Capitale:
Ulan Bator
Moneta:
Tugrik
Periodo migliore:
Il periodo migliore per visitare la Mongolia va da Aprile a Ottobre.
In una parola:
Сайн уу (ciao)
Vaccini:
Nessuno
Avvertenze:
– Se optate per il self drive: attenzione perchè le strade spesso sono estremamente sterrate.
– Se dormite nelle gher dei nomadi spesso potreste non trovare doccia, elettricità e/o il bagno.
A tavola:
In Mongoli si mangia benissimo, la carne di montone regna sovrana: impazzirete con i buuz (ravioli al vapore ripieni di montone), con le khuushuur (frittelle di montone) o con l’urum (crema di latte simile alla panna rappresa) sempre accompagnate, rigorosamente, dal suutei tsai (te’ al latte salato)
Esperienze da vivere:
Sicuramente immergersi nella cultura nomade vivendo con una famiglia locale, mangiando con loro e dormendo nelle gher; Scalare le dune del Deserto del Gobi tra alti cammelli; Perdersi tra gli antichi templi budisti di Karakorum.
La Mongolia è un gigantesco parco naturale. Le sue steppe sconfinate, le montagne e le foreste sono interrotte di rado da qualche piccolo insediamento urbano o strada. A bordo di un vecchio UAZ sovietico ci addentreremo alla scoperta del centro sud Mongolia lentamente fino al deserto del Gobi ed al confine con la Cina. Staremo con le famiglie dei pastori nomadi locali, mangeremo con loro, dormiremo nelle loro gher dove la doccia è un lusso raro, dove l’elettricità, quando c’è, proviene da una batteria per auto e dove i bagni consistono in un profondissimo buco nelle terra a 200 metri dalla gher. Ma ci faremo abbagliare dalla meravigliosa bellezza della sua flora e fauna, ci commuoveremo guardando mandrie di cavalli correre liberi nella steppa o lenti yak e cammelli brucare placidamente. Consigliamo assolutamente di affidarsi ad un tour operator locale per facilitare gli spostamenti sugli ardui sterrati e soprattutto per garantirsi le prenotazioni delle gher nomadi e le varie esperienze locali che la grande Uka di Uka Tours Mongolia che, con il suo team formato da Thema (autista) e Chingun (guida/traduttore) ha gestito su nostra richiesta.
Il nostro itinerario suggerito (14 giorni) | |
quattro giorni: | Ulan Bator (visita del mercato di Naran Tuul); Baga Gazriin Chuluu (visita alla Land of rocks); Tsagaan Suvarga (visita alla White Stupa) |
tre giorni: | Yolym Am (visita al canyon in cavallo); Khongor (scalata sulla sommità delle dune del Gobi e passeggiata in sella ad un cammello); Bayanzag (alla scoperta delle Flaming Cliff percorrendo la storia dell’avventurieo Roy Chapman) |
quattro giorni: | Ongin (visita dei templi Barlim Khiid e Khutagt Khiid e incontro con i monaci buddisti del luogo); Orkhon Valley (giornata in sella ad un cavallo fino alla cascata Orkhon Khurkhree ed esperienza con una famiglia di pastori nomadi) |
tre giorni: | Karakorum (visita al Tempio Erdene ed al museo di Karakorum); Ulan Bator (visita del centro cittadino e della piazza Sukhbaatar; meraviglioso Museo di Storia Naturale con i suoi dinosauri; Gandan Khiid – il più grande tempio buddista; visita alla Statua di Gengis Khan e alla Turtle Rock nel Terelj NP) |
Si dice che la Mongolia sia il Paese meno densamente popolato del pianeta ma quando visiterete Ulan Bator stenterete a crederlo! Il sovraffollamento di persone, edifici ma soprattutto di veicoli è opprimente.
Basti pensare che dei 4 milioni di abitanti del Paese quasi la metà è concentrata nella sola capitale rendendo gli spostamenti urbani impossibili, 5 km impieghi un’ora e mezza di macchina.
Se poi pensate che la Mongolia è grande cinque volte l’Italia capirete che stiamo parlando di un Paese completamente disabitato!
Ci accoglie la dolcissima Uka ed il suo autista Thema a bordo di un bellissimo UAZ, vecchio scatolone sovietico, e facciamo subito un breve pit stop nel meraviglioso Ibis Style Ulaanbaatar Polaris dove trascorreremo la prima e l’ultima notte di questo avvincente viaggio.
Considerando che dormiremo quasi essenzialmente in gher (yurte mongole), prive di docce, bagni ed elettricità per due settimane, una piccola coccola pre e post viaggio era necessaria e direi che abbiamo scelto il posto giusto!
Trascorriamo un intero pomeriggio risucchiati dal caos ordinato del mercato più grande della Mongolia: Naran-Tuul.
