apre uno straordinario lago con un’acqua alla temperatura di 36°, si può fare anche un bagno rigenerante. All’uscita, seduti su uno dei tradizionali tavoli turkmeni, mangiamo il miglior shashlyk del viaggio: spiedini di carne di montone e vitello!
Lungo il tragitto verso Ashgabat ci fermiamo prima in un bellissimo maneggio “Ashir Afa Horse Farm” dove ammiriamo maestosi cavalli di razza “Akhal-teke”, un animale sacro considerato un simbolo nazionale al pari del Turkmen Alabay: il cane patrimonio nazionale.
Infine ci fermiamo presso l’avveniristica moschea di Saparmurat Hajji, con le sue cupole azzurro cielo. Il nome della moschea si riferisce al pellegrinaggio alla Mecca compiuto dal presidente Niyazov, che ritornò da quel luogo sacro con 10 miliardi di dollari di aiuti consegnati dal governo saudita.
Rientrati ad Ashgabat, nel nostro hotel Mizan, dopo una tranquilla cenetta, ne approfittiamo per una dolce passeggiata fino al National Museum che di notte diventa ancora più suggestivo…. Un po’ come tutta la città che di notte si trasforma in una Las Vegas di palazzi bianchi dalle luci psichedeliche di tutti i colori.
Domani si parte per l’highlight di questa avventura!
Stamattina visitiamo la maestosa moschea di Kipchak che sorge accanto al mausoleo del presidente Niyazov, qui infatti è stato seppellito il primo presidente del Turkmenistan insieme ad alcuni dei suoi familiari, tra cui due fratelli di 6 e 8 anni e alla mamma; tutti deceduti il 6 Ottobre del 1948 in seguito al disastroso terremoto di Ashgabat.
C’è una statua in marmo bianco che rappresenta appunto una donna che coccola due bambini… A ricordare sua mamma e i suoi due fratelli.
La moschea è superlativa con enormi tappeti finemente ricamati e marmo di Carrara alle pareti.
Monastero ortodosso di Alexander Nevsky, un importante guerriero del dodicesimo secolo. Ci fermiamo per una breve preghiera mentre osserviamo numerose donne di origine russa incontrarsi per pregare insieme.
Non lontano sorge il monumento dedicato al cane Turkmen Alabay che non è solo un animale ma un vero e proprio patrimonio nazionale.
Prima di lasciare Ashgabat ci fermiamo alla moschea di Ertugrul Gazi, costruita alla fine degli anni novanta con il supporto dei Turchi, ricorda un po’ quella di Santa Sofia, oggi ospita anche una piccola scuola coranica per bambini al suo interno!
Siamo pronti, si parte, direzione deserto del Karakum!
Il deserto del Karakum è una distesa di dune, rada vegetazione riarsa dal sole situata nel cuore del Turkmenistan. Impieghiamo quasi 5 ore per raggiungere la nostra destinazione odierna, forse uno dei punti più importanti di questo viaggio: il cratere gassoso di Darvaza.
Risultato di alcuni esperimenti sovietici degli anni 50, i tre crateri sono di origine artificiale.
Uno è acceso e soffia con una forza notevole, tanto da essere visibile a km di distanza, gli altri due contengono fango e acqua.
Il cratere ardente è il più suggestivo e lo è ancora di più di notte quando le fiamme fanno pensare alle porte dell’inferno.
Il nostro autista Mekan e la guida Dias ci preparano un delizioso barbecue a base di shashlyk di montone e manzo e verdure grigliate… sembra un film… un cielo stellato che pare caderti in testa da un momento all’altro, noi illuminati dalla luce delle nostre torce, un paio di volpi bianche che improvvisamente si affacciano in attesa di qualche osso, un simpatico riccio che passa incuriosito, una luna immensa che improvvisamente diventa sempre più scura… ma che succede? Oddio c’è un’eclissi lunare sbalorditiva… Piano piano la luna viene oscurata per poi riapparire in tutta la sua luminosità… Non abbiamo internet da vari giorni e quindi non sappiamo cosa stia accadendo ma è qualcosa di unico! Successivamente su Google scopriremo che abbiamo assistito, inconsapevolmente, ad una delle eclissi lunari totale più maestosa degli ultimi anni!
Passiamo la notte in una yurta a 200 metri dal cratere… E’ molto emozionante e ci ricorda per forza le tante serate mongole!
All’alba ripartiamo per Ashgabat anche se il viaggio è molto duro.
Nella capitale ne approfittiamo per fare una visita al monumento dedicato al libro sacro “Ruhnama” scritto dal primo presidente Niyazov, autobiografia con la narrazione delle battaglie turkmene oltre alle norme di comportamento del popolo.
Fino a qualche anno fa era obbligatorio studiarlo a scuola.
Ci rituffiamo nel nostro amato Russian Bazar per qualche acquisto: un pò di caviale, qualche erba aromatica, tè oltre che gli immancabili foulard locali.
Dall’Arco della Neutralità si apre un‘ampia veduta della vasta Piazza dell’Indipendenza su cui spiccano la cupola dorata del Palazzo di Turkmenbashi, il ministero della equità e quello della difesa, del palazzo Ruhyyet, tutti i costruiti dall’azienda francese Bouygues Construction, la società “di corte” di Niyazov.
Visitiamo la statua di Lenin, una figura dalle dimensioni ridotte posta su un poderoso plinto tipicamente centro asiatico circondato da una profusione di fontane!
Parco dell’Indipendenza. L’indipendenza è avvenuta nel 1991 e, al di sotto del maestoso monumento, c’è pure un museo dedicato all’indipendenza anche se è aperto solo una volta l’anno: il 27 settembre, giornata in cui avvenne questo importante evento! Sul monumento si vede l’aquila dalle cinque teste che rappresentano il 5 regioni del Paese.
Terminiamo la giornata passeggiando in lungo e in largo per l’Old Ashgabat tra parchi con statue e sculture di poeti turkmeni, viali ampi tra edifici sovietici che ricordano che qualche anno fa qui c’era un altro mondo, parchetti cittadini con bambini che giocano e ogni tanto qualche mastodontico palazzo bianco a sottolineare la nuova gestione del Paese.
Ceniamo presso un elegante e rilassante “Uzum”, con musica classica, un’ambiente chic gustandoci le ultime prelibatezze di questo Paese ancora non veramente capito dall’Occidente.
Domani si riparte, molto più ricchi di prima, con la consapevolezza di aver conosciuto una cultura e un popolo decisamente nuovo rispetto a tutto cio’ che abbiamo visitato finora.
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