La perla del Mar Rosso

Eritrea

Capitale:
Asmara

Moneta:
Nakfa

Periodo migliore:
Il clima migliore si ha in gennaio e febbraio, periodo di caldo secco. Asmara è a 2400 metri quindi può fare molto freddo la notte.  Le piogge sono particolarmente intense da marzo a maggio e meno abbondanti da ottobre a dicembre.

In una parola:
Kamay ḥādirǝkum (buongiorno)

Vaccini:
Nessuno

Avvertenze:
– Dimenticatevi di internet: sarà quasi impossibile usarlo.
– Per muoversi al di fuori di Asmara servono sempre dei permessi rilasciati dal Ministero del Turismo e non sempre si riesce ad ottenerli.
– Attenzione alle escursioni termiche può fare molto freddo ad Asmara così come molto caldo lungo la costa.

Esperienze da vivere:
Passeggiare lungo le strade ricche di storia coloniale di Asmara e Massawa; rilassarsi completamente alle Isole Dahlak; scoprire l’arte della pittura rupestre ad Adi Quohaito.

paese dal passato coloniale dove il tempo sembra essersi fermato al 1930, isole paradisiache, fascino malinconico e tanto caffè macchiato

L’Eritrea è una terra di contrasti straordinari, dove la modernità e la tradizione si intrecciano in un paesaggio affascinante, che racconta storie di antiche civiltà, di lotte per l’indipendenza e di un popolo forte e fiero. Il nostro viaggio inizia da Asmara, capitale elegante e sospesa nel tempo, che ci accoglie con i suoi edifici in stile coloniale italiano e una vitalità che riflette le sfide e le speranze del Paese. Ci scontriamo sin da subito con la snervante burocrazia locale che impone permessi per muoversi all’interno della Nazione e infatti ci viene negata la visita alla città di Keren con il suo mercato dei dromedari e le sue feste religiose. Dalla capitale ci dirigiamo verso Massawa, un porto antico che guarda il Mar Rosso, con le sue meraviglie architettoniche e una storia che risuona di scambi culturali millenari fino alle remote isole Dahlak, un arcipelago di incomparabile bellezza, dove la natura incontaminata si mescola a leggende e misteri. Infine ci inoltriamo verso Adi Qohaito, un sito archeologico che ci parla delle radici profonde di questa terra.
Ogni passo in questo angolo di Africa ci offre nuove scoperte, svelando la ricchezza di un Paese che merita di essere conosciuto, al di là degli stereotipi, con la sua cultura unica, i suoi paesaggi mozzafiato e la sua straordinaria ospitalità.

Il nostro itinerario suggerito (12 giorni)

quattro giorni:

Asmara (city tour: visita al Cinema Impero, Mercato Medebar con i suoi artigiani del riciclo, Fiat Tagliero, Cinema Roma e Teatro Asmara, Mercato Centrale, Bar Crispi e Bar Vittoria, Pasticceria Giardino, la Cattedrale, l’antico Ufficio Postale, cimitero dei carri-armati) 

due giorni:

Hawesha (valle dei sicomori); Mendefera, Adi Quala (visita al sacrario militare italiano della Battaglia di Adua)

quattro giorni:

Massawa (visita della città e incontro con l’etnia dei Rashaida); Gurgussum e Green Island (relax al mare); Isole Dahlak (paradisi tropicali incontaminati)

due giorni:

Adi Qohaito (trekking per le pitture rupestri; tomba egizia); Adi Keyh

2 febbraio Asmara (Eritrea)

Asmara: un vero e proprio gioiello art deco.
Sapevate che vanta la più ricca collezione di testimonianze architettoniche di età coloniale dell’intero continente? Oltre al miglior caffè macchiato che possiate assaporare al di fuori dell’Italia! 

Nonostante la difficile situazione politica e le tante restrizioni, l’Eritrea è una delle mete più affascinanti del Corno d’Africa, il suo mix unico di influenze abissine, arabe e mediterranee, ne fa un luogo davvero suggestivo. 