Qui puoi trovare davvero di tutto e tra un acquisto e l’altro puoi pure approfittare per un pranzetto in uno dei tanti ristorantini locali dove abbiamo apprezzato e succulenti buuz (ravioli di montone) e lo tsuivan (piatto di montone e verdure) bevendo rigorosamente il suu te tsai (tè al latte salato).
Lasciamo Ulan Bator e il suo traffico e dopo un’oretta di strada finisce l’asfalto… Non lo rivedremo per un bel po’.
Il nostro vecchio UAZ sovietico, super basic, scomodo, anche se già ci stiamo affezionando, ci sorprende sullo sterrato e sui sentieri rocciosi.
Scivola leggero come se niente fosse e quando chiedi come mai questo è il mezzo più popolare qui in Mongolia nonostante non sia così nuovo, equipaggiato ed esteticamente bello, loro ti risponderanno semplicemente: “non tutti i mezzi possono sopportare l’inverno mongolo”!
Pensate che Ulan Bator è stata incoronata come la città più fredda del mondo.
Baga GazriinChuluu, Land of rocks.
Questa formazione di roccia granitica nel cuore di una pianura polverosa diede rifugio ad alcuni monaci che qui lasciarono delle pitture rupestri. Oggi le rocce sono venerate dalla gente del posto che talvolta vi si reca pellegrinaggio. Si dice pure che Gengis Khan venisse da queste parti a pascolare i propri cavalli. Molto pittoreschi gli ovoo, le colonne di pietre in equilibrio, posti a ridosso di un grande canyon.
Prima notte in gher, il bagno è lontanissimo e tragicomico, quando tramonta il sole, la temperatura comincia subito a scendere ma dobbiamo abituarci visto che le due prossime settimane sarà sempre così.
Chissà se Nora e Jago riusciranno ad affrontare questo viaggio ma già guardandoli giocare con delle pietre nel mezzo del nulla, di fronte alla nostra gher, sorrido e mi rendo conto che i bambini hanno uno spirito di adattamento nettamente superiore agli adulti.
Partiamo di buon mattino attraversando infinite steppe nella provincia del Middle Gobi. Ci fermiamo a pranzare in uno dei tanti ristorantini locali per camionisti e sempre mi stupisco della loro quotidianità, di come tutto il mondo sia paese, come tutti gli esseri umani facciano quasi le stesse cose, abbiano le stesse esigenze, anche qui ai confini del mondo!
Il primo pomeriggio raggiungiamo Tsagaan Suvarga, nota anche come “White stupa”, detto anche “Gran Canyon Mongolo”.
E’ un canyon maestoso alto 60 metri e largo 400, qui sono stati ritrovati numerosi fossili marini perché una volta qui esisteva il grande mare. Il vento e gli agenti atmosferici hanno impiegato 10 milioni di anni per creare questa immensa opera naturale dai panorami mozzafiato.
Nel tardo pomeriggio finalmente arriviamo al nostro accampamento di oggi.
Inaspettatamente c’è una gher super pulita e hanno addirittura una specie di doccia, non me l’aspettavo e ne abbiamo subito approfittato per ricaricarci.
Il tramonto più romantico del viaggio ci saluta scomparendo alle spalle della nostra gher.
Lungo trasferimento fino all’estremo sud della Mongolia, il paesaggio cambia decisamente, è più verdeggiante anche se siamo ufficialmente entrati nella provincia del Gobi.
Pranzo in uno dei tanti ristorantini della strada a base di eccellenti khuushuur (frittelle di montone), ma soprattutto dei miei amati buuz… chi diceva che in Mongolia si mangiava male?
Destinazione Yolym Am (significa bocca della avvoltoio), in origine fu dichiarata area protetta per tutelare l’avifauna della regione, mentre oggi è nota soprattutto per i suoi suggestivi dirupi rocciosi e canyon, stretti e oscuri, circondati, quando piove, da pittoresche cascate.
Visitiamo il museo locale dove sono esposti essenzialmente gli animali della zona, imbalsamati, ci sono persino i dolcissimi pika, piccole creature simili a topi, cibo preferito delle aquile e curiosi anche perché non vanno mai in letargo, preferiscono approfittare dell’estate per fare scorta di cibo.
In sella, ognuno al proprio cavallo, raggiungiamo un grande ovoo dove molliamo i nostri cavalli per continuare a piedi lungo un angusto canyon lungo un fiumiciattolo per ammirare i tanti viewpoints della vallata .
Anche stanotte dormiremo in una gher, fortunatamente sembra pulita e carina, questa Mongolia ci sta già offrendo ricordi unici.
Il Tempio di Zeus Olimpio è il più grande di tutta la Grecia. I lavori per la sua costruzione durarono circa 700 anni e terminarono addirittura con Adriano.
Quest’ultimo amava molto Atene, anche se, come tutti gli imperatori romani, fece trafugare dalla città molte opere per portarle a Roma. L’arco che porta il suo nome è un solenne monumento di marmo che sorge all’incrocio tra la trafficata Leoforos Vassilissis Olgas e Leoforos Vassilissis Amalias.
La storia antica di Atene è troppo legata alla mitologia tanto che, a volte, è quasi impossibile distinguere il mito dalla realtà.
Oggi lasciamo la capitale greca per Nafplio!
Entriamo nel Peloponneso attraverso piccoli villaggetti, avendo così l’opportunità di assaporare e gustare un pò di quella Grecia tradizionale che tanto cercavamo. E in due ore di bus eccoci a destinazione.
Paesini di poche case semplici, vecchi dai volti biblici, bastone tra le mani, giacche troppo grandi seduti in circolo chiacchierano come antichi pensatori; un’anziana vestita tutta di nero torna a casa con una busta di verdura; altarini ortodossi appaiono qui e lì; capre brucano un cespuglio arso dal sole, campi sterminati di ulivi… tante scene che sembravano tratte da films come: “Mamma mia” o “Il mandolino del Capitano Corelli”!
Alloggiamo presso una suite del Grand Sarai Hotel, un meraviglioso albergo situato nel cuore di questa splendida cittadina.
Una fila di ristorantini costeggia il lungomare e ne scegliamo uno a caso! Una buona moussaka (tipico piatto simile ad un mix tra la nostra parmigiana e la lasagna) e la solita insalata greca ci fanno, come sempre, amare questa cucina mediterranea!
Dulcis in fundo: qualche loukoumades, ciambelline a forma di palline servite con miele e cannella, per concludere questo delizioso pranzetto!
Nafplio è un dedalo di viuzze dove i colori pastello fanno da padrone, i rododendri che penzolano dall’alto, i gattini che dormono placidamente sulle lunghe scalinate bianche, il profumo di sapone all’olio di oliva e soprattutto gli scorci meravigliosi ad ogni angolo.
E’ situata in una splendida posizione su un piccolo porto dominato dalla fortezza di Palamede; la cittadina è ingentilita da graziose viuzze strette e tortuose, eleganti edifici in stile veneziano e palazzi neoclassici.
A 45 minuti di bus c’è Epidauro. Questa cittadina godeva di grande fama e considerazione in tutto il mondo greco e romano in quanto luogo in cui si effettuavano cure miracolose.
La gente arrivava da molto lontano per presentarsi al santuario di Asclepio (Dio della medicina) e farsi guarire.
I visitatori di oggi sono attirati verso questo sito archeologico soprattutto per il suo teatro straordinariamente ben conservato.
Il teatro di Epidauro è celebre per la sua eccellente acustica: il suono prodotto da una moneta lasciata cadere nel centro del proscenio può essere udito anche dagli spalti più lontani.
La Fortezza di Palamede domina la città dall’alto! Questa vasta e spettacolare cittadella si erge, infatti, sulla cima di un masso roccioso da cui si gode di un meraviglioso panorama sul mare e sull’entroterra circostante.
Costruita dai veneziani, è un capolavoro di architettura militare, le sue mura racchiudono una serie di bastioni indipendenti ubicati in posti diversi della collina ma strategicamente importanti; si può raggiungere anche a piedi scalando gli, apparentemente infiniti, scalini… e nonostante Nora cominciamo la scalata… lei, racchiusa nel suo marsupio ogni tanto lanciava un’occhiata qua e là verso l’esterno…
Il numero esatto degli scalini è oggetto di discussione, secondo i locali sono 999 ma, in realtà, dovrebbero essere molti di meno!
La vista ed il panorama ti ripagano della fatica della scalata…
Giornata di mero trasferimento… dal Peloponneso ci spostiamo verso quella che è considerata l’area più pericolosa dell’intera Grecia: il famigerato porto di Atene!
Ktel, il terminal generale dei bus della capitale, è frenetico e fatichiamo ad individuare la giusta fermata del nostro bus, esterna alla struttura.Tra l’altro lo prendiamo nella direzione errata e finiamo col passare più di un’ora in giro in autobus… Nora pranza persino tra una fermata e l’altra!
Trascorreremo una notte qui, nelle vicinanze del porto di Atene visto che domattina, all’alba, avremo il traghetto per una meravigliosa isola delle Cicladi.
Decidiamo di immergerci subito nel caos dell’area portuale tra taxisti traffichini, brutti ceffi, marinai e loschi venditori di iphone7!
Il primo impatto è decisamente negativo ma basta imboccare i giusti viali, le aree pedonali incorniciate da tante boutique alla moda che presto la nostra impressione cambia e ci ritroviamo ad apprezzare anche il Pireo!