Fa strano pensare che per tanti anni gli italiani hanno avuto un ruolo molto importante in questo Paese tanto che le testimonianze del passaggio storico dei nostri connazionali è presente ovunque. Nel 1885 con l’occupazione di Massawa cominciò la conquista dell’Eritrea da parte degli italiani che durò fino al 1941. 

Non tutti sanno che dal 1922 al 1941 qui ci fu un sistema di discriminazione molto simile all’apartheid sudafricano. I bambini locali e quelli italiani venivano educati in scuole diverse, sugli autobus e nei cinema gli italiani si sedevano avanti mentre i locali nelle ultime file. Erano vietati i matrimoni tra italiani e nativi e migliaia di eritrei furono sfrattati a forza dalle proprie case e trasferiti in riserve lontane da popolare lasciando le proprie case degli italiani? 

La situazione attuale è quella di un Paese congelato nel tempo. 

Asmara è davvero una capitale “sui generis”, piacevole a differenza di tutte le altre!

Asmara in una foto? Due anziani gentiluomini in doppiopetto ed elegante cappello Borsalino che chiacchierano sorseggiando un caffè macchiato preparato con una macchina per l’espresso d’epoca mentre alcune donne longilinee, vestite di bianco, con pomposi capelli coperti da un velo, passeggiano lungo Harnet Avenue, la via principale, come in un’Italia degli anni 50.

Visiteremo questo Paese con l’aiuto del nostro amico Philemon Kesete, di Eritrea Visit, vista la burocrazia snervante, è consigliato contattare un fidato locale per la gestione dei vari spostamenti e alloggi vista l’impossibilità di prenotare dall’estero.

Notate bene: l’utilizzo di internet in Eritrea è estremamente complicato, si può accedere ad una lentissima connessione solo negli internet points utilizzando vari VPN ma, aggiungerei, quasi senza possibilità di riuscita!

3 febbraio Asmara (Eritrea)

Il luogo più indicato per iniziare la visita di Asmara è il vecchio Palazzo del Governatore che si trova all’estremità occidentale di Harnet Avenue. 

L’affascinante architettura della città è il richiamo più grande per i visitatori, qui sembrerà di fare un passo indietro nel tempo in un’Italia che non esiste ormai più. Adoro la flemma, la tranquillità di questo popolo che ti risponde, quando fai presente che non c’è acqua nella stanza dell’hotel, semplicemente con: “arriverà”, oppure quando chiedi se c’è wi-fi e ti rispondono: “sì un po’ la mattina ma è molto lento”, ma non ti dicono che è talmente lento da non permetterti neppure di aprire la posta!

Passeggiamo senza meta lasciandoci guidare dal flow degli eventi… Mangiamo un ottimo diplomatico nella pasticceria “Giardino”, quattro caffè macchiati in vari bar, un ottimo gelato al pistacchio nella gelateria “Fortuna”.

Finiamo prima a giocare a bowling e poi a ben due matrimoni e siamo colpiti dall’eleganza e dalla voglia di divertimento di questo popolo! 

4 febbraio Asmara (Eritrea)

Asmara city Tour 

Cinema Impero. L’imponente edificio presenta tre grandi finestre maestose, l’ampia sala da 1800 posti è decorata con motivi in stile art deco raffiguranti leoni, nyala e palme. 

Fiat Tagliero. Questa costruzione futurista il vero simbolo di Asmara è una vera stravagante e struttura a forma di aeroplano del 1938 e nacque come gas station. 

Cinema Roma. Altro esempio di architettura italiana, la parte esterna presenta quattro entrate chiuse da porte doppie e una magnifica facciata rivestita in marmo sulla quale campeggiano le lettere: Roma. Oggi viene usato il sabato e la domenica per guardare le partite della Premiere League inglese. 

Il caravanserraglio o mercato Medebar. Qui si fa davvero un passo indietro nel tempo dove i vecchi artigiani piallano, saldano, tagliano alluminio o pezzi di ferro riciclando di tutto.
Donne macinano peperoncini e altre spezie e l’aria è talmente forte e irritante per le nostre narici che siamo costretti ad usare delle mascherine…

Mercato Centrale. Vivace, gremito di donne di diversi gruppi etnici, vestiti con abiti variopinti. Addirittura assaggiamo, in un caseificio, vari formaggi insegnati dagli italiani: fontina, provolone, caciotta affumicata fino addirittura alla mozzarella fiordilatte, senza sale ma niente male. 

Bar Crispi. Antico bar di Asmara, un po’ cupo ma sembra un piccolo museo con tanti reperti storici, antiche foto asmarine, luogo da visitare per un caffè. 

Pasticceria Giardino. Di sicuro la nostra preferita ad Asmara soprattutto per i deliziosi diplomatici e primato non facile qui in Eritrea vista la grande concorrenza. 

Ufficio postale. Vecchio edificio italiano che trasuda storia da tutti i pori, ampio, maestoso… Chissà quante storie potrebbe narrare.

Cattedrale. Consacrata nel 1923 e ritenuta una delle chiese più belle in stile romanico al di fuori dell’Italia. L’interno è magnifico: l’altare in marmo di Carrara, il battistero il legno di noce italiano. La torre campanaria è l’edificio più alto dell’intera città: ottimo punto di riferimento. 

Casa Italia. Vecchio circolo ricreativo costruito negli anni trenta come punto di ritrovo della comunità italiana ad Asmara, oggi ospita una libreria, un archivio anche se non è permessa la visita senza l’autorizzazione dell’Ambasciata italiana. 

Teatro Asmara. Delizioso, piccolino e tutto in legno, ancora oggi utilizzato come teatro. Bellissimo edificio lungo Harnet avenue con un bar/ristorante nella parte frontale, deliziosi i suoi caffè macchiati

A fine giornata andiamo a trovare una suora italiana di 85 anni che ha trascorso qui gli ultimi 55 della sua vita. Questa suora è un portento, una vera santa donna, una di quegli esseri umani al cui cospetto ti senti piccoli. Sta salvando decine e decine di bambini, orfani, sieropositivi, contando solo sulle proprie forze… mi ha colpito molto la sua storia, mi ha commosso il suo darsi totalmente agli altri che siano bambini, disadattati, donne senzatetto, donne carcerate. Abbiamo trascorso un paio di ore con lei e i suoi 18 bambini che sta crescendo con l’aiuto di altre suore e domani siamo invitati a pranzo nel suo piccolo appartamento dove la pace e la serenità si respirano forte. 

Questa notte la passiamo all’Embasoira hotel, camere abbastanza spoglie che ricordano un vecchio fasto italiano coloniale perfettamente integrato in questo contesto. 

Purtroppo per viaggiare al di fuori di Asmara bisognerà procurarsi ogni volta un permesso di viaggio presso il Centro di informazioni turistiche, un vero e proprio lasciapassare ma indispensabile per potersi muovere e, ogni tanto, capita di non riceverlo, come è successo oggi per Keren! 

5 febbraio Adi Hawesha (Eritrea)

Stamattina abbiamo visitato il cimitero dei carri armati… Un’infinita distesa di mezzi militari accatastati, ormai molto arrugginiti (camion, Jeep, carri armato, persino aerei) risalenti alla guerra con l’Etiopia quando furono completamente abbandonati nel 1991 dai militari etiopi in fuga/ritirata… Il governo ha lasciato tutto in mostra statica come monito per i giovani sulla bruttezza della guerra. 

Non lontano sorge il cimitero militare italiano e quello degli italiani morti qui in Africa: molto toccante e triste. 