Un buon pranzetto da “Poseidon” con souvlaki e kebab di pollo, romantico lungomare con piccoli yacht ormeggiati, trendy bars popolati dagli ateniesi ed alberi di arance (sporche di smog) lungo tutto il viale!
Scrivo dal terrazzino del nostro appartamentino! Il sole sta calando ed una piacevole arietta profumata alle rose mi accarezza il viso…
Siamo a Plaka, nell’isola di Naxos, la prima delle due isole delle Cicladi che visiteremo in questo viaggio; siamo ospiti dell’Annio Studios! È una struttura molto nuova dalle pareti bianco candido, interni color pastello, tutto profuma di legno, di pulito, l’arredamento è molto minimale, ti infonde un senso di pace!
Ci sono luoghi di cui non avevi mai sentito parlare ma che, una volta scoperti, vorresti non lasciare più!
Anche oggi: giornata interamente dedicata al mare… una piccola spiaggia bagnata dal cristallino Egeo…
Dopo aver giocato un po’ con Nora: s’è addormentata concedendoci un paio di ore di break! Viaggiare con i bambini, soprattutto così piccoli, non è per nulla semplice o rilassante, quindi, ogni momento è buono per ritagliarsi un po’ di sano relax!
Nel pomeriggio raggiungiamo, a piedi, Agia Anna, la ricerca di una mayireia (taverna tradizionale) per la cena diventa motivo per gironzolare senza meta ed ecco che, superata una grossa siepe, una piccola spiaggia di nudisti, sbuchiamo dinanzi una delle cappellette ortodosse più pittoresche mai viste!
Ecco la nostra dolce routine di Naxos: sveglia comoda, colazione leggera, biberon caldo, quattro passi e siamo in riva al mare, due frappè al caffè, giochi con Nora sulla battigia, relax in spiaggia, spuntino con insalata greca e passeggiata al tramonto… in fondo, una parentesi vacanziera, all’interno di un lungo viaggio, ci vuole sempre!
Dopo vari giorni nella selvaggia Naxos è ora di voltare pagina! Dirigiamoci, in traghetto, verso una meta molto turistica e posh delle Cicladi!
Pittoresco! Non esiste un termine più calzante per cercare di descrivere la magica Santorini.
È proprio come me l’aspettavo!
Santorini è una serie di labirintiche viuzze di acciottolato e tracce di letame di asinello; questi piccoli sentieri salgono e scendono, ogni passo è uno scorcio nuovo, un panorama romantico e dolce; le sue stradine risalgono e ridiscendono nuovamente avvolte nel loro bianco puro intervallato da un blu intenso; s’incrociano per un attimo ma poi salgono verso la sommità di questa isola vulcanica o si tuffano verso il mare… da un lato un quadro ad olio, dall’altro negozietti che vendono souvenirs, spesso molto cari…
Il sapore pungente dello tzatziki (yougurt greco con cetriolo e aglio) fatto in casa e l’aroma dei souvlaki alla griglia sono solo l’assaggio di un repertorio gastronomico tutto da scoprire!
Ci fermiamo dalla storica “Mama’s House” e gustiamo anche i “domatokeftedes” (polpette di pomodoro ripiene di ortaggi) ed un ottimo “saganaki” (formaggio di capra fritto)!
Domani si riparte!
…e dopo un van, un bus, un traghetto, un treno, una metropolitana e 20 minuti in giro a cercare il nostro nuovo appartamentino ateniese: rieccoci nella capitale greca!
Siamo nella zona di Keramikos ,che già conosciamo bene. L’area è molto carina, vivace, piena di localini alternativi ognuno con la propria personalità; non ci sono turisti in giro, solo ateniesi che sorseggiano l’ouzo (famoso liquore all’anice), questo, oltre ad essere bevuto come aperitivo, è diventato un mezzo per passare un po’ di tempo pigramente con gli amici!
Ci perdiamo tra le bancarelle di Thissio, oggi è sabato mattina e c’è il mercatino dell’antiquariato con vecchi oggetti, francobolli, monete, cimeli militari, libri ecc. Ci godiamo quest’ultima giornata da ateniesi!
Le strade del centro come al solito brulicano di turisti, in Piazza Syntagma stanno organizzando un gay pride, dalla chiesa ortodossa circostante dei fedeli escono dopo la funzione religiosa, un paio di zingarelli suonano la fisarmonica, un vecchietto vende i biglietti della lotteria, una signora molto distinta mostra dei braccialetti fatti da lei… seduti a tavola dal fedele Thanasis, gustandoci l’ultimo pranzo greco, ammiriamo Atene che ci passa dinanzi, come un vecchio documentario!
χάρη Ελλάδα
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