In una mezz’oretta raggiungiamo Adi Hawesha, piccolo villaggio che sorge in una bellissima vallata ricca di sicomori antichi e fichi d’India. 

Stanotte dormiremo presso l’elegante “Albergo Italia”, le sistemazioni sono di gran classe e sembra più la dimora di un ricco parente che un hotel. Arredato con mobili d’epoca e sale comuni adorne di oggetti antichi, si dice essere l’albergo più antico di Asmara.

6 febbraio Adi Quala (Eritrea)

Partiamo di buon mattino verso sud-ovest e verso il confine con l’Etiopia. Il paesaggio muta subito, appena usciamo dalla città di Asmara, un background arido, roccioso intervallato da sentieri in terra rossa prende il sopravvento… nonostante la strada non sia in ottime condizioni tanti ragazzi e ragazze ne approfittano per coltivare la loro più grande passione, addirittura qui sport nazionale: il ciclismo! 

Pensate che qualche ciclista eritreo si è distinto anche al Giro d’Italia e Tour de France.
È stupendo vedere questi ragazzi impegnarsi in salita, in gruppo, solitari e tutti i ben equipaggiati con ottime bici, completini, caschetti, occhiali.
Bravi ragazzi! Vi auguro di trionfare e conquistare i vostri obiettivi!

Ci fermiamo lungo la strada per un breve break a Mendefera, un dolcetto alla crema e un caffè macchiato sono sempre ben accetti! 

Finalmente in tarda mattinata arriviamo ad Adi Quala. Siamo al confine con l’Etiopia anche se il confine è chiuso a tempo indeterminato.
La visita al memoriale della battaglia di Adua è stato molto toccante; qui nel 1895 10 mila militari italiani e 4000 Ascari combatterono contro gli etiopi per la conquista della colonia.
La battaglia durò solo due ore e bastò per lasciare circa 3.400 italiani inermi sul suolo 

Non lontano sorge la chiesa della Madonna copta di Sion dove sono conservati meravigliosi affreschi risalenti a 250 anni fa raffiguranti scene della Bibbia fino ad alcuni più recenti, del periodo fascista in cui si racconta della famigerata battaglia di Adua

Prima di ritornare ad Asmara visitiamo la chiesa cristiana di Santa Rita in cui sono ricordati gli italiani prigionieri degli inglesi morti durante il loro trasporto in Sudafrica a bordo della Nova Scotia.

7 febbraio Massawa (Eritrea)

In circa quattro ore di van da Asmara, e un dislivello di 2500 metri, cambiamo decisamente background!

Dogali. Quasi all’arrivo a Massawa c’è un ponte a tre arcate, costruito dagli italiani, sul quale figura l’iscrizione in piemontese: “Ca custa lon ca custa” (costi quel che costi), e potrebbe far riferimento all’acquisto della Baia di Assab da parte degli italiani. Commovente la visita al memoriale di Dogali che ricorda i 500 italiani uccisi dagli etiopi celebrati anche nella famosa piazza dei Cinquecento di fronte alla stazione di Roma Termini.

La città di Massawa, di fronte allo Yemen, è il luogo ideale per rilassarsi un po’.
Presenta un’impronta araba che riflette i suoi antichi legami con la civiltà affacciata sulla riva opposta del Mar Rosso. E’ meraviglioso esplorare i vicoli e le strade fiancheggiate da bassi edifici imbiancati a calce, portici e arcate che, per la mancanza di fondi, versano in una condizione di abbandono che permane da decenni, dal 1990 quando fu bombardata dagli etiopi. 

Con la sua seducente atmosfera esotica e malinconica, Massawa ti conquisterà con i suoi scorci pittoreschi, i suoi vicoletti polverosi dove i bambini giocano soltanto con la corda o vecchi con bianchi turbanti che, seduti nella piazza o fuori ai tanti bar, bevono un caffè. 

Alloggiamo presso il Dahlak hotel, dello stesso proprietario dell’Albergo Italia di Asmara, l’84enne Italo-eritreo Giovanni Primo, una celebrità qui e che abbiamo il piacere di conoscere di persona e scambiare qualche chiacchiera sull’Eritrea della sua gioventù.

8 febbraio Massawa (Eritrea)

Trascorreremo ben due giorni qui ammaliati dalla sua calda atmosfera, sembra una classica località portuale degli anni 30 mista ad una Cuba coloniale.
Il fascino decadente lo si respira nonostante molti edifici siano in pessime condizioni.
Il Banco d’Italia”, riproduzione esatta dell’edificio originale del 1920, ormai in attesa di essere ristrutturato da 35 anni, è il giusto biglietto da visita di questa cittadina.

Visitiamo le moschee di Shaafi e quella di Sheik Hanafi ma ciò che continua a colpirci è la malinconica armonia che si respira ad ogni scorcio.

Ceniamo entrambe le sere da Sallam, detto: il dancalo; un ristorante di pesce, poco invitante visto da fuori, ma una vera e propria istituzione qui.
Non c’è menù, ha solo un pesce e pane: entrambi preparati alla yemenita, ossia tagliato a metà, cotti in un forno tandoori (interamente in terracotta), cosparso di peperoncini e servito con dell’ottimo pane chapati. Delizioso. 

Facciamo un salto prima al museo di Massawa dove ripercorriamo un po’ della travagliata storia di questa cittadina per poi recarci sulla spiaggia di Gurgussum dove cominciano i festeggiamenti per i 35 anni della liberazione di Massawa, addirittura tra qualche giorno si aspetta persino l’arrivo del presidente della repubblica.
Mentre qualche dromedario passeggia lungo la battigia con il proprio padrone, un Rashaida: nomadi di origine araba, tutta la popolazione si diverte in mare come accade in tutto il mondo!

Trascorriamo parte della mattinata in un campo nomade Rashaida, questa etnia rappresenta il 2% della popolazione eritrea e sono molto diversi dai classici tigrini che siamo abituati a vedere, sono musulmani e provengono originariamente dall’Arabia Saudita, vivono in un luogo impervio lontano da tutto, hanno qualche dromedario, qualche gallina e qualche capretta che gironzola nei paraggi delle loro capanne fatte di rame intrecciati.
Ci offrono un caffè seguendo tutta la preparazione: dalla tostatura dei chicchi fino alla mera degustazione ed è piacevole godere della frescura dell’accampamento mentre fuori ci sono 35°c.

Nel pomeriggio in barca, con 10 minuti di navigazione, dopo aver ricevuto il sacrosanto permesso dal ministero del turismo, raggiungiamo Green Island.
Questa piccola isola di fronte a Massawa, vicino ad un relitto affondato chissà quando, offre tratti di mare buoni per lo snorkeling e sicuramente ottimi per un piacevole relax. 

9 febbraio Desie Is. (Eritrea)

Uno dei motivi per cui siamo qui sono sicuramente le famose isole Dahlak.

Circa 350 isole che descriverei come austere, spoglie, desolate, selvagge e proprio per questo meravigliose.
Sono in gran parte aride e brulle; qui l’acqua dolce scarseggia per cui diventa davvero dura la vita per i quattro piccoli insediamenti umani qui presenti. Non ci sono strutture ricettive e si dorme nella propria tenda direttamente sulla spiaggia dell’isola che sceglierete.

Ideale per chi cerca acque limpide per lo snorkeling o pace e solitudine lontano dal mondo.

Con due ore di navigazione raggiungiamo l’isola di Desie, facciamo una piccola visita al piccolo villaggio di pescatori prima di trovare la spiaggia giusta per noi.

Montiamo le tende, prepariamo il campo, ci rilassiamo nell’acqua pura dell’isola dove ogni tanto sbuca pure qualche piccola razza azzurra o squaletto.

Passiamo una giornata e mezza in questo piccolo paradiso tropicale completamente distaccati dal mondo: senza telefono, senza internet, restiamo a chiacchierare fino a tardi sotto un cielo stellato che sembra caderti addosso in ogni momento mentre piccole onde si infrangono sulla battigia augurandoti una buona notte. 

10 febbraio Desie Is. (Eritrea)

Alle 7:00 del mattino, appena aperti gli occhi, ci ritroviamo tutti di nuovo in mare subito dopo essere usciti dalle nostre tende e dopo una piacevole colazione, ripartiamo per Massawa… Oggi però il mare è un po’ più agitato impieghiamo quasi tre ore per raggiungere il vecchio porto. 

Oggi lunga giornata di trasferimento fino alla capitale Asmara!

11 febbraio Adi Qohaito (Eritrea)

Partiamo molto presto stamattina diretti verso sud: Adi Qohaito.
Questa regione è di sicuro la più scenografica del Paese, grazie ai suoi spettacolari paesaggi, caratterizzati da creste dentellate, bassi altipiani e vertiginosi dirupi.

In questo maestoso scenario sorgono affascinanti cittadine e villaggi: siamo nella leggendaria Abissinia. Dopo quattro lunghe ore di van tra sentieri scoscesi, in mille curve raggiungiamo Ad Qohaito.

Ogni tanto ci fermiamo in qualche brullo villaggio con le casette fatte di massi di pietra ed ogni volta, in pochi secondi, siamo circondati da orde di bambini festosi, ne approfittiamo per donare loro un pò delle cose che abbiamo portato dall’Italia.

Adi Qohaito è situata in un vasto e brullo altopiano popolato da tanti dromedari e capre, in una posizione molto isolata, il luogo è testimone di un’epoca in cui il Paese era sede di una civiltà ricca e fiorente anche se restano pochi reperti ormai. 

Meraviglioso il panorama dal cosiddetto Grand Canyon con le sue pareti molto scoscese da cui si ha una vista mozzafiato sull’intera vallata.
Ci soffermiamo ad ammirare la diga di Saphira, quella che per circa 1000 anni fu la principale fonte di approvvigionamento idrico dei saho, l’etnia locale.
Non lontano si trova una bella tomba egizia, costruita con grossi blocchi di pietra, presenta due croci a quadrifoglio scolpite sulle pareti interne.
Concludiamo la mattinata con un bellissimo trekking, forse un po’ pericoloso perché sul bordo del precipizio, fino alla grotta di Adi Alauti.
Nella grotta sono raffigurati diversi animali, tra cui cammelli, giraffe, iene, gazzelle nelle tonalità di ocra e bianco.

12 febbraio Asmara (Eritrea)

Mentre il nostro viaggio in Eritrea volge al termine, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo Paese mi abbia colpito. Ogni tappa, da Asmara a Massawa, da Adi Qohaito alle isole Dahlak, ha rivelato un mosaico di culture, tradizioni e paesaggi che raccontano storie di resilienza e bellezza. Ho incontrato persone calorose e accoglienti, che mi hanno fatto sentire parte della loro comunità e ho assaporato piatti deliziosi che parlano di una cucina ricca e variegata.

L’Eritrea è un luogo che invita alla scoperta, dove ogni angolo nasconde un segreto da svelare. Le antiche rovine di Qohaito e la serenità di Adi Quala ci ricordano la profondità della storia che permea questo territorio. Ma è stata soprattutto la natura, con i suoi panorami mozzafiato e le acque turchesi delle isole, a lasciarmi senza parole.

Tornando a casa, porto con me non solo ricordi indelebili, ma anche una nuova prospettiva su un Paese decisamente trascurato. L’Eritrea è un tesoro da scoprire, un viaggio che arricchisce l’anima e apre il cuore. Spero che le mie parole possano ispirare altri a intraprendere questa avventura e a scoprire la magia di un luogo che merita di essere conosciuto.

Fino alla prossima avventura!

